giovedì
28 Agosto 2025

Rissa a colpi di catena e tentati investimenti fuori dal bar: cinque arresti

Rissa a colpi (anche) di catena nella serata di venerdì in un bar di Savio di Cervia. A interromperla è stato l’arrivo dei carabinieri che sono riusciti ad arrestare i cinque protagonisti, un 36enne marocchino, due tunisini (di 31 e 40 anni) e due operai di 47 e 50 anni italiani. Grazie anche ai filmati delle telecamere è stato possibile ricostruire la dinamica: il litigio è scoppiato per futili motivi, complice anche una serata di bevute, all’arrivo dei due italiani, che poi in auto hanno anche tentato di investire i “rivali”.

Il 31enne e il 36enne sono stati medicati al pronto soccorso, riportando (il secondo) anche la frattura del naso, e prognosi da 5 a 8 giorni.

Tutti e cinque, oltre a essere stati arrestati per rissa, dovranno rispondere anche di ubriachezza, mentre il 50enne, alla guida dell’auto, anche per violenza privata.

Addio alla parete d’arrampicata a Marina. Verrà rimontata in Darsena?

La struttura sfrattata dalla taverna Bukowski verso l’area Pop Up

Installata all’inizio degli anni novanta, è diventata nel tempo una sorta di simbolo di Marina di Ravenna, oltre che meta, anche solo per una sera, di tanti ragazzi, ravennati e turisti.

La prossima estate, però, la parete da arrampicata sportiva della società Istrice non sarà più nell’area della taverna Bukowski, sfrattata dai proprietari (e non dagli attuali gestori, che invece erano ignari del fatto) per quelle che vengono definite questioni di «sicurezza e agibilità». In realtà dall’associazione replicano sottolineando come tutto fosse a norma o comunque in attesa di certificazione e da sempre all’insegna della massima sicurezza.

La realtà è però quella di questi giorni, con i lavori di smontaggio in corso. La parete, in linea teorica, potrebbe ora essere ricostruita. È in corso una fase di confronto che vede coinvolto anche il Comune. Il nodo è rappresentato dai costi di trasporto, non sostenibili dalla società, che però ha necessità di far allenare i propri atleti, alcuni nel giro della Nazionale e già ora costretti a trasferte a Faenza.

L’alternativa ideale sarebbe in Darsena, nei pressi della nuova area Pop Up, dedicata proprio allo sport, affacciata sul canale Candiano, e al momento si stanno studiando quali potrebbero essere le soluzioni tecniche ottimali.

Al Bukowski, invece, ci sarà semplicemente più spazio per la birreria e, in futuro, chissà, anche per una nuova Pousada, il ristorante brasiliano di Milano Marittima con cui è già in atto alla Taverna una collaborazione.

Sul tema in questi giorni è stato depositato anche un question time da parte del gruppo Pd, che chiede all’assessore allo Sport del Comune cosa abbia intenzione di fare per risolvere il problema.

Addio alla parete d’arrampicata a Marina Verrà rimontata in Darsena?

La struttura sfrattata dalla taverna Bukowski verso l’area Pop Up

Installata all’inizio degli anni novanta, è diventata nel tempo una sorta di simbolo di Marina di Ravenna, oltre che meta, anche solo per una sera, di tanti ragazzi, ravennati e turisti.

La prossima estate, però, la parete da arrampicata sportiva della società Istrice non sarà più nell’area della taverna Bukowski, sfrattata dai proprietari (e non dagli attuali gestori, che invece erano ignari del fatto) per quelle che vengono definite questioni di «sicurezza e agibilità». In realtà dall’associazione replicano sottolineando come tutto fosse a norma o comunque in attesa di certificazione e da sempre all’insegna della massima sicurezza.

La realtà è però quella di questi giorni, con i lavori di smontaggio in corso. La parete, in linea teorica, potrebbe ora essere ricostruita. È in corso una fase di confronto che vede coinvolto anche il Comune. Il nodo è rappresentato dai costi di trasporto, non sostenibili dalla società, che però ha necessità di far allenare i propri atleti, alcuni nel giro della Nazionale e già ora costretti a trasferte a Faenza.

L’alternativa ideale sarebbe in Darsena, nei pressi della nuova area Pop Up, dedicata proprio allo sport, affacciata sul canale Candiano, e al momento si stanno studiando quali potrebbero essere le soluzioni tecniche ottimali.

Al Bukowski, invece, ci sarà semplicemente più spazio per la birreria e, in futuro, chissà, anche per una nuova Pousada, il ristorante brasiliano di Milano Marittima con cui è già in atto alla Taverna una collaborazione.

Sul tema in questi giorni è stato depositato anche un question time da parte del gruppo Pd, che chiede all’assessore allo Sport del Comune cosa abbia intenzione di fare per risolvere il problema.

Respinto il ricorso: il deputato Pini può candidarsi al consiglio territoriale

L’attività prevalente del leghista risulta nell’area di competenza

È stato ufficialmente respinto il ricorso presentato da tre capigruppo di opposizione – Maurizi Bucci (Pigna), Raffaella Sutter (Ric), Michela Guerra (Cambierà) – contro la candidatura del parlamentare leghista Gianluca Pini al consiglio territoriale del Mare.

La commissione tecnica incaricata di verificare e validare la regolarità dell’intero procedimento elettorale, presieduta dal segretario generale del Comune, aveva richiesto ulteriori documenti per comprovare che la sua “attività prevalente di lavoro o di studio” ricadesse sotto la competenza del consiglio territoriale del Mare (vedi articoli correlati).

“Dall’esame di tale documentazione – si legge nel documento inviato alla stampa da Alvaro Ancisi, il cui comunicato pubblichiamo in fondo all’articolo tra gli allegati – la Commissione evince che il signor Gianluca Pini è socio della società Gold Choice Europe Srl operante nei settori della distribuzione alimentare, della distribuzione automatica e del settore Horeca e Bar (distribuzione alimentare nel settore alberghiero e della ristorazione). Come si evince dal verbale dell’assemblea dei soci summenzionato, al socio Gianluca Pini è stato assegnato l’incarico dello sviluppo commerciale del progetto Horeca e Bar sul comparto turistico del Mare; dal medesimo verbale si evince che il socio Gianluca Pini accetta l’incarico commerciale proposto limitatamente al territorio del litorale ravennate e cervese, con netta prevalenza per il primo. Dall’attestazione dell’amministratore unico risulta che il socio Gianluca Pini ha in uso gratuito ed esclusivo un immobile ubicato nell’area territoriale del Mare (per la quale si è candidato) utilizzato anche per l’espletamento dell’incarico commerciale in argomento. Dalla visura della Camera di Commercio si evince altresì che Pini Gianluca coerentemente con quanto sopra evidenziato ha la qualifica di preposto al commercio del settore alimentare. Ciò stante la Commissione considera, per quanto prodotto e per quanto di sua competenza, possa ritenersi giustificata l’autocertificazione del 30 gennaio 2017, circa l’esercizio della propria attività di lavoro prevalente nell’area territoriale del Mare di Ravenna”.

Rubavano le offerte in chiesa: arrestati dai carabinieri nascosti nel confessionale

In manette una coppia che vive in camper in giro per la Romagna

Con un metro estensibile e del nastro biadesivo riuscivano a rubare le offerte dei fedeli nella cappella dell’ospedale di Ravenna. Banconote e monete, per un totale di diverse centinaia di euro sottratti in un paio di settimane.

Il parroco e alcuni testimoni, però, li hanno scoperti, denunciando il fatto ai carabinieri che, venerdì (10 marzo), si sono nascosti nel confessionale della chiesta aspettando i due ladri e riuscendo così a sorprenderli in flagranza di reato.

Si tratta di una coppia formata da un uomo di 55 e una donna di 50 anni che da qualche tempo vive in camper in giro per la Romagna.

I due sono stati arrestati e condannati dal giudice a un mese di reclusione e al pagamento di una multa di 9.000 euro.

Quei dirigenti temporanei, in Comune da quasi vent’anni, «fino alla pensione d’oro»

Ancisi (Lista per Ravenna) contro il sistema che ha portato anche alla conferma di sei dirigenti su otto da parte del sindaco

Da vent’anni a Ravenna non si fa un concorso pubblico per il ruolo di dirigente comunale e dei 17 in carica oggi circa la metà sono, in teoria, a termine, ossia nominati dalla politica. A ricordarlo è il decano dell’opposizione, Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna, che in una nota inviata alla stampa torna così sulle ultime otto nomine del nuovo sindaco Michele de Pascale, sottolineando innanzitutto come sia stato fatto comunque tutto rispettando le norme.

«Risale al 2000 il testo unico delle leggi sui Comuni che ha offerto ai sindaci il grimaldello antisistema: facoltà di assumere dirigenti fuori ruolo, per la durata del proprio mandato, in numero non superiore al 30% dei posti di pianta organica», ricorda Ancisi. «Da allora – continua –, a Ravenna non è più stato fatto un concorso da dirigente come comanda la Costituzione. Tre di ruolo, rimasti dalle assunzioni tra il 1991 e il 1997, sono una specie di riserva indiana; si aggiungono ad essi sei dirigenti di ruolo trasferiti successivamente a Ravenna da Comuni compagni: di ruolo in tutto nove». De Pascale ne ha potuti assumere altri otto (sei dei quali confermati rispetto a quelli scelti dal suo predecessore Matteucci) in quanto rappresentano il 30 percento di cui sopra della pianta organica, che ne prevede 28.

«Dal Palazzo – accusa Ancisi – ci raccontano che sono stati bravi ad avere tagliato tanti dirigenti. Ma i 17 di oggi bastano e avanzano, perché dall’era del sindaco Mercatali metà dei servizi del Comune sono finiti nella selva oscura delle società partecipate, dove nuovi dirigenti hanno trovati ottimi pascoli. Man mano che i vecchi dirigenti comunali di ruolo cessano, i loro posti restano tutti scoperti, così da consentire al sindaco di assumerne 8 a piacimento. La regola (dirigenti di ruolo per concorso) è stata dunque stravolta dall’eccezione (dirigenti precari per nomina politica). Lo spirito della legge era che i dirigenti assunti al seguito del sindaco se ne tornassero alle origini finito il suo mandato di cinque anni». Non a caso, secondo Ancisi, «la stessa legge prevede che il loro già cospicuo stipendio dirigenziale sia integrato da una indennità che tiene conto, come nelle grandi aziende private, dell’handicap rappresentato dalla “temporaneità del rapporto”. A Ravenna, invece, ogni sindaco Pd non solo se li tiene anche per il suo secondo ed ultimo mandato, ma li passa tutti al compagno successore, finché non vanno in pensione. Dunque, i dirigenti precari nominati dal sindaco ricevono uno stipendio maggiore, a parità di anzianità di servizio, rispetto a quelli di ruolo assunti per concorso. Pure i loro premi, superiori anche largamente ai dirigenti fissi, sono in certa misura pensionabili. Cosicché, per esempio, il più premiato storicamente, Carlo Boattini, direttore generale dal 2006, è potuto andare in pensione quest’anno portandosi dietro i 18.690,12 euro del premio riconosciutogli nel 2016».

Qui sotto il quadro degli attuali dirigenti “temporanei”, ri-assunti da De Pascale, nel caso portino a termine il contratto fino al 2021.

«La tragedia sta in due gravi conseguenze – continua Ancisi –. Il testo unico fissa come canone di sistema la totale autonomia della dirigenza nella gestione dei servizi e dei personale, ma soprattutto sui loro provvedimenti (11.980 nel 2016!) e sulle certificazioni di regolarità che devono apporre sugli atti del consiglio, della giunta comunale e del sindaco (1.280 nel 2016). Ma i dirigenti a contratto possono essere autonomi, quando non sono eroi, se dipendono dal sindaco la loro vita professionale/familiare, nonché una carriera e una posizione di lavoro che può aumentarne o ridurne notevolmente i compensi, e se i premi di risultato sono definiti da una commissione “indipendente” nominata dal sindaco? Oltretutto, De Pascale ha ridotto, rispetto ai predecessori, la durata del loro contratto da cinque a tre anni, eventualmente rinnovabili per gli ultimi due del suo mandato. Ha così ridotto di due metri la catena dell’autonomia. Siccome i dirigenti a contratto sono sempre sostanzialmente confermati negli stessi posti di comando, come la mettiamo con l’Anticorruzione e con la riforma della pubblica amministrazione che ne vorrebbero la rotazione dopo quattro anni, prorogabili al massimo di due a certe condizioni? Anche questo principio era nelle promesse di cambiamento di De Pascale».

«La legge, infine – termina Ancisi – non dice che deve essere il sindaco in persona a scegliere i nomi dei dirigenti al suo seguito, e nemmeno ne definisce la procedura di “selezione”, qual è stata appena applicata a Ravenna. Lo dice un regolamento del Comune approvato dalla Giunta comunale, che l’opposizione ha dunque conosciuto solo dopo che è andato su internet».

Quei dirigenti temporanei, in Comune da quasi vent’anni, «fino alla pensione d’oro»

Ancisi (Lista per Ravenna) contro il sistema che ha portato anche alla conferma di sei dirigenti su otto da parte del sindaco

Da vent’anni a Ravenna non si fa un concorso pubblico per il ruolo di dirigente comunale e dei 17 in carica oggi circa la metà sono, in teoria, a termine, ossia nominati dalla politica. A ricordarlo è il decano dell’opposizione, Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna, che in una nota inviata alla stampa torna così sulle ultime otto nomine del nuovo sindaco Michele de Pascale, sottolineando innanzitutto come sia stato fatto comunque tutto rispettando le norme.

«Risale al 2000 il testo unico delle leggi sui Comuni che ha offerto ai sindaci il grimaldello antisistema: facoltà di assumere dirigenti fuori ruolo, per la durata del proprio mandato, in numero non superiore al 30% dei posti di pianta organica», ricorda Ancisi. «Da allora – continua –, a Ravenna non è più stato fatto un concorso da dirigente come comanda la Costituzione. Tre di ruolo, rimasti dalle assunzioni tra il 1991 e il 1997, sono una specie di riserva indiana; si aggiungono ad essi sei dirigenti di ruolo trasferiti successivamente a Ravenna da Comuni compagni: di ruolo in tutto nove». De Pascale ne ha potuti assumere altri otto (sei dei quali confermati rispetto a quelli scelti dal suo predecessore Matteucci) in quanto rappresentano il 30 percento di cui sopra della pianta organica, che ne prevede 28.

«Dal Palazzo – accusa Ancisi – ci raccontano che sono stati bravi ad avere tagliato tanti dirigenti. Ma i 17 di oggi bastano e avanzano, perché dall’era del sindaco Mercatali metà dei servizi del Comune sono finiti nella selva oscura delle società partecipate, dove nuovi dirigenti hanno trovati ottimi pascoli. Man mano che i vecchi dirigenti comunali di ruolo cessano, i loro posti restano tutti scoperti, così da consentire al sindaco di assumerne 8 a piacimento. La regola (dirigenti di ruolo per concorso) è stata dunque stravolta dall’eccezione (dirigenti precari per nomina politica). Lo spirito della legge era che i dirigenti assunti al seguito del sindaco se ne tornassero alle origini finito il suo mandato di cinque anni». Non a caso, secondo Ancisi, «la stessa legge prevede che il loro già cospicuo stipendio dirigenziale sia integrato da una indennità che tiene conto, come nelle grandi aziende private, dell’handicap rappresentato dalla “temporaneità del rapporto”. A Ravenna, invece, ogni sindaco Pd non solo se li tiene anche per il suo secondo ed ultimo mandato, ma li passa tutti al compagno successore, finché non vanno in pensione. Dunque, i dirigenti precari nominati dal sindaco ricevono uno stipendio maggiore, a parità di anzianità di servizio, rispetto a quelli di ruolo assunti per concorso. Pure i loro premi, superiori anche largamente ai dirigenti fissi, sono in certa misura pensionabili. Cosicché, per esempio, il più premiato storicamente, Carlo Boattini, direttore generale dal 2006, è potuto andare in pensione quest’anno portandosi dietro i 18.690,12 euro del premio riconosciutogli nel 2016».

Qui sotto il quadro degli attuali dirigenti “temporanei”, ri-assunti da De Pascale, nel caso portino a termine il contratto fino al 2021.

«La tragedia sta in due gravi conseguenze – continua Ancisi –. Il testo unico fissa come canone di sistema la totale autonomia della dirigenza nella gestione dei servizi e dei personale, ma soprattutto sui loro provvedimenti (11.980 nel 2016!) e sulle certificazioni di regolarità che devono apporre sugli atti del consiglio, della giunta comunale e del sindaco (1.280 nel 2016). Ma i dirigenti a contratto possono essere autonomi, quando non sono eroi, se dipendono dal sindaco la loro vita professionale/familiare, nonché una carriera e una posizione di lavoro che può aumentarne o ridurne notevolmente i compensi, e se i premi di risultato sono definiti da una commissione “indipendente” nominata dal sindaco? Oltretutto, De Pascale ha ridotto, rispetto ai predecessori, la durata del loro contratto da cinque a tre anni, eventualmente rinnovabili per gli ultimi due del suo mandato. Ha così ridotto di due metri la catena dell’autonomia. Siccome i dirigenti a contratto sono sempre sostanzialmente confermati negli stessi posti di comando, come la mettiamo con l’Anticorruzione e con la riforma della pubblica amministrazione che ne vorrebbero la rotazione dopo quattro anni, prorogabili al massimo di due a certe condizioni? Anche questo principio era nelle promesse di cambiamento di De Pascale».

«La legge, infine – termina Ancisi – non dice che deve essere il sindaco in persona a scegliere i nomi dei dirigenti al suo seguito, e nemmeno ne definisce la procedura di “selezione”, qual è stata appena applicata a Ravenna. Lo dice un regolamento del Comune approvato dalla Giunta comunale, che l’opposizione ha dunque conosciuto solo dopo che è andato su internet».

«Saviano in municipio per la cittadinanza onoraria. Altrimenti revochiamogliela»

Interrogazione di Ancarani (Forza Italia), che prepara già gli artigli in caso di rifiuto del celebre autore di Gomorra, a Ravenna in aprile

In un’interrogazione al sindaco, il consigliere comunale di Forza Italia, Alberto Ancarani, lo invita ad approfittare della presenza in città di Roberto Saviano (l’11 aprile, vedi articolo qui a fianco tra i correlati) per invitarlo in consiglio comunale a “ritirare” ufficialmente la cittadinanza onoraria conferitagli dal Comune di Ravenna nell’ormai lontano 2009.

Ancarani ricorda che il regolamento prevede che la cerimonia si debba tenere in consiglio comunale e quindi invita a fissare già da ora una seduta straordinaria per l’11 aprile e a prendere contatti con lo stesso Saviano.

E conclude ipotizzando una revoca della cittadinanza onoraria nel caso Saviano rifiutasse, «essendo il diretto interessato ampiamente consapevole dell’onorificenza a suo tempo assegnatagli» e considerando già un suo eventuale rifiuto in questa occasione come «una mancanza di rispetto per l’intera città».

«Saviano in municipio per la cittadinanza onoraria. Altrimenti revochiamogliela»

Interrogazione di Ancarani (Forza Italia), che prepara già gli artigli in caso di rifiuto del celebre autore di Gomorra, a Ravenna in aprile

In un’interrogazione al sindaco, il consigliere comunale di Forza Italia, Alberto Ancarani, lo invita ad approfittare della presenza in città di Roberto Saviano (l’11 aprile, vedi articolo qui a fianco tra i correlati) per invitarlo in consiglio comunale a “ritirare” ufficialmente la cittadinanza onoraria conferitagli dal Comune di Ravenna nell’ormai lontano 2009.

Ancarani ricorda che il regolamento prevede che la cerimonia si debba tenere in consiglio comunale e quindi invita a fissare già da ora una seduta straordinaria per l’11 aprile e a prendere contatti con lo stesso Saviano.

E conclude ipotizzando una revoca della cittadinanza onoraria nel caso Saviano rifiutasse, «essendo il diretto interessato ampiamente consapevole dell’onorificenza a suo tempo assegnatagli» e considerando già un suo eventuale rifiuto in questa occasione come «una mancanza di rispetto per l’intera città».

Consigli territoriali, vademecum per il voto: chi, dove, come, quando, perché

In tre “parlamentini” il centrosinistra in minoranza

Dopo una serie di incontri in tutto il territorio comunale dove si sono presentati i vari candidati, domenica 12 marzo si vota per rin- novare i Consigli territoriali di Ravenna città e forese. Ecco un breve vademecum riassuntivo per chi ancora non avesse le idee chiarissime in proposito.

Cosa sono i consigli territoriali
Sono nati durante lo scorso mandato per andare a sostituire le circoscrizioni, abolite a livello nazionale. Sono appunto assemblee che si occupano di questioni legate al territorio di fatto con un potere più consultivo che altro (ma possono contribuire a organizzare diverse attività decentrate), valorizzano e promuovono la partecipazione dei cittadini, degli organismi e delle libere forme associative; nell’ambito degli indirizzi politici dell’amministrazione comunale esercitano le proprie funzioni consultive e propositive. Composti ciascuno da venti consiglieri volontari vorrebbero essere un canale di dialogo tra amministrazione comunale e cittadini. A termine di regolamento i consigli territoriali resteranno in carica fino alla prossima elezione del consiglio comunale prevista nel 2021, continuando ad esercitare le proprie funzioni fino all’insediamento dei nuovi consigli territoriali.

Chi può votare e l’affluenza
Possono votare tutti i cittadini italiani e stranieri che abbiano compiuto 16 anni e risultino residenti nel comune di Ravenna alla data dell’11 gennaio 2017. Chi non è maggiorenne voterà nel seggio dei genitori/genitore con i quali vive, presentando un documento di riconoscimento con foto, attestante la via di residenza. Complessivamente sono chiamati a votare 137.982 cittadini (66.244 maschi e 71.738 femmine), di cui 16.317 stranieri (7.817 maschi e 8.500 femmine). Alle scorse consultazioni l’affluenza si fermò al 6 percento degli aventi diritto al voto quando alle precedenti amministrative aveva votato il 72 percento. Alle scorse amministrative al primo turno ha votato invece appena il 63 percento degli aventi diritto.

Dove, come e quando si vota
Si vota solo domenica 12 marzo, dalle 8 alle 20. Le sedi dei seggi non saranno quelle consuete previste per le elezioni politico-amministrative poiché si devono utilizzare solo edifici di proprietà comunale o gratuitamente concessi. I seggi elettorali saranno in totale 38, 11 allestiti in uffici e sale del Comune, 11 in sedi di pro loco e comitati cittadini e 7 in centri sportivi. Per sapere dove andare a votare il 12 marzo si può consultare la pagina Internet www.comune.ra.it/elezioni12marzo. Come si diceva si può votare solo la preferenza e si può dare una doppia preferenza solo però a due candidati della stessa lista e di sesso diverso, come già previsto anche alle ultime consultazioni amministrative, peraltro.

I costi e i volontari
Queste consultazioni elettorali sono a costo zero per il Comune: a partire dai futuri consiglieri territoriali, che svolgeranno gratuitamente il loro compito, così come gli scrutatori, i segretari di seggio e tutto il mondo del volontariato che si è mobilitato per le elezioni, non vi sarà alcun esborso dal Comune né per la tornata elettorale né per il funzionamento dei nuovi consigli.

Da chi e come sono composti
Sono composti da cittadini eletti dagli aventi diritto al voto, cittadini che vengono candidati in liste che rispecchiano le liste presenti alle precedenti amministrative. I posti sono quindi ripartiti a monte sulla base della percentuale di voti ottenuti in quel territorio da ogni singolo simbolo e si può scegliere di fatto solo una preferenza. In tutto sono 660 candidati, di cui 232 donne e 428 uomini (tra gli allegati l’elenco completo).

La composizione
Dato il voto disomogeneo delle consultazioni dello scorso giugno 2016 che hanno visto aree importanti del territorio in cui Pd e soci hanno di fatto perso, saranno tre i consigli territoriali che non avranno una maggioranza di centrosinistra in linea con quella al governo a Palazzo Merlato. Questo politicamente potrebbe riservare qualche sorpresa nei prossimi anni e magari garantire un po’ più di vivacità del dibattito rispetto agli anni passati visto che, ammesso e non concesso che le forze di opposizione trovino tra loro un accordo, i consiglieri sono poi chiamati a eleggere un presidente. Nel dettaglio sono quella del Centro Urbano (ex Prima circoscrizione), quella della Darsena e quella del Mare dove Pd e alleati non superano i 9 consiglieri, mentre in altre tre circoscrizioni la situazione è di assoluta parità: Ravenna Sud, l’ex seconda, Mezzano. In tutto il Pd deve eleggere 78 consiglieri a cui si aggiungono i 3 di Insieme per Cambiare, i 12 del Pri, i 6 di Sinistra per Ravenna e i 2 di Ama Ravenna. L’opposizione invece avrà 31 consiglieri della Lega Nord, 24 sono quelli di CambieRà, i 10 de La Pigna, i 10 di Forza Italia (che nelle sue liste ha accolto anche tre esponenti del Popolo della Famiglia, i 13 di Lista per Ravenna, e gli 11 di Ravenna in Comune). Resta natural- mente da vedere se e come l’opposizione riuscirà ad accordarsi per muoversi in modo coordinato, soprattutto dopo la vicenda Pini (vedi articoli correlati).

Consigli territoriali, vademecum per il voto: chi, dove, come, quando, perché

In tre “parlamentini” il centrosinistra in minoranza

Dopo una serie di incontri in tutto il territorio comunale dove si sono presentati i vari candidati, domenica 12 marzo si vota per rin- novare i Consigli territoriali di Ravenna città e forese. Ecco un breve vademecum riassuntivo per chi ancora non avesse le idee chiarissime in proposito.

Cosa sono i consigli territoriali
Sono nati durante lo scorso mandato per andare a sostituire le circoscrizioni, abolite a livello nazionale. Sono appunto assemblee che si occupano di questioni legate al territorio di fatto con un potere più consultivo che altro (ma possono contribuire a organizzare diverse attività decentrate), valorizzano e promuovono la partecipazione dei cittadini, degli organismi e delle libere forme associative; nell’ambito degli indirizzi politici dell’amministrazione comunale esercitano le proprie funzioni consultive e propositive. Composti ciascuno da venti consiglieri volontari vorrebbero essere un canale di dialogo tra amministrazione comunale e cittadini. A termine di regolamento i consigli territoriali resteranno in carica fino alla prossima elezione del consiglio comunale prevista nel 2021, continuando ad esercitare le proprie funzioni fino all’insediamento dei nuovi consigli territoriali.

Chi può votare e l’affluenza
Possono votare tutti i cittadini italiani e stranieri che abbiano compiuto 16 anni e risultino residenti nel comune di Ravenna alla data dell’11 gennaio 2017. Chi non è maggiorenne voterà nel seggio dei genitori/genitore con i quali vive, presentando un documento di riconoscimento con foto, attestante la via di residenza. Complessivamente sono chiamati a votare 137.982 cittadini (66.244 maschi e 71.738 femmine), di cui 16.317 stranieri (7.817 maschi e 8.500 femmine). Alle scorse consultazioni l’affluenza si fermò al 6 percento degli aventi diritto al voto quando alle precedenti amministrative aveva votato il 72 percento. Alle scorse amministrative al primo turno ha votato invece appena il 63 percento degli aventi diritto.

Dove, come e quando si vota
Si vota solo domenica 12 marzo, dalle 8 alle 20. Le sedi dei seggi non saranno quelle consuete previste per le elezioni politico-amministrative poiché si devono utilizzare solo edifici di proprietà comunale o gratuitamente concessi. I seggi elettorali saranno in totale 38, 11 allestiti in uffici e sale del Comune, 11 in sedi di pro loco e comitati cittadini e 7 in centri sportivi. Per sapere dove andare a votare il 12 marzo si può consultare la pagina Internet www.comune.ra.it/elezioni12marzo. Come si diceva si può votare solo la preferenza e si può dare una doppia preferenza solo però a due candidati della stessa lista e di sesso diverso, come già previsto anche alle ultime consultazioni amministrative, peraltro.

I costi e i volontari
Queste consultazioni elettorali sono a costo zero per il Comune: a partire dai futuri consiglieri territoriali, che svolgeranno gratuitamente il loro compito, così come gli scrutatori, i segretari di seggio e tutto il mondo del volontariato che si è mobilitato per le elezioni, non vi sarà alcun esborso dal Comune né per la tornata elettorale né per il funzionamento dei nuovi consigli.

Da chi e come sono composti
Sono composti da cittadini eletti dagli aventi diritto al voto, cittadini che vengono candidati in liste che rispecchiano le liste presenti alle precedenti amministrative. I posti sono quindi ripartiti a monte sulla base della percentuale di voti ottenuti in quel territorio da ogni singolo simbolo e si può scegliere di fatto solo una preferenza. In tutto sono 660 candidati, di cui 232 donne e 428 uomini (tra gli allegati l’elenco completo).

La composizione
Dato il voto disomogeneo delle consultazioni dello scorso giugno 2016 che hanno visto aree importanti del territorio in cui Pd e soci hanno di fatto perso, saranno tre i consigli territoriali che non avranno una maggioranza di centrosinistra in linea con quella al governo a Palazzo Merlato. Questo politicamente potrebbe riservare qualche sorpresa nei prossimi anni e magari garantire un po’ più di vivacità del dibattito rispetto agli anni passati visto che, ammesso e non concesso che le forze di opposizione trovino tra loro un accordo, i consiglieri sono poi chiamati a eleggere un presidente. Nel dettaglio sono quella del Centro Urbano (ex Prima circoscrizione), quella della Darsena e quella del Mare dove Pd e alleati non superano i 9 consiglieri, mentre in altre tre circoscrizioni la situazione è di assoluta parità: Ravenna Sud, l’ex seconda, Mezzano. In tutto il Pd deve eleggere 78 consiglieri a cui si aggiungono i 3 di Insieme per Cambiare, i 12 del Pri, i 6 di Sinistra per Ravenna e i 2 di Ama Ravenna. L’opposizione invece avrà 31 consiglieri della Lega Nord, 24 sono quelli di CambieRà, i 10 de La Pigna, i 10 di Forza Italia (che nelle sue liste ha accolto anche tre esponenti del Popolo della Famiglia, i 13 di Lista per Ravenna, e gli 11 di Ravenna in Comune). Resta natural- mente da vedere se e come l’opposizione riuscirà ad accordarsi per muoversi in modo coordinato, soprattutto dopo la vicenda Pini (vedi articoli correlati).

Tra vernici e una moto usata, sulla nave due tonnellate di farmaci: sequestrati

Compresse e sciroppi per l’influenza, in viaggio verso il Portogallo, erano conservati in maniera inadeguata dentro a un container

L’Agenzia delle Dogane e la Guardia di Finanza di Ravenna hanno sequestrato al porto di Ravenna circa 365.000 farmaci, tra compresse e sciroppi per la cura di malattie infiammatorie e sindromi influenzali, destinati al mercato comunitario.

Il sequestro è scaturito dal controllo di un container di “merci varie” che è risultato contenere circa due tonnellate di medicinali trasportati in modo inadeguato, con possibili conseguenze sull’integrità dei prodotti farmacologici.

Nel corso dell’ispezione, infatti, i funzionari doganali e i finanzieri riscontravano che i medicinali, provenienti da Cipro e diretti in Portogallo, erano stati stipati all’interno di un container non coibentato e privo di qualsiasi sistema di raffreddamento/riscaldamento per il mantenimento della corretta temperatura e umidità, all’interno del quale erano stati collocati beni di vario genere come vernici, prodotti chimici, effetti personali e finanche una motocicletta usata.

Le modalità di trasporto sono risultate dunque completamente inidonee al trasporto di medicinali, tenuto anche conto delle mutevoli condizioni climatiche e di temperatura alle quali tali farmaci sono stati sottoposti viaggiando per diverse settimane lungo le acque del Mediterraneo all’interno della stiva di una nave.

Pertanto, l’Agenzia delle Dogane e la Guardia di Finanza, anche con l’ausilio di personale tecnico dell’Ausl Romagna, verificata l’inosservanza delle norme per la corretta movimentazione dei medicinali, il cui principio attivo potrebbe anche risultare seriamente compromesso da carenti cautele adottate nelle fasi del trasporto e conservazione, hanno proceduto al sequestro dell’intera partita di medicinali in transito dal porto di Ravenna.

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