giovedì
04 Dicembre 2025
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Tra Formula 1, hypercar e sogni aerospaziali: la Blacks di Faenza “Campione della crescita”

Boom fatturato: da 6,5 a 23 milioni in pochi anni. Superata quota 160 dipendenti. «Una squadra giovane e locale. Parola d’ordine innovazione, anche sacrificando la marginalità»

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Dal 2021 al 2024 il personale è raddoppiato e il fatturato è passato da poco più di 6,5 milioni di euro fino a quasi 16. Dati che hanno permesso all’azienda di finire nella ristretta lista italiana dei “Campioni della crescita”, lo studio a cura dell’Istituto Tedesco Qualità e Finanza, pubblicato nei giorni scorsi da Repubblica. Si tratta della Blacks di Faenza – specializzata in progettazione e produzione di componenti in materiali compositi avanzati – il cui fatturato quest’anno salirà ulteriormente, quasi a 23 milioni di euro, così come i dipendenti, ora oltre quota 160 (una crescita costante e vertiginosa, a partire dai 5-6 dei primi tempi), con un’età media di 32 anni. Una squadra giovane per un’impresa che si potrebbe definire “contemporanea”, con l’obiettivo dell’innovazione costante a guidare i passi di Gabriele Bandini, che l’azienda l’ha fondata nel 2011 insieme a Mattia Tamburini, entrambi provenienti da Riba, sorta di spin-off del Minardi Team, poi entrata nella galassia Bucci. «A quei tempi i materiali compositi erano ancora poco maturi come industria – ricorda Bandini – avevamo consapevolezza e competenze, ma un mercato tutto da inventare». Le prime commesse arrivano dal settore nautico, motor yacht e barca a vela. «Siamo stati anche dei precursori, avevamo costruito un prototipo di catamarano che “volava” sull’acqua, come hanno fatto poi negli anni seguenti le imbarcazioni della Coppa America. Ma allora non avevamo le potenzialità per sviluppare quel progetto».

Il dna è quello del Motorsport, nella città di Minardi appunto, oggi Racing Bulls. E il nero carbonio, ormai sulla bocca di molti, è quello che oltre a dare il nome, ai Blacks (fortunata ragione sociale sfruttata intelligentemente anche nelle “divise” da lavoro e come marketing), ha permesso all’azienda di entrare in alcuni mercati di nicchia ad altissimo valore aggiunto. «Quello che riceviamo come materia prima – Bandini ci spiega la lavorazione del carbonio – è una sorta di tessuto adesivo, che poi tagliamo con le macchine e mettiamo sugli stampi manualmente, strato su strato, fino allo spessore richiesto. Un processo manuale, per cui bisogna essere formati, tanto che abbiamo costruito una vera e propria Academy per inserire le diverse figure in azienda. La nostra forza è avere una squadra fortemente radicata al territorio. I nostri lavoratori sono quasi tutti di provenienza locale o comunque che si formano qui o nei dintorni, dalle scuole (istituti tecnici e professionali) all’università (a Faenza, guarda caso, ha sede il master di Chimica in materiali compositi, ndr), considerando anche le facoltà di Ingegneria aeronautica e meccanica di Bologna a Forlì e senza dimenticare il comparto della ceramica, molto sviluppato da queste parti».

Il mercato è sostanzialmente diviso in due ambiti. Uno è quello, come detto, del Motorsport, con i Blacks che sono partner di vari team di Formula 1 e lavorano con diverse case madri impegnate nella MotoGp. Paraurti, specchietti, componenti vari, che ammiriamo in tv, spesso nascono a Faenza.

L’altro ambito è quello delle cosiddette super o hypercar, che ha visto un grande incremento negli ultimi vent’anni, dove le fibre di carbonio non sono utilizzate solo per la performance ma anche – e forse soprattutto – per la parte estetica, glamour. Il “carbon look” è quello che cerca spesso un cliente disposto (quasi) a tutto per personalizzare la propria auto da svariate centinaia di migliaia di euro. Ecco quindi che la Blacks produce pannelli interni di portiera, cruscotti, paraurti, minigonne, ma anche interni realizzati completamente a mano. Proprio la crescita di questo settore ha spinto l’azienda faentina a realizzare un nuovo stabilimento che ha pochi eguali in Europa, in quanto pensato praticamente su misura, in grado di ricalcare passo dopo passo le esigenze di produzione, puntando però anche sul benessere dei dipendenti grazie a un’esagerata luminosità e a finestre affacciate sul verde per rendere l’atmosfera più piacevole. Un investimento da 12 milioni di euro, inaugurato nei mesi scorsi in via Majorana (vedi gallery qui sotto), a pochi passi dallo stabilimento storico, dove si concentra maggiormente invece la produzione per il settore Motorsport.

A completare il mercato di riferimento dell’azienda anche una nicchia incentrata sulle biciclette (dove il carbonio ha letteralmente stravolto il mercato, oltre che le competizioni sportive) e una restante attenzione al mondo della nautica. Senza dimenticare un focus sul settore aerospaziale, con Blacks che è tra i fondatori di Anser, il consorzio che mette in rete le aziende dell’Emilia-Romagna che hanno potenzialità da poter esprimere in un settore a così alto contenuto tecnologico. «Un futuro che potremmo esplorare – commenta Bandini – così come gli sviluppi nel settore dell’aviazione. C’è molta richiesta in particolare per droni che possono essere utilizzati anche in chiave militare, ma noi per una questione etica abbiamo deciso di non buttarci in quel campo. Piuttosto guardiamo con interesse all’ambito civile e della nuova aeronautica elettrica o “elettrificata”, penso a piccoli velivoli da utilizzare come una sorta di “aerotaxi”, una grande novità che sta emergendo in particolare negli Stati Uniti».

Per quanto riguarda il rapporto con la città, la Blacks è stata per tre anni main sponsor della squadra di basket, in serie B, ma ci sono anche collaborazioni con il circuito di Monti Coralli e altre iniziative in ambito sportivo. «Con l’amministrazione – conclude Bandini, rispondendo a una nostra domanda – abbiamo rapporti settimanali, un prossimo obiettivo è quello di sviluppare il C-Hub, il primo polo dedicato alla ricerca e sviluppo di materiali compositi (C come ceramica e carbonio, ndr), un laboratorio vero e proprio che sta rigenerando gli spazi del Cnr di via Granarolo. Il problema, in questi casi, spesso è legato alla burocrazia, che per imprese come la nostra, molto concrete, può rappresentare un problema. Non possiamo permetterci di restare fermi, nel nostro settore dobbiamo investire in innovazione, sacrificando anche la marginalità, se vogliamo restare sul mercato e riuscire a restare competitivi anche contro colossi come la Cina».

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