domenica
17 Agosto 2025

Sacche di sangue sull’elisoccorso, trasfusioni immediate in caso di emorragie gravi

Partito il progetto Eme, che permette di anticipare la somministrazione in caso di emergenze

Elisoccorso3 Scaled E1689328269394 1300x1173

Da qualche giorno l’Elisoccorso Romagna vola con a bordo due unità di globuli rossi zero negativo (compatibile con ogni altro gruppo sanguigno) e farmaci emoderivati (fibrinogeno), per effettuare trasfusioni in caso di emorragie gravi già durante il trasporto verso l’ospedale. Il progetto si chiama “Eme – Emocomponenti ed emoderivati in elisoccorso” ed è stato avviato grazie al lavoro coordinato degli operatori della Centrale operativa 118 ed emergenza territoriale del Dipartimento di emergenza, gestione del rischio aziendale, governo clinico e qualità di Ausl Romagna. In sicurezza e secondo criteri di appropriatezza, Eme permette di anticipare alla fase di trasporto in elisoccorso la somministrazione di emocomponenti ed emoderivati a pazienti vittime di emorragia severa, in shock emorragico o arresto cardiocircolatorio.

La perdita di sangue severa è una delle principali cause di morte prevenibile per trauma. Le evidenze scientifiche e le esperienze cliniche internazionali, in campo sanitario civile e militare, dimostrano che la trasfusione nella fase pre-ospedaliera migliora la prognosi del paziente severamente emorragico, riducendo il grado di shock e il consumo di emoderivati a 24 ore e migliorando il tasso di sopravvivenza a 30 giorni.

«È un progetto che trova la sua realizzazione e completezza tenendo conto delle peculiarità del territorio di Ausl Romagna, caratterizzato da città con ospedali di medie-grandi dimensioni diffuse nel territorio», spiega il dottor Rino Biguzzi, direttore U.O. Immunoematologia e medicina trasfusionale. «Ci siamo dati come obiettivo quello di dare riscontro a fabbisogni assistenziali, coerentemente con la disponibilità tecnologica attuale e organizzativa che siamo in grado di introdurre. Perciò molta importanza è stata data alla tracciabilità e alla sicurezza dei processi, degli operatori e dei pazienti, ma anche dei prodotti trasportati in elisoccorso: sangue e farmaci emoderivati per i quali garantiamo gli stessi standard qualitativi che assicuriamo quotidianamente nelle nostre attività. Garantire costantemente le due unità di globuli rossi sull’elisoccorso e la possibilità di reintegrarle in pochi minuti è uno sforzo che coinvolge tutto il sistema e, lo ricordiamo, si realizza grazie ai donatori e alle associazioni dei donatori, il cui apporto è insostituibile».

Aggiunge il dottor Maurizio Menarini, direttore del Sistema 118 ed elisoccorso Romagna: «Eme è un ulteriore passo in avanti nella strategia di anticipare il trattamento dei pazienti più critici in ambito territoriale, nell’ottica di gestire al meglio i percorsi dei pazienti con gravi lesioni che richiedono precocità di intervento e un successivo trasporto nell’ospedale di riferimento. Che si tratti di un trauma grave o di emorragia di altra natura, la disponibilità di sacche di sangue già sul luogo dell’evento dimostra come nel corso degli anni il sistema di soccorso preospedaliero evolva continuamente alla ricerca di soluzioni efficaci e basate su evidenze scientifiche. L’Elisoccorso Romagna costituisce una realtà che mira a un continuo sviluppo organizzativo e clinico attraverso una costante analisi dei dati di attività».

Lupi avvistati al cimitero di Lugo, le precauzioni da adottare

I due esemplari non hanno comportato problemi, ma il Comune invita alla prudenza

Lupo

È stata segnalata la presenza di due lupi nella zona compresa tra via Canaletto e via Canaletta, all’altezza del cimitero di Lugo. Gli avvistamenti sono stati registrati oggi, 27 dicembre, e non hanno comportato alcuna problematica. Tuttavia il Comune invita la cittadinanza ad adottare alcune precauzioni per garantire la sicurezza propria e degli animali domestici.

In particolare, sottolinea il Comune, «si raccomanda di mettere al riparo gli animali domestici, soprattutto durante le ore notturne, non lasciare cibo o residui di cibo in giardino, e, in caso di avvistamento, non avvicinarsi ai lupi».

«Ricordiamo che si tratta di animali selvatici, non abituati all’interazione con l’uomo, e devono essere lasciati indisturbati nel loro habitat naturale», prosegue la nota dell’amministrazione. «Il lupo è una specie protetta e non va cacciata. Per eventuali problematiche il numero per le emergenze ambientali è il 1515, oppure chiamare il 112».

Cartelli educativi al posto dei bidoni, la decisione del Comune di Massa Lombarda

L’amministrazione comunale ha rimosso alcuni cestini pubblici, sostituendoli con una lettera ironica indirizzata ai cittadini

Cartello Cestini Pubblici
Uno dei cartelli affitti dal Comune di Massa Lombarda

Una lettera ironica al posto di alcuni cestini dei rifiuti. È ciò che hanno trovato in questi giorni i cittadini di Massa Lombarda, per una decisione dell’amministrazione comunale, che ha deciso di rimuovere alcuni bidoni pubblici in seguito a vari depositi errati di immondizia. Al posto dei cestini rimossi sono stati apposti alcuni cartelli a fini educativi.

«Cari concittadini, avete notato che in alcuni angoli del nostro centro città i cestini pubblici sono… spariti? Non temete, non si tratta di un complotto per scoraggiare le passeggiate o per invitarvi a portare la spazzatura a casa come un souvenir», recita la lettera aperta del Comune, inviata oggi ai cittadini in seguito alla rimozione dei bidoni. «Purtroppo, la realtà è ben più semplice (e un po’ meno poetica): alcuni hanno deciso di trasformare i nostri umili cestini in vere e proprie discariche personali!».

«Un cestino pubblico dovrebbe accogliere cartacce, fazzoletti e piccoli rifiuti. Non è il posto per svuotare il secchio della cucina o per “liberarsi” del sacco nero della settimana! Per quello esiste il nostro efficiente servizio di raccolta rifiuti. Allora perché alcuni insistono nel trasformare un utile servizio per tutti in un problema per molti?», prosegue la lettera aperta del Comune. «Abbiamo dovuto fare una scelta drastica: rimuovere i cestini che si erano trasformati in calamite per la maleducazione. Certo, ci dispiace privare alcuni angoli di un servizio utile, ma non vogliamo che la negligenza di pochi penalizzi il decoro che tutti meritiamo. Ogni cittadino può fare qualcosa di positivo, rispettando gli spazi comuni. Pensiamo al nostro territorio come a una grande casa condivisa. Non butteremmo mai il sacco dell’umido in salotto, giusto? Lo stesso vale per i nostri marciapiedi e piazze».

Conclude la missiva: «Massa Lombarda non è solo un luogo: è una comunità. E, come in ogni comunità, la collaborazione è fondamentale. Ci siamo presi questa responsabilità di sostituire alcuni cestini con i cartelli, ma non per punire, bensì per lanciare un messaggio. Insieme possiamo fare la differenza, e magari, chissà, rimettere quei cestini al loro posto… ma usati con rispetto!».

Addio a Claudia Baccarini, la donna più longeva d’Italia

La faentina si è spenta nella notte di Natale all’età di 114 anni

Claudia Baccarini

È morta nella notte di Natale Claudia Baccarini, la donna più longeva d’Italia. La faentina era nata il 13 ottobre 1910 e si è spenta all’età di 114 anni nella sua casa di Faenza. Baccarini aveva sposato Pietro Baldi, sindaco di Faenza dal 1951 al 1956. Dalla loro unione sono nati 10 figli e 49 nipoti e pronipoti. I funerali si svolgeranno domani, sabato 28 dicembre alle ore 10, nella chiesa parrocchiale di San Francesco a Faenza.

In un’intervista dopo aver compiuto i 113 anni, alla domanda su quale fosse il suo segreto, Baccarini aveva dichiarato di mangiare di tutto, in particolare «cioccolata e cappelletti».

Questo il cordoglio del sindaco di Faenza Massimo Isola: «Claudia Baccarini è stata una figura di rilievo nella nostra comunità, testimone di oltre un secolo di trasformazioni storiche e sociali. La sua longevità l’ha resa un simbolo di resilienza e memoria storica per Faenza. Fino a pochi anni fa, infatti, partecipava attivamente alla vita religiosa, frequentando la messa pomeridiana, e manteneva una mente lucida, nonostante qualche piccolo acciacco tipico dell’età. Il suo stile di vita sobrio, caratterizzato da pasti leggeri accompagnati da moderate quantità di vino e l’assenza di fumo, rifletteva una filosofia di vita equilibrata».

«La sua scomparsa la notte della Vigilia di Natale, all’età di 114 anni, che l’aveva portata a essere per qualche mese la donna più longeva d’Italia, rappresenta una grande perdita per la nostra comunità», prosegue Isola. «La sua vita, attraversando epoche di profondi cambiamenti, rimane un importante esempio di dedizione familiare e di grande impegno civico. Esprimo, a nome delle città, dell’amministrazione comunale e a titolo personale, le mie più sentite condoglianze a quanti le volevano bene e alla famiglia, con la quale eravamo costantemente in contatto perché la signora Claudia era un po’ uno dei nostri simboli riconoscendo in lei una testimone preziosa della nostra storia collettiva».

Riqualificazione Punte Alberete, Cà Aie e Museo NatuRa: approvati i progetti

La giunta ha varato le delibere per la riqualificazione delle aree, che conta su oltre 2 milioni di finanziamento dal Pnrr

24 05 30 Punte Alberete Ponticello

La giunta del Comune di Ravenna ha approvato alcuni progetti esecutivi per rendere più fruibili Punte Alberete, Cà Aie e Museo NatuRa. I principali interventi previsti dalle delibere riguardano la riqualificazione del parcheggio esistente, la realizzazione di tre fabbricati a servizio dei visitatori, il completamento della sistemazione dei ponticelli pedonali a Punte Alberete e della settecentesca Cà Aie nella Pineta di Classe, il riallestimento del Museo NatuRa a Sant’Alberto. I progetti di valorizzazione di queste aree e strutture, inserite in ambienti di particolare interesse naturalistico, possono contare su alcuni fondi finanziati dal ministero della cultura nell’ambito del Piano nazionale interventi complementari al Pnrr-Pnc. Nello specifico, si tratta di 862 mila euro per Punte Alberete e di 1 milione e 150 mila euro per Cà Aie e Museo NatuRa.

Il progetto di rivalutazione della fruizione di Punte Alberete prevede la creazione e il riordino di un’area a parcheggio sufficientemente estesa per poter alloggiare almeno 25 auto e 2 pullman; la sistemazione dell’area centrale del lotto nella quale verranno realizzati dei nuovi percorsi pedonali e tre fabbricati a servizio dei fruitori del parco, nei quali saranno alloggiati un punto di ristoro, un centro servizi e una tettoia che offra riparo a chi usufruisce dell’area protetta. Gli edifici saranno realizzati come i capanni tradizionali in legno e canne palustri di Villanova di Bagnacavallo, sorgeranno nella porzione centrale del parco e ospiteranno un punto di ristoro con servizi igienici accessibili sia per i dipendenti dell’esercizio commerciale che per i fruitori del parco; oltre a un centro servizi dove sarà possibile fare didattica culturale legata ai temi ambientali.

L’edificio denominato Cà Aie sorge nell’area naturale all’interno della pineta di Classe e fa parte di un complesso di valore storico-architettonico, preziosa testimonianza della vita che si svolgeva nelle pinete composto inoltre dalla casa pinetale in cui risiede il custode della pineta e dalla chiesetta di San Sebastiano, anche nota come cappelletta della Betonica. L’intervento riguarderà la realizzazione di uno spazio espositivo legato alla storia delle pinete ravennati, come previsto dal Piano territoriale del Parco del Delta del Po, diventando un punto di attrazione e informazione per i turisti che visitano l’area protetta.

Il Museo NatuRa, ospitato nel Palazzone di Sant’Alberto, edificio di epoca rinascimentale, ha la duplice valenza di Centro visite del Parco del Delta del Po e di Museo ravennate di scienze naturali, dedicato agli animali, alla natura e all’educazione ambientale, arricchito dalla presenza di un laboratorio didattico e dall’atelier dei piccoli. La linea di sviluppo del nuovo percorso di allestimento guarda alla necessità di far comprendere l’articolazione degli ambienti vallivi, di illustrare i sistemi e i contesti in cui si articola la vita nel Delta. In particolare sarà valorizzata la collezione ornitologica esistente.

Commenta l’assessore ad aree naturali e Parco del Delta del Po, Giacomo Costantini: «La realizzazione di questi progetti rappresenta un ulteriore miglioramento verso un sistema di fruizione coordinato delle nostre aree naturali al quale stiamo lavorando da anni. Visitor center, aree di accoglienza, protezione dei percorsi: sono alcuni elementi infrastrutturali che ci permettono di raggiungere obiettivi importanti come la tutela di queste aree grazie ad una fruizione corretta e la valorizzazione di un patrimonio tanto bello dal punto di vista naturalistico e tanto importante dal punto di vista storico, consentono di viverlo in maniera completa e immersiva».

Privacy e segreti aziendali, meglio evitare il riconoscimento facciale nei telefoni

L’esperto ravennate in hackeraggio fornisce i suoi consigli sulla sicurezza di smartphone e laptop

Nsys Group 5ubmlxZR7I Unsplash

Per stabilire se un telefonino è stato hackerato possono bastare una manciata di minuti senza entrare nella memoria, invece di tre-quattro ore di analisi sulla copia della memoria estratta con un collegamento via cavo. È l’evoluzione nell’ambito informatico che ha ideato e realizzato una società informatica di Ravenna, la G&G Computers.

«Abbiamo iniziato a lavorare al progetto nel 2021 – racconta il titolare Gabriele Gardella – anche grazie al sostegno di un investitore da San Marino, Marco Muratori, che si occupa di antispionaggio e bonifica ambientale e che conosco da tempo. Oggi siamo operativi e il sistema è già in commercio. È una valigetta con un funzionamento autonomo: ha una batteria e una Sim dati che la rendono autosufficiente».

Di fatto “M2 Bridge” è un sistema informatico per la bonifica dei cellulari, ormai custodi di informazioni private e preziosi segreti aziendali: «Verrebbe da pensare che sarebbe più sicuro non tenere nulla sui telefonini, ma alla prova dei fatti è impossibile. Il dirigente d’azienda che si muove per lavoro non può fare altro che appoggiarsi sul telefonino per consultare dati o file». E secondo Gardella sarà sempre più così: «La mia previsione è che spariranno anche i computer portatili che già oggi hanno il limite di non fare telefonate. Avremo solo telefonini sempre più potenti, o al massimo tablet. E sulle scrivanie avremo monitor e tastiere a cui collegare gli smartphone. In acune aziende come Microsoft è già così».

La particolarità più eclatante di “M2 Bridge” è la possibilità di fare l’analisi senza intervenire fisicamente sul telefono: «L’amministratore delegato di una grande multinazionale non è così ben disposto a fidarsi di un tecnico informatico e lo capisco. I vecchi sistemi che svolgevano queste bonifiche tenevano impegnato l’apparecchio per diverse ore. Noi abbiamo trovato una soluzione alternativa».

Senza avventurarsi in tecnicismi troppo spinti, il funzionamento in sintesi è questo: il telefonino da analizzare va messo in modalità aereo e poi va collegato alla rete wifi creata dall’apparecchio della G&G, a quel punto basta svolgere normali operazioni con il telefono come il controllo della posta o l’apertura dei social così che eventuali virus presenti si attivino per inviare le informazioni all’hacker “in ascolto”. «Solo che la trasmissione passa dalla rete wifi creata apposta e quindi viene rilevata la presenza del virus». A quel punto un report restituisce lo stato di salute del telefonino e si può decidere come intervenire. «Non necessariamente l’eliminazione del virus è la mossa giusta da fare subito. Prima può essere utile raccogliere dati per capire da dove è arrivato l’attacco e come difendersi o come denunciarlo alle autorità».

Il cliente tipo di Gardella è la grande azienda strutturata che si dota della macchina per bonificare i device dei suoi dirigenti, ma anche il negozietto di telefonia: «Ci sono negozi che fanno giornate in cui i clienti possono andare a farsi controllare il telefono per capire se è infetto». Perché non c’è solo il Ceo della multinazionale a rischio hackeraggio. Anche la persona comune può incappare in una delle tante pesche a strascico in rete: «Se si entra in un telefonino si può accedere a molte informazioni personali, per esempio molte foto che vorremmo restassero private. Si finisce per essere ricattati».

Allora quali accorgimenti adottare per abbassare i rischi? «Il primo spauracchio da cui tenersi alla larga sono le reti wifi aperte in luoghi pubblici. Ci sembra che abbiano il nome del centro commerciale o di qualche altra attività lecita e invece magari è solo una rete creata da qualche malintenzionato nei paraggi che cerca di ingannarci». Troppi sono ancora i casi di chi cade nel tranello di link truffaldini ricevuti da numeri più o meno istituzionali o addirittura di amici: «Si può ricevere un sms che risulta inviato da un numero di qualcuno che abbiamo in rubrica ma in realtà è solo l’opera di qualcuno che si è posto nel mezzo. Leggiamo “Sei tu in questa foto? Cosa stai facendo?”, istintivamente clicchiamo e il gioco è fatto». Lo stratagemma serve per carpire pochi euro con uno scopo preciso: «Se la cifra che perdiamo è bassa non andremo a fare denuncia. Ma piccole cifre rubate a tante persone fanno somme importanti per i truffatori». L’accesso a profili e account tramite impronte o riconoscimento facciale è solo apparentemente sicuro: «A un buon hacker può bastare una nostra foto presa da Instagram per elaborare un sistema con cui aggirare il controllo del volto». E allora la soluzione più efficace è una buona gestione delle password: «Evitiamo quattro volte zero o cose simili, meglio utilizzare un gestore di password, come Lastpass, che genera parole chiave complesse per ridurre le probabilità di furto».

Il gattile di Ravenna è ancora senza riscaldamento, Ancisi: “Urge soluzione”

L’impianto si è rotto lo scorso 10 agosto, ma la struttura è troppo datata per ripararlo

Gattile Ravenna
La postazione dell’associazione “Soli a quattro zampe” in Piazza del Popolo

«Dal 10 agosto scorso, il gattile comunale di via Trieste 342 a Ravenna è senza gas, quindi senza riscaldamento, a causa della rottura dell’impianto. Il Comune ha provato a ricostruirlo, non potendo però affidare l’incarico ad alcuna ditta perché fuori norma. Il problema è diventato grave con l’arrivo della stagione fredda». Lo denuncia il consigliere comunale Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna, che ha presentato un’interrogazione al sindaco.

Il gattile comunale di Ravenna, gestito dai volontari dell’associazione “Soli a quattro zampe”, provvede alla cura e al ricovero temporaneo o permanente di gatti abbandonati in grave stato di bisogno o provenienti da colonie feline della città perché affetti da patologie che necessitano di un periodo di isolamento, traumatizzati, incidentati, in stato sanitario problematico o che abbiano subito interventi di sterilizzazione. A guarigione avvenuta, i gatti vengono reinseriti nelle colonie di provenienza, mentre rimangono quelli non più autosufficienti o quelli entrati come cuccioli che, non avendo una colonia di provenienza, non possono essere abbandonati sul territorio. Inoltre, secondo la legge regionale 27/2000, sono ospitati al gattile i felini con accertate abitudini domestiche, non inseribili in colonie feline in quanto non autosufficienti.

Attualmente sono ospitati nella struttura circa 60 gatti. L’interno dell’edificio si compone di una grande stanza attrezzata con ceste, divani e diverse ciotole contenenti mangime, un piccolo ufficio, una cucina, un reparto di isolamento per i gatti in ingresso, affinché non trasmettano a quelli già ospitati eventuali patologie, un reparto per accogliere i cuccioli, un’infermeria per i gatti che necessitano di cure costanti. «Si può capire dunque quali disagi subiscano, assiderati da una temperatura di pochi gradi, i gatti ospitati e anche il personale volontario, pur coperto da giacche a vento», afferma Ancisi, che nella sua interrogazione ha chiesto al sindaco se intendesse risolvere immediatamente questa situazione, «essendo passati inutilmente quattro mesi da quando il problema si è posto».

Lo scorso 10 dicembre l’assessora Federica Del Conte ha risposto così all’interrogazione di Ancisi: «Siamo di fronte a un edificio un po’ datato e quindi, nel momento in cui si interviene, diventa importante e necessario adeguarlo alle sopravvenute normative che prevedono un certo tipo di dotazioni. Probabilmente, a fronte delle verifiche che sono state fatte, la struttura tecnica si sta orientando verso un impianto con pompe di calore, che quindi utilizzi energia elettrica piuttosto che il gas. Ma al di là di questi aspetti, che la struttura tecnica valuterà nel migliore dei modi, già dalla prossima settimana verranno messe in campo delle azioni per garantire un riscaldamento adeguato agli operatori, alle persone che operano nella struttura, in modo tale che le temperature siano conformi a un luogo di lavoro».

Sottolinea Ancisi: «Da notizie assunte informalmente, mi risulta che il giorno dopo la risposta, la struttura tecnica ha effettuato un sopralluogo, da cui sarebbe risultata l’impossibilità in tempi brevi di installare un impianto di riscaldamento elettrico, se mai fattibile in un secondo tempo, optando quindi per due stufe a pellet. La ditta incaricata ha provveduto a installarne una. Per la seconda, causa alcuni contrattempi, bisognerà forse aspettare che passino, più o meno, questi giorni di festa. Quella funzionante non copre però le 24 ore, per cui, alla chiusura serale del servizio, si provvede come si può con una stufa comprata dall’associazione».

Conclude il consigliere comunale: «Già non si giustifica che, oltre a essere “datato”, un edificio del Comune adibito a un servizio pubblico di grande utilità sociale, gestito da un’associazione no profit di volontariato, non sia totalmente a norma. Non si può però ammettere che, da agosto a oggi, non si sia almeno evitato che nel giorno di Natale gli animali ospitati nella struttura siano riscaldati come nella grotta di un presepe (dal latino “praesaepe”: recinto chiuso dove venivano custoditi ovini e caprini). Confidando perciò che una soluzione accettabile si abbia entro pochi giorni con la seconda stufa a pellet, chiedo al sindaco supplente, in carica a tempo pieno dalla vigilia di Capodanno, può assicurare, sentita la competente struttura tecnica, che nel gattile, prima della prossima scadenza elettorale, sia installato un impianto con pompe di calore che utilizzi energia elettrica».

Consar Ravenna batte Fano al tie-break, è l’undicesima vittoria

La squadra romagnola si porta a quota 30 punti in classifica, in seconda posizione, con un match ricco di colpi di scena

Consar Ravenna Fano

La Consar Ravenna conquista il Palasport di Fano. La squadra pallavolistica romagnola esce con un successo al tie-break (il quarto su altrettanti giocati fuori casa) al termine di un match, quello tenutosi ieri sera, che è stato un frullatore di emozioni e ribaltoni. Fano ha perso il primo set, nonostante il 24-20 a suo favore, mentre nel quarto set Ravenna non ha sfruttato il +8 (10-18) e poi il +5 (17-22).

La partita è stata anche il palcoscenico di prestazioni personali di altissimo livello. In casa fanese, Roberti ha timbrato un mostruoso 36, con 5 ace, 4 muri e un 64% in attacco; in casa Consar conferme in doppia cifra per Guzzo e Tallone, rispettivamente 24 e 17 punti, ed exploit di Zlatanov che, entrato a metà del secondo set, non è più uscito chiudendo con 17 punti, con 2 ace e 2 muri, e un 56% in attacco e mostrando nervi saldi, sangue freddo e braccio caldo. Per Ravenna è l’undicesima vittoria, che la porta a quota 30 in classifica e la mantiene al secondo posto insieme a Prata. Domenica la squadra sarà di nuovo in campo al Pala De Andrè, per affrontare la Conad Reggio Emilia.

La cronaca della partita

La Smartsystem Essence Hotels Fano si apparecchia bene il primo set, con Roberti che fa subito vedere di essere in grande serata, timbrando prima il punto del +3 (7-4) e poi il tris di punti consecutivi per il +4 (10-6). Consar Ravenna tiene il cambio palla a lungo e con un doppio ace di Guzzo si rifà sotto (19-18), ma la reazione della formazione fanese è efficace: nuovo +4 (23-19) con il contributo di Marks. Roberti sigla il punto del 24-20: sembra fatta per Fano, ma qui la Consar trova la forza per annullare i quattro set ball, mette la freccia su un errore avversario (25-26) e poi corona la sua rimonta sfruttando un altro errore della squadra di casa.

Punto a punto nel secondo set, poi un muro di Copelli e un ace di Tallone determinano il +2 Ravenna (7-9), subito annullato dalla squadra di casa, che a sua volta poi sprinta portandosi davanti di tre lunghezze (14-11). Tre muri consecutivi dell’asse Acuti-Coscione portano la Smartsystem al +6 (18-12). Nel frattempo Feri ha lasciato il posto a Zlatanov. Fano tiene alta l’attenzione e questa volta non concede spazio al tentativo di rimonta ospite. L’1-1 arriva dalla conclusione vincente di Mengozzi.

Terzo set con Zlatanov nello schieramento di partenza della Consar. Nel contesto di un set che propone lunghe fasi punto a punto, Ravenna prende per tre volte due lunghezze di vantaggio e per tre volte viene raggiunta. Sul 16-16, il nuovo allungo è quello decisivo. Goi e compagni reggono all’ennesimo tentativo di reazione, frustrato dall’ace di Copelli per il 19-23 con tanto di inchino in direzione della folta rappresentanza di sostenitori ravennati al seguito.

Sull’inerzia del set vinto, la Consar prende decisamente il largo nel quarto set (2-7) con un ace di Copelli e un muro a tre con tocco vincente di Zlatanov, che nella bolgia del Palasport fanese sembra esaltarsi: prima mette a terra un grande attacco e poi fa saltare la difesa di casa con un ace (4-10). Un altro colpo vincente dai 9 metri, questa volta di Canella, vale il +8 (6-14). Marks prova a rendere meno ampio il divario (3-18). Sembra finita, ma qui la Consar ha il torto di rifiatare un attimo: è quello che aspettava la Smartsystem per rianimarsi e riaccendersi. Spinta dal pubblico, la squadra di Mastrangelo risale la corrente, rosicchia punti su punti, mette pressione a Goi e compagni. Fano si avvicina pericolosamente (19-22), poi con l’ace di Roberti del -1 (22-23) colora i contorni della rimonta che si concretizza con il punto del sorpasso (24-23). Finale bollente ed entusiasmante: Ravenna non concretizza quattro match ball e Fano, che si appoggia solo su Roberti in questi frangenti, si vede annullare tre set ball e sul 31 pari sono Compagnoni e un muro di Klobucar a dare il 2-2 a Fano.

Altrettanto palpitante e incerto il tie-break. La Consar si porta sullo 0-2, tiene il doppio vantaggio fino al 5-7 e con un errore avversario sale a +3 (9-12). Compagnoni e due ace di fila del solito Roberti firmano la parità a quota 12. La Smartsystem Essence Hotels si procura il match ball, ma poi con un errore consegna il pari a Ravenna, che poi va a festeggiare con gli ultimi due attacchi vincenti di uno strepitoso Zlatanov.

Il tabellino

Fano-Ravenna 2-3 (25-27, 25-18, 22-25, 33-31, 14-16)

Smartsystem Essence Hotels Fano: Coscione 1, Marks 19, Mengozzi 8, Acuti 3, Merlo 8, Roberti 36, Raffa (lib.), Rizzi, Mandoloni 1, Klobucar 4, Compagnoni 5. Ne: Magnanelli, Sorcinelli (lib.), Tonkonoh. All.: Mastrangelo.

Consar Ravenna: Russo 4, Guzzo 24, Copelli 11, Canella 5, Feri 4, Tallone 17, Goi (lib.), Zlatanov 17, Bertoncello, Grottoli. Ne: Selleri, Ekstrand, Mirabella, Pascucci (lib.). All.: Valentini.

Arbitri: Armandola di Voghera e Selmi di Modena.

Note

  • Durata set: 31’, 29’, 32’, 45’, 23’, tot. 160’.
  • Fano 7 bv, 18 bs, 16 muri, 17 errori, 51% attacco, 54% ricezione
  • Ravenna 12 bv, 18 bs, 8 muri, 16 errori, 45% attacco, 49% ricezione

Lamentele a Traversara: «Il cantiere è fermo e hanno chiuso il paese»

Il comitato chiede a sindaco e prefetto di togliere le transenne

Foto Della Chiusura

Via Torri, a Traversara, nella cosiddetta zona rossa della località alluvionata, è stata chiusa con le transenne due giorni prima di Natale. «Una presa in giro nei confronti dei residenti», denuncia Gianluca Sardelli, presidente del comitato Progetto Futuro Sicuro, che ha inviato una Pec al sindaco di Bagnacavallo e al prefetto per chiedere chiarezza e che venga riaperto, di fatto, il paese.

La chiusura è giustificata dall’ordinanza della Provincia di fine ottobre, «ma sono più di tre mesi che è aperta al traffico», sottolineano dal comitato. «Adesso che il cantiere è chiuso, inibiscono la circolazione».

A Bagnacavallo un’immersione nella grafica della seconda metà dell’Ottocento

La nostra recensione della mostra in corso al Museo Civico delle Cappuccine

Un’immersione nella grafica dalla seconda metà dell’Ottocento fino agli anni Settanta del nuovo secolo: è questo il percorso della mostra al Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo intitolata La Rivoluzione del segno – a cura di Davide Caroli e Martina Elisa Piacente con la collaborazione di Marco Fagioli – che attraverso un centinaio di pezzi descrive in modo chiaro il cammino artistico europeo di questi decenni così creativi.

Seguendo il percorso già tracciato dalle mostre precedenti – dedicate alla grafica giapponese e artisti esperti della grafica come Goya, Klinger e Dürer – e proseguendo la specificità del museo, proprietario di una ricca raccolta grafica, la mostra rappresenta un buon itinerario per verificare artisti e correnti a cavallo dei due secoli visti dal particolare punto di vista delle tecniche come xilografie, litografie e acqueforti.

La mostra si basa non solo sugli esemplari appartenenti al museo, ma anche su prestiti di altri musei e di collezionisti privati, caratteristica questa che dà un valore aggiunto all’esposizione, adatta quindi anche a un pubblico più esigente, che può vedere opere meno conosciute. Si parte dalla prima stanza con incisioni di Goya e se il dubbio assale rispetto al fatto che rientri in date troppo antecedenti rispetto ai movimenti che anticipano le Avanguardie, la risposta sta nell’interpretazione interiore degli esemplari inquietanti tratti dalle serie dei Capricci e dei Disastri della guerra. Goya non descrive il mondo con realismo ma dichiara, anche sperimentando brani di realtà, quello che si muove nel basso ventre degli esseri umani, aprendo una strada per il secolo breve con i suoi storici mattatoi. Seguono sulle pareti alcune opere di Doré, uno dei più grandi illustratori del XIX secolo, grande esperto nelle tecniche incisorie, di cui è in mostra una bella immagine della Ballata del vecchio marinaio di Coleridge. Supera la dimensione romantica il lavoro di Daumier – più vicino al Realismo – che è da considerare una sorta di antesignano dei nostri Altan e Michele Serra. Con ferocia Daumier fornisce durissime critiche a giornali satirici come Le Charivari in cui testo e immagine denunciano corruzione, malversazione e potere.

Appartengono alla stessa temperie realista Manet e gli Impressionisti ed è una sorpresa vedere la loro grafica perché non così diffusa. Per il primo è minore l’impatto: abituati a percepire una linea di contorno netta anche se invisibile perché determinata dai colori in dipinti come la Colazione sull’erba, il risultato estetico si uniforma alla grafica in cui le campiture sono altrettanto nette, addirittura basate solo su una semplice linea di contorno. L’assenza del colore e della luce epica degli impressionisti Renoir e Degas rende invece tutto molto distante dalle loro esperienze pittoriche: non è quindi un caso che le incisioni presenti in mostra – ascrivibili ai due artisti per caratteristiche di soggetto e segno – siano tutte precedenti al 1874, data di apertura della prima mostra impressionista. Impossibile, a meno di non essere Dürer, riuscire a dare la variabilità sensibile della luce e men che meno tradurre il “momento” tipico della loro poetica nelle incisioni prodotte.

Le esperienze post impressioniste invece si adattano bene alle tecniche incisorie specialmente in Toulouse-Lautrec considerato universalmente il padre delle affiche moderne, di cui sono in mostra varie incisioni collegate ai personaggi di cabaret e ai teatri per cui lavorava.

Si rimane un po’ interdetti davanti alle xilografie di Gauguin che mantengono il tratto sintetico, nitido, spigoloso, affidando la potenza dei colori puri alla difficile traduzione in contrasti e variazioni di bianchi e neri. Poco convincenti risultano invece le prove grafiche di Cézanne in cui si mantiene una forte riduzione e semplificazione delle forme ma si perde completamente quella tessitura geometrica dei colori che le costruisce nei dipinti: a sorpresa si vede un Cézanne che nulla a che fare con la pittura che di lui conosciamo.

La mostra prosegue con diverse prove di Matisse: per lui, avanguardista della linea semplice e continua, dei colori puri e contornati, le incisioni, la litografia e la xilografia sono arti che possono stare bene accanto a tela e pennello, mantenendo la stessa freschezza e velocità del segno e sfrontatezza di colore.

Seguono i lavori del simbolista francese Redon, ampiamente conosciuto per le sue incisioni oniriche e grottesche, e quelli del grande illustratore italiano Alberto Martini, forse conosciuto maggiormente in Europa che nel paese natale: di lui sono in mostra alcune illustrazioni di libri che – per la caratteristica di un segno nervoso, preciso e talvolta drammatico – aprono un dialogo con Wildt e coi gruppi degli Espressionisti tedeschi e austriaci. Anche Grosz in Germania e Ensor in Belgio mantengono una grande precisione segnica che si allontana dal reale per tradurre con ferocia la disperazione delle classi meno abbienti, la grossolanità della massa o l’abbandono sociale subìto dai soldati tornati dal fronte. Condivide questa sensibilità il viennese Kokoshka anche se il segno è molto più ampio, quasi pittorico, mentre i temi prediletti spaziano più nell’affondo interiore che nella denuncia sociale. In accordo si misurano anche alcune prove degli espressionisti berlinesi appartenenti al Die Brücke, che preferiscono la xilografia in quanto linguaggio primitivista, adatto a esprimere le emozioni. Si affacciano anche alcuni lavori della controparte espressionista francese fra cui si apprezzano le acquetinte allo zucchero di Rouault in grado di tradurre bene quella pittura estemporanea, emozionale dell’autore. In un salto temporale questi lavori portano anche alle prove dolorose e ingarbugliate di Giacometti.

A questi lavori fanno da contraltare le incisioni equilibrate di Klee e Kandinskij: incredibilmente, nonostante la totale assenza di colori, la poetica e il parco segni dell’astrattista russo si ritrovano bene anche nelle incisioni. Più facile è poi comprendere le prove surrealiste messe un campo da Ernst, Magritte, Man Ray o Dalì vista la totale mancanza di importanza che le tecniche hanno per il gruppo. Si salta quindi a Chagall – che mantiene il proprio afflato poetico anche sperimentando queste tecniche – e poi alle prove metafisiche di De Chirico e poi al ritorno all’ordine degli anni ’30 dove le belle prove di Carrà, Morandi, Campigli e perfino di un giovane Boccioni non ancora futurista riconducono le tecniche incisorie nell’alveo della tradizione.

Al termine, una sala intera è riservata a Picasso, artista proteiforme di una rinnovata sperimentazione di tecniche e linguaggi, compreso le incisioni di cui è stato un grande e generoso produttore.

La rivoluzione del segno. La grafica delle avanguardie da Manet a Picasso
fino a 12 gennaio
Bagnacavallo, Museo civico delle Cappuccine
orari: MA-ME 14.30-18; GIO 10-12.30 e 15-18; VE-DO 10-12.30 e 14.30-19 (aperto anche 26/12 e 6/1 – chiuso il lunedi, 25/12 e 1/1/25)
ingresso gratuito

Torna la fiaccolata al Capanno di Garibaldi, per ricordare la Trafila

Un brindisi fuori dal consueto il 31 dicembre

Fiaccolata Capanna Garibaldi

Martedì 31 dicembre, alle ore 17, come è ormai tradizione, ritorna l’appuntamento al Capanno Garibaldi per un brindisi fuori dal consueto. Dopo aver lasciato il parcheggio di via Baiona, l’appuntamento è al ponticello all’inizio del sentiero che conduce al Capanno; ai partecipante verranno fornite le fiaccole per illuminare in modo suggestivo il percorso.

Le fiaccole che illuminano il Capanno Garibaldi sono anticipatrice dei lumini del IX febbraio, tremule fiammelle di candele a ricordo dell’avventura della Repubblica Romana del 1849. Dopo la caduta della Repubblica, Garibaldi, in fuga da Roma inseguito dagli austriaci, grazie alla “trafila”, una catena umana di patrioti romagnoli, trovò rifugio in questa “sacra capanna” che un secolo dopo avrebbe accolto i partigiani.

«Il nostro territorio conserva ancora traccia e memoria di quegli avvenimenti – si legge in una nota degli organizzatori -, dalla tragica morte di Anita, fedele compagna di Giuseppe Garibaldi, al salvataggio dell’Eroe da parte dei patrioti romagnoli, una memoria che arricchisce la comunità ravennate e che la Società Conservatrice del Capanno Garibaldi continua a trasmettere».

Interverrà l’assessore repubblicano Eugenio Fusignani, presidente della Fondazione Ravenna Risorgimento, che ricorderà gli eventi risorgimentali del 1849 nella ricorrenza del 175° anniversario della trafila garibaldina e la recente inaugurazione del Museo Byron e del Risorgimento.

Ai partecipanti verrà offerto panettone e vin brulè per il brindisi augurale, allietato da alcuni brani musicali eseguiti dalla “Banda musicale cittadina di Ravenna”.

L’iniziativa è promossa dalla Società Conservatrice del Capanno Garibaldi in collaborazione con la Fondazione Ravenna Risorgimento e dall’Ass. Naz. Veterani e Reduci Garibaldini.

Un’agenzia pubblica che aiuta negli affitti chi ha un reddito, ma non sufficiente

I proprietari sono tutelati dal rischio morosità con un fondo di garanzia. In otto mesi circa 15 contratti. Ora si cercano artigiani per le manutenzioni

Casaviva Faenza

Il Comune di Faenza e l’Unione della Romagna Faentina hanno dato vita lo scorso aprile al progetto “Casaviva”, un’agenzia che propone affitti a canone calmierato tra i proprietari di case sfitte e la popolazione della fascia cosiddetta “intermedia/grigia”, cioè coloro che, pur fruendo di un reddito, non riescono a permettersi un alloggio nel libero mercato e, al tempo stesso, non soddisfano i requisiti che danno accesso all’edilizia residenziale pubblica.

L’idea è nata nell’estate del 2021, tramite una rete di associazioni del terzo settore che voleva far fronte all’emergenza sfratto dopo i blocchi imposti dalla pandemia. Il servizio è destinato ai cittadini con un Isee tra 9.360 e i 35mila euro.

«Il progetto non si rivolge all’utenza fragile, già in carico all’assistenza sociale – spiega Davide Agresti, assessore alle Politiche abitative del Comune di Faenza –. Piuttosto a lavoratori precari, stranieri e famiglie numerose, ma anche studenti, giovani coppie e, purtroppo, cittadini alluvionati».

Gli inquilini possono contare su un canone più accessibile rispetto alle tariffe convenzionali e su un eventuale aiuto al raggiungimento della quota mensile grazie ai fondi del progetto. I proprietari vengono affiancati e facilitati nella mediazione e nel disbrigo della burocrazia, ottengono una scontistica sull’Imu e un fondo di seimila euro da utilizzare per piccole riqualificazioni all’immobile o per far fronte a eventuali danneggiamenti della casa. «Inoltre il proprietario ha la garanzia di un pagamento sicuro perché, in caso di morosità, i Comuni hanno istituito un fondo di garanzia».

Negli otto mesi di attività del progetto sono stati coinvolti venti proprietari immobiliari e qualche decina di inquilini. I contratti firmati sono stati circa quindici. «Numeri non altissimi, ma di cui ci riteniamo soddisfatti considerando i pochi mesi di lavoro – commenta Agresti –. Il progetto nasce per mettere in comunicazione e avvantaggiare entrambe le parti, immettendo al tempo stesso nuovi alloggi sul mercato della locazione, attraverso il riuso del patrimonio edilizio esistente e non utilizzato. Il riscontro che riceviamo dai partecipanti al progetto è molto positivo e gli obiettivi per il 2025 sono quelli di stringere i contatti con nuovi proprietari immobiliari, creare una rete di artigiani per le manutenzioni e rafforzare il dialogo con le agenzie tradizionali che possono aderire».

A gestire il progetto è “Fondazione Abitare”, realtà locale nel tema dell’housing mentre i finanziamenti sono arrivati dal “Patto per la Casa Emilia-Romagna” della Regione e del Programma Fondo sociale europeo Plus . «Siamo stati i primi a dare vita a un progetto simile in regione – conclude Agresti –, ma anche i Comuni vicini, soprattutto quello di Ravenna, stanno dimostrando interesse per la formula».

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi