In occasione del Giubileo 2025, dal 7 dicembre la prima esposizione italiana per l’opera d’arte realizzata dalla sartoria veneziana Decima Regio ispirandosi a un lacerto pavimentale del Duomo ravennate
Al museo arcivescovile di Ravenna dal 7 dicembre sarà in mostra il manto giubilare indossato da Papa Giovanni Paolo II a San Pietro per il rito di apertura della Porta Santa della Basilica Vaticana, inizio del Giubileo del 2000. L’iniziativa rientra nell’ambito degli eventi del Giubileo ordinari 2025 che a Ravenna verrà aperto dall’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni il 29 dicembre in cattedrale.
Il manto indossato da Papa Wojtyla solo il 24 dicembre 2000 fu realizzato da Decima Regio, sartoria veneziana specializzata fin dal 1987 nella confezione di paramenti sacri, con pattern ispirato da un lacerto pavimentale del Duomo di Ravenna. È stato esposto a Tokyo, a Città del Messico, in Polonia, in Francia, negli Usa. Ma mai finora in Italia. La prima esposizione italiana sarà quindi quella del Museo Arcivescovile
Stefano Zanella è l’autore del disegno che si ispira alla cattedrale di Ravenna: «Il cerimoniere del Papa, monsignor Piero Marini e monsignor Guido Marchetti, allora economo e direttore dell’Opera di Religione a Ravenna, da tempo si conoscevano tanto che nel 2000 monsignor Marchetti ci chiamò a Ravenna per realizzare alcuni abiti sacri per le celebrazioni in Cattedrale, sul modello di quelli già confezionati per il Collegio Cardinalizio in vista dell’Anno Santo. Ma già da molto tempo, visitando Ravenna e il Duomo negli anni dei miei studi, mi colpì particolarmente quel lacerto pavimentale del XII secolo, e poi l’immagine rimasta impressa mi si ripresentò quale fonte estetica per il manto del Santo Padre. Non senza soddisfazione monsignor Marchetti fu informato di questo particolare».
Gli artigiani di X Regio, lasciati liberi di individuare un tema per il tessuto scelsero la Porta: nel caso la Porta Santa della basilica di San Pietro, segno del Giubileo, ma soprattutto Cristo, porta tra la morte e la vita, porta di salvezza. Il pattern del manto presenta due disegni separati e sovrapposti: il primo è una serie di porte in progressione identica, ordinata e infinita. «L’immagine è quella stessa del Colosseo, del Palazzo delle Esposizioni di Roma, di qualsiasi antica basilica, a tutti familiare perché riprodotta moltissime volte», aggiunge Zanella. I colori, rosso, blu e oro, sono i colori cristologici tradizionali con i quali Cristo Pantocrator viene sempre rappresentato.
Sovrapposto a questo disegno di base c’è il secondo, che Zanella ha tratto dalla Sacra Sindone, sinopia di due colpi flagello ai quali è stato sottoposto Cristo nella Passione. «Il senso è che la porta della salvezza per ciascuno di noi viene aperta solo dal sangue redentore di Cristo: il tema del grande Giubileo del 2000».
Una gru con un braccio di 40 metri sul fiume Santerno rimuoverà il manufatto del 1951 nella sua interezza e sarà smantellato a terra. Verranno realizzate tre vie di accesso al cantiere
DCIM100MEDIADJI_0681.JPG
Ci vorranno 6,1 milioni di euro e sei mesi di tempo per demolire il ponte ferroviario da 200 tonnellate della linea Faenza-Lavezzola costruito nel 1951 sul fiume Santerno a Sant’Agata. Il progetto per la demolizione è pronto, ma non c’è ancora un programma del cantiere. La rimozione del ponte è finanziata dalla struttura commissariale per la ricostruzione dopo l’alluvione di maggio 2023: nei pressi del ponte la piena fece crollare l’argine.
Il ponte attuale si trova a una quota inferiore agli argini che sono stati innalzati due volte negli anni successivi alla costruzione del manufatto. Questa è la ragione per cui il traffico sulla linea non ha mai ripreso da maggio 2023 (i quattro treni in servizio sono sostituiti da autobus): le autorità hanno ritenuto che lasciare l’argine più basso in corrispondenza dei binari, con l’impegno all’innalzamento in caso di emergenze, non fosse una garanzia sufficiente per la sicurezza dell’abitato duramente devastato dalla tracimazione del fiume.
Rete ferroviaria italiana (Rfi), società pubblica che si occupa delle infrastrutture, ha dato la propria disponibilità a ricostruire il ponte non appena disponibili i relativi finanziamenti, adeguandolo all’attuale altezza degli argini con caratteristiche tali da non rendere necessaria la realizzazione di piloni in alveo. Al momento non è quindi in agenda la ricostruzione (che costerebbe circa 40 milioni).
L’operazione di demolizione richiederà l’intervento di una pesante gru della quale sono disponibili pochissimi esemplari in tutta Italia: il ponte verrà rimosso nella sua interezza grazie a un braccio meccanico di 40 metri, per essere poi smantellato a terra e smaltito. La seconda fase di lavori prevede la demolizione dei piloni in alveo, operazione questa che può essere eseguita solamente con condizioni meteo favorevoli.
L’intero intervento richiederà l’allestimento di un cantiere che prevede la realizzazione di una piazzola in calcestruzzo per il collocamento della gru e la disposizione di tre vie d’accesso: una seguendo il tracciato dei binari a partire dalla stazione di Sant’Agata, una sull’argine del fiume e una attraverso la campagna. L’approntamento del cantiere dovrebbe essere avviato già dalle prime settimane del 2025.
Giovedì 5 dicembre il sindaco di Sant’Agata sul Santerno, Riccardo Sabadini, insieme all’assessore Enrico Rambelli, ha incontrato a Bologna, nella sede della Regione Emilia-Romagna di via Aldo Moro, la struttura tecnica di Rfi e i rappresentanti della Regione e della Protezione civile per conoscere i dettagli dell’operazione. «Non appena sarà disponibile il programma, i vertici di Rfi e della Protezione civile saranno a Sant’Agata per illustrare le caratteristiche dell’intervento a tutti i cittadini. Organizzeremo dunque un’assemblea pubblica, con lo scopo di spiegare nel dettaglio modalità e fasi di realizzazione di questa importante operazione».
Nelle periodiche rotazioni decise dal ministero, il prefetto passa a Catanzaro e verrà sostituito da Ricciardi da Gorizia
Castrese De Rosa chiude la sua esperienza come prefetto di Ravenna, durata poco meno di tre anni, con la convinzione di aver ridotto la distanza tra i cittadini e l’istituzione rappresentata: «La prefettura è la casa dei ravennati – ha detto il funzionario di origini napoletane incontrando la stampa per l’ultima volta – che devono sapere di poter trovare ascolto nei nostri uffici». È questa che considera la soddisfazione maggiore di un periodo di cui, assicura, conserverà un ricordo prezioso. L’ultimo anno e mezzo che lo sapere dalla pensione lo passerà a Catanzaro: «Avrei concluso volentieri la mia carriera a Ravenna, ma per noi decide il ministero dell’Interno e ogni 2-3 anni c’è una rotazione». Al suo posto, a Ravenna, dal 9 dicembre arriverà Raffaele Ricciardi dalla prefettura di Gorizia.
L’era De Rosa a Ravenna è stata contraddistinta da una costante apertura comunicativa della prefettura verso l’opinione pubblica, con un rapporto diretto frequente con la stampa, anche per una sorta di vicinanza verso una professione conosciuta in prima persona: «Ho scritto il mio primo articolo a 17 anni sul Gazzettino Campano e poi ho lavorato per Il Mattino e per Il Roma».
Nell’ultimo incontro con la stampa, De Rosa ha voluto al suo fianco i tre dirigenti degli uffici di piazza del Popolo (secondo la pianta organica dovrebbero essere sette) per ringraziarli dell’apporto e della collaborazione: «In prefettura lavorano 56 persone ed è grazie a loro che abbiamo potuto fare tutto quello che è stato fatto».
Nel riassunto di quanto fatto nel triennio e di com’è la città oggi, la commozione incrina la voce di De Rosa su due argomenti: la gestione degli sbarchi dei migranti dalle navi ong e l’inaugurazione di uno stabilimento balneare inclusivo aperto ai disabili a Punta Marina. «In totale abbiamo accolto 16 navi con 1.567 persone. E scelgo volutamente di usare la parola persone anziché migranti». Ognuna delle sedici volte De Rosa è stato in banchina: «Rappresento lo Stato ed è giusto che fossi lì ad accogliere persone. La rete di associazioni e realtà del territorio ha dimostrato una grande capacità di accoglienza».
Nel bilancio finale non può mancare un accenno alla sicurezza e all’ordine pubblico. I dati dei primi dieci mesi del 2024 mostrano un calo delle denunce di reati rispetto al 2023: i furti in totale sono diminuiti del 3,6 percento, i furti in abitazione del 5,7, quelli nei negozi del 20,6 percento, quelli dalle auto in sosta del 14,4».
Nel corso del periodo passato a Ravenna, sono stati esaminate 239 posizioni di vari soggetti privati e imprese per individuare eventuali rischi di infiltrazioni mafiose. Finora nessun provvedimento è stato emesso, ma non è escluso che le istruttorie possano portare a emanare interdittive nei prossimi mesi.
Al successo Ricciardi spetterà anche il compito di completare quella che De Rosa considera la mancanza che non ha fatto in tempo a colmare: «Stiamo lavorando all’aggiornamento dei piani sicurezza per le 34 imprese a rischio di incidente rilevante. La prima dovrebbe essere ormai pronta e poi si continuerà con tutte le altre».
Nel monologo interpretato da un ottimo Marco Cacciola, il drammaturgo delle Albe fa dialogare il ‘600 con la contemporaneità e si confronta con questioni immani
Fotografia di Enrico Fedrigoli
De viris illustribus (Le vite degli uomini illustri) è un titolo ricorrente nella sterminata bibliografia classica. Da Cornelio Nepote a Petrarca, da Boccaccio al più recente Achille Campanile, nella storia l’esemplarità delle esperienze ha aperto varchi verso la comprensione degli accadimenti in grado di sconvolgere le epoche e indirizzarle a migliorie future. Tutto questo perché nelle biografie c’è lo straordinario peso delle vite vissute, scontate, a volte tradite e riacquistate, c’è la vita nelle vite altrui: passa per altri gesti, quel gesto nostro di uguale e sintomatico peso nella storia. Marco Martinelli da sempre ha caratterizzato la sua drammaturgia con una forte narratività che attinge dai registri del comico e del tragico per riscrivere la realtà quotidiana tramite la reincarnazione in opere, personaggi, eventi del passato e del presente – da Jarry alla Divina Commedia, dal dramma dei migranti in Rumore di Acque alla vicenda di Marco Pantani, su su fino a Schwab e al progetto sul Don Chisciotte tuttora in atto –, arrivando a un teatro cosiddetto politttttttico (sì, con sette t, un termine coniato da Martinelli stesso negli anni ’80), che non si rinchiude cioè in schemi ideologici.
Non fa eccezione il nuovo Lettere a Bernini, che ha debuttato il 3 dicembre al Teatro Rasi e che vede protagonista uno strepitoso Marco Cacciola, lavoro incentrato sulla figura di uno dei più grandi artisti del Seicento, che poco a poco, in scena, si avvicina vertiginosamente a noi, ai nostri travagliati tempi, a certe dinamiche mai sopite. La diegesi dello spettacolo si riferisce a un giorno ben preciso del 1667, il 3 agosto, quando un Gian Lorenzo Bernini decisamente irato si trova nel suo studio (l’ambientazione unisce elementi antichi e contemporanei) a imprecare contro Francesca Bresciani, intagliatrice di lapislazzuli che ha lavorato per lui nella Fabbrica di San Pietro e che ora lo accusa senza mezzi termini, di fronte ai cardinali, di non pagarle il giusto prezzo per il suo lavoro. Da qui parte il monologo dell’attore in scena, un eloquio che è sia narrazione esterna che racconto in prima persona, quasi a voler dare connotati onirici all’azione (a cui contribuiscono non poco i ficcanti interventi sonori di Marco Olivieri e le luci di Luca Pagliano), un profluvio di parole con cui Bernini, tra italiano e napoletano, ci dice chi è, ossia un personaggio pieno di contraddizioni, un genio, certo, ma anche un uomo capace di violenze (che stava per uccidere il fratello Luigi per una questione amorosa) e di prepotenze, dall’ego smisurato, conscio della propria grandezza e pronto a soddisfare le richieste dei protettori, papi e potenti vari, insomma il re artistico della Roma Barocca.
Dunque ecco che questo Seicento inizia a parlarci, la protezione e il favoritismo dei potenti, anche in ambito artistico, non ci suonano così desueti, l’arroganza dell’artista affermato nei confronti dei colleghi non sembra una questione negletta, i ricatti economici li sentiamo tutti i giorni. E poi c’è la nemesi di Bernini, Francesco Borromini, il “longobardo”, il puro, l’introverso, «con quella smania di uscire dalle regole», che però «è bravo a disegnare, sì». Borromini che inizialmente doveva essere il protagonista del testo di Martinelli, dopo che il drammaturgo e regista rimase folgorato dalla visita, insieme a Ermanna Montanari (con cui condivide l’ideazione dello spettacolo), alla chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane di Roma, edificata a opera dell’artista ticinese. «L’amore per Bernini nasce paradossalmente dal suo grande rivale, Francesco Borromini – spiega Martinelli –. Poi a un certo punto mi sono fatto rapire dalla grandezza di Bernini e il primo pensiero è stato quello di creare un dialogo fra i due. Ma non c’era spazio per entrambi sul palcoscenico, per cui Bernini alla fine s’è preso la scena, perché oltre a essere pittore, scultore, architetto era anche uomo di teatro».
Non a caso a un certo punto Bernini/Cacciola trasforma il suo studio in sala prove per riprendere insieme a garzoni e allievi il Coviello (una maschera della tradizione napoletana), ma ancor più incisiva, per quanto non immediata, è l’apparizione di tre grandi schermi alle spalle del protagonista sui quali scorrono le immagini del concerto che Furtwängler diresse nel 1942 alla fabbrica dell’AEG in Germania, corredate dalla scritta in latino Hoc theatrum hic labor est (ossia “questo teatro è qui per lavorare”), apparizione che ritengo l’essenza estrema dello spettacolo: in certe condizioni, gli artisti, come si devono comportare? Fino a che punto l’arte può ritenersi libera da ogni potere e pressione? Anche di questo Martinelli ha parlato più volte, scrivendo cose che ti staccano la pelle di dosso ma sempre con una lingua comprensibile a tutti. L’arte è per definizione un rischio, è ciò che si contrappone tra noi e la negazione di chi abbiamo davanti, e Lettere a Bernini è un grido d’amore affilato e profondissimo nei suoi confronti. E quando, nel finale, Bernini riceve la notizia della morte di Borromini, suicidatosi appunto il 3 agosto 1667, è la pietas rivolta sia all’uomo che all’artista a prevalere. «Si caca sangue per catturare una luce. Scultura o architettura, è lo stesso/La luce di un volto/Che gode, che soffre/Che spasima, che trema».
In replica al Rasi fino al 15 dicembre
Lettere a Bernini sarà in scena al Teatro Rasi fino a domenica 15 dicembre (con pausa lunedì 9) alle ore 21, tranne la domenica (ore 15.30). Allo spettacolo è collegata Intorno a Bernini, serie di presentazioni e letture. Il 7 dicembre (ore 18) al Rasi Marco Martinelli presenta il suo omonimo libro Lettere a Bernini (Einaudi), l’8 dicembre (ore 18), sempre al Rasi, ecco La commedia di Filodosso, ovvero: le fatiche della Virtù, lettura teatrale della Philodoxeos fabula di Leon Battista Alberti. Introduzione di Alberto Giorgio Cassani, voce e regia di Gianfranco Tondini, mentre il 14 dicembre alla biblioteca Classense si presenta il libro A questo serve il corpo (Bompiani), di Roberta Scorranese.
Due mesi consecutivi con un aumento superiore al 20 percento rispetto allo stesso mese di un anno fa hanno consentito di recuperare le perdite dei primi nove mesi
Le stime della movimentazione complessiva di merci al porto di Ravenna per il mese di novembre 2024 prevedono un aumento del 20,5 percento (pari a quasi 2,1 milioni di tonnellate) rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Il mese di ottobre aveva registrato una crescita del 21,5 percento (418mila tonnellate in più) rispetto al 2023.
Due mesi consecutivi con volumi di traffico in grande aumento rispetto all’anno scorso portano il totale delle merci movimentate al porto di Ravenna nei primi undici mesi del 2024 a pareggio rispetto allo stesso periodo del 2023: un totale di 23,4 milioni di tonnellate, in calo di circa lo 0,2 percento. Alla fine del nono mese, il 2024 era in caldo del 4,2 percento rispetto al 2023.
Nel mese di novembre quasi tutte le merceologie mostrano dati più che positivi: gli agroalimentari liquidi dovrebbero aumentare del 12,1 percento, gli agroalimentari solidi del 99,3, i concimi del 52,3, i materiali da costruzione dovrebbero segnare una crescita di quasi 92mila tonnellate (+31,4 percento) e per i prodotti petroliferi si stima un incremento del 28,1. Dovrebbero avere un risultato negativo i prodotti chimici liquidi in diminuzione di 15 mila tonnellate
(-18,8%), quelli solidi (-36,5%) e i metallurgici (-2,2%) in calo di 10 mila tonnellate. Negativi invece, nel mese di novembre, i dati relativi alla merce su trailer (-9,5%) nonostante il segno più per quanto riguarda il numero di trailer e altri veicoli (+1,0%), mentre ancora in calo i Teus (-4,2%) nonostante un leggera crescita per la merce in container (+1,2%). Negli 11 mesi, si stimano in crescita i minerali e cascami per la metallurgia (+281,0%), i petroliferi (+9,4%), i materiali da costruzione (+5,3%), i concimi (+5,3%) e gli agroalimentari solidi (+3,8%). In calo, invece, i metallurgici (-8,8%), gli agroalimentari liquidi del 7,1% e i prodotti chimici sia liquidi (-0,5%) che solidi (-2,3%). Negativa la stima nel periodo gennaio-novembre 2024 per i container, con 184 mila Teus (oltre 15 mila Teus in meno; -7,7% rispetto al 2023) e per la merce in container, in diminuzione del 5,2% rispetto al 2023. Segno meno anche per il numero dei trailer e altri veicoli che, per gli 11 mesi si stimano pari a 71.646 pezzi (-4,9%) e la relativa merce dovrebbe essere in diminuzione del 3,2% rispetto a quella movimentata nello stesso periodo del 2023.
La giornata è stata dedicata alla visita dei locali rinnovati, alla fruizione di screening e test gratuiti e alla presentazione del nuovo staff
Si è svolto mercoledì 4 dicembre l’Open Day della Casa della Comunità di Massa Lombarda, organizzato per celebrare per l’inaugurazione degli spazi ristrutturati. Molte le persone in visita ai locali di via Baravelli 29, in cui sono collocati gli ambulatori dei Medici di Medicina Generale e dove, in occasione della giornata di apertura, è stato possibile conoscere i servizi ed essere informati sui tanti percorsi attivati sulla prevenzione e la promozione della salute. Nel corso della giornata sono stati presentati anche i 3 nuovi Infermieri di Famiglia e di Comunità che saranno operativi dalla seconda settimana di dicembre, potenziando ulteriormente la prossimità della presa in carico dei bisogni di salute dei cittadini di Massa Lombarda.
Durante l’open day si sono registrati oltre un centinaio di utenti, molti dei quali hanno approfittato dell’occasione per sottoporsi anche agli screening gratuiti attivati per la giornata in collaborazione con i servizi specialistici: 10 test rapidi HIV, 6 colloqui con l’ostetrica (in uno è stato eseguito anche il pap test ), 12 spirometrie e consulenze pneumologiche, 39 mappe del rischio cardiologico, 39 test rapidi del colesterolo, 3 rilevazioni glicemia, 20 contatti informativi relativi ai percorsi di promozione di sani stili di vita, 2 colloqui con la psicologa di comunità, 3 colloqui con i nuovi Infermieri di Famiglia e di Comunità oltre a diversi accessi al punto informativo dei Medici di Base e della Pediatra.
«Lo sviluppo e l’integrazione delle varie professionalità presenti presso la Casa della Comunità di Massa Lombarda e la collaborazione con il volontariato diffuso rappresentano un esempio al quale tendere anche sugli altri Comuni per rafforzare la risposta territoriale ai bisogni di salute delle comunità» commentano dal Comune.
Cgil, Cisl e Uil chiedono risposte certe ai sindaci della Romagna Faentina
Prosegue il percorso di privatizzazione delle Asp del territorio, grazie al via libera di sindaci della Romagna Faentina che hanno confermato lo scorso 28 novembre la volontà di costituire una società consortile – a partecipazione pubblica e privata – che possa candidarsi come gestore dei servizi agli anziani non autosufficienti nelle strutture accreditate della zona. La decisione ha causato preoccupazioni tra i sindacati di Cgil, Cisl e Uil, che chiedono ora l’indicazione (entro lo scadere dell’attuale accreditamento del 31 dicembre) di un’ipotesi alternativa, coerente con le premesse enunciate, come contrappeso alla bozza del progetto che è tutt’ora al vaglio della Corte dei Conti.
«Confermiamo le preoccupazioni già espresse e riaffermiamo l’importanza di una gestione pubblica di questi servizi, anche se comporta investimenti maggiori rispetto al privato, a causa dei diversi regimi fiscali come Irap e Iva – comunicano dai sindacati .- E delle differenti possibilità di copertura Inps dei costi inerenti le sostituzioni di malattie, maternità e infortuni. Riteniamo altresì di avere il dovere di valutare senza preconcetti l’efficienza e la correttezza dell’impiego di risorse pubbliche sempre più scarse e inadeguate a rispondere ai bisogni crescenti della popolazione più fragile. Abbiamo chiesto un confronto sulle risorse che si renderanno disponibili, sull’evoluzione delle rette, sulle tutele del personale dipendente ed interinale, salvaguardia nel tempo non solo di una governance pubblica ma anche di esperienza e personale pubblico sul campo, relazioni sindacali con il nuovo soggetto giuridico, ma tutto ciò è colpevolmente mancato, impedendo l’espressione di un giudizio compiuto che possa tener conto di tutti gli aspetti della vicenda».
L’Asp mostra infatti alcune difficoltà economiche: nel periodo 2018-2023 si sono registrate oltre 1 milione di euro di perdite, nonostante 1,1 milione di euro di contributi straordinari da parte dei comuni e il temporaneo mancato computo degli ammortamenti negli ultimi 4 anni per circa 1,4 milioni di euro.
Tra le cause, il ritardo con cui si è giunti ad un’unica Asp distrettuale, un sistema di accreditamento che ha messo in competizione soggetti con costi di base diversi, la mancata attribuzione di un consistente numero di posti letto coperti dal fondo regionale non autosufficienza, il fallito tentativo di riequilibrare posti accreditati a gestione pubblica e privata a seguito di sentenza del Consiglio di Stato.
«Non ci sono stati interventi risolutivi rispetto al divario di costi tra gestione pubblica e gestione privata e la recente delibera regionale sul nuovo accreditamento afferma che “il processo di accreditamento dovrà tener conto dell’offerta delle strutture e dei servizi gestiti da soggetti pubblici già esistenti e presenti nel territorio” ed al contempo che “il Comitato di distretto deve definire quali servizi intende gestire in forma pubblica, avendo particolare attenzione all’attuale equilibrio tra le forme di gestione”. La Regione dopo aver legiferato sul tema coprogettazione, non ha emanato le linee guida, che dovevano perimetrare l’utilizzo dello strumento, ne è intervenuta chiaramente di fronte al caso specifico – continuano i sindacati -. In questo quadro, che non possiamo cambiare, anche alla luce della convocazione di un nuovo incontro per il 16 dicembre, chiediamo risposte chiare. Siamo disponibili a misurarci nel merito delle soluzioni che possono complessivamente garantire al meglio il livello dei servizi e le condizioni di fruizione, il personale che li eroga, il miglior impiego delle risorse, un ruolo pubblico nel governo e nella produzione di questi servizi. Questo è l’obiettivo del confronto serio che chiediamo. Questo dovrebbe essere anche l’obiettivo della politica e di tutti gli altri soggetti istituzionali e di rappresentanza a vario titolo coinvolti».
In palio buoni sconto da spendere nelle attività commerciali della zona aderenti all’iniziativa
Al via il 7 dicembre all’edizione 2024/2025 de “Il Natale in uno scatto” , il contest fotografico indetto dal Comune di Russi per selezionare le migliori fotografie realizzate durante il periodo natalizio a Russi e frazioni. Per partecipare basterà scattare una fotografia contenente un rimando al tema festivo (dagli alberi di Natale ai presepi, passando per decorazioni natalizie, luci, case, giardini, animali da compagnia a tema natalizio, mostre, concerti, giostre, gastronomia, spettacoli…) e caricarla sul proprio profilo Instagram nel periodo compreso tra il 7 dicembre 2024 e il 7 gennaio 2025, con l’hashtag #russinatale2024 e taggando l’account @comune_di_russi.
I primi tre classificati vinceranno rispettivamente un buono sconto di 150 euro (primo premio) uno di 100 euro (secondo premio) e uno di 5o euro (terzo premio) da spendere da spendere nelle attività commerciali della zona che li hanno messi in palio aderendo all’iniziativa.
I vincitori verranno contattati tramite l’account Instagram del Comune di Russi per essere premiati in occasione della seduta di gennaio del Consiglio comunale presso la Sala consigliare, in piazza Farini 1.
In caso di impossibilità a presentarsi, il premio potrà essere ritirato presso l’Ufficio Cultura del Comune di Russi, in via Cavour 21, durante gli orari di apertura.
La proposta verrà candidata al bando regionale di rigenerazione urbana. Poi un percorso partecipativo per deciderne l’utilizzo
Il Comune di Cervia annuncia di voler candidare la proposta di recupero architettonico e funzionale di Palazzo Guazzi, a Castiglione, al bando regionale di rigenerazione urbana 2024, prossimo alla scadenza. Questa la decisione presa nell’ultima riunione di giunta, che ha approvato la scheda di candidatura dell’intervento che prevede un finanziamento complessivo di 1.625.000 euro, di cui 375.000 a carico dell’Amministrazione, in caso di approvazione da parte della Regione.
L’intervento ha l’obiettivo di recuperare l’immobile storico, che necessita di un intervento di recupero complessivo, per restituirlo all’uso della comunità, andando così a completare l’offerta di strutture e di servizi presenti nei pressi dell’edificio. Nell’area si trovano infatti l’Oratorio di San Lorenzo, attualmente utilizzato come sede di associazioni culturali e sportive, la nuova scuola materna, l’area verde sul retro del Palazzo, dove entro l’estate sarà realizzata la nuova Piazza verde, l’ex scuola materna, sede del Consiglio di zona, che sarà anch’essa oggetto di riqualificazione per diventare il nuovo centro civico e sociosanitario a servizio della comunità.
In caso la candidatura venga ammessa al finanziamento regionale, l’Amministrazione avvierà formalmente un percorso partecipativo per definire la destinazione d’uso dell’immobile con il coinvolgimento attivo della cittadinanza e della comunità locale, in base alle procedure previste dalla la Legge Regionale 15/2018 sulla partecipazione e che fa seguito a una prima serie di incontri preliminari. La proposta, mirata all’adeguamento funzionale del palazzo alle nuove esigenze che emergeranno dal percorso partecipativo, prevederà il restauro degli intonaci, interventi ai solai, la realizzazione delle pavimentazioni e degli impianti, oltre all’installazione di un nuovo ascensore e alla realizzazione di ulteriori servizi igienici a disposizione degli utenti. Il fabbisogno energetico, calcolato per le nuove funzioni, sarà garantito quasi totalmente da energie rinnovabili. Inoltre si prevede di riqualificare parte dell’area di fronte all’edificio per valorizzarne l’aspetto estetico, con soluzioni che garantiscano la massima permeabilità dei suoli e l’aumento del benessere ambientale e bioclimatico.
Per sapere se la proposta sarà finanziata si dovranno attendere i primi mesi del prossimo anno.
«Palazzo Guazzi – aggiunge il sindaco Mattia Missiroli – è collocato in una posizione strategica rispetto ai percorsi ciclabili che lo attraversano, rendendo la sua riqualificazione di interesse anche da un punto di vista naturalistico e turistico. Ma questo intervento e soprattutto la sua futura funzionalità deve essere condiviso con la comunità, mettendo in valore i saperi e le competenze diffuse, le necessità e le aspettative, secondo una partecipazione democratica alle politiche pubbliche».
È accusato di propaganda e istigazione all’odio razziale, etnico e religioso. «Il gruppo era pronto a fare attentati»
C’è anche un 61enne lughese tra i 25 indagati (in tutta Italia) del gruppo suprematista e neonazista chiamato prima “Werwolf Division” e poi “Divisione Nuova Alba”. Come scrive il Carlino Ravenna in edicola oggi, si tratta dell’unico non accusato di associazione per delinquere, ma sotto inchiesta per propaganda e istigazione all’odio razziale, etnico e religioso.
In 12 sono finiti in carcere nell’ambito dell’inchiesta della Digos di Bologna, coordinata dalla procura, che ha permesso di smantellare la rete neonazista, secondo gli investigatori una sorta di “cellula organizzata”, già in fase operativa e in grado di realizzare atti eversivi, anche con tecniche usate dai cosiddetti lupi solitari sia suprematisti che jihadisti – citiamo un’agenzia dell’Ansa.
Il 61enne lughese (a cui è stato sequestrato il computer durante la perquisizione della Digos) è accusato di aver diffuso via chat e sui social contenuti di matrice negazionista e antisemita, che esaltavano il nazismo e istigavano all’odio razziale: secondo l’accusa – scrive sempre il Carlino – non era un promotore del gruppo, ma il suo ruolo di propagandista lo rendeva significativo nella strategia comunicativa dell’organizzazione.
Tra le contestazioni mosse al gruppo c’è la “preparazione di gravi attentati”, anche nei confronti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e di un economista del World Economic Forum, Klaus Schwab. L’idea di colpire la premier emerge da conversazioni agli atti, risalenti al 2023, quando alcuni indagati hanno discusso tra loro più volte di Meloni, definendola tra l’altro una «fascista che perseguita i fascisti».
Due coniugi che in passato avevano partecipato a “Cucine da incubo” querelati dal celebre chef
Due coniugi di origine cubana di 34 e 52 anni sono stati condannati dal Tribunale di Ravenna a quattro mesi e 3.000 euro di multa per uso in concorso di marchio registrato: quello dello chef napoletano Antonino Cannavacciuolo.
Nello stesso processo era imputato anche un 65enne bresciano assolto “per non avere commesso il fatto”: assieme ai due cubani, amministrava la società di Brescia che – secondo quanto riferito dai due quotidiani locali – si era occupata della gestione del locale al centro dei fatti: il ristorante-pizzeria “Saporetti” di Marina di Ravenna.
La vicenda era maturata tra il settembre e il dicembre 2019. In passato il locale che portava quel nome era stato un punto di riferimento assoluto per Ravenna tanto da essere frequentato anche dall’imprenditore Raul Gardini.
Dopo avere saputo da una ammiratrice via Facebook che esisteva un menù con il suo nome accostato alla riapertura del locale e che il tutto era stato persino pubblicizzato con un camion vela con la sua foto, Cannavacciuolo aveva prima fatto chiamare Saporetti dalla segretaria che si era finta cliente. E poi aveva fatto denuncia ai carabinieri della stazione di Orta San Giulio (Novara). Tutto ripetuto il 9 ottobre in Tribunale a Ravenna quando lo chef aveva ribadito che il marchio «è registrato nel 2017 e non ne ho mai concesso l’utilizzo» aggiungendo di avere conosciuto la ragazza di origine cubana: «Con lei feci una puntata di “Cucine da incubo”» nel 2016 in quel di Mantova, «ma non poteva usare la mia immagine se non in quel contesto».
I due coniugi, la cui difesa (avvocato Massimo Pleiadi) ha già annunciato appello, ora gestiscono un locale a Reggio Emilia. (fonte Ansa.it)
I carabinieri sono intervenuti dopo la segnalazione dei commessi che hanno fermato l’uomo
Un uomo di 37 anni è stato arrestato a Cervia nella serata di lunedì 2 dicembre perché ritenuto responsabile di furto commesso in un supermercato della zona. L’intervento dei carabinieri è stato richiesto dal personale del supermercato che hanno fermato l’uomo prima dell’uscita dalla struttura trovandolo in possesso di pezzi di formaggio rubati per un valore di circa 200 euro.
Raccolti gli elementi necessari, i carabinieri lo hanno dichiarato in arresto e accompagnato in caserma per le operazioni di foto-segnalamento e identificazione. La refurtiva recuperata è stata invece riconsegnata al supermercato.
Su disposizione del magistrato l’uomo è stato trattenuto nella camera di sicurezza della caserma di Milano Marittima fino alla celebrazione del processo con rito “direttissimo” davanti al Tribunale di Ravenna di questa mattina (mercoledì 4 dicembre), all’esito della quale l’arresto è stato convalidato ed all’uomo è stata applicata la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.