sabato
13 Settembre 2025

Elena, accampata per 26 ore in piazza a Riccione per il concerto dei suoi idoli

Una ragazzina di Ravenna in prima fila per Benji & Fede. Ha trascorso la notte con una coetanea sul cemento: «Scappate di casa per voi»

Elena, da Ravenna, è arrivata in piazzale Roma, a Riccione, ieri sera alle 19.30. Per essere sicura di essere in prima fila al concerto di Benji & Fede in programma questa sera (mercoledì 17 agosto) a partire dalle 21.30, quindi circa 26 ore dopo. Insieme a un’altra ragazza – entrambe minorenni – di Vicenza ha trascorso la notte davanti alle transenne. A comunicarlo è direttamente il Comune di Riccione via mail. «Alle nostre facce incredule – scrivono dall’assessorato al Turismo – hanno risposto felici e soddisfatte che ne è valsa la pena». Alle transenne hanno anche appeso due cartelli con le scritte “Scappate di casa solo per voi!” e “Rudy, dalle 19.30 di ieri siamo ancora qua”, quest’ultimo rivolto al conduttore della serata Rudy Zerbi.

Sono decine le ragazzine che le hanno raggiunte in mattinata, accampandosi insieme a loro in piazzale Roma. Il concerto rientra nell’ambito di Deejay On Stage, la manifestazione che è grande protagonista del mese di agosto di Riccione, con le voci di Radio Deejay e come ospiti gli artisti più famosi della stagione. Benji & Fede sono un duo modenese nato su Facebook, composto da due ragazzi poco più che ventenni, divenuti idoli delle adolescenti di tutta Italia nel giro di pochi mesi.

Trattore in fiamme: il conducente riesce a scappare poco prima

A Lido Adriano. Il mezzo aveva un valore di 200mila euro

Un trattore è andato a fuoco nella mattinata di oggi, mercoledì 17 agosto,in un campo coltivato di Lido Adriano. Illeso il conducente del mezzo agricolo che ha fatto in tempo ad allontanarsi non appena notate le prime scintille.

L’episodio si è verificato in un campo adiacente alla via Bonifica; il conducente, un uomo originario del Modenese ma residente a Lido Adriano, era alla guida di un trattore del valore stimato di circa 200.000 euro, proprietà della ditta per cui lavora, che ha sede a Bagnacavallo.

L’incidente potrebbe essersi verificato per una iniziale piccola perdita di carburante, che però poi ha avvolto tutto il veicolo carbonizzandolo interamente. L’operaio è stato bravo nell’avvedersi subito delle prime fiammelle, così da posizionare il veicolo lontano dalla sede stradale, per poi mettersi al riparo e allertare i carabinieri della stazione di Lido Adriano arrivati sul posto, in attesa dell’intervento dei vigili del fuoco per domare le fiamme.

Il deputato scrive al prefetto: «No a celebrazioni fasciste al cimitero»

Paglia (Si), ma anche i sindacati, contro l’omaggio al gerarca
fascista Ettore Muti in programma per domenica 21 agosto

Da anni l’associazione Arditi d’Italia, in particolare, organizza al cimitero monumentale di Ravenna, un raduno in occasione dell’anniversario dell’uccisione, risalente al 1943, di Ettore Muti, gerarca fascista ravennate. Negli ultimi anni in particolare esponenti antifascisti del territorio hanno protestato contro celebrazioni che, dicono, sono sempre più divenute un momento per riproporre proclami e pratiche proprie del disciolto partito fascista, «peraltro vietati dalla legge», sottolineano in un comunicato congiunto inviato alla stampa pochi giorni fa anche i tre sindacati – Cgil, Cisl e Uil –, contrari alle celebrazioni.

Questa mattina (mercoledì 17 agosto) l’onorevole Giovanni Paglia, parlamentare ravennate di Sel-Sinistra Italiana, ha inviato una lettera al prefetto di Ravenna. «Le scrivo – si legge nella missiva inviata a Francesco Russo – per unirmi a quanti, pubblicamente e privatamente, in questi giorni hanno voluto sollecitare un suo intervento per scongiurare l’ennesimo sfregio al sentimento antifascista della città di Ravenna. Mi riferisco alla possibilità che il 21 agosto si tenga al cimitero monumentale della città una manifestazione nostalgica del ventennio, da parte di fascisti vecchi e nuovi, in occasione del ricordo della morte del gerarca Ettore Muti. Non devo ricordare a lei quanto Ettore Muti non meriti affatto alcuna commemorazione, essendosi macchiato di crimini in vita, al di là del ricordo dei famigliari. Vi è d’altronde certezza che in assenza di un intervento delle autorità anche quest’anno il 21 luglio un luogo sacro dovrà essere offeso da bandiere e parate di un’ideologia di morte.  Le chiedo pertanto di attivarsi per quanto di sua competenza per impedire tutto questo, certo di poter contare sulla sua sensibilità repubblicana e democratica».

Il deputato scrive al prefetto: «No a celebrazioni fasciste al cimitero»

Paglia (Si), ma anche i sindacati, contro l’omaggio al gerarca fascista Ettore Muti in programma per domenica 21 agosto

Da anni l’associazione Arditi d’Italia, in particolare, organizza al cimitero monumentale di Ravenna, un raduno in occasione dell’anniversario dell’uccisione, risalente al 1943, di Ettore Muti, gerarca fascista ravennate. Negli ultimi anni in particolare esponenti antifascisti del territorio hanno protestato contro celebrazioni che, dicono, sono sempre più divenute un momento per riproporre proclami e pratiche proprie del disciolto partito fascista, «peraltro vietati dalla legge», sottolineano in un comunicato congiunto inviato alla stampa pochi giorni fa anche i tre sindacati – Cgil, Cisl e Uil –, contrari alle celebrazioni.

Questa mattina (mercoledì 17 agosto) l’onorevole Giovanni Paglia, parlamentare ravennate di Sel-Sinistra Italiana, ha inviato una lettera al prefetto di Ravenna. «Le scrivo – si legge nella missiva inviata a Francesco Russo – per unirmi a quanti, pubblicamente e privatamente, in questi giorni hanno voluto sollecitare un suo intervento per scongiurare l’ennesimo sfregio al sentimento antifascista della città di Ravenna. Mi riferisco alla possibilità che il 21 agosto si tenga al cimitero monumentale della città una manifestazione nostalgica del ventennio, da parte di fascisti vecchi e nuovi, in occasione del ricordo della morte del gerarca Ettore Muti. Non devo ricordare a lei quanto Ettore Muti non meriti affatto alcuna commemorazione, essendosi macchiato di crimini in vita, al di là del ricordo dei famigliari. Vi è d’altronde certezza che in assenza di un intervento delle autorità anche quest’anno il 21 luglio un luogo sacro dovrà essere offeso da bandiere e parate di un’ideologia di morte.  Le chiedo pertanto di attivarsi per quanto di sua competenza per impedire tutto questo, certo di poter contare sulla sua sensibilità repubblicana e democratica».

Olimpiadi: gli atleti ravennati tornano a casa dal Brasile senza medaglie

Deludono in particolare Errani e l’Italia femminile del volley del ct Bonitta. Record italiano per la nuotatrice lughese Zofkova

Con il doppio ko del lottatore riolese Daigoro Timoncini nella notte tra martedì e mercoledì cala il sipario sull’Olimpiade degli atleti della provincia di Ravenna, che come quattro anni fa, tornano a casa senza neppure una medaglia. Il 30enne Timoncini, alla terza olimpiade, ha pagato un sorteggio sfortunato e non è riuscito nell’impresa di far esultare anche i suoi tifosi che si erano ritrovati davanti al maxi schermo allestito per l’occasione a Riolo Terme.

In precedenza, si era dovuto arrendere in semifinale nel doppio pesi leggeri di canottaggio l’altro atleta ravennate in gara a Rio, Marcello Miani, quarto (approdavano alla finale i primi tre equipaggi) con il compagno lombardo, Andrea Micheletti.

Tra le donne, invece, spiccava la presenza della campionessa di tennis Sara Errani, da Massa Lombarda, che però è uscita agli ottavi nel singolo, perdendo in due set contro la russa Kasatkina, e ai quarti nel doppio insieme a Roberta Vinci (in questo caso l’obiettivo era una medaglia) avendo la peggio contro le ceche Šafářová e Strýcová.

Male anche Serena Ortolani, protagonista con l’Italia del volley del ct (anche lui, come noto, ravennate) Marco Bonitta di un’Olimpiade deludente con quattro gare perse nel girone e una solo vinta, l’ultima e ormai inutile contro il Portorico.

Infine, da segnalare il debutto a un’Olimpiade della nuotatrice lughese Carlotta Zofkova (di cui abbiamo raccontato la storia nell’articolo tra i correlati qui sopra), che ha partecipato come staffettista, realizzando il nuovo record italiano nei 4×100 misti, nelle batterie, trascinata insieme alle altre compagne, da Federica Pellegrini. In finale poi è arrivato un ottavo posto che resta comunque un ottimo risultato viste le aspettative.

Da segnalare anche le opache prestazioni di due atlete in qualche modo ravennati d’adozione: nel tiro a volo Jessica Rossi (cittadina onoraria di Conselice) da campionessa olimpica in carica, si è fermata in semifinale nel trap; nel beach volley invece Marta Menegatti, cresciuta sportivamente a Ravenna, è stata eliminata agli ottavi di finale.

Infine, vanno ricordati anche i ravennati Davide Cassani, ct del ciclismo che ricorderà per molto tempo la caduta di Nibali, e Francesco Damiani, allenatore della boxe che torna a casa a sorpresa senza neppure un podio.

Quella di Rio è dunque la seconda Olimpiade, dopo Londra 2012, senza medaglie ravennati. In precedenza si erano registrate cinque edizioni consecutive con medagliati bizantini, da Barcellona 1992 a Pechino 2008 passando per Atlanta, Sydney e Atene.

Allargando un pochino i confini, quella di Rio è anche la prima Olimpiade da Mosca 1980 in avanti a chiudersi senza neppure una medaglia di un atleta romagnolo.

Parcheggia la Ferrari davanti al Pineta: «Ho il permesso di Andrea…». Multato

L’auto spostata dal buttafuori del locale su ordine dei carabinieri

Aveva parcheggiato la sua Ferrari davanti al Pineta, in pieno centro a Milano Marittima dove non è consentita la sosta. I carabinieri della compagnia di Cervia-Milano Marittima l’hanno notata alle 4 circa della mattina di Ferragosto e hanno rintracciato il proprietario all’interno della discoteca che si è giustificato dicendo che aveva avuto il permesso di parcheggiare lì dal suo «amico Andrea». Naturalmente questo non è bastato a evitargli una multa per divieto di sosta e l’intimazione, da parte dei carabinieri, di spostare la sua Ferrari. Compito, questo, assegnato al buttafuori, per evitare di incappare anche nella guida in stato di ebbrezza…

Nuovo cantiere in centro a Ravenna Chiude per una settimana via Guidone

Gli autorizzati potranno parcheggiare nelle vie vicine

Partiranno lunedì 22 agosto, in centro a Ravenna, i lavori di riasfaltatura di via Guidone, che si concluderanno, salvo imprevisti, entro venerdì 26.
Per consentire la realizzazione dell’intervento, a partire dalle 7 di lunedì e fino alla fine dei lavori, in via Guidone saranno istituiti il divieto di transito (eccetto per residenti e autorizzati) e il divieto di sosta permanente con zona rimozione su entrambi i lati per tutti i veicoli.

Conseguentemente in via Gardini, nel tratto e nella direzione da via Guidone a via Guerrini, saranno istituiti il senso unico e il divieto di sosta permanente con zona rimozione su entrambi i lati per tutti i veicoli (eccetto quelli a servizio di persone invalide munite dell’apposito contrassegno, che potranno sostare nelle aree a loro riservate antistanti a via Fantuzzi).

Per raggiungere via Corrado Ricci, via Gordini e piazza Garibaldi, i veicoli provenienti da piazza dei Caduti per la Libertà, in possesso dei regolari contrassegni, potranno seguire il percorso di via Guaccimanni, via di Roma (nel tratto e nella direzione da via Guaccimanni a viale Santi Baldini), viale Santi Baldini, viale Pallavicini, via Carducci e via Mariani.

I veicoli che normalmente sono autorizzati alla sosta in strada o in aree private di via Guidone, durante i lavori potranno sostare gratuitamente nelle aree regolamentate a parcometro di via Canneti, via De Gasperi, via Rondinelli, via Chartres, viale Nullo Baldini, via Santa Teresa, via Nino Bixio, via Guidarelli, via Port’Aurea, via Claudia, via Porta Gaza, piazza D’Annunzio, via Augusta e via Duca D’Aosta, esponendo il contrassegno già in loro possesso.

L’intervento potrà essere realizzato a seguito di un accordo del Comune di Ravenna con Hera, nel rispetto di quanto disposto dal regolamento scavi su suolo pubblico, che prevede la possibilità di accorpare i ripristini definitivi da realizzare a cura di Hera a fronte di esecuzione di scavi eseguiti in pronto intervento. In virtù del medesimo accordo sarà successivamente realizzato un analogo intervento di rifacimento della pavimentazione in conglomerato bituminoso di via Baccarini.

Ragazze in fuga dal campeggio, il responsabile del loro gruppo costretto a chiamare due volte i carabinieri: ritrovate in disco e poi in spiaggia

Per due serate consecutive il responsabile di un gruppo di giovani ospiti di un campeggio di Cervia è stato costretto a chiamare i carabinieri per rintracciare due ragazze che avrebbe dovuto sorvegliare, di cui una minorenne.

La prima chiamata è arrivata alla centrale poco dopo la mezzanotte del 14 agosto e i carabinieri, con in mano nomi e descrizione delle ragazze, le hanno rintracciate in una nota discoteca insieme ad alcuni coetanei. La seconda è invece del giorno dopo, e questa volta le due sono state trovate dai carabinieri in uno stabilimento balneare, sempre a divertirsi con altri ragazzi.

Tutto nudo tra gli ombrelloni: a Lido di Dante arrivano i carabinieri

Un uomo ha superato il confine dell’area dedicata ai naturisti per avventurarsi tra i bagnanti degli stabilimenti balneari

Ferragosto con il brivido, a Lido di Dante, per un nudista che intorno alle 16 ha valicato il confine della spiaggia riservata ai naturisti avventurandosi tra gli ombrelloni degli stabilimenti balneari, tra famiglie e bambini.

Alcuni bagnanti hanno quindi chiamato i carabinieri che, giunti sul posto, hanno individuato il responsabile che, recidivo verrà segnalato all’Autorità giudiziaria per atti contrari alla pubblica decenza.

«La spesa a Ravenna è cara? Nessuna sorpresa, c’è un oligopolio delle coop…»

Il decano dell’opposizione Ancisi commenta i dati del Sole24Ore
«Quanto costano 46 anni di strapotere della stessa classe politica…»

«Esiste scientificamente una proporzionalità inversa tra la libera concorrenza di mercato e i prezzi al consumatore. Meno concorrenza c’è, più sono alti i prezzi. Ed è un dato di fatto che a Ravenna, Ferrara e Rimini si è instaurato e consolidato nel tempo un oligopolio delle maggiori strutture cooperative». È il commento di Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna ai dati pubblicati lunedì dal Sole 24 Ore, secondo i quali le tre città citate da Ancisi sarebbero le più care d’Italia per i generi alimentari di largo consumo (vedi articolo tra i correlati qui a fianco).

«L’insediamento della grande distribuzione commerciale è strettamente dipendente dalle politiche urbanistiche/commerciali degli enti pubblici territoriali, che fanno capo a Comuni, Province e Regioni – continua il decano dell’opposizione ravennate –. Non è dunque un caso che, da quando si è cominciato a parlare di supermercati, non ci sia mai stata in queste tre città diversità di regime politico tra i vari livelli istituzionali di potere, né alternanza alcuna in almeno in uno dei rispettivi governi locali. Caso unico in Italia di tale contiguità territoriale, e forse in nessuna latitudine democratica del globo».

«Le battaglie impossibili del sottoscritto contro tanto strapotere – ricorda Ancisi in una nota inviata alla stampa – iniziarono a Ravenna all’alba dei primi supermercati, che piani urbanistici e territoriali su misura collocarono, accerchiando la città, in via Faentina, in viale Gramsci e in via Aquileia, dove sono tuttora, tutti della medesima centrale cooperativa. L’ultima battaglia è contro il raddoppio in corso dell’Esp, oltretutto su un terreno, a lato del fiume Montone e a breve distanza dal Ronco, estremamente fragile per la sua permeabilità, per la sicurezza idraulica e per la tutela del paesaggio rurale».

Nessuno stupore dunque sul costo della vita a Ravenna, secondo Ancisi. «Tanto più deprecabile, mentre ci si riempie la bocca di welfare, di politiche sociali, perché qui le famiglie più povere, quelle che cercano affannosamente di comprare al minor prezzo qualcuno dei venti generi alimentari di maggiore necessità, spendono in media, solamente per mettere insieme il pranzo con la cena, il 34,4% in più di quanto se ne spendano a Milano! È il dato più disdicevole dell’indagine, a cui conseguono le file, ora anche molto italiane, alle mense della Caritas».

«Ma gli effetti collaterali non sono meno dannosi – termina Ancisi –: sui piccoli e medi negozianti, taglieggiati o costretti alla resa; sui posti di lavoro perduti, che la grande distribuzione non compensa; sul turismo familiare, maggiore “cliente” di Ravenna, che guarda bene a quanto si spende; in genere, sull’intera produzione economica, per la minore capacità di spesa delle famiglie. Quanto costino in termini di qualità del vivere, almeno alle classi minori e medie di Ravenna, 46 anni di strapotere ininterrotto a Ravenna dello stesso regime politico non sarà dunque mai troppo valutato, al di là delle estemporanee riflessioni sul dato che riesce a salire ai disonori della cronache».

«La spesa a Ravenna è cara? Nessuna sorpresa, c’è un oligopolio delle coop…»

Il decano dell’opposizione Ancisi commenta i dati del Sole24Ore
«Quanto costano 46 anni di strapotere della stessa classe politica…»

«Esiste scientificamente una proporzionalità inversa tra la libera concorrenza di mercato e i prezzi al consumatore. Meno concorrenza c’è, più sono alti i prezzi. Ed è un dato di fatto che a Ravenna, Ferrara e Rimini si è instaurato e consolidato nel tempo un oligopolio delle maggiori strutture cooperative». È il commento di Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna ai dati pubblicati lunedì dal Sole 24 Ore, secondo i quali le tre città citate da Ancisi sarebbero le più care d’Italia per i generi alimentari di largo consumo (vedi articolo tra i correlati qui a fianco).

«L’insediamento della grande distribuzione commerciale è strettamente dipendente dalle politiche urbanistiche/commerciali degli enti pubblici territoriali, che fanno capo a Comuni, Province e Regioni – continua il decano dell’opposizione ravennate –. Non è dunque un caso che, da quando si è cominciato a parlare di supermercati, non ci sia mai stata in queste tre città diversità di regime politico tra i vari livelli istituzionali di potere, né alternanza alcuna in almeno in uno dei rispettivi governi locali. Caso unico in Italia di tale contiguità territoriale, e forse in nessuna latitudine democratica del globo».

«Le battaglie impossibili del sottoscritto contro tanto strapotere – ricorda Ancisi in una nota inviata alla stampa – iniziarono a Ravenna all’alba dei primi supermercati, che piani urbanistici e territoriali su misura collocarono, accerchiando la città, in via Faentina, in viale Gramsci e in via Aquileia, dove sono tuttora, tutti della medesima centrale cooperativa. L’ultima battaglia è contro il raddoppio in corso dell’Esp, oltretutto su un terreno, a lato del fiume Montone e a breve distanza dal Ronco, estremamente fragile per la sua permeabilità, per la sicurezza idraulica e per la tutela del paesaggio rurale».

Nessuno stupore dunque sul costo della vita a Ravenna, secondo Ancisi. «Tanto più deprecabile, mentre ci si riempie la bocca di welfare, di politiche sociali, perché qui le famiglie più povere, quelle che cercano affannosamente di comprare al minor prezzo qualcuno dei venti generi alimentari di maggiore necessità, spendono in media, solamente per mettere insieme il pranzo con la cena, il 34,4% in più di quanto se ne spendano a Milano! È il dato più disdicevole dell’indagine, a cui conseguono le file, ora anche molto italiane, alle mense della Caritas».

«Ma gli effetti collaterali non sono meno dannosi – termina Ancisi –: sui piccoli e medi negozianti, taglieggiati o costretti alla resa; sui posti di lavoro perduti, che la grande distribuzione non compensa; sul turismo familiare, maggiore “cliente” di Ravenna, che guarda bene a quanto si spende; in genere, sull’intera produzione economica, per la minore capacità di spesa delle famiglie. Quanto costino in termini di qualità del vivere, almeno alle classi minori e medie di Ravenna, 46 anni di strapotere ininterrotto a Ravenna dello stesso regime politico non sarà dunque mai troppo valutato, al di là delle estemporanee riflessioni sul dato che riesce a salire ai disonori della cronache».

«La nuotatrice dedica la medaglia alla sua fidanzata? È disfacimento dell’Occidente»

Il ravennate De Carli (PdF) contro il coming out dell’azzurra Bruni: «L’amore omosessuale dovrebbe restare un fatto privato»

Ha fatto scalpore in queste ore il coming out della nuotatrice Rachele Bruni, che ha dedicato la medaglia d’argento appena conquistata nella 10 km di fondo alle Olimpiadi di Rio, oltre che alla sua famiglia e al suo allenatore, anche alla sua fidanzata.

Una decisione fortemente criticata dal ravennate Mirko De Carli, esponente del Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi – con cui si è candidato a sindaco di Bologna pochi mesi fa, ottenenedo poco più dell’1 percento delle preferenze –, secondo il quale in questo modo – scrive su Facebook – «l’Occidente mostra il suo disfacimento culturale al mondo intero». De Carli mette poi la decisione della nuotatrice a confronto con la proposta di matrimonio ricevuta dal fidanzato il giorno precedente sempre a Rio, in diretta televisiva, dalla tuffatrice cinese He Zi subito dopo aver vinto anche in questo caso una medaglia d’argento alle Olimpiadi.

«Dopo una così commovente celebrazione dell’amore che genera la vita, con tanto di anello di fidanzamento e proposta nuziale in ginocchio, ad alcuni deve essere sembrato urgente correre ai ripari», commenta con sarcasmo De Carli. «La nostra atleta – aggiunge riferendosi alla Bruni – comunque si può consolare, perché se i due tuffatori cinesi torneranno a vivere nell’anonimato la loro storia d’amore, e forse non sapremo nemmeno come andrà a finire, adesso invece la Bruni ha l’opportunità di conquistare molte più copertine di giornale, attenzioni e forse sponsorizzazioni, di quante non gliene avrebbe garantite di per sé la medaglia nel nuoto di fondo».

«La vicenda di He Zi e del suo fidanzato in qualche modo ci hanno ricordato che il matrimonio in tutto il mondo è da sempre un fatto pubblico, che coinvolge gioiosamente tutta la comunità, come hanno dimostrato l’applauso e la commozione universale suscitati dal loro gesto romantico (in realtà anche molto criticato sui social network per la scelta del fidanzato di mettere così in secondo piano l’impresa sportiva della futura moglie, ndr). L’amore omosessuale – continua De Carli – invece è sempre stato e dovrebbe rimanere un fatto privato». De Carli dice di non mettere in dubbio la «liberà di amare» delle due italiane, ma comunque che «oggi come oggi è più minacciata, e quindi da difendere con maggiore urgenza, la libertà di dissentire su questi argomenti e di continuare a proclamare il primato della famiglia come facciamo – soli contro tutti – noi del PdF».

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi