domenica
15 Giugno 2025
COCKTAIL

Quando l’estate opprime è tempo di affidarsi ai drink più freschi

Condividi

Di alcuni dei più famosi si è già parlato (Mojito, Moscow Mule, Margarita, Pina Colada, Gin Fizz) ma in circolazione ce ne sono tanti

Maii
Mai Tai

L’ultima puntata del nostro specialone sui cocktail si focalizza su un gruppetto di drink estivi e freschi, perfetti per riprendersi dopo una giornata di sudarella e temperature imbarazzanti. Di alcuni dei più famosi si è già parlato (Mojito, Moscow Mule, Margarita, Pina Colada, Gin Fizz) ma in circolazione ce ne sono a uffa.

Ad esempio il Tokyo Mule, o Japanese Mule che dir si voglia, ha tutte le carte in regola per diventare un giorno un classico. La caratteristica fondamentale di questo cocktail è che si fa, oltre che con la vodka, con una parte di sakè bianco non filtrato, ma come abbiamo visto in più occasioni la ricetta è sempre soggetta agli umori del barman. C’è chi non mette la vodka, per esempio, chi ne mette in parti uguali al sakè, chi preferisce la lieve rotondità zuccherina della bevanda a base di riso e ne sbilancia le proporzioni in suo favore. C’è poi chi pesta lo zenzero e chi invece usa la ginger beer (in questo caso omet- tendo l’aggiunta di selz), chi aggiunge una fettina di cetriolo, chi la ritiene superflua. Comunque, io il Tokyo Mule lo faccio così: una parte di vodka, una parte di sakè non filtrato, 3 parti e mezzo di ginger beer, un po’ di succo di cetriolo, il succo di mezzo di lime, un cetriolo a guarnizione. Spremuto (o pestato e filtrato) il succo di cetriolo, aggiungo tutti gli ingredienti in una tazza di rame piena di ghiaccio, mescolo delicatamente e aggiungo una fetta di cetriolo a mo’ di guarnizione. Non serve dire che regolando diversamente le proporzioni degli ingredienti si può sbilanciare il cocktail assecondando il proprio gusto o l’estro del momento.

Tokyo
Tokyo Mule

Parliamo ora di quello che è forse il più conosciuto cocktail Tiki, il Mai Tai, una vera e propria celebrazione del rum. Questo cocktail giallo pallido, sormontato da un classico rum galleggiante, sposa elegantemente i sapori degli agrumi con la giusta dose di dolcezza. Il Mai Tai trae il suo sapore ricco e nocciolato dall’orzata, un ingrediente essenziale nell’arsenale di un barman. L’orzata è uno sciroppo dolce per cocktail ottenuto da una base di mandorle sbollentate e macinate, bollite e addolcite con zucchero. Spesso viene aromatizzato con essenze agrumate o floreali come l’acqua di rose e l’estratto di arancia. È un dolcificante che aggiunge complessità, ma anche corpo e consistenza a qualsiasi cocktail. Più denso dello sciroppo semplice, l’orzata conferisce al Mai Tai la sua consistenza setosa e l’inconfondibile nota di mandorla. Realizzato con il succo di un lime intero e l’Orange Curaçao, il Mai Tai mette in risalto un complesso bouquet di agrumi. Il lime appena spremuto apporta un’acidità brillante che contrasta la dolcezza del rum, dell’orzata e dello zucchero. L’Orange Curaçao, invece, è prodotto con scorze d’arancia che conferiscono un’amara nota al cocktail. Quando si prepara un Mai Tai di qualità, bisogna orientarsi verso un Curaçao di buona qualità (tipo Pierre Ferrand) che, contrariamente all’opinione comune, non è blu. Se non avete una bottiglia di Curaçao a portata di mano, anche il Grand Marnier o il Cointreau ag- giungeranno il sapore dolce e arancione desiderato al drink. Quindi, nello specifico, ci servono 2 cl di rum chiaro, 2 cl di rum scuro, 2 cl di Orange Curaçao, 1-2 cl di sciroppo di orzata, 3 cl di succo di lime, ghiaccio, foglie di menta fresca e lime a rondelle. Per ottenere il caratteristico galleggiamento a strati del Mai Tai, il trucco è capire e dominare la gravità. Qualsiasi rum la cui densità sia inferiore – e più leggera – rispetto al cocktail miscelato sottostante, può essere fatto galleggiare sopra. Basta versarlo delicatamente con un cucchiaio nel cocktail per disperdere il rum senza rompere la superficie del cocktail sottostante. È un po’ complicato, ma è divertente provare.

Il gin tonic (in assoluto il mio preferito) è invece uno dei cocktail più semplici da preparare, ma anche uno dei più soddisfacenti. È un classico per un motivo: l’acqua tonica agrodolce esalta le sostanze floreali ed erbacee del gin e la combinazione è davvero stellare. Tuttavia, c’è sempre spazio per ottenere qualcosa in più, anche con una ricetta collaudata: ecco allora l’irresistibile Frozen Gin & Tonic. La ricetta è quasi identica a quella che tutti conosciamo, ovviamente con qualche tassello in più. Quindi oltre al nostro gin preferito e all’acqua tonica, ci vuole anche succo di lime appena spremuto e il vermouth Lillet blanc, tutto messo in un frullatore con due tazze di ghiaccio. Ovviamente il Lillet blanc non è un ingrediente tradizionale di un gin tonic, ma questo vermouth floreale e leggermente dolce aggiunge profondità e dimensione a un cocktail che così diventa super estivo, e lo aiuta a bilanciare le note più amare, che potrebbero non essere desiderate in questo periodo dell’anno. Questa bevanda spumosa e saporita si prepara nel frullatore in meno di un minuto.

Ultimamente ho scoperto poi un cocktail non molto conosciuto dalle nostre parti ma che mi dicono stia spopolando in nord Europa, il Lychee Martini. Non esiste una ricetta ufficiale, il che spiega perché si possono trovare versioni deliziose che richiedono Grand Marnier, vermouth o succo di lime. In definitiva, il drink deve rappresentare il sapore delicato, quasi floreale, del frutto del litchi. Per farlo, procuriamoci un barattolo di litchi sciroppati (ormai si trovano abbastanza facilmente anche nei grandi supermercati), 150 ml della vodka che preferiamo e del vermouth bianco dry. Il resto è facile facile: si shakerano vigorosamente i litchi insieme al ghiaccio, allo sciroppo dal barattolo, alla vodka e al vermouth. Poi si versa il tutto in due bicchieri da martini, usando i litchi come decorazione. In Cina il litchi e il liquore che se ne ricava è un gran successo da più o meno 2.000 anni, è ora di scoprirlo anche noi.

A chiudere, quello che da qualche anno è diventato un grande classico dell’estate, l’Hugo proveniente dall’Alto Adige. È leggero, fresco e ha un sapore dolce dato dall’aggiunta di sciroppo di sambuco. A inventarlo pare sia stato il barman Roland Gruber, che nel 2005 lo ha proposto come alternativa allo spritz, tanto che spesso viene chiamato Hugo Spritz, perché condivide con il celebre cocktail veneto uno degli ingredienti fondamentali nonché base alcolica, il prosecco. Originariamente invece dello sciroppo di sambuco veniva aggiunto sciroppo di melissa, che però non è così facilmente reperibile. Per preparare questo dissetante aperitivo, strofinate l’interno di due bicchieri con le foglie di menta o mettetene 5 foglie in ciascun bicchiere e pestatele brevemente, affinché queste sprigionino il loro aroma. Quindi versate lo sciroppo di sambuco, il prosecco e l’acqua frizzante, dividendo tutti gli ingredienti tra i due bicchieri. Volendo, si può aggiungere succo di limone o lime e ovviamente tanto ghiaccio.

QUANDO LA DIFFERENZA LA FA IL SAKÈ
Per il mio Tokyo Mule, nell’unico ingrediente che fa davvero la differenza con il più famoso Moscow, ho optato per il sakè Daiginjo Nama Chozo “Hiyashibori Gold” di Konishi Shuzo. Arriva dalla rinomata regione di Hyogo, ed è un sakè delicatissimo e profumato, dove al naso spiccano aromi floreali e fruttati, con note di litchi, mela verde, banana e pera, a cui fa eco un sorso beverino, fresco e aromatico.

Tai Mai, un viaggio nell’esotica Polinesia
Il Mai Tai è un vero e proprio viaggio sensoriale verso le esotiche terre della Polinesia. Figlio di quegli scambi culturali che, a termine della Seconda guerra mondiale, hanno dato vita a nuovi trend globali – tra moda, cinema, costumi e mixology – la sua paternità è stata a lungo contesa tra Don The Beachcomber, avventuriero californiano e primo inventore al mondo di un locale a tema con maschere polinesiane e arredi di paglia, e Victor Jules Bergeron, acerrimo concorrente con un Tiki bar in California. L’origine del nome Mai Tai è curiosissima: è un’espressione che in polinesiano significa “fuori dal mondo”. Il cocktail è stato così ribattezzato per- ché, quando servito a un polinesiano affinché ne desse un parere, questi ha risposto “Mai Tai!” per dire “pazzesco, buonissimo”.

Condividi
Contenuti promozionali

DENTRO IL MERCATO IMMOBILIARE

CASA PREMIUM

Spazio agli architetti

La casa di Anne

Il progetto di un'abitazione del centro di Ravenna a cura dello studio di Giovanni Mecozzi

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi