venerdì
13 Giugno 2025
Mercato globale

Export ravennate: Usa terzo mercato, i dazi fanno paura. Le imprese: «L’Ue agisca»

Confindustria, Coldiretti e Confcooperative commentano le manovre protettive del presidente Trump per limitare le importazioni dall'estero

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Trump4Gli Stati Uniti sono il terzo mercato di sbocco per le esportazioni della provincia di Ravenna con una quota dell’8,9 percento che corrisponde a un valore di 378 milioni di euro nei primi nove mesi del 2024 (ultimo dato disponibile dalla Camera di Commercio). I dazi del 20 percento, annunciati dal presidente Donald Trump per le merci importante dall’Ue, preoccupano le associazioni di categoria.

«Ci attendiamo ripercussioni imponenti – afferma il presidente di Confindustria Romagna, Roberto Bozzi –. Cercheremo di quantificarle nei prossimi mesi con il nostro centro studi perché vogliamo parlare con i numeri alla mano. I settori più esposti sono quelli che hanno esportato di più: il farmaceutico, l’alimentare e quello delle macchine per la produzione. Sul fronte dell’export dobbiamo la ripresa post pandemia in gran parte all’aumento della quota proprio negli Usa».

Bozzi si allinea alle parole del presidente nazionale, Emanuele Orsini: «Dialogare con tutti ed evitare reazioni di pancia. Alzando i toni dello scontro con gli Usa, ne beneficerà solo la Cina: bisogna accelerare il taglio dei tassi da parte della Bce perché deprezzerebbe l’euro attutendo l’effetto dei dazi americani. Poi occorre definire nuovi accordi commerciali come scudo alla guerra delle tariffe. L’Europa deve rimanere unita e chiunque abbia buoni rapporti con l’amministrazione americana deve attivarli per il bene comune».

Gli Usa sono il primo mercato per l’export dell’Emilia-Romagna con un valore di 10,5 miliardi di euro di beni esportati nel 2024, la regione si colloca al secondo posto dopo la Lombardia su scala nazionale.

Per Confcooperative Emilia-Romagna è fondamentale che il governo Meloni e la Regione facciano sistema, insieme ai rappresentanti italiani in Unione Europea, «affinché la Commissione Ue promuova un negoziato che scongiuri una guerra commerciale dagli esiti imprevedibili».

Francesco Milza, presidente regionale di Confcooperative auspica che l’Ue investa con maggiore determinazione nella competitività delle imprese, intervenendo sui costi energetici particolarmente onerosi in Italia, promuovendo rapporti bilaterali reciprocamente vantaggiosi che agevolino gli scambi commerciali, investendo nella promozione, semplificando la burocrazia ed evitando provvedimenti pseudo-ambientalisti che invece di migliorare l’impatto sul pianeta finiscono per ridimensionare interi settori produttivi.

Coldiretti stima in 1,6 miliardi di euro l’aumento di costo per i consumatori americani per acquistare i prodotti agroalimentari Made in Italy: «Vorrebbe dire un calo delle vendite che danneggerà le imprese italiane, oltre ad incrementare il fenomeno dell’italian sounding, i prodotti dai nomi fintamente italiani. L’altro fattore che preoccupa è il pericolo di perdere quota di mercato e posizionamento sugli scaffali conquistati, favorendo la concorrenza da parte di altri Paesi colpiti in maniera meno pesante dai dazi».

Per capire meglio il meccanismo dei dazi e le ragioni che li sostengono, abbiamo intervistato l’economista Massimo D’Angelillo.

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