Tra le aziende alluvionate il mese scorso c’è l’Unitec di Lugo. «In alcuni punti l’acqua è arrivata a un metro di altezza – spiega il presidente e amministratore delegato Angelo Benedetti –. Non abbiamo ancora una stima definitiva dei danni, perché dobbiamo capire quanti strumenti del nostro centro di lavorazioni meccaniche si potranno recuperare, ma sarà superiore a dieci milioni di euro».
Nata nel 1993 dalla fusione delle aziende Dalle Vacche e Tnt, oggi Unitec è una realtà in cui operano 885 persone (di cui circa 500 a Lugo) e un fatturato 2024 atteso in crescita rispetto ai duecento milioni di euro del 2023: si occupa di progettazione e realizzazione di macchinari innovativi per la lavorazione, calibratura, classificazione della qualità interna ed esterna e confezionamento di frutta e ortaggi.
La sede in via Provinciale Cotignola era stata di recente ampliata e ristrutturata creando anche un asilo aziendale e aule didattiche per ospitare il corso di laurea in Meccatronica dell’Università di Bologna. L’acqua che ha raggiunto la zona artigianale di Lugo est proveniva da una distanza in linea d’aria di circa 5 km, dalla rottura dell’argine sinistro del fiume Senio il 19 settembre a Cotignola, nei pressi di via Ponte Pietra, poco a valle della Chiusaccia.
Tre giorni di impegno a testa bassa dei dipendenti Unitec, affiancati da aziende specializzate, hanno permesso di ripulire la zona assemblaggio dove l’acqua si era fermata a mezzo metro: «Così abbiamo rispettato tutte le consegne programmate in agenda». Ma non è tutto risolto. «Per rimettere in moto l’area di produzione delle lavorazioni maccaniche non basteranno sei mesi. Riusciremo a cavarcela perché nel nostro territorio ci sono tante aziende artigiane che fanno questo tipo di lavoro e che da anni ci aiutano in questa attività». Tanti i danni anche nelle aree servizi: la mensa e la cucina, l’asilo appena inaugurato, gli uffici di ricerca e sviluppo, la foresteria. «Avevamo messo tanto amore e attenzione nel fare le cose anche curando l’estetica dell’ambiente e delle costruzioni e l’alluvione ha sfregiato tutto».
Oltre ai danni quantificabili economicamente, ci sono ferite a cui è difficile dare una cifra ma che pesano: «L’animo è in allerta. E adesso a ogni previsione meteo avversa sale la preoccupazione. È successo anche pochi giorni fa: tutti i dipendenti hanno spostato in alto il materiale, ma così non c’è più la serenità per lavorare. E poi manca la sicurezza per progettare il futuro». Andarsene da Lugo non è un’ipotesi che Benedetti prende in considerazione: «Un’azienda è fatta prima di tutto da persone e poi da tutta un’altra serie di cose fra cui ovviamente edifici e macchinari. Le persone non si possono spostare a centinaia di km. Però lo sconforto è tanto e in queste condizioni ci sono imprenditori che mollano, quella è la scontta più grande». Per restare, però, bisogna alzare le difese. «Siamo un’azienda che progetta soluzioni per altri e proveremo a fare lo stesso anche di fronte a un problema che a questo punto ci riguarda direttamente. L’acqua nelle nostre strutture aziendali non deve entrare, serve una protezione. Non potrà essere un argine di terra perché siamo in zona abitata. Abbiamo ragionato attorno a tre idee e una la realizzeremo». Unitec è pronta a fare la propria parte, ma Benedetti si aspetta che in parallelo ci sia altro: «Servono opere sul territorio perché bisogna prendere coscienza che gli argini che abbiamo oggi non possono più portare tutta l’acqua che piove in certi momenti. Servono casse di espansione e se sono in aree coltivate andranno pagati gli indennizzi ai coltivatori. E poi bonifica e corretta manutenzione dei fiumi. Non parliamo di opere che costano miliardi e non mancano gli esempi di altri territori, anche all’estero, da cui attingere: basta osservare dove le cose funzionano e copiarle». Il presidente si aspetta che gli enti agiscano, ma è pronto a dare il proprio contributo: «Vogliamo essere uno stimolo per chi ha incarichi pubblici e siamo disponibili a collaborare fattivamente. Per mia indole cerco sempre di non litigare con le persone, perché preferisco il dialogo costruttivo. Però se per il bene del territorio può servire farsi sentire con le istituzioni, non avrò problemi a mettere la firma su un documento che esorti gli enti pubblici a fare la loro parte».