
Gli addetti ai lavori in architettura e urbanistica lo chiamano con l’espressione sponge-park, dall’inglese letteralmente parco-spugna. È uno spazio verde curato e fruibile, ma alla bisogna si adatta al compito di cassa di laminazione per accogliere acque in eccesso e evitare danni da allagamenti in spazi vicini che non vanno d’accordo con il bagnato. La ditta Sicis di Ravenna, che produce mosaici industriali e fattura 50 milioni all’anno, ne realizzerà uno per difendere la propria sede in via Canala.
È la risposta agli eventi alluvionali di maggio 2023. Il sito, che si estende su una superficie di 70mila mq alle porte della città e occupa 250 persone, rimase coperto da 75 cm di acqua per più di una settimana causando danni conteggiati in 16 milioni di euro (senza considerare il mancato fatturato per un mese di stop).
Il 60-70 percento del danno è stato coperto dalle assicurazioni. Con un tempismo di rara lungimiranza, la polizza era stata sottoscritta appena un anno prima: «Abbiamo lavorato con un pool di compagnie guidate da Axa e ci siamo trovati benissimo nella fase dei rimborsi, lavorando fianco a fianco con i periti per certificare i danni. Non chiederemo rimborsi dai fondi nella disponibilità della struttura commissariale». L’azienda lavora per il 90 percento con l’estero e questo le avrebbe permesso di accedere anche ai fondi Simest riservati alle ditte dell’export e riconosciuti da più parti come più veloci da ottenere rispetto a quelli della piattaforma Sfinge: «Vista la copertura dell’assicurazione abbiamo deciso di non chiedere nemmeno quelli».
L’investimento complessivo per il parco-spugna da 36mila mq supera i dieci milioni di euro e richiederà tre anni di lavori, ma si procederà un po’ per volta. Per il primo stralcio da un milione di euro mancano solo le ultime autorizzazioni dal Comune che ha reagito con entusiasmo all’iniziativa privata. «Dovrebbe essere pronto nel 2025 – dice il direttore generale Marcello Tassinari –. Il resto contiamo di farlo in seguito in base alle disponibilità aziendali. Abbiamo candidato il progetto a un bando di Invitalia e ci sono buone possibilità di ottenere contributi che sicuramente accorcerebbero i tempi».
Il dramma dell’anno scorso ha spinto Sicis a fare qualcosa: «Facendo un calcolo sommario – spiega ancora Tassinari – abbiamo avuto circa 50mila mc di acqua. Ci siamo detti che non possiamo permettere che succeda di nuovo e abbiamo messo in campo una soluzione con la consulenza dello studio architettonico Paisà di Antonio Stignani di Ravenna». Che porterà avanti l’approccio messo in campo circa dieci anni fa quando ristrutturò la sede: «Il Comune già allora chiese una cassa di laminazione che si sarebbe potuta realizzare con un semplice avvallamento. Ma non sarebbe stata particolarmente gradevole come estetica. L’idea di Stignani e del fondatore di Sicis, Maurizio Leo Placuzzi, fu quella di creare un giardino ondulato che può allagarsi per contenere acqua ma ha un impatto estetico più piacevole».
Sarà così anche per il nuovo intervento. «Lo chiameremo “Parco del Mosaico” perché ci saranno spazi verdi con alberi e opere in mosaico, diventerà uno show-room a cielo aperto che potrebbe anche essere aperto alla fruizione pubblica. Accoglierà l’acqua piovana ed eventualmente quella che dovesse accumularsi nei pressi dello stabilimento in caso di eventi alluvionali. La capacità è di circa 20mila mc e verrà poi riutilizzata per l’irrigazione. L’approccio attento al consumo di risorse e al contrasto al cambiamento climatico è da sempre una politica aziendale. Così come cerchiamo che gli interventi per necessità di protezione possano aumentare la competitività della nostra azienda».
Un esempio concreto di come cambierà lo spazio è dato dai parcheggi. Oggi sono sull’asfalto, domani non più: «L’asfalto sarà tolto e l’area di sosta verrà realizzata con materiale permeabile e drenante. L’obiettivo è la difesa dal cambiamento climatico, ma nel modo migliore possibile come impatto ecologico e paesaggistico».