mercoledì
30 Luglio 2025
Dazi Usa

L’assessore Mammi chiede esenzioni per Dop, Igp e vino: «Servono contromisure per tutelare le imprese»

L'Emilia-Romagna sarà tra le regioni a pagare il prezzo più caro delle nuove politiche americane. Nel 2024 sono stati esportati oltreoceano beni per quasi 10,5 miliardi di euro

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«L’Emilia-Romagna è tra le regioni che esportano di più negli USA: se venissero confermate le anticipazioni sui contenuti dell’accordo, sarebbe necessario mettere in campo misure compensative per i comparti colpiti. Siamo preoccupati per tutte le nostre Dop e Igp e per il vino: auspico fortemente che ci saranno esenzioni a questi nuovi dazi. Adesso serve un contrattacco deciso che punti a potenziare l’export e a tutelare le filiere colpite e i redditi dei lavoratori» così l’assessore regionale all’Agricoltura e ai Rapporti con l’Unione Europea, Alessio Mammi, commenta l’annuncio sull’accordo sui dazi tra Usa ed Europa. Come spiegato in questo articolo, infatti, dal solo porto di Ravenna partono per gli Stati Uniti 230mila tonnellate di merce su un totale di 26 milioni.

In generale, nel 2024 l’Emilia-Romagna ha esportato negli Usa beni per un valore di quasi 10,5 miliardi di euro, pari al 16,2% del totale delle esportazioni italiane nel mercato americano (64,8 miliardi di euro). Si tratta della seconda regione per valore assoluto dopo la Lombardia (con il 21,2% dell’export nazionale negli Usa) e al momento sono oltre 6 mila le imprese interessate dalle nuove tassazioni. I principali settori regionali per valore di esportazioni sono: i mezzi di trasporto/automotive (quasi 3,3 miliardi di euro esportati, pari al 31% dell’export), i macchinari e gli apparecchi industriali (3,1 miliardi di euro, pari al 29%), l’industria alimentare e delle bevande (986 milioni di euro, pari al 9,4%). In ultimo, il settore della farmaceutica (circa 650 milioni di euro, pari al 6,2%).

«Al momento non sappiamo se le tariffe del 15% saranno comprensive dei dazi precedenti o andranno ad aggiungersi a questi, andando a comporre un quadro molto preoccupante – prosegue l’assessore -. Anche se fossero onnicomprensivi, danneggerebbero comunque l’economia, italiana e mondiale, perché essendo tasse aumenteranno l’inflazione e faranno calare il potere d’acquisto, e fanno prevedere a Confindustria un calo dell’export pari a 22 miliardi di euro. A questa situazione vanno sommati anche gli aumenti che imprese e famiglie stanno affrontando a causa della situazione geopolitica e la svalutazione del dollaro, senza considerare quello che resta l’aspetto più grave: la mancanza di chiarezza sulla reciprocità dei dazi e l’indecisione nell’introduzione della cosiddetta web tax che andrebbe a colpire le Big Tech».

Tra le recriminazioni di Mammi, una mancata azione unitaria da parte della classe politica europea «che avrebbe permesso di ottenere condizioni migliori, ad esempio facendo rientrare nell’accordo i comparti dei servizi, della finanza, dell’energia e della difesa, riequilibrando la bilancia commerciale e rendendo il negoziato più agevole». L’idea è quella di continuare a investire sugli Stati Uniti, considerato dall’assessore «un mercato fondamentale e irrinunciabile, che ama i nostri prodotti, e dove l’Emilia-Romagna ha record assoluto di export pro capite» esplorando contemporaneamente nuovi mercati, come l’Asia, dal Giappone alla Corea del Sud, e il Sud America. 

«Adesso è necessario pensare a soluzioni – conclude Mammi – e prevedere interventi compensativi a favore delle filiere colpite dai dazi, da mettere in campo come Paese e come Unione Europea. Servirebbe possibilmente un nuovo Next Generation Eu, finanziato con debito comune europeo per sostenere le manifatture ad essere competitive. Nel solco indicato dai rapporti Draghi e Letta per la creazione di un vero mercato comune. I punti fondamentali sono riduzione del costo del lavoro e competitività delle imprese investendo su logistica, energia, tecnologie, dati, ricerca. Infine, bisognerebbe favorire il rientro in patria di ricercatori, medici, professionisti della conoscenza».

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