sabato
21 Giugno 2025
darsena

L’idea: una piazza sull’acqua e una “basilica” di luce

Il progetto elaborato da Nuovostudio per l’area ex Fiorentina di 8,5 ettari sulla sponda sinistra: servirebbero dieci anni e cento milioni di euro. L’architetto: «Una cittadella per 1.500 persone con i servizi quotidiani entro 15 minuti a piedi»

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Sogni

Una piazza pubblica, con un profilo architettonico di pregio, che si affaccia sull’acqua della darsena di città è una di quelle suggestioni che Ravenna insegue da tempo. Ora c’è un progetto, un altro, che immagina come dare vita a quella suggestione.

Gli architetti di Nuovostudio di Ravenna hanno elaborato una proposta di riqualificazione del lotto noto come “area ex Fiorentina” sul lato sinistro del canale Candiano, 8,5 ettari nelle vicinanze della sede dell’Autorità portuale, compresi tra le vie Antico Squero, Montecatini, delle Industrie e Salona.

L’area oggi è un parcheggio per camion. Un tempo ospitava attività produttive legate alla lavorazione dei prodotti chimici. La costruzione del primo magazzino – a forma basilicale con tre navate di cui oggi rimane lo scheletro della struttura in legno – risale al 1905 come appendice al magazzino fosfati della Fabbrica dei Concimi Chimici. La proprietà di tutta l’area passa alla Montecatini nel 1925 (Montedison nel 1966) e dal 1975 alla Fiorentina srl.

«La proprietà della società oggi è frammentata fra 5-6 eredi del titolare – spiega l’architetto Emilio Rambelli di Nuovostudio –, ma nessuno è interessato a intraprendere un percorso di riqualificazione. Ci è stato chiesto di elaborare una nostra proposta di rigenerazione per rendere più appetibile l’area per un eventuale acquirente. È stato stimolante perché la figura dell’architetto si è riappropriata di una centralità progettuale». La posizione offre elementi di interesse: «Lo specchio d’acqua è proprio di fronte, la statale Romea per uscire dalla città è vicina ma al tempo stesso c’è la stazione ferroviaria e il centro città a distanza copribile a piedi. Inoltre per il tipo di imprese ospitate non dovrebbero essere necessarie bonifiche eccessivamente impattanti».

Ne è venuta fuori l’idea di una “cittadella”. Un quartiere in cui potrebbero risiedere circa 1.500 persone ispirato al concetto di “città di 15 minuti”, reso popolare dalla sindaca di Parigi Anne Hidalgo: una teoria urbanistica molto in voga in tempi recenti secondo cui la struttura delle città ideale è quella policentrica in cui un residente trova una risposta alle necessità quotidiane entro una distanza percorribile in 15 minuti a piedi. «Ci siamo limitati a fare ragionamenti di buon senso – sintetizza Rambelli –: non hanno senso quartieri dormitorio dove ci sono solo case e poi tutti gli abitanti sono costretti a spostarsi per forza in auto per raggiungere qualunque servizio». Il citato buon senso si declina in un una piazza con spazi verdi – «Perché abbiamo perso l’abitudine di fare piazze nei nuovi insediamenti?» –, locali commerciali per uno sportello bancario e un piccolo supermercato a servizio dei residenti.

Senza dimenticare il recupero degli edifici esistenti: «Il mantenimento dei manufatti con una reinterpretazione è un obbligo degli strumenti urbanistici. L’edificio più alto potrebbe essere un albergo, un altro dei capannoni potrebbe avere una vocazione sportiva, quello di cui rimane solo l’anima di legno potrebbe anche restare così, conservato e illuminato dal basso per farne un landmark del quartiere. Oppure chiuderlo rivestito in vetro per uno spazio espositivo per eventi temporanei. È chiaro che sfruttato così non porta un’economia diretta, ma diventa un condensatore sociale che attira persone. Serve una visione di un certo tipo, quella che vediamo all’estero dove il privato costruisce un museo per la collettività e poi attorno realizza gli spazi residenziali». Una visione ambiziosa che richiede tempi e risorse: «Compreso l’acquisto dell’area ci potrebbero servire cento milioni di euro e una decina di anni. Servirebbe un investitore unico, perché se si frammenta si finisce per avere solo piccole case. Ovviamente la portata di questo progetto non può essere appetibile per un piccolo imprenditore locale, servono fondi di investimento specifici. Un gruppo italiano sembra interessato».

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