Tutte le città che accolgono le navi da crociera subiscono gli stessi problemi: l’elevato impatto ambientale di questi villaggi turistici galleggianti e lo scarso apporto economico lasciato al territorio. Perciò molte città europee hanno iniziato a ostacolare questa forma di turismo, mentre a Ravenna si è deciso di favorirla.
Le grandi navi aumentano le morti premature Riguardo le emissioni nocive l’International council on clean transportation, un ente no-profit che si occupa di ambiente ed energia, ha calcolato che una nave da crociera inquina in un giorno quanto un milione di automobili. Per duemila chilometri di viaggio in crociera, ogni passeggero emette 500 kg di anidride carbonica: è il doppio rispetto alla stessa tratta in aereo. Secondo la ong Transport & Environment, le 218 navi da crociera che si muovevano in Europa nel 2022 hanno emesso il quadruplo dell’ossido di zolfo prodotto da tutte e auto del continente, che sono quasi 300 milioni. Inoltre cucine, lavanderie e bagni di una nave scaricano ogni giorno in mare 680mila litri di acqua contaminata con oli, liquami e prodotti chimici, in base a una stima del Whitsunday conservation council.
Per dare l’elettricità a bordo, le navi tengono i motori accesi anche mentre sono ormeggiate. Di conseguenza lo smog nelle città portuali aumenta e con esso le malattie dei cittadini. Uno studio medico realizzato ad Ancona, pubblicato nel 2023 sulla rivista scientifica Bmc, ha attribuito 107 morti premature annue all’eccessiva esposizione alle polveri sottili prodotte da navi e traghetti. L’incidenza del cancro ai polmoni è maggiore del 15% tra chi vive vicino al porto, i rischi di mortalità cardiovascolare e respiratoria sono superiori del 24% e 38%.
L’elettrificazione delle banchine non basta
Il nuovo terminal di Porto Corsini sarà equipaggiato con il cold ironing, la tecnologia che permette alle navi di allacciarsi alla rete elettrica per poter spegnere i motori mentre sono attraccate. La settimana scorsa alla conferenza stampa sul traffico crocieristico, Anna D’Imporzano, direttrice di Rccp – la società che gestisce il terminal ravennate – ha affermato che «due terzi delle navi sono pronte per essere alimentate con l’elettricità da terra».
L’elettrificazione delle banchine è importante, ma non sufficiente per ridurre l’impatto ambientale. Le emissioni di polveri sottili sono ingenti anche durante le lunghe manovre di attracco e partenza vicino alla costa, quando la nave non è ancora allacciata alla rete elettrica. Inoltre, come ammesso dalla stessa Rccp, un terzo delle imbarcazioni non è attrezzato per il cold ironing.
Il progetto del nuovo terminal prevede alcune opere definite «di compensazione» come i pannelli fotovoltaici e la nuova area verde denominata “Parco delle Dune”. Non è chiaro se saranno sufficienti rispetto all’impatto ambientale delle navi, ma vista l’enorme quantità di emissioni climalteranti prodotte da una singola imbarcazione, viene difficile pensarlo. Inoltre si tratta di misure che non eliminano le cause a monte. Nel caso delle grandi navi, ad oggi non esistono tecnologie in grado di far muovere questi giganti in modo pulito.
Crociere a Ravenna per visitare Venezia
L’altro aspetto controverso riguarda l’apporto economico al territorio. Il turismo crocieristico si divide in due categorie: i passeggeri che fanno scalo intermedio e quelli in home port, per i quali Ravenna è la città di partenza e arrivo del proprio viaggio. I primi hanno poche ore a disposizione e spesso non scendono nemmeno dalla nave oppure non visitano il capoluogo bizantino, bensì scelgono le gite organizzate altrove dalle stesse compagnie. Tra le più quotate ci sono San Marino e i musei di Lamborghini e Ducati nel bolognese. I secondi hanno invece la possibilità di fermarsi una o due notti a Ravenna, prima o dopo la crociera, ma non esistono dati su quanti effettivamente lo facciano. Alla conferenza stampa già ricordata, il sindaco Alessandro Barattoni ha parlato dei turisti che potrebbero conoscere la città grazie alla crociera e decidere di tornarci in vacanza in futuro.
L’unica certezza è che Porto Corsini viene usata in prevalenza dalle compagnie per le partenze e gli arrivi. Dei 229mila passeggeri arrivati a gennaio-settembre 2025 in 70 navi, 195mila (l’85%) erano in home port, in linea con gli anni precedenti. Il prossimo anno, secondo le previsioni, la percentuale sarà ancora più alta. Ma molti crocieristi preferiscono pernottare altrove: la stessa Royal Caribbean, la compagnia di casa a Ravenna, sul suo sito web indica il porto come “Ravenna (Venezia)”, suggerisce le gite in gondola e in Piazza San Marco e propone trasferimenti in autobus dal capoluogo veneto. Anche in questo caso non esistono statistiche, ma è presumibile che molti turisti stranieri arrivino a Venezia in aereo e visitino la ex Serenissima, per poi arrivare a Porto Corsini solo per imbarcarsi.
Pochi soldi e poco distribuiti
Che siano passeggeri in transito o in home port, non è facile calcolare quanto spendono in media nelle città di sosta.
Per saperlo ci vorrebbe uno studio specifico, che a Ravenna non è mai stato realizzato, sebbene le crociere facciano scalo dal 2010. Rccp ha citato una ricerca della Cruise lines international association (Clia), l’associazione mondiale delle compagnie crocieristiche, secondo cui ogni passeggero lascia 385 dollari a terra durante il suo viaggio. Ma si tratta di una media calcolata a livello globale e che riguarderebbe l’intero tour.
Le ricerche indipendenti e territoriali sono poche. L’Università di Bergen in Norvegia ha dimostrato che tra il 20 e il 40 percento dei passeggeri non scende dalla nave per le tappe intermedie e chi lo fa spende appena 25 euro; mentre uno studio sulle crociere nelle isole Canarie, pubblicato su Tourism Management Perspectives, ha contato 52 euro a passeggero per fermata. L’unico sondaggio italiano è stato commissionato dall’Autorità portuale del Mar Ligure orientale per le crociere a La Spezia. Sono stati calcolati 100 euro a passeggero, di cui 47 per i tour organizzati, 22 per lo shopping, 17,50 per bar e ristoranti, 13 per i trasporti autonomi. Secondo lo studio, solo il 31 percento dei passeggeri resta a La Spezia; gli altri vanno a visitare Pisa, Firenze, le Cinque Terre e altre località limitrofe, analogamente a quanto avviene a Ravenna. I passeggeri in transito hanno già pagato per mangiare e dormire a bordo, perciò le loro spese riguardano in prevalenza piccole consumazioni in bar e gelaterie, souvenir e biglietti d’ingresso per musei e monumenti. Spese che a Ravenna si concentrano nelle attività del centro storico e non a Porto Corsini, dove i 1.400 abitanti e i turisti estivi subiscono quasi esclusivamente aspetti negativi.
Gli approvvigionamenti arrivano dal Veneto
Essendo in prevalenza home port, a Ravenna avvengono molti carichi di provviste delle navi per il viaggio. Ma nemmeno per questi è chiaro se ci sia un ritorno economico per il territorio ravennate o romagnolo. Le compagnie crocieristiche non rendono noti i loro accordi con i fornitori, ma restando per qualche ora a osservare il viavai di camion nei giorni di partenza delle navi Royal Caribbean, è facile notare che i loghi e gli indirizzi sui teloni sono riconducibili ad attività di Jesolo, Rovigo e altre località venete da dove arrivano pesce, carne, vini.
Anche gli autobus che portano i passeggeri non appartengono ad aziende romagnole nella stragrande maggioranza dei casi. C’è infine la questione del lavoro. Rccp ha stimato la creazione di 100-200 posti a terra grazie al nuovo terminal; mentre il personale di bordo proviene in prevalenza da Asia, Africa e Sudamerica, soprattutto per le mansioni come le pulizie e la cucina, per le quali le compagnie crocieristiche applicano i bassi salari delle nazioni di provenienza.
Il personale occidentale è assunto solo per chi si rapporta con i passeggeri, come gli animatori e le hostess.
Quelli che dicono no
In definitiva, appare un grande squilibrio. L’impatto dell’inquinamento navale e delle infrastrutture portuali è subìto da tutti i cittadini, mentre i profitti sono concentrati nelle mani di pochi. Per questo in molti porti europei si è iniziato a ostacolare le crociere.
Gli ultimi sono stati Cannes e Nizza, che da gennaio vieteranno l’attracco alle navi con più di mille passeggeri, e Barcellona (3,6 milioni di passeggeri nel 2024) che ridurrà i crocieristi di 550mila unità entro il 2030e ha introdotto una tassa di sbarco di 7 euro a passeggero. Altre città intervenute in vario modo sono Dublino, Amsterdam, Santorini, Mykonos, Dubrovnik. Al contrario a Ravenna si è agito per far aumentare il turismo crocieristico.



