Mentre nel mondo si diffonde la preoccupazione per le ricadute dei dazi americani, c’è qualcuno in Italia che progetta un’espansione sul mercato Usa. È alle battute iniziali un massiccio piano di investimenti con cui Caviro, cooperativa vitivinicola fondata a Faenza cinquant’anni fa, punta a moltiplicare i volumi di vendite. Un dato come esempio: il brand Tavernello oggi fattura un milione di euro all’anno oltre oceano, l’obiettivo è arrivare a cinque milioni nel 2029. Nel 2024 le cantine Caviro (oltre al già citato Tavernello ci sono Cesari e Leonardo che hanno un radicamento storico) in totale hanno venduto tre milioni di litri di vino in Usa con un fatturato di dieci milioni di euro.
Ai vertici della coop si ipotizza che i vini italiani possano essere risparmiati dalla tassazione extra: «È un ragionamento basato su quanto visto nel primo mandato di Donald Trump – spiega la responsabile export Luisa Bortolotto –: i dazi ci furono per vini francesi e spagnoli, ma non per quelli italiani. La filiera di importazione dei vini dal nostro Paese muove moltissimi lavoratori in America e ridurre quegli acquisti avrebbe ricadute pesanti sull’occupazione. Questo può giocare a favore dei nostri prodotti». Un altro aiuto potrà arrivare dai contributi europei che permettono di promuovere le denominazioni all’estero.
Il business plan punta agli scaffali dei supermercati: «Per aumentare i volumi delle dimensioni che vorremmo non basta più il settore di hotel e ristoranti dove già siamo presenti, dobbiamo arrivare ai consumatori al dettaglio». Sono in corso le trattative con le principali catene di supermercati nazionali e alcune regionali molto radicate nelle abitudini di consumo, «altrimenti la pubblicità è meno efficace».

California, Texas e New York sono le aree dove i prodotti Caviro hanno maggiori estimatori. Nei supermercati il sangiovese e il trebbiano marchiati Tavernello si trovano in bottiglia a circa 10 dollari: «Il brick Tetra Pak non è un formato di punta perché agli occhi del consumatore è un contenitore più adatto ad altre bevande».
Il 35-38 percento dei quasi 400 milioni di fatturato annuale di Caviro viene dall’estero e l’azienda vuole portare quella quota al 50 percento senza ridurre i numeri in Italia. I principali mercati di esportazione per la coop, in ordine di importanza, sono: Regno Unito, Germania, Usa, Giappone e Canada alla pari, Brasile. «Nell’ultimo periodo è cresciuto molto il Brasile e un segmento particolare dell’estero, il cosiddetto “travel retail”: navi da crociera, compagnie aeree, negozi duty free. Tavernello in Giappone è al primo posto nel segmento dei vini organici biologici». Un mercato soddisfacente è anche quello russo, pure con una flessione recente: «Non dovuta alla guerra, ma ai dazi imposti sui prodotti importati da Paesi “non friendly”», tra cui l’Italia. E poi c’è il caso del Regno Unito dove una recente normativa ha collegato il prezzo alla gradazione alcolica delle bevande. «Ogni mezzo grado cambia il prezzo. Questo ha fatto sì che le cantine abbiano modificato la produzione per abbassare la gradazione e contenere i prezzi».