sabato
27 Dicembre 2025

Il sogno europeo rivissuto al Teatro Sociale di Piangipane

È tornato al Teatro Socjale di Piangipane l’evento teatrale L’Europa non cade dal cielo. Cronistoria sentimentale di un sogno. Lo spettacolo prodotto dalle Albe/Ravenna Teatro, con il contributo del centro Europe Direct della Romagna, dopo il debutto nel 2023, ha girato tutta l’Italia e viene riproposto a Ravenna nelle giornate del 14, 15 e 16 dicembre con eventi specifici per famiglie, scuole e dibattiti serali, inclusi due incontri con l’esperto Pier Virgilio Dastoli (qui l’intervista di Ernesto Moia) per approfondire il futuro dell’Unione Europea, offrendo un’ulteriore occasione di riflessione critica su di essa.

Il testo della rappresentazione, ideata e diretta da Alessandro Argnani, è opera della storica Laura Orlandini; la narrazione, accompagnata da un’ottima playlist musicale curata da Alessandro Luparini e Roberto Magnani, è corredata da immagini e filmati di repertorio raccolti in un video per la regia di Alessandro Penta.

Lo spettacolo ripercorre la storia dell’integrazione europea dal dopoguerra a oggi, narrata attraverso gli occhi dei due giovani e bravissimi attori, Camilla Berardi e Massimo Giordani, che la collegano alla vita quotidiana, usando immagini e musica per mostrare come l’Unione Europea sia vissuta e percepita dalle diverse generazioni, dai sogni ideali alle sfide attuali, attraverso un racconto che mescola storia, miti, musica e i cambiamenti sociali. Uno spettacolo che galvanizza perché supera la mera rappresentazione e diventa ponte tra generazioni e storia; un’esperienza vivace, accessibile, che dimostra come il palco possa essere potente strumento di educazione civica e formazione storico/culturale, capace di connettere adulti e adolescenti attraverso una narrazione informale che riesce a rendere “solide” idee che riguardano la pace, la libertà e l’importanza di istituzioni comuni, per superare i nazionalismi e diffondere, in questo caso, conoscenza della storia europea. Un teatro che parla al presente, ispirando riflessione e partecipazione attiva, che non si limita a informare sulla storia, ma la rende densa di significato; trasformando la conoscenza da astratta a concreta, da nozionistica a esperienziale.

Stazione riqualificata: all’esterno più luce, nell’atrio un’aula studio e archeologia in mostra

Più accessibile, più luminosa, più accogliente: così vuole essere la stazione ferroviaria di Ravenna ora che si è concluso un intervento di riqualificazione durato quasi tre anni e costato 15 milioni di euro, finanziati da Rete ferroviaria italiana (Rfi, gruppo Ferrovie dello Stato) e ministero dei Trasporti. Stamani, 15 dicembre, l’inaugurazione alla presenza del sindaco Alessandro Barattoni, del presidente della Regione Michele de Pascale e dell’amministratore delegato di Rfi Aldo Isi.

I lavori, realizzati con la stazione sempre aperta al pubblico, hanno apportato diversi miglioramenti per i viaggiatori. Le quattro banchine sono state innalzate a +55 cm come da standard europeo per agevolare l’entrata e l’uscita dai convogli senza dislivelli. Sono stati posizionati nuovi percorsi tattili per le persone con disabilità. Potenziati i sistemi di illuminazione con tecnologia led – soprattutto all’esterno in piazza Farini per aumentare la sicurezza della zona – e gli impianti di informazione al pubblico sia visiva che sonora. Inseriti tre nuovi ascensori per il collegamento fra tutte le banchine di partenza e arrivo dei treni. La riqualificazione è stata estesa anche al sottopassaggio. Manutenzione delle coperture e pulizia delle facciate in mattoni a vista. Realizzata una nuova sala d’attesa e rinnovati i servizi igienici.

La riqualificazione ha reso possibile anche il recupero di spazi non più utilizzati, ora disponibili per nuove funzioni. In particolare, un’area in un’ala al piano terra del fabbricato sarà destinata a ciclofficina e velostazione, con accesso autonomo dall’esterno oltre che dall’atrio, con l’obiettivo di potenziare ulteriormente l’intermodalità. Già lanciata una manifestazione di interesse che ha portato all’individuazione di un possibile gestore del servizio che sarà lo stesso che attualmente gestisce la velostazione all’esterno.

Inoltre, sempre da oggi, torna anche l’edicola in stazione a Ravenna. Lo spazio al piano terra è stato preso in gestione da una società che ha già altre edicole in altre stazioni della regione.

Al primo piano della stazione, reso trasparente nel suo affaccio, troverà spazio una sorta di aula studio dotata di servizi igienici dedicati con accesso esclusivo riservato agli studenti. Gli ambienti sono già ultimati, manca l’ascensore. Il progetto per la sua fruizione è curato dal Comune di Ravenna e dovrebbe prendere avvio nell’estate 2026. Al momento sono ancora da definire le modalità di accesso, ma l’idea di fondo è che possa essere un ambiente in dialogo con il futuro studentato in costruzione sull’altro lato della strada.

Ma il recupero del primo piano del fabbricato regala già oggi un nuovo colpo d’occhio a chi entra nell’atrio. In sostituzione delle pareti sono state create ampie vetrate trasformate in vere e proprie teche espositive che mettono in risalto i reperti archeologici ritrovati negli scavi per il prolungamento del sottopassaggio pedonale nel 2019: cinquanta frammenti architettonici provenienti dalla spoliazione di edifici romani poi reimpiegati nelle mura tardoantiche della città di Ravenna.

Prosegue così il percorso di valorizzazione dei reperti rinvenuti: attraverso un’importante attività di archeologia preventiva – nata dalla collaborazione fra Rfi e Soprintendenza – è stato portato alla luce un tratto significativo delle mura tardoantiche, testimonianza preziosa della storia urbana della città.

L’iniziativa si propone di restituire visibilità a un nucleo di reperti inediti, ora collocati in quattro teche espositive realizzate lungo il perimetro interno dell’atrio della stazione e raccontati grazie a tre vetrine digitali per offrire un’esperienza di fruizione innovativa e accessibile. Una sorta di museo a libera fruizione per i viaggiatori.

La Soprintendenza: «Aspettiamo il progetto del Comune per il mosaico di Montalbini»

La Soprintendenza di Archeologia e Belle arti di Ravenna non ha ancora ricevuto richieste ufficiali dal Comune per trasformare da temporanea a permanente l’installazione dell’opera in mosaico “Il Pavimento” realizzata da Nicola Montalbini in via Cavour in occasione della Biennale di Mosaico Contemporaneo (qui la nostra recensione). Il prossimo 18 gennaio si chiuderà la Biennale e l’installazione di Montalbini dovrà essere rimossa. Una petizione ha raccolto settecento firme per chiedere la sua permanenza e alla Soprintendenza spetta il parere vincolante.

L’opera, ideata da Montalbini con l’associazione Marte e la collaborazione del Gruppo Mosaicisti di Marco Santi e l’Accademia di Belle Arti, si trova sotto Porta Adriana da ottobre. È stato l’assessore comunale alla Cultura a sottolineare il ruolo cruciale dell’ente statale per il futuro de “Il Pavimento”: «II Comune ha rilasciato l’autorizzazione per l’occupazione di suolo pubblico – ha detto Fabio Sbaraglia al quotidiano Il Corriere Romagna alla fine di ottobre –. Porta Adriana è un bene culturale tutelato e vincolato. Per questo motivo, la permanenza nel futuro del mosaico in quella posizione dipenderà dal necessario parere della Soprintendenza con cui come amministrazione siamo in dialogo».

Nella mattinata di oggi, 15 dicembre, la soprintendente Federica Gonzato ha partecipato all’inaugurazione dei lavori di riqualificazione della stazione ferroviaria di Ravenna – con la realizzazione di alcuni spazi espositivi per i reperti archeologici recuperati dagli scavi del sottopasso – e a margine dell’evento ufficiale ha risposto ad alcune domande dei cronisti sulle sorti de “Il Pavimento”.

«Il Comune è il committente dell’opera – ha detto Gonzato – e a noi ha chiesto un parere per una permanenza temporanea. Su quello ci siamo espressi a suo tempo. Se ora vogliono renderla permanente, aspettiamo ci presenti un progetto per la sua conservazione. Siamo aperti al dialogo, ma potremo esprimere un parere solo di fronte a un progetto concreto che definisca i dettagli di come si intende mantenere il mosaico. E non è detto che aver concesso un parere positivo per l’esposizione temporanea significhi che dovrà essere positivo anche il parere per una presenza definitiva. Per fare solo un esempio: cambia il tipo di installazione sul pavimento preesistente. Questo non significa che siamo contrari, significa che aspettiamo un progetto concreto per dare un parere».

Oltre alle settecento firme di cui si è già parlato, il coro di chi chiede di tenere l’opera conta anche diversi esponenti politici di minoranza e di maggioranza, nonché commercianti e associazioni di categoria. Il Comune ha quindi un mese di tempo per elaborare un piano da presentare alla Soprintendenza.

Nuovi percorsi ciclabili, investimento da 1 milione di euro. Saranno abbattuti 54 alberi, ma ne saranno piantati 30 in più

La giunta del Comune di Lugo, nella seduta del 4 dicembre, ha approvato il progetto esecutivo per la riqualificazione di tre percorsi urbani: in via Brunelli, in via Malerbi e nelle vie Canaletto, De’ Brozzi, Corelli, Da Ponte. Si tratta di tre comparti del capoluogo i cui spazi saranno completamente reinterpretati dal punto di vista della mobilità, per consentire una mitigazione dei pericoli legati al traffico veicolare e favorire la circolazione di pedoni e biciclette.

I progetti saranno realizzati grazie al bando regionale per la promozione della mobilità ciclabile rivolto ai Comuni con popolazione superiore a 30mila abitanti 2024-2027, attraverso il quale la città di Lugo si è aggiudicata un contributo di 656.191 euro. La restante quota di 343.808 euro sarà invece a carico del Comune.

I nuovi percorsi ciclabili saranno collegati a quelli esistenti e alla ciclovia San Vitale da Bologna-Ravenna (la bicipolitana) di prossima attuazione.

I comparti interessati dai progetti sono nel centro storico di Lugo, a partire da via Brunelli, dove sarà realizzata una connessione ciclabile con le vicine scuole “Capucci” e “Gherardi”. In questi giorni sono in corso i lavori di abbattimento degli alberi, per consentire il rifacimento dei sottoservizi stradali.

Sempre a Lugo in centro storico sarà riqualificato il comparto di via Malerbi, per la connessione in sicurezza della scuola “Garibaldi”, l’istituto “Sacro cuore” e la scuola di musica “Malerbi”, per scongiurare i parcheggi impropri delle auto.

A Lugo ovest e Lugo nord sarà infine realizzata una connessione con la scuola “Corelli” e con la futura scuola “La Filastrocca”, che interesserà le vie Canaletto, De’ Brozzi, Corelli, Da Ponte.

Un’attenzione particolare riguarda il verde urbano, che – al termine dei lavori – guadagnerà 30 alberature. I lavori renderanno necessario l’abbattimento delle attuali piante in via Brunelli (27 alberi) e via Corelli (27 alberi), che saranno compensati con la piantumazione di 84 alberi, alcuni di prima grandezza, con una collocazione adeguata alle nuove conformazioni stradali: saranno infatti messi a dimora 7 alberi in via Brunelli e 77 in via Corelli. Anche le aiuole avranno una dimensione adeguata alla salute delle piante e al loro apparato radicale.

I lavori nei tre comparti saranno realizzati nel corso del 2026 e 2027.

«Questo contributo ci dà l’opportunità di intervenire su comparti che, oltre alla problematica dell’accessibilità e della sicurezza per pedoni e ciclisti, presentano criticità soprattutto ai sottoservizi – sottolinea Veronica Valmori, assessora ai Lavori pubblici -. Via Brunelli, via Corelli e via F.lli Malerbi saranno oggetto di una vera e propria ristrutturazione, mentre su via Canaletto si interverrà per limitare la velocità come più volte richiesto dalla locale consulta, collegando inoltre attraverso un semaforo pedonale i quartieri di Lugo ovest e Lugo nord. Al termine dei lavori, le strade saranno più sicure e funzionali, favorendo una mobilità ciclabile urbana e incentivando gli spostamenti casa-scuola in modo che l’outdoor education, fiore all’occhiello delle nostre strutture, continui anche durante i tragitti quotidiani».

Spostate le corriere, nuovi posti auto a ridosso del centro di Faenza

In seguito allo spostamento del capolinea delle autocorriere presso il nuovo hub intermodale di piazzale Cassandra Pavoni, nell’area dell’ex scalo merci, l’Amministrazione Comunale di Faenza ha ridefinito l’assetto della controstrada di viale delle Ceramiche inserendo nuovi stalli per la sosta. La soluzione individuata permette di ottimizzare gli spazi precedentemente occupati dai mezzi di trasporto pubblico, ora integrati stabilmente nel polo a fianco della stazione ferroviaria.

Grazie alla liberazione del lato stradale opposto al marciapiede (nella direzione di marcia Imola-Forlì), sono stati creati 14 nuovi posti auto con strisce blu, ai quali si aggiunge uno stallo riservato ai veicoli al servizio di persone con disabilità. Ulteriori cinque posti auto sono stati ricavati con disposizione a spina di pesce nel tratto compreso tra la stazione di servizio Eni e il Bar delle Autocorriere. «Questi nuovi parcheggi potenziano la dotazione della zona, offrendo una risposta concreta alla richiesta di sosta a ridosso del centro storico», si legge in una nota del Comune.

L’attuale configurazione, pur funzionale, verrà completata e resa definitiva con l’inizio del nuovo anno, quando è già programmato un rifacimento integrale dell’asfalto in tutta l’area con qualche minima riorganizzazione degli stalli. L’intervento di manutenzione permetterà di sanare l’usura del manto stradale, migliorando sensibilmente il decoro urbano e la sicurezza della carreggiata.

Muore in bici investito da un autocarro, denunciato il conducente che si era allontanato

Un uomo è morto in un incidente stradale avvenuto a Faenza nella notte tra il 14 e il 15 dicembre. Il 62enne operaio Jamel Beltajef era in sella a una bicicletta e percorreva via Granarolo, probabilmente diretto al lavoro, e verso le 3 nel tratto di strada tra Faenza e la frazione di Granarolo è stato tamponato da un autocarro che non si è fermato dopo l’impatto.

All’alba i carabinieri dell’aliquota radiomobile di Faenza, con la collaborazione dei colleghi della stazione di Granarolo faentino, sono intervenuti dopo il rinvenimento della bici danneggiata sul ciglio della strada. La perlustrazione della zona a lato della carreggiata ha portato alla scoperta del cadavere del 62enne e dei pezzi del paraurti anteriore di un veicolo.

Analizzando le immagini delle telecamere di sorveglianza sui possibili tratti percorsi dal veicolo in fuga, i carabinieri hanno individuato il mezzo coinvolto e identificato l’autista. L’uomo, un 47enne italiano incensurato, è stato rintracciato dai militari mentre era fermo in una piazzola di sosta a bordo di un camion che presentava segni di impatto (non si era allontanato a piedi dal luogo dell’incidente come scritto in un primo momento su queste pagine per un errore di cui ci scusiamo con i lettori).

Il conducente accusato di omicidio stradale ha affermato di non essersi reso conto di quanto avvenuto. La misurazione del tasso alcolemico e il test per l’eventuale uso di sostanza stupefacenti hanno dato esito negativo. Il 47enne è stato denunciato per i reati di omicidio stradale, fuga del conducente dopo omicidio stradale e omissione di soccorso. Il camion è stato sequestrato.

Protesta al porto contro i traffici verso Israele, 32 persone denunciate

La polizia ha denunciato 32 persone per un blocco stradale al porto di Ravenna in occasione della manifestazione del 28 novembre scorso organizzata dall’Usb (Unione sindacale di base) contro la legge finanziaria e il governo Meloni per «dire basta alla complicità con il genocidio del popolo palestinese». I 32 denunciati sono accusati del reato di blocco stradale: alcuni, aggiunge la questura, sarebbero già noti e con precedenti. Al momento sono in corso valutazioni per l’eventuale adozione di provvedimenti di natura amministrativa.

I partecipanti in tutto erano un centinaio, un gruppo dei quali si è radunato nei pressi dell’ingresso al Terminal container per contestare il transito delle navi dirette a Israele e ha occupato la sede stradale bloccando per circa due ore l’accesso al terminal. Il blocco ha impedito ai mezzi pesanti di entrare e uscire per completare le operazioni di carico e scarico della merce, causando problemi anche alla circolazione ordinaria.

La presenza delle forze dell’ordine sul posto, riferisce la questura, ha consentito di evitare situazioni di contrasto, mediando tra i manifestanti e gli autisti dei mezzi. Decisiva, per l’identificazione dei partecipanti al blocco, viene indicata l’attività “info-investigativa” svolta dagli operatori della Digos della questura di Ravenna.

Atersir approva dieci progetti in provincia, per un totale di oltre 260 mila euro

L’Agenzia Territoriale dell’Emilia-Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti (Atersir) ha approvato le graduatorie definitive dei progetti ritenuti idonei al finanziamento. I contributi interessano tre diverse linee: una è dedicata alla prevenzione e riduzione dei rifiuti, una ai centri comunali del riuso e una agli interventi per la montagna inerenti il Fondo d’Ambito per l’annualità 2025.

Degli oltre 4,2 milioni destinati all’Emilia-Romagna con le determinazione dirigenziali n. 305/2025 e 309/2025, più di 260 mila euro sono stati investiti sulla provincia di Ravenna, con un totale di 10 richieste di contributo da parte di 6 comuni. I comuni richiedenti sono Ravenna, Castel Bolognese, Cervia (con 5 progetti), Faenza e Lugo (due progetti)

Tra questi, nove sono progetti standard, con iniziative di riduzione e prevenzione dei rifiuti promosse direttamente dagli Enti Locali o in collaborazione con soggetti pubblici e privati. Questi possono avvenire anche attraverso la realizzazione di infrastrutture, come impianti industriali per il lavaggio per contenitori riutilizzabili, biblioteche degli oggetti, repair café, impianti per il riuso, empori solidali. Uno invece è un progetto sperimentale, ossia rivolto alla prototipazione di soluzioni innovative per limitare l’uso di beni monouso in settori specifici (come ortofrutta, ittico, food delivery e commercio al dettaglio).

Le graduatorie complete dei progetti ammessi sono pubblicate sul sito istituzionale di Atersir.

I ricercatori del campus di Ravenna svelano vita, origini e abitudini di una comunità preistorica calabrese

Un gruppo di ricerca internazionale ha ricostruito, grazie alle più avanzate tecniche di analisi del DNA antico, la vita, le relazioni familiari e le pratiche funerarie di una piccola comunità calabrese del 1780-1380 a.C.
Le ricerche sono state portate avanti dagli studiosi studiosi del campus ravennate del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna e del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia (Germania). I resti sono stati trovati nelle profondità di Grotta della Monaca, sui monti dell’Orsomarso, nel comune di Sant’Agata d’Esaro (Cosenza).
I risultati, pubblicati sulla rivista Communications Biology, gettano nuova luce sulla storia genetica e culturale della Calabria preistorica, un territorio finora praticamente inesplorato dal punto di vista paleogenetico.
Il team ha analizzato genomi umani antichi estratti da resti ossei e dentali di oltre 20 individui rinvenuti nella grotta, uno dei siti più importanti della preistoria calabrese, utilizzata per millenni come miniera, rifugio e luogo di sepoltura. «La nostra analisi mostra che la popolazione di Grotta della Monaca aveva forti affinità genetiche con le popolazioni della prima Età del Bronzo della Sicilia, ma si distingueva per l’assenza di influssi genetici orientali – spiega il dottor Francesco Fontani, primo autore dello studio -. Ciò suggerisce che, pur in contatto con l’altra sponda dello Stretto, la Calabria tirrenica seguì traiettorie culturali e demografiche autonome durante la preistoria».
Oltre agli aspetti genetici, la ricerca ha permesso di indagare le dinamiche sociali e parentali di una comunità Protoappenninica. Dalle sepolture, forse organizzate in base al sesso e ai legami di parentela, i ricercatori hanno ricostruito alberi genealogici parziali di alcuni individui: «abbiamo identificato un caso eccezionale di unione riproduttiva tra genitore e figlio, la prima evidenza genetica di questo tipo mai documentata in un contesto archeologico – continua Fontani -. Un dato straordinario, ma di complessa interpretazione, che non va letto solo in chiave biologica, ma anche culturale: potrebbe riflettere un atto di violenza, ma anche un comportamento socialmente tollerato, o una tradizione particolare. Sicuramente rappresentavano una deviazione sostanziale rispetto alla norma. Raramente infatti assistiamo ad unione tra consanguinei stretti, e mai prima d’ora tra genitore e figlio». L’analisi dei genomi rivela inoltre che gli individui di quella zona non erano isolati: pur vivendo in un’area montuosa e difficile, mostravano segnali di mobilità e affinità genetiche con popolazioni dell’Italia centro-settentrionale. La comunità, di dimensioni ridotte, praticava un’economia prevalentemente pastorale, come suggeriscono gli isotopi e i segni di consumo di latte e derivati, nonostante i geni indicassero intolleranza al lattosio in età adulta.

Prosegue la prof.ssa Luiselli: «La Calabria, per la sua posizione geografica e la complessa storia di contatti e migrazioni, rappresenta un’area cruciale per lo studio delle popolazioni preistoriche del Mediterraneo centrale – commenta Donata Luiselli, professoressa responsabile del Laboratorio del DNA Antico del Dipartimento di Beni culturali di Ravenna -. Fino ad oggi, mancavano dati genomici antichi di popolazione sul territorio: la ricerca alla Grotta della Monaca colma in parte questo vuoto e contribuisce a ricostruire un quadro più completo delle dinamiche demografiche e culturali della preistoria italiana».
Il progetto, avviato nel 2019 e nato dalla collaborazione tra l’aDNA Lab e il Centro “Enzo dei Medici”, è stato realizzato grazie al supporto della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Cosenza e ha già portato alla pubblicazione di altri due studi, usciti rispettivamente nel 2021 e nel 2023.

Tre concerti a lume di candela alla Domus dei tappeti di pietra

La Domus dei Tappeti di Pietra si conferma luogo di spettacolo dal vivo ospitando, in un’atmosfera particolarmente suggestiva, “Tappeti di Musica”: concerti a lume di candela accompagnati da visite guidate. La rassegna vedrà tre serate, tutte anticipate da una visita guidata alla scoperta dei mosaici della Domus, tra pavimentazioni in marmo e mosaico. Seguirà l’ascolto della musica nella cornice della chiesa di Sant’Eufemia, creando un dialogo tra antico e contemporaneo.

Si parte il 20 dicembre con le Arie Barocche e Rock Ballads del Ten String Duo, formato dal violinista Denis Zannani e dal chitarrista Andrea Candeli. Il duo creerà un ponte immaginario tra Bach e i Beatles, tra Pachelbel e gli Aerosmith. La seconda serata il 26 dicembre sarà Non Solo Cinema, un incontro inatteso tra sacro, classico, contemporaneo e cinema, che si fondono grazie al sax di Isabella Fabbri e all’arpa di Floraleda Sacchi. Dalla monumentalità del barocco a Michael Nyman, da Max Richter alle colonne sonore di Nino Rota ed Ennio Morricone, il concerto diventa un viaggio emotivo amplificato dalla nuova e suggestiva illuminazione a lume di candela. Il nuovo anno si apre con un concerto che celebra la contaminazione tra generi, il 2 gennaio con Da Bach ai Led Zeppelin. Il quartetto composto da Aldo Capicchioni, Aldo Zangheri, Matteo Salerno e Anselmo Pelliccioni attraversa Bach, Gershwin, i Beatles, Piazzolla, i Queen e i Led Zeppelin con arrangiamenti sorprendenti.

La rassegna è curata da Ensemble Mariani, con il sostegno dell’assessorato al Turismo del Comune di Ravenna e la collaborazione della Fondazione RavennAntica.

Ogni serata prevede due turni da 48 partecipanti (visita alle 18 e concerto alle 18.30 oppure visita alle 20.30 e concerto alle 21). Il biglietto di ingresso ha un costo unico di 25 euro ed è disponibile anche su Vivaticket.

A Ravenna e Faenza il concerto “Quasi Barocco” degli archi della Cherubini con Albonetti e Seidenberg

È “Quasi Barocco” il concerto in programma a Ravenna e Faenza che gli archi dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini collaborare con i virtuosi del sax e della viola Marco Albonetti e Danny Seidenberg. In città l’appuntamento è mercoledì 17 dicembre alle 21, all’Auditorium di San Romualdo, mentre a Faenza il concerto è in programma per sabato 20, (sempre alle 21) al Teatro Masini, nell’ambito di SaxArts Festival 2025.

L’idea è quella di un “classical crossover” che spazia tra epoche e linguaggi: dai veneziani Alessandro Marcello e Antonio Vivaldi alla musica per film di Cipriani e Morricone, dalle improvvisazioni jazz di Seidenberg alle atmosfere di Villa-Lobos e Piazzola. La collaborazione fra gli archi della Cherubini e due solisti di calibro come Albonetti e Seidenberg continua anche fuori scena, con l’incisione di Quasi Barocco al Teatro Masini per l’etichetta londinese Chandos Records.

«Quasi Barocco sarà il primo di quattro album che seguono il rinnovo della mia collaborazione con Chandos Records, con la quale ho già inciso tre dischi di successo dal 2021 – spiega il faentino Marco Albonetti – e desideravo tanto poter coinvolgere in questo progetto un gruppo di giovani musicisti del mio territorio. Grazie al sostegno di tanti amici, questo sogno si realizza in due concerti e un’incisione al Teatro Masini. Credo moltissimo in questo progetto classical crossover e avrò a disposizione il meglio che potessi sperare».

Nel programma, il celebre Concerto per oboe in do minore di Marcello, trascritto per sax soprano e archi da Albonetti, si intreccia con la struggente pagina di Stelvio Cipriani per il film Anonimo veneziano. Attorno a Vivaldi si apre un gioco di specchi: per il film Revolver, Morricone scrive un brano quasi vivaldiano”, evocando con modernità il ritmo e la vitalità del Prete Rosso; con la prima assoluta della sua suite Winter Variations from Vivaldis Four Seasons Danny Seidenberg trasforma il tema dell’Inverno vivaldiano in sorprendenti visioni, tra improvvisazioni jazz e sonorità contemporanee; e Daniele Di Bonaventura, nel suo intenso Preludio d’inverno, rende omaggio a Vivaldi attraverso il respiro del sax soprano. Il viaggio prosegue con Bach e le sue metamorfosi. Per Il clan dei siciliani, Morricone costruisce un ostinato sulle quattro note del nome B-A-C-H, intrecciandolo con un tema popolare; è di Bach il Doppio concerto in do minore BWV 1060R, in trascrizione originale firmata da Albonetti e Seidenberg; e Villa-Lobos celebra il maestro tedesco con la sua Bachianas Brasileiras n. 5, arrangiata da Seidenberg. La serata si chiude con la forza travolgente di Astor Piazzolla e la sua Fuga y Misterio, tratta dalla tango operita Maria de Buenos Aires. Qui il compositore argentino fonde la forma bachiana della fuga con il linguaggio del tango, unendo così rigore e passione.

I biglietti per i due appuntamenti sono in vendita su Vivaticket e nelle biglietterie dei rispettivi teatri. Posto unico 15 euro, e 5 euro per under 18.

«Sbagliato demonizzare l’alcol: è parte del nostro codice culturale»

È in libreria da qualche settimana In vino felicitas – Manifesto per una vita larga (e felice) (Wingsbert House), scritto dal ravennate Andrea Casadio (medico, giornalista, autore tv, ex docente universitario e ed ex ricercatore di neuroscienze alla Columbia University di New York) insieme ad Alberto Grandi (scrittore e professore associato di Storia del cibo all’Università di Parma). Un libro godibilissimo e di grande interesse, che non promuove l’abuso né l’irresponsabilità ma difende invece la cultura del bere consapevole, moderato, gioioso. Ne abbiamo parlato con Andrea Casadio.

Qual è stata la molla che l’ha portata a questo libro?
«Dopo aver letto nel tempo tante cose prive di fondamento scientifico, la goccia che ha fatto traboccare il vaso della mia pazienza è arrivata il 17 giugno di quest’anno, quando sul Corriere della Sera è apparso un articolo dal titolo Trenta giorni senz’alcol: cosa succede al corpo (e alla mente). Ho deciso di controllare i dati, visto che nell’articolo era citata la fonte, ossia una rivista scientifica di bassissimo livello, il British Medical Journal Open. Io sono stato uno scienziato, di queste cose me ne intendo, e posso dire con tranquillità che quella pubblicazione è spazzatura. Chi ha in mano ricerche scientifiche buone prova a farsele pubblicare da testate come Science, Nature o Sel, le più importanti del mondo, importanza che si calcola tramite il cosiddetto Impact factor, ossia la misura del numero di volte in un anno che in media un dato articolo viene citato da altri scienziati in riviste prestigiose. Ad esempio, la più importante pubblicazione medica è Lancet, che in certi anni ha un Impact factor superiore addirittura a 200, il che significa che se pubblichi un articolo lì la tua ricerca è importantissima. Il British Medical Journal ha un Impact factor minore di 3, il che è imbarazzante, inoltre la dicitura Open significa che chiunque può mandare un articolo pagando, venendo pubblicato dopo un’analisi molto alla buona. Insomma, premesse pessime per una ricerca scientifica, ma poi leggo l’articolo facendo attenzione alla sezione “materiali e metodi”, che spiega come è stata fatta la ricerca».

E qui arriva il bello.
«Eh sì, perché se leggo che “il consumo abituale di alcol fa invecchiare precocemente il cervello, aumenta il rischio di tumori e malattie neurodegenerative, peggiora la qualità del sonno e altre cose”, uno si preoccupa e vuole capire. Dunque, questo studio ha preso due gruppi di oltre settanta persone, uno che non beve, l’altro che normalmente beve, ma beve quanto? Loro dicono che hanno scelto persone che consumavano come minimo 64 grammi di alcol alla settimana, ossia otto unità alcoliche, ossia una birra media o un bicchiere abbondante di vino al giorno, dunque bevitori medi, il che andrebbe bene per la ricerca. Poi uno va a leggere come era composto davvero il gruppo di studio e scopre che il consumo medio dei soggetti era di 260 grammi a settimana, vale a dire cinque birre medie al giorno, che non è esattamente definibile come un consumo moderato. Questa è gente a un passo dall’essere alcolista santi numi, è ovvio che se li tieni in astinenza per un mese i fattori di rischio si abbassano tutti radicalmente. La diminuzione dei fattori di rischio in questa popolazione di quasi alcolisti non è sicuramente rappresentativa della popolazione media, che è fatta di persone come me e te che probabilmente beviamo uno o due bicchieri di vino e neanche tutte le sere».

Certo l’alcol è sempre più demonizzato, ma ci sono dei motivi.
«Attenzione, io non dico che due bicchieri di vino al giorno non fanno male, ma che la quantità fa assolutamente la differenza. Prendiamo la questione più grave, ossia che l’alcol è un cancerogeno, e prendiamo nello specifico il cancro al colon retto. Premesso che sotto i 60 anni le percentuali sono ugualmente inferiori all’1% nel range che va da astemio a bevitore forte, sopra i 70 anni vediamo che gli astemi e i bevitori leggeri hanno la stessa probabilità del 2% di sviluppare il cancro al colon retto, i bevitori moderati il 3% (quindi una persona in più) e i bevitori forti il 4%. Sopra gli 80 anni le percentuali aumentano leggermente (si va dal 5 al 7%). Quindi il rischio è molto basso, per questa patologia, però se invece di dire che 4 persone su cento, tra i bevitori forti, invece che 2 tra i non bevitori, dici 50% in più, fa tutto un altro effetto. Quindi, l’alcol è sicuramente un cancerogeno, così come lo è anche l’aria della Pianura Padana o l’esposizione ai raggi solari. Non esiste il rischio zero che sbandierano le teorie salutiste. Vogliamo un altro dato? In Italia ogni anno l’inquinamento atmosferico causa circa 70mila morti, mentre l’alcol (considerando anche gli incidenti correlati) 17mila».

C’è poi un’imprescindibile questione antropologica legata all’alcol.
«Esattamente, da almeno 10mila anni l’alcol è parte del nostro codice culturale. Non serve glori carlo, certo, ma nemmeno demonizzarlo come fosse Satana in bottiglia. È un rito, un linguaggio, un’arte liquida che da millenni accompagna l’uomo nella festa, nel lutto, nella trattativa, nella seduzione e nella disperazione post-rottura. L’alcol, insomma, è umano. Troppo umano».

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