Sadegholvaad (VisitRomagna): «Il “weekend rosa” darà il via all’estate della Riviera. Tra le novità, il ritrovato coinvolgimento di comitati turistici, associazioni e operatori del settore»
La Notte Rosa festeggia 20 anni con un’edizione ispirata alla “Hit’s Summer”, «dove per hit non si intendono solo musica e canzoni, ma tutte le eccellenze dell’estate in Romagna, dal food, allo sport, al mare» commenta Claudio Cecchetto, ambassador della celebrazione.
La novità più significativa di questa ventesima edizione riguarda l’anticipo dei festeggiamenti a giugno, nel weekend del 20, 21 e 22, in occasione del solstizio d’estate. «La Notte Rosa è il nostro evento di sistema più rappresentativo, l’emblema di una Romagna che accoglie, che fa divertire e che sa emozionare – ha dichiarato Jamil Sadegholvaad, presidente di Visit Romagna –. Quest’anno vogliamo rilanciare ancora con più forza il nostro messaggio di energia e positività, trasformando la Notte Rosa nella grande festa di inizio estate».
Il fine settimana rosa abbraccerà quindi le giornate più luminose dell’anno, con eventi distribuiti più fasce orarie: dai concerti all’alba alle proposte di wellness, dalla danza sportiva alle iniziative per bambini e giovanissimi, dalla musica pop al jazz, dal folk all’indie, passando per l’enogastronomia e le eccellenze locali.
Tra le altre novità, il coinvolgimento “dal basso” di comitati turistici, le associazioni d’area e gli operatori per la realizzazione di eventi e iniziative trasversali e il claim coniato da Cecchetto: «Hit’s Summer. Il battito dell’estate, il suono della musica, il ritmo della festa».
L’amministrazione investirà 550 mila euro nel progetto. L’avvio del cantiere è previsto per la tarda primavera
Approvato il progetto di fattibilità per la sistemazione dell’area Ex Garage Europa a Milano Marittima. Il progetto, che prevede un investimento di 550 mila euro, prevede la riqualificazione complessiva dell’intera area, che sarà destinata a parcheggio. I lavori inizieranno prima dell’estate, con la rimozione delle coperture di cemento-amianto nell’edificio principale e nel locale bar dei campi da tennis, in modo da mettere in sicurezza l’area senza limitare la funzionalità delle zone già adibite a parcheggio. Successivamente verranno demoliti gli edifici e la piscina, per poi procedere con la realizzazione delle pavimentazioni e delle recinzioni.
A lavori ultimati, l’area sarà divisa in due parti: una a ridosso del viale Due Giugno e accessibile a tutti, con circa 50 posti auto a pagamento. L’altra, di 270 posti, sarà invece a disposizione dei clienti di alberghi, stabilimenti balneari e campeggi. Al termine dei lavori il parcheggio potrà ospitare complessivamente circa 330 posti auto rispetto ai 200 attuali.
Nel frattempo, a seguito della scadenza della convenzione con il Consorzio Welcome Cervia che ha gestito il parcheggio fino al 2024, l’Amministrazione comunale ha pubblicato un avviso pubblico di gara per la ricerca di un gestore per i prossimi due anni, con possibilità di un solo rinnovo. L’avviso pubblico, che scade il 13 marzo 2025, riguarda la gestione di un’area di 6.200 metri quadrati; l’importo a base di gara è di 25 mila euro all’anno e prevede la possibilità di revocare la concessione in anticipo in accordo col nuovo gestore, qualora si dovesse procedere alla realizzazione del progetto dell’Auditorium pubblico, obiettivo di mandato di questa Amministrazione.
«Questo intervento è solo il primo passo di un progetto più vasto per la valorizzazione e il recupero dell’area su cui si trova l’ex Garage Europa. L’area sarà messa in sicurezza e resa maggiormente fruibile e più gradevole alla vista. – commentano il sindaco Mattia Missiroli e l’assessore ai lavori pubblici Mirko Boschetti -. Stiamo percorrendo la strada per realizzare uno degli obiettivi principali del nostro programma di mandato, che vedrà la rigenerazione complessiva di un luogo strategico nella zona centrale di Milano Marittima».
Il giovane è stato poi scarcerato, con l’obbligo però di lasciare casa e il divieto di avvicinarsi alla donna
Avrebbe minacciato, insultato e aggredito la moglie davanti al figlio piccolo. A finire in manette è stato un 27enne di San Pietro in Vincoli, con l’accusa di maltrattamenti in famiglia.
La notizia è riportata sul Carlino Ravenna in edicola oggi, 27 febbraio.
L’arresto è avvenuto nella serata di lunedì 24 febbraio, dopo una chiamata della donna alle forze dell’ordine. Ieri l’interrogatorio e la convalida dell’arresto. Il giovane è stato poi scarcerato con l’obbligo di allontanamento dalla casa coniugale e il divieto di avvicinarsi alla moglie e di avere qualsiasi contatto con lei.
Tra gli episodi contestati, lo strappo di capelli e minacce di morte.
La presidente uscente traccia un bilancio, non particolarmente generoso, degli ultimi anni: «Non ci sono luoghi pubblici dove i giovani possano sperimentare: le risorse non aumentano e i beneficiari restano gli stessi»
Roberta Cappelli nel suo ufficio
Presidente di Arci dal 2022, dopo un precedente mandato, Roberta Cappelli sta per lasciare le redini, con un anno di anticipo rispetto alla naturale scadenza. A lei abbiamo chiesto come ha visto cambiare la città dal suo osservatorio di associazione che si occupa di cultura, giovani, politica, ambiente.
Stanno aumentando o diminuendo i circoli, presidente? «Diciamo che noi continuiamo a ricevere richieste, è un periodo in cui c’è molto movimento, magari qualcuno chiude, ma altri aprono o vorrebbero aprire, nonostante una riforma del Terzo Settore non proprio incoraggiante. Se non fosse che c’è un problema di spazi a prezzi accessibili in città».
Di che tipo di spazi parla e per farci cosa? «Innanzitutto, mancano spazi dove i ragazzi possano auto-organizzarsi, decidere loro come stare e per fare cosa, luoghi dove non siano guidati o sorvegliati».
Un po’ come il Quake in Darsena? «Non proprio. Il Quake va benissimo, è utilissimo, ma è comunque un luogo strutturato, dove ci sono educatori che organizzano le attività; io parlo invece di spazi dove i ragazzi possano decidere da soli cosa e come farlo. Spazi che possano essere frequentati liberamente e dove non sia necessario spendere. Avevo sperato che potesse nascere qualcosa del genere nell’ex Ostello Dante, ma non è stato possibile…».
Sta forse lanciando un messaggio al sindaco che verrà? «In un certo senso sì, in questi anni passati si è intesa la cultura come offerta di spettacoli, incontri e tutto questo va benissimo. Ma stiamo perdendo di vista il fatto che cultura è anche il modo in cui si fanno le cose: responsabilizzare i ragazzi, farli diventare parte attiva, dare loro la possibilità di fare e di sbagliare è secondo me fondamentale».
E perché l’Arci non si fa promotrice di un’iniziativa simile? «Per la verità abbiamo sempre le porte spalancate a tutti i gruppi che vengono da noi con un’idea di città, società, dello stare insieme. E noi saremmo anche disposti a cercare sul libero mercato, ma gli affitti sono diventati improponibili e insostenibili per un normale circolo. Per fortuna ci sono ancora le case del Popolo, ma non sono sufficienti e non c’è un’edilizia pubblica pensata per questi scopi. Dobbiamo forse rivolgerci a un supermercato?»
Ma il Comune cosa potrebbe fare concretamente? «Da anni il Comune sostiene, sia per gli immobili sia con i contributi, un certo numero di associazioni che hanno progetti molto interessanti, ma ormai non c’è più spazio per nessun altro. Le risorse non aumentano e i beneficiari restano gli stessi, anche quando sono realtà strutturate. C’è un problema di equilibrio fra stabilità e innovazione. Questa è una città con potenzialità che non vengono espresse, si ha la sensazione di essere in un ambiente un po’ paludoso».
I volontari dell’ultima festa provinciale dell’Arci, a Fusignano
Oltre che di cultura e giovani, Arci si occupa anche di sociale, lì le cose vanno meglio? Voi facevate parte del tavolo della povertà, per esempio, che fine ha fatto? «Avevamo messo in piedi progetti interessanti in rete con molti soggetti della città, come Ecologia di comunità, che portava avanti l’eredità di Nutrire Ravenna, incentrato sulla povertà alimentare: stato dell’arte e nuove prospettive. Avevamo alcuni obiettivi concreti: un osservatorio permanente e un progetto di cucina popolare, ma non c’è stato niente da fare. Il tavolo ha perso pezzi, non c’è stato sicuramente l’appoggio necessario da parte della politica e quello slancio si è arenato. Per noi l’idea di progetti che servano a “togliere etichette” è prioritario. Collaboriamo con molte associazioni che si occupano di povertà, contribuiamo a “Tutti i bambini e le bambine vanno a scuola”, ma manca una progettualità di più ampio respiro, mentre il tema delle povertà è sempre più pressante. Anche noi associazioni abbiamo delle responsabilità: le diverse organizzazioni dovrebbero mettere da parte la difesa delle proprie peculiarità ed essere più disponibili a lavorare insieme per una città sempre migliore».
La scuola è sempre stata una delle preoccupazione di Arci, anche qui il Comune potrebbe fare di più? «Sì, la scuola è fondamentale. Una scuola per tutti e tutte è la precondizione per una società giusta e democratica. E anche qui, credo che in realtà il Comune potrebbe avere un ulteriore ruolo di visione complessiva, con progetti che possano coinvolgere parti o intere generazioni di ragazzi e ragazze. È stato così per il sostegno alla scuola senza zaino o al Progetto Liberi dalle Mafie o alla outdoor education, ma sono passati ormai diversi anni, e il contesto generale è molto peggiorato».
Sta descrivendo una città, dopo l’ultimo mandato di De Pascale, oggi in Regione, che ha perso progettualità dal basso, che non sta sperimentando e non sta investendo sui giovani. Un giudizio piuttosto severo… «Mi sembra che si sia contribuito, non in modo consapevole, a diffondere l’idea che non si possa cambiare, che ormai le cose devono andare così, che non si può fare nulla per cambiarle davvero».
E però alla fine le persone e gli elettori sono soddisfatti, e non lo abbiamo visto solo nelle urne. Penso per esempio alle poche e sporadiche manifestazioni contro il rigassificatore, a cui voi avete aderito… «Anche io faccio parte di quegli elettori, ma credo fortemente che il confronto e il conflitto siano il sale della democrazia e un motore di cambiamento. Nel caso del rigassificatore, il sindaco ricordo che organizzò un incontro pubblico per presentare il progetto dove parlavano Snam e vari tecnici di Arpae, dei vigili del fuoco, senza opinioni diverse. Sembrò una prova di forza, più che un momento in cui i cittadini potessero essere ascoltati coi loro legittimi dubbi. Anche da situazioni come quelle si lancia il messaggio che non si può esprimersi davvero liberamente e soprattutto che non ci sono alternative credibili».
Ma secondo lei esiste un problema di censura in città? «Direi soprattutto di autocensura. In un clima generalizzato in cui chi la pensa diversamente è per forza contro e basta, le posizioni si semplificano, si formano due squadre e l’approfondimento, la complessità, sono inutili appesantimenti. Spesso poi deridere una posizione sostituisce il confronto».
Al timone dello stabilimento balneare alcuni noti imprenditori locali
Il Me Beach in una foto dell’estate 2024
Novità a Marina di Ravenna: cambia gestione uno degli stabilimenti balneari più noti della località, il Me Beach della famiglia Mandorlini.
Il timone passa a un nuovo gruppo formato anche da nomi noti dell’imprenditoria e del mondo del divertimento locali: Cristian Correnti, Nicola Rossi, Luca Poletti, Nicola Ferrini e Mattia Montanari.
Il bagno cambierà nome e progetto: si chiamerà Formentera e vuole essere uno spazio «semplice, accogliente e rilassante, proprio come una giornata sull’isola più bella del Mediterraneo», dicono i nuovi titolari.
Il ristorante sarà aperto sia a pranzo che a cena, con la novità che sarà rappresentata dall’introduzione della pizzeria. Saranno inoltre presenti spazi per lo sport (ping pong, teqball e i campi per le discipline sulla sabbia) e altri dedicati ai bambini, con un’attenzione particolare per gli aperitivi fronte mare.
Aggiornamenti e la data dell’inaugurazione verranno pubblicati sui profili social.
Pareggio 1-1 a Lavagna nella semifinale di ritorno. I giallorossi giocheranno sul campo dove nel 2007 conquistarono la serie B l’ultima volta
Un pareggio per 1-1 a Lavagna nella semifinale di ritorno della Coppa Italia della serie D di calcio basta al Ravenna per conquistare la finale dopo la vittoria per 2-0 nel match casalingo di andata. La partita decisiva per il titolo si giocherà il 12 marzo allo stadio Bonolis di Teramo: i giallorossi affronteranno il Guidonia che attualmente è al terzo posto del girone G. Il Ravenna non ha mai vinto la competizione riservata alle squadre militanti nella quarta serie nazionale.
Il Guidonia Montecelio 1937 Football Club è una società calcistica italiana con sede nel comune di Guidonia Montecelio, nella città metropolitana di Roma. Fondata nel 1968 a Monterosi (Viterbo) come Società Sportiva Monterosi e poi successivamente ridenominatasi a più riprese (specie a seguito di fusioni), ha avuto il suo apice nel 2021 in serie C col nome di Monterosi Tuscia Football Club. Nessuna partita professionistica è mai stata giocata a Monterosi e al termine della stagione 2023-2024 è avvenuto il cambio formale di denominazione e il trasferimento della sede in quel di Guidonia.
Il campo di Teramo evoca dolci ricordi per la tifoseria ravennate: nel 2007 un pareggio per 0-0 contro la formazione di casa stabililì la matematica vittoria del girone di C1 e la promozione in serie B, l’ultima conquistata dai giallorossi. In quel caso si giocò mercoledì 9 maggio per recuperare la partita interrotta per maltempo iniziata la domenica precedente. La gara fu interrotta sul risultato di 1-0 per i padroni di casa ma si ricominciò da capo in quanto il regolamento della serie C, a differenza di quello di A e B, non prevedeva che la gara si riprendesse dal momento dell’interruzione.
Arrestati due uomini di 24 e 46 anni in azione nella zona industriale
Sono stati sorpresi dai carabinieri mentre rubavano gasolio dal serbatoio di un camion in sosta e hanno offerto soldi ai militari per chiudere un occhio. Due uomini sono stati arrestati a Massa Lombarda per furto aggravato e tentata corruzione.
I due arrestati, due stranieri di 46 e 24 anni, sono stati in flagrante ieri notte (martedì 25 febbraio) nella zona industriale della località. All’arrivo della pattuglia i due hanno cercato di nascondere qualcosa nella vegetazione circostante per darsi alla fuga.
Gli accertamenti dei carabinieri del nucleo operativo di Lugo hanno trovato tra la vegetazione sette taniche di plastica da 25 litri piene di gasolio e i tubi di gomma utilizzati per il furto del carburante. Il camion derubato, una motrice austriaca con rimorchio frigorifero con targa romena, presentava evidenti segni di manomissione sui tappi dei serbatoi.
Poco dopo i due autori del furto sono stati rintracciati: nel tentativo di evitare l’identificazione, hanno invitato i carabinieri a “chiudere un occhio” offrendo loro alcune banconote. Al rifiuto dei militari, uno dei due ha cercato di infilare 150 euro nel taschino della giacca di servizio, mentre il complice accompagnava il gesto strofinando simbolicamente il pollice e l’indice, aggravando ulteriormente la loro posizione.
I due sono stati quindi fermati e trattenuti nella caserma di Lugo. Nel pomeriggio di oggi il tribunale di Ravenna ha convalidato l’arresto e disposto l’immediata liberazione, come richiesto dall’avvocato, in attesa dell’udienza fissata per il prossimo giugno.
Approvato il progetto di fattibilità di Snam per la creazione di un’area di rinaturalizzazione che ospiterà 70 mila specie differenti e diversi percorsi ciclabili e pedonali
Ravenna sarà presto dotata di un nuovo “polmone verde” di 80 ettari, attraversato da percorsi ciclopedonali e abitato da circa 70 mila piante, tra cui 11 mila pini. Il progetto fa parte delle misure compensative e di riequilibrio ambientale legate alla realizzazione dell’impianto rigassificatore e la realizzazione sarà a carico di Snam, che metterà in campo un investimento di 8,9 milioni.
La nuova area occuperà il posto di alcuni terreni agricoli di Punta Marina, tra il parcheggio scambiatore e via dell’Idrovora, a lato di via Trieste. Il progetto di fattibilità tecnica ed economica presentato dall’azienda milanese è stato approvato dalla giunta comunale e si procederà ora alla progettazione esecutiva e all’avvio dell’intervento. Secondo quanto stabilito dal decreto di autorizzazione, i lavori dovranno essere completati entro un anno dall’entrata in funzione dell’impianto di rigassificazione (prevista ad aprile). Una volta terminato il periodo di gestione iniziale di tre anni da parte di Snam, l’area rinaturalizzata diventerà di proprietà comunale. L’area di PuntaMarina sarà caratterizzata da dune morbide, prati che si inondano periodicamente, boschi, siepi e habitat tipici della zona costiera. In particolare, saranno creati prati salmastri sfruttando la presenza di suoli a contatto con le acque sotterranee della vicina Piallassa, e saranno ricostruiti piccoli boschi che rievocano la natura originaria del territorio.
«Si tratta di un’ingente opera di rigenerazione ambientale, che consegnerà non solo alla località di PuntaMarina ma a tutta la comunità ravennate un vero e proprio polmone verde caratterizzato dagli ambienti tipici del nostro territorio – sottolinea il sindaco facente funzioni Fabio Sbaraglia – In generale, gli interventi di compensazione e mitigazione ammontano a circa 20 milioni di euro e rappresentano tutti un’importante opportunità di valorizzazione del territorio. Oltre alla rinaturalizzazione si guarda anche al progetto di un percorso ciclabile di collegamento tra via Canale Molinetto e in via Trieste; all’adeguamento e al collegamento del percorso ciclabile fra via Molinetto e via delle Americhe; all’intervento di riqualificazione urbana di viale dei Navigatori a Punta Marina e l’efficientamento energetico dell’illuminazione pubblica sostituendo oltre 10mila punti luce con impianti a tecnologia led, intervento già in corso e che comporta un risparmio complessivo annuo di circa 3 milioni 200 mila kilowattora».
Il piano prevede diverse fasi operative: inizialmente si procederà con la rimozione e risistemazione del terreno superficiale, seguita dalla creazione di un bacino allagato: un canale scavato darà origine a piccole depressioni che verranno inondate per favorire la crescita di piante tipiche dei prati umidi. Accanto a questo, verranno modellate delle dune in elevazione che guidano la disposizione dei filari di piante e piccoli boschi, riprendendo le forme naturali del passato. Sul fronte della vegetazione, il progetto prevede l’impiego di specie autoctone per ricreare fedelmente l’ecosistema storico della zona. Verranno distinti tre ambienti principali: nella zona dei “prati inondati” si utilizzeranno miscele di piante erbacee, seminando tramite tecniche come l’idrosemina per ottenere tappeti verdi che, con il tempo, accoglieranno anche arbusti e qualche albero; per i “boschi costieri” saranno impiegati alberi quali il Populus alba (pioppo bianco) e il Quercus robur (farnia), affiancati da arbusti come il Fraxinus excelsior (frassino comune), il Juniperus communis (ginepro) e il Rubus ulmifolius (mora selvatica). Anche nelle zone retrocostiere verranno riproposte ulteriori specie autoctone, tra cui 11 mila pini, selezionate in base alla loro capacità di resistere sia a periodi di siccità sia ad allagamenti, e saranno realizzate schermature di piante a crescita rapida per attenuare l’impatto visivo dell’area tecnica. Complessivamente è prevista la piantumazione di circa settantamila piante tra alberi, arbusti e specie erbacee.
Un ulteriore elemento chiave del progetto è rappresentato dalla rete dei percorsi. L’area verrà attraversata da sentieri pensati sia per chi desidera camminare che per i ciclisti. Questi percorsi, realizzati con materiali drenanti (con tratti in terra stabilizzata e in conglomerato cementizio drenante), si estenderanno per diverse centinaia di metri, collegando il parco al sistema ciclopedonale esistente e creando un collegamento diretto con Ravenna e la costa. Nei punti nodali saranno previste aree di sosta attrezzate con sedute, pergole in legno e torrette per l’osservazione della natura, arricchite da pannelli informativi che illustrano la storia e le peculiarità del territorio.
Essendo l’area già percorsa da vari impianti tecnologici (rete elettrica, telefonica, ecc.) e da un reticolo idrologico esistente, gli elementi naturali verranno ricostituiti conservando tutti i servizi esistenti, mediante un moderno approccio di progettazione integrata e grazie alla collaborazione e disponibilità degli enti gestori. Inoltre, utilizzando prese irrigue esistenti, in accordo con il Consorzio di Bonifica della Romagna, verrà garantita la derivazione di acqua dolce da marzo a ottobre per favorire il massimo attecchimento delle piantumazioni.
Due cicli di incontri per mappare i percorsi ciclabili cittadini, promuovere l’uso della bici e disegnare una nuovo tratto finanziato per oltre 700 mila euro dai fondi regionali
Il percorso dell’amministrazione faentina per la promozione della mobilità sostenibile prosegue con la redazione del “Biciplan“, uno strumento per sviluppare, migliorare e integrare la rete ciclabile cittadina. L’idea nasce dall’implementazione del progetto europeo Econnecting, finanziato dal programma Urbact, di cui l’Unione della Romagna Faentina è capofila. Il progetto prevede che ogni partner adotti un piano di azione locale per intervenire in maniera strategica sulle necessità legate alla mobilità sostenibile.
Con l’avvio del percorso del Biciplan, il Comune individuerà le priorità e le azioni necessarie per incentivare l’uso della bicicletta: tra gli obiettivi principali ci sono infatti il miglioramento della sicurezza stradale per i ciclisti, la promozione della mobilità sostenibile, l’incremento della percentuale di cittadini che utilizzano la bicicletta per gli spostamenti quotidiani e la riduzione dell’inquinamento atmosferico e acustico.
L’elaborazione del piano sarà inoltre accompagnata da due percorsi partecipativi aperti alla cittadinanza, entrambi di quattro incontri e coronati da un evento conclusivo finale nel quale si esporranno i risultati: il primo ciclo sarà dedicato alla mappatura dell’attuale mobilità ciclabile, spaziando fino all’individuazione di possibili soluzioni progettuali. Parallelamente, verrà avviato un secondo percorso partecipativo dedicato alla co-progettazione di un tratto sperimentale di percorso ciclabile. Attraverso quattro workshop, la comunità sarà chiamata a contribuire attivamente alla progettazione di un’infrastruttura che sia non solo sicura e funzionale, ma anche capace di valorizzare l’ambiente urbano e la socialità.
La pista ciclabile rientrerebbe nel progetto Bike to Work e sarebbe finanziata per quasi 700 mila euro (circa l’80percento dei costi totali) da contributi regionali. Il restante 20 percento delle spese tecniche sarebbe invece a carico del comune faentino.
L’istituto Oncologico festeggia il successo dell’iniziativa: raccolti in una giornata oltre 22 mila euro per la distribuzione gratuita di parrucche alle malate oncologiche
Sono 367 in provincia ad aver risposto alla chiamata di Ior a sostegno del Progetto Margherita. Domenica 23 febbraio l’Istituto Oncologico Romagnolo ha coinvolto sette città della Romagna e una dell’Emilia (Ravenna, Lugo, Imola, Cesena, Forlì, Rimini, Riccione e Argenta) in una grande maratona di solidarietà che ha portato alla raccolta totale di 22.640 euro.
L’evento “Una Piega per lo IOR”, ha visto un gruppo di parrucchieri volontari in prima linea per dimostrarsi vicini alle pazienti che affrontano la calvizie causata alla somministrazione di farmaci chemioterapici. Ad tutti i partecipanti è stato chiesto un contributo minimo di 20 euro, da devolvere al servizio di fornitura di parrucche gratuite per le pazienti oncologiche.
In totale sono quasi cento saloni che hanno aderito all’iniziativa e 988 le persone che hanno partecipato in tutta la Romagna: di queste 120 si sono recate allo Ial di Ravenna (via Vulcano 78) e 256 al Conad Superstore di Lugo (di via Taglioni 3), che si aggiudica la palma di Comune più solidale. I ricavati della giornata-evento andranno a sommarsi a quelli del crowdfunding “La mia mamma è bellissima”, lanciato i primi giorni di febbraio e attivo fino all’8 marzo, giorno in cui verranno anche aperti i “barattoli” delle offerte raccolte dai saloni solidali durante tutto il mese. Attualmente la cifra raggiunta è di oltre 27 mila euro.
Il pranzo (dal costo massimo di 5 euro) potrà essere ordinato sull’ app e ritirato nel punto vendita di Giardino Rasponi. Ai fornelli e dietro al bancone ci saranno gli studenti dell’istituto di formazione Engim
Oltre duecento pasti giornalieri a prezzi calmierati, preparati dagli studenti dell’istituto professionale per gli studenti universitari della città: Fondazione Flaminia e Enigm Emilia-Romagna firmano un accordo di collaborazione per la realizzazione in via sperimentale del nuovo punto di ristoro dedicato agli studenti del campus ravennate: «Un progetto unico nato dalla sinergia tra due fondazioni centrali nel tessuto formativo e sociale della città, che risponde alla necessità degli universitari contribuendo al percorso di formazione di altri studenti» sottolinea il sindaco facente funzioni Fabio Sbaraglia. Il servizio di ristorazione, inizialmente pensato per gli iscritti a Medicina, è stato ampliato a tutti gli studenti al campus con l’obiettivo di rendere la città più accogliente per gli universitari, rispondendo alla loro richiesta di una mensa accessibile, soprattutto per i fuori sede e i pendolari.
Ogni giorno, a partire dal prossimo 3 marzo, le officine Ubuntu di via Arnaldo Guerrini distribuiranno, dal lunedì al venerdì, dai 200 ai 250 pasti che potranno essere consumati negli spazi di Giardino Rasponi o ritirati per l’asporto. Gli studenti potranno prenotare il proprio pranzo attraverso l’app “E2K Menù”, sviluppata da Engim e, per garantire l’accessibilità del servizio, il pasto più costoso non supererà i 5 euro. Nei prossimi mesi verrà implementato un ulteriore punto di distribuzione negli spazi del ristorante didattico Ubuntu di via Punta Stilo.
Ad occuparsi della preparazione dei pasti, due classi di studenti provenienti dai corsi per operatore della ristorazione e operatore agroalimentare promossi da Engim. Anche il servizio di distribuzione sarà gestito dai ragazzi dell’istituto, rientrando nell’ambito delle attività formative e didattiche della scuola e permettendo di mantenere i prezzi accessibili e competitivi. «L’iniziativa ha quindi un doppio valore – commenta Mirella Falconi Mazzotti, presidente di Fondazione Flaminia – quella di mettere in contatto due realtà studentesche apparentemente molto lontane tra loro, quella universitaria e quella professionale, creando una rete di scambio in grado di ispirare nuove progettualità e di avvicinare magari i giovani allievi dell’Engim alla realtà accademica».
I pasti verranno realizzati nei laboratori dell’area ex Marani, sede operativa della scuola: «Si tratta di una grande opportunità per i nostri studenti, che potranno simulare e sperimentare in maniera ancora più realistica la produzione quotidiana dei pasti e la successiva fase di vendita – spiega Rina Giorgetti, direttrice Engim Emilia-Romagna – questa sperimentazione, oltre a rispondere a un’esigenza degli universitari, rappresenta perfettamente la nostra visione di impresa formativa, che mette al centro della didattica l’azione sul campo e il metodo “dell’imparare facendo”». Dal 2015 infatti Engim porta avanti il progetto di bottega alimentare e ristorante didattico Ubuntu, dove i ragazzi possono misurarsi con l’esperienza diretta della ristorazione nelle tre sedi di Ravenna e Cesena.
«Diamo il via con grande piacere a questo progetto nato per migliorare l’offerta di servizi dedicata agli studenti della nostra città – conclude Sbaraglia-. Ci auguriamo che il servizio di ristorazione diventi un polo di accentramento in grado di favorire la socialità e l’inclusione e sia da stimolo per l’attivazione di altre realtà seguendo la prospettiva di una città sempre più aperta, accogliente e a misura di studente».
L’autrice a Ravenna per presentare il suo ultimo lavoro: «La terra è l’elemento fondalmentale di questo conflitto»
Paola Caridi presenterà il suo ultimo libro Il gelso di Gerusalemme (ne parliamo qui) oggi, mercoledì 26 febbraio, alle 20.30 alla Sala d’Attorre di Ravenna. L’iniziativa è organizzata da Arci Ravenna e Casa delle donne e a dialogare con l’autrice ci saranno Elettra Stamboulis e Carla Cocilova. Ne abbiamo approfittato per fare in anteprima qualche domanda all’autrice sul libro e sulla situazione attuale in Palestina.
Come nasce l’idea di riraccontare la storia della Palestina e del Mediterraneo attraverso gli alberi e in generale l’elemento del “non-umano”? Che prospettiva diversa può fornirci questo punto di vista? «Quello che mi ha colpito è la terra. Può sembrare una risposta per se stessa banale, ma per dieci anni ho vissuto in una comunità e in una città in cui il racconto della questione israelo-palestinese è stato fatto sempre incentrato sulle persone, mentre riguarda innanzitutto una terra che doveva essere posseduta e dominata, e in quella narrazione la terra perdeva di spessore e di protagonismo. Ecco, gli alberi rappresentano quella terra, non solo perché sono gli elementi più visibili, ma anche perché nella questione israelo-palestinese sono l’elemento che ha dato luogo a diverse narrazioni che hanno dato un preciso tono politico a tutta la storia, una storia che dura da 150 anni. Quello che ritengo sia l’idea più importante della lettura che si può fare partendo dagli alberi è che quando si usa lo slogan “Un popolo senza terra per una terra senza popolo”, non solo si dimentica il popolo palestinese, ma si dimentica la terra che invece è l’elemento fondamentale. Questo non è un conflitto religioso, non uno è scontro tra fedi, riguarda esattamente la terra. Da parte israeliana è una terra da possedere e già posseduta, di cui si ha la proprietà e chi si può dominare. Nel caso palestinese invece c’è un rapporto diverso, c’è un rapporto di appartenenza, si è parte di un sistema e, se si vuole, di un ecosistema».
Gli alberi e la vegetazione stessa possono diventare un elemento politico, di narrazione o di negazione dell’identità? «Sì, certo, gli alberi sono un elemento politico, almeno noi umani lo interpretiamo come un elemento politico. Non solo, li abbiamo utilizzati, strumentalizzati, piantati come un elemento politico anche di possesso della terra, come ci dice la storia dei 200 milioni di alberi piantati dal Sionismo prima e da Israele dopo perché, come diceva Ben Gurion, era l’esercito degli alberi a proteggere Israele. Quindi, certo, sono un elemento politico, lo sono diventati e lo sono sempre di più. Basti pensare allo sradicamento degli olivi a centinaia di migliaia: oltre un milione di olivi sradicati è un elemento politico e quindi è un’arma».
Anche da questo libro emerge con forza tutto il limite del diritto internazionale, oggi più che mai messo in discussione. Cosa possiamo aspettarci? «Beh, la domanda implica una risposta che si può scrivere in un libro. La questione del diritto internazionale è una questione cruciale e secondo me anche una questione che fa paura alle parti in causa, soprattutto Israele, direi, ma anche a Trump. La stessa idea di Trump di trasformare Gaza in una riviera dà anche una lettura diversa rispetto a quella dello svuotamento di Gaza che pure è l’elemento centrale. In fondo cancellare la distruzione vorrebbe dire cancellare le prove del genocidio, cancellare tutto ciò che una scena criminis ci può dire, cancellare anche l’uso delle bombe americane gettate sulla popolazione di Gaza da parte dell’aviazione e dei droni israeliani. E quindi, come dire, il diritto internazionale sembra un’arma smontata, ma secondo me, ahimè con dei tempi lunghi che significheranno altri lutti, dovrà affrontare per forza di cose un genocidio; un genocidio non si nasconde in un cassetto».
Ma quanto la preoccupano le parole di Trump su Gaza? E quale sarà la situazione nell’immediato futuro? «Le parole di Trump mi preoccupano, certo, ma mi hanno preoccupato anche i gesti, gli atti compiuti dall’amministrazione precedente, cioè dall’amministrazione guidata da Joe Biden con un segretario di stato come Antony Blinken, che ha firmato, per esempio, l’invio di miliardi di dollari di armamenti a Israele. Se da una parte le parole di Trump preoccupano tutti noi, ma non solo su Gaza, su tutto ciò che ha detto e ha fatto in queste prime settimane di presidenza, non dobbiamo mai dimenticare che se c’è stato un genocidio a Gaza, è anche perché ci sono stati per oltre un anno gesti compiuti da un’amministrazione precedente. Non possiamo dimenticarlo. C’è stato un genocidio e temo che ora ci saranno le conseguenze umanitarie del disastro, quindi anche se non ci fossero più le bombe, cosa che ahimé ritengo improbabile, il disastro continua non visto, silenzioso, implacabile».