giovedì
28 Agosto 2025

La nuova vita di Palazzo Guiccioli: dal 30 novembre musei, bar, negozi e ristorante

Si avvicina la data di un’inaugurazione attesa da dieci anni. In via Cavour l’omaggio a Byron e al Risorgimento

Palazzo Guiccioli

È slittata ancora la data di riapertura in pieno centro a Ravenna di palazzo Guiccioli, storico edificio che si affaccia su via Cavour (al civico 54) comprato nel 2011 dalla fondazione della Cassa di Risparmio di Ravenna, dopo anni in cui versava nel degrado. La date ufficiali da segnare in agenda sono ora quelle di sabato 30 novembre e domenica 1 dicembre con l’apertura ai visitatori (su prenotazione) in occasione dell’inaugurazione.

Il cantiere a Palazzo Guiccioli era partito ormai dieci anni fa ed è stato molto più impegnativo del previsto, complice anche la pandemia. Ora però è tutto (quasi) pronto per il taglio del nastro di quello che sarà un nuovo complesso museale della città. Al piano superiore del palazzo troverà spazio infatti il museo Byron, dedicato alla vita ravennate del poeta simbolo del romanticismo, Lord George Byron: un museo prettamente letterario che sarà coinvolgente anche tramite un uso importante delle nuove tecnologie. Dalle stanze dedicate a Byron si passerà poi, in perfetto ordine cronologico, a quelle del rinnovato (aveva sede in Classense) museo del Risorgimento, con collezioni e cimeli garibaldini provenienti anche dalla Fondazione Spadolini Nuova Antologia di Firenze e dalla Fondazione Craxi. A completare il polo culturale (oltre al bookshop con articoli a tema Byron e Risorgimento, che sarà gestito dalla fondazione Ravennantica) ci sarà poi il museo delle bambole e altri balocchi di Graziella Gardini Pasini che trova posto (dopo il trasferimento da via Fantuzzi, vicino a piazza Kennedy) nel retro del palazzo, verso via Morigia.

Come già annunciato, inoltre, saranno presenti anche spazi dedicati all’enogastronomia. Apriranno sempre il 30 novembre e a gestirli sarà la neonata società “Lumaca” fondata da Massimo Serena Monghini (dell’Osteria del Tempo Perso, che proseguirà comunque regolarmente l’attività nella vicina via Gamba), Bianca Scudellari e Lucio Fossati. Il ristorante (gestito in particolare da Scudellari) si chiamerà Taverna Byron, avrà due ingressi (uno dei quali su via Cavour) e una settantina di posti a sedere (anche all’aperto, nella corte interna del palazzo). Il menù sarà romagnolo, con prodotti annunciati di «primissima qualità» e un’offerta di vini che spazierà tra tradizione italiana e francese.

E a questo proposito, in uno spazio adiacente al ristorante aprirà anche la Cantina Guiccioli, bottega che venderà vini e prodotti gastronomici.

A completare l’offerta proposta dalla nuova società anche un bar con affaccio sulla corte in via Cavour, di fianco all’uscita del complesso, che sarà aperto fin dal mattino e proporrà aperitivi e serate anche oltre l’orario di apertura del museo.

Annata da record con una raccolta olive eccellente per qualità e qualità

Stefano Monti, presidente della sezione locale di Coldiretti: «Ci sono tutte le condizioni per una campagna importante e per un olio di altissimo pregio. Stiamo viaggiando verso il traguardo dei 10-11mila quintali»

Brisighella

È entrata nel vivo la campagna di raccolta olive a Brisighella, con grande soddisfazione degli olivicoltori che si trovano davanti a quella che probabilmente sarà una delle raccolte migliori degli ultimi 20 anni, con la qualità che va finalmente a braccetto con la quantità.

«Dopo annate caratterizzate da una produzione quantitativamente bassa – afferma Sergio Spada, presidente di Cab Terra di Brisighella – quest’anno, mentre ci avviciniamo a metà raccolta, possiamo già parlare di una campagna record in termini di quintali, ma anche di qualità delle olive, perfette, in salute, senza difetti e questo nonostante la tanta pioggia caduta nel 2024».

Notizie positive, dunque, dalle colline che possono fregiarsi della prima Dopo nazionale dell’olio extravergine: «Le piante hanno resistito bene alle ultime piogge all’interno di un contesto fitosanitario che non ha evidenziato presenza di mosca dell’ulivo – prosegue Spada – quindi, nonostante rese lievemente più basse, la produzione è abbondante e la qualità ottima».

Nettamente diverso, invece, il trend che si registra a livello nazionale con cali di produzione superiori anche al 30%, in particolare per via della siccità record che ha interessato in particolare gli oliveti del sud.

«Tornando a Brisighella – conferma Stefano Monti, Presidente della sezione locale di Coldiretti nonché socio conferitore alla Cab – ci sono tutte le condizioni per una campagna importante e per un olio di altissima qualità, le olive sono veramente sane, abbondanti e stiamo viaggiando, nonostante rese più basse e qualche difficoltà nella raccolta per via di terreni ancora bagnati,  verso il traguardo dei 10-11mila quintali».

Il macellaio trovato impiccato, «fu ucciso nel suo negozio»

Il gip di Ravenna ordina l’imputazione coatta per due indagati

Domenico Montanari
Domenico Montanari

Gli inquirenti pensavano a un suicidio quando all’alba del 25 luglio 2019 lo trovarono impiccato nella “Antica Macelleria Bandini” di Faenza, della quale era contitolare. E invece nelle carte del Tribunale di Ravenna, la morte del 64enne Domenico Montanari si è trasformata in un omicidio in concorso.

Il Gip Janos Barlotti, tramite apposita ordinanza, ha infatti ordinato alla Procura di formulare entro 10 giorni una imputazione coatta per il 55enne ex vigile urbano Gian Carlo Valgimigli, che alle 5.50 aveva rinvenuto il corpo e dato l’allarme. E per il 31enne di origine albanese Daniel Mullaliu, fratello dell’allora compagna del primo e il cui telefonino quella mattina aveva agganciato una cella compatibile con la macelleria. I due sono difesi dagli avvocati Gabriele Bordoni e Luca Donelli.

All’inizio il caso era stato inquadrato come il gesto estremo di un negoziante sommerso dai debiti e finito nella morsa dello strozzinaggio: tanto che l’ex vigile urbano – che gli aveva prestato soldi (circa 300mila euro) con interessi da capogiro (fino a 30mila al mese) e che cercava di vendergli la casa ad altre persone – era stato condannato per morte come conseguenza di altro reato, l’usura appunto. L’ipotesi omicidio aveva preso corpo più di recente quando nel carcere di Ferrara un compagno di cella di Vagimigli – un pregiudicato anche per reati di stampo mafioso – aveva a suo dire ricevuto confidenze dal 55enne proprio sul possibile omicidio del macellaio faentino.

Tanti particolari quelli poi riferiti in Procura a partire da fine 2022: come il tipo di cordino usato (di nylon), il tipo di azione imbastita (il 55enne che dà appuntamento al 64enne nel suo negozio e poi tre complici che arrivano da dietro e lo immobilizzato rapidamente) e il movente (il macellaio, stufo di pagare, voleva denunciare).

Tuttavia, premesso che sul cadavere il medico legale non aveva trovato segni di colluttazione, per la Procura esistevano scenari alternativi: ovvero il pregiudicato poteva avere parlato solo per avere benefici dal Tribunale della Sorveglianza. O Valgimigli poteva avere millantato per accreditarsi con un delinquente ai suoi occhi di alto rango. Da qui la richiesta di archiviare. Ma per il Gip, le dichiarazioni accusatorie del pregiudicato appaiono “intrinsecamente attendibili poiché logiche, coerenti e adeguatamente circostanziate“, peraltro “intrise di dettagli ben difficilmente frutto della fantasia o della rielaborazione di chi le rende” tanto più che quei particolari non erano mai usciti sulla stampa.

E poi la scena del crimine presentava dettagli definiti inquietanti: la luce era spenta, il telefonino era in ricarica (azione non compatibile con uno che voglia togliersi la vita), le chiavi erano inserite nella toppa dall’interno e il macellaio toccava con i piedi per terra. Inoltre i conoscenti del defunto lo avevano descritto come persona genuina e solare che mai si sarebbe risolta a un gesto estremo tanto più che doveva occuparsi di una familiare disabile: ragione quest’ultima per la quale mai avrebbe venduto la loro casa a cuor leggero. Attendibile anche il contesto delle rivelazioni. (Ansa.it)

Dalle imprese degli anni ’90 alla scrivania: Gaudenzi al vertice del tennis mondiale

Il ravennate è presidente Atp. «I ricordi più belli? La storica finale di Davis del 1998 e la semifinale a Montecarlo. Sinner? Un ragazzo fantastico»

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Tra i pochi tennisti italiani nella storia a entrare nella top 20 mondiale, Andrea Gaudenzi è stato il volto del tennis tricolore negli anni Novanta, quando ancora nessuno si sarebbe immaginato che un italiano sarebbe potuto arrivare addirittura al numero 1.

Classe 1973, nato a Faenza (dove il nonno fu l’ideatore del primo campo dell’attuale Tennis Club) e cresciuto (fino alla seconda media) a Ravenna, Gaudenzi fu specialista della terra rossa, dove ha conquistato tre titoli Atp. Dal 2020 è al vertice del tennis mondiale nella veste di presidente dell’Atp (l’associazione che riunisce i tennisti professionisti di tutto il mondo e i tornei, a eccezione dei quattro Slam), rieletto l’anno scorso per una carica che ricoprirà quindi fino almeno al 2026.

Gaudenzi, cosa fa il presidente dell’Atp?
«Rappresento l’associazione del tennis professionistico maschile e mi occupo quindi della sua gestione, anche e soprattutto per quanto riguarda l’aspetto dell’entertainment. Un lavoro complesso a causa della varietà di interessi che ci sono in ballo e che possono essere contrastanti, da quelli dei giocatori fino a quelli degli azionisti dei tornei. In questo momento ci sono troppe entità che gestiscono il mondo del tennis, la sua struttura frammentata è una delle cause principali per cui non si è stati in grado di massimizzarne il potenziale finanziario. Per questo motivo, da presidente, sto cercando di portare avanti la strategia “OneVision” che si basa su tre capisaldi: promuovere l’unità di governance fra le varie entità che dirigono il mondo del tennis, migliorare l’esperienza dei fan e sfruttare l’opportunità di crescita su scala in vari ambiti, tra cui soprattutto i media e l’evoluzione tecnologica a livello di dati e contenutistica».

Sfruttando anche la sua esperienza maturata una volta terminata la carriera…
«A fine carriera mi sono allontanato dal tennis per occuparmi di sport e marketing (dopo la laurea in giurisprudenza, Gaudenzi ha conseguito un Master in Business Administration a Londra e lavorato per la piattaforma di giochi online Bwin e della startup Real Fun Games, ndr) e poi anche in ambito musicale (in Musixmatch, una data company in contatto con case discografiche che detengono i diritti delle canzoni, ndr). L’esperienza all’estero e in altri settori mi ha fatto capire quanto a volte nel tennis non si tenda davvero l’attenzione verso gli appassionati, come per esempio nel campo della musica fa invece una piattaforma come Spotify. Noi rendiamo loro la vita un po’ complicata. L’obiettivo deve essere quindi quello di migliorare l’esperienza degli appassionati e avvicinarne altri al mondo del tennis. Senza dimenticare il ruolo dei giocatori, per i quali abbiamo comunque già ottenuto risultati importanti, come la divisione dei profitti in maniera equa e in totale trasparenza».

Che rapporto ha mantenuto con la Romagna?
«Vivo fra Londra, Montecarlo e la Florida, ma tutti i miei amici sono ancora in Romagna, quando posso ci torno. E quando riparto mi porto dietro il cibo romagnolo, cappelletti e piadina in primis…».

Quali sono i momenti che ricorda con più piacere della sua carriera?
«Difficile. Potrei dire la storica finale di Coppa Davis del ’98 a Milano (l’ultima finale italiana, persa contro la Svezia, prima della vittoria dell’anno scorso, ndr), la semifinale a Montecarlo (nel 1995, persa contro la sua bestia nera Muster, campione austriaco che è stato anche numero 1 al mondo, ndr). E poi naturalmente le prime vittorie, il primo titolo, il primo punto Atp».

Rimpianti?
«Se mi guardo indietro, alla luce anche dei nuovi metodi di allenamento, mi rendo conto di aver fatto una marea di errori, sia tecnici che di prevenzione degli infortuni, penso ad esempio a tutto il tema dell’alimentazione. Ma se ripenso ai miei sogni a 17 anni, credo davvero di aver fatto il massimo, considerando quei tempi, in base alla mia capacità».

Il tennis oggi è troppo fisico, troppo veloce?
«In realtà non credo. Negli ultimi vent’anni per esempio Federer non è stato stravolto da alcun cambiamento. Se invece si paragona il tennis di oggi con quello degli anni 70 e 80, allora sì, grazie ai nuovi materiali è tutto molto diverso. Anche a causa del cambiamento delle superfici, che una volta erano molto differenti una con l’altra mentre oggi si è tutto omogeneizzato, migliorando comunque la qualità dello spettacolo che ora vede sempre i migliori che giocano contro, indipendentemente dalla superficie».

Che rapporto ha con Sinner?
«Ho sempre avuto un ottimo rapporto con lui, ancor prima di diventare presidente. È un ragazzo fantastico che esprime la cultura della propria terra: estremamente umile, ordinato, quadrato, stakanovista. Una mentalità ideale per uno sportivo e un ragazzo esemplare anche fuori dal campo. La sua debolezza potrebbe essere solo legata al rischio infortuni, da gestire nel corso della carriera. Ma la sua mentalità è incredibile: già quando ci parlavo prima ancora di entrare nel circuito aveva l’obiettivo di arrivare in cima; tutto il contorno non lo tocca minimamente, è una cosa rara da vedere. Mi affascina anche la freddezza che ha sul campo nei momenti importanti: non sente la paura».

A questo proposito, cosa ne pensa del caso doping? E delle polemiche per la mancata partecipazione alle Olimpiadi?
«Sul tema doping faremo una comunicazione ad hoc come Atp e preferisco non commentare fino alla decisione del Cas (la Corte Arbitrale dello Sport, che dovrà esprimersi sul ricorso della Wada per il caso che coinvolge Sinner, giudicato senza colpa o negligenza dall’Itia per essere risultato due volte positivo al clostebol a marzo 2024, ndr). Sulle Olimpiadi, Sinner ha fatto la cosa giusta a livello di programmazione: il calendario è molto fitto e avendo avuto un problema fisico credo abbia fatto bene a non andare. La sua bravura – e quella anche di Novak (Djokovic, ndr) e Roger (Federer, ndr) è anche quella di saper dire di no. Djokovic ha vinto le Olimpiadi a 37 anni, per dire, Sinner avrà altre occasioni».

Anche se lei non si occupa di sport femminile, sta seguendo le vicende di Sara Errani, di cui condivide le origini romagnole?
«Non la conosco personalmente, ma la seguo sempre. Lei e Jasmine (Paolini, ndr) sono ragazze stupende, allegre, simpatiche. Vederle giocare e vincere è una gioia per il cuore».

Da cosa dipende questo exploit del tennis italiano?
«Credo ci sia dietro un ottimo lavoro della Fitp ma siano anche semplicemente momenti storici. Quando giocavo io c’erano quasi solo americani tra i top, mentre negli ultimi vent’anni praticamente non ce ne sono stati. Non credo sia possibile costruire un fenomeno come Sinner a livello “industriale”. Certo, la base era ottima e il sistema in Italia adesso funziona, sono state fatte scelte importanti, come la decentralizzazione dei centri di allenamento federali, l’introduzione di tanti Challenger e anche SuperTennis a livello di comunicazione. Servono tanti ingredienti, tra cui anche un pizzico di fortuna».

A proposito di allenamenti, il tennis è sport solo per ricchi?
«Non è facile da genitore, lo capisco, però è così un po’ per tutti gli sport individuali. La federazione fa il possibile per sostenere gli atleti nelle trasferte, ma deve puntare per forza solo su alcuni, non può fare molto di più».

Cosa ne pensa del fenomeno Padel?
«Credo che la federazione abbia fatto bene a comprenderlo sotto la propria ala. Il tennis ha una curva di apprendimento lunga, un percorso complicato. Quindi cominciare da uno sport più semplice come il Padel può essere utile, così come averlo nello stesso circolo: se c’è più gente che passa, anche il movimento del tennis può trarne giovamento».

Sbanda sull’E45, muore un automobilista

[+++AGGIORNAMENTO+++ La strada è stata regolarmente riaperta alle 19 di venerdì 1 novembre]

Una persona è morta in un incidente avvenuto nel pomeriggio di oggi (venerdì 1 novembre) lungo l’E45, al confine tra la provincia di Ravenna e quella di Forlì-Cesena.

La strada statale è temporaneamente chiusa al traffico lungo la carreggiata in direzione Ravenna. La circolazione è provvisoriamente indirizzata in uscita sulla viabilità provinciale allo svincolo di Cesena Nord/Pievesestina con rientro in E45 allo svincolo di Casemurate.

Per cause in corso di accertamento un’autovettura ha sbandato in maniera autonoma, senza coinvolgere altri veicoli. Il conducente è deceduto.

Sul posto sono intervenuti il personale Anas e le Forze dell’Ordine per la gestione dell’emergenza e per il ripristino della normale circolazione nel più breve tempo possibile.

Lavori al ponte mobile di Cervia che chiude al traffico per una settimana

Dal 4 novembre, dopo il rinvio per maltempo

Ponte Mobile

Da lunedì 4 novembre per tutta la settimana sarà eseguito l’intervento di manutenzione straordinaria al piano viario del Ponte mobile di Cervia. I lavori, originariamente previsti a metà ottobre, sono stati rimandati a causa del maltempo e saranno eseguiti a partire dal 4 novembre, sempre permettendo condizioni meteo.

Il Comune ricorda che per l’esecuzione dei lavori si rende necessaria la chiusura del ponte al transito dei veicoli, mentre viene garantito il transito a pedoni e bici nei due marciapiedi laterali.

L’intervento consiste nel ripristino dello strato di materiale carrabile ruvido realizzato con collante e quarzo granuloso, garantendo in questo modo la sicurezza della circolazione stradale. Inoltre, vengono effettuati anche lavori di risitemazione delle parti usurate con saldature stuccature, resine e collanti.

La storia del ponte mobile

Il ponte mobile, progettato dall’architetto genovese Giancarlo De Carlo (pioniere nell’architettura partecipativa e sostenibile, nonché, piccola curiosità, padre del celebre scrittore Andrea), rappresenta un’importante infrastruttura della città di Cervia, in grado di permettere la fruizione degli ampi spazi di banchina posti a nord di via Delle Paratoie fino al ponte Cavour, e contemporaneamente rappresenta uno dei principali elementi di collegamento viario tra la zona di Cervia-Borgomarina e Milano Marittima.

Il ponte mobile basculante di Cervia è un opera progettata alla fine degli anni ‘90 e costruita nel 2001. Nel 2017, al fine di garantire un impiego in sicurezza e continuativo in previsione di una maggiore frequenza delle aperture richieste dall’Amministrazione, sono stati eseguiti importanti interventi di manutenzione straordinaria sulle principali componenti elettriche, oleodinamiche e meccaniche del ponte.

Attualmente vengono eseguite dal soggetto gestore n° 4 aperture giornaliere nel periodo 15 giugno – 15 settembre, oltre ad ulteriori aperture giornaliere e straordinarie nei periodi di bassa stagione, per oltre 450 aperture/anno.

Negli ultimi 7 anni il funzionamento del ponte è stato garantito con continuità, ad esclusione di singole interruzioni/bloccaggi dovuti a problematiche su elementi puntuali, prontamente risolte in giornata.

Ordigni rudimentali e vandalismi ad Alfonsine, esposto del sindaco

Allarme per l’utilizzo improprio di petardi da parte di alcuni ragazzini nei parchi

Petardo

Ad Alfonsine è allarme petardi, o quasi, in seguito ad alcuni episodi verificatisi nella settimana di Halloween in alcuni parchi cittadini.

Come riporta il Corriere Romagna in edicola oggi (1 novembre), un gruppetto di cinque ragazzini nei giorni scorsi avrebbe utilizzato petardi come miccia per far esplodere bottiglie riempite con del pericoloso acido muriatico. Nelle settimane precedenti, inoltre, sono stati trovati in alcuni parchi anche rudimentali ordigni autoprodotti con bottiglie di plastica. Tanto che il sindaco Riccardo Graziani ha presentato un esposto, come rivela il Comune in una nota pubblicata su Facebook.

«Gli episodi di vandalismo stanno legittimamente preoccupando alcune famiglie – scrive il Comune di Alfonsine -. Come Amministrazione comunale abbiamo, già nelle settimane scorse, denunciato alle Autorità competenti quanto avvenuto e chiesto un particolare presidio da parte delle forze dell’ordine nel corso della serata di Halloween del 31 ottobre». Presidio che ha permesso di evitare particolari disagi nei luoghi della manifestazione. Sono comunque stati esplosi petardi nei parchi, nonostante il divieto, come riportano diverse testimonianze.

«In queste ore – conclude il Comune di Alfonsine – si è assistito a un proliferare di messaggi, spesso assai generici e di originaria fonte sconosciuta, circolati in vari ambiti (ad esempio chat scolastiche). Ma bisogna ricordare che, qualora davvero si sia a conoscenza di fatti rilevanti, sia importantissimo portarli a conoscenza innanzitutto delle Forze dell’ordine, dando ogni elemento e circostanza utile a perseguire eventuali condotte pericolose».

Macellaio morto impiccato, per il giudice fu omicidio

Ordinata l’imputazione per due uomini, tra cui un ex vigile urbano

X PAVANEL

Gli inquirenti pensavano a un suicidio quando all’alba del 25 luglio 2019 lo trovarono impiccato nella storica macelleria di Faenza, della quale era contitolare. E invece nelle carte del Tribunale di Ravenna, la morte del 64enne Domenico Montanari si è ora trasformata in un omicidio in concorso.

Il Gip Janos Barlotti – come riportato dai due quotidiani locali – ha infatti ordinato alla Procura di formulare entro 10 giorni una imputazione coatta per il 55enne ex vigile urbano Gian Carlo Valgimigli e per il 31enne di origine albanese Daniel Mullaliu, fratello dell’allora compagna del primo.

All’inizio il caso era stato inquadrato come il gesto estremo di un negoziante finito nella morsa dello strozzinaggio: tanto che l’ex vigile urbano – che gli aveva prestato soldi con interessi da capogiro – era stato condannato per morte come conseguenza di altro reato, l’usura appunto. L’ipotesi omicidio aveva preso corpo più di recente quando nel carcere di Ferrara un compagno di cella di Vagimigli – un pregiudicato anche per reati di stampo mafioso – aveva a suo dire ricevuto confidenze dal 55enne proprio sul possibile omicidio del macellaio faentino. Tanti particolari quelli poi riferiti in Procura: come il tipo di cordino usato (di nylon), il tipo di azione imbastita (il 55enne che dà appuntamento al 64enne nel suo negozio e poi tre complici che arrivano da dietro e lo immobilizzato rapidamente) e il movente (il macellaio, stufo di pagare, voleva denunciare).

Per la Procura tuttavia esistevano scenari alternativi: ovvero il pregiudicato poteva avere parlato solo per avere benefici con il Tribunale della Sorveglianza. O Valgimigli poteva avere millantato per accreditarsi con un delinquente di rango. Da qui la richiesta di archiviare. Ma per il Gip, le confidenze sono credibili tanto che hanno restituito particolari mai usciti sulla stampa. E poi la scena del crimine presentava dettagli inquietanti: la luce era spenta, il telefonino era in ricarica (azione non compatibile con uno che voglia togliersi la vita) e il macellaio toccava con i piedi per terra. (fonte Ansa.it)

Parte il cantiere della nuova piscina e 14 società di nuoto attaccano il Comune

Dal 4 novembre via ai lavori da 22 milioni di euro per rifare la piscina comunale a Ravenna, ci vorranno due anni e mezzo. Una lettera aperta delle società sportive lamenta l’affidamento della gestione a una cooperativa di Reggio Emilia che andrebbe a escludere le realtà locali

IMG 5455Il cantiere da oltre 22 milioni di euro per la demolizione della piscina comunale di Ravenna e la costruzione di un nuovo impianto più grande comincia il 4 novembre 2024. Serviranno due anni e mezzo. L’intervento viene svolto con la modalità della finanza di progetto, il cosiddetto project-financing: il vincitore del bando, il colosso Arco Lavori di Ravenna (350 milioni di ricavi nel 2023 e un portafoglio lavori di 1,2 miliardi), investirà circa 15 milioni nella realizzazione e gestirà l’impianto per 25 anni – affidandolo alla Coopernuoto di Reggio Emilia – ricevendo un canone dal Comune di circa 700mila euro annui a parziale copertura delle spese. Alla fine della concessione, l’immobile tornerà nella disponibilità del Comune. La prima approvazione del progetto Arco da parte della giunta comunale risale al 2018: era un impianto più piccolo del costo di 13 milioni.

A lavori finiti Ravenna avrà una piscina da 50 metri che per caratteristiche di larghezza e profondità potrebbe ospitare anche le Olimpiadi, ma più realisticamente sarebbe già un successo accogliere i campionati italiani.

L’edizione odierna, 31 ottobre, del quotidiano Il Resto del Carlino riassume il piano dei lavori studiato per ridurre al minimo indispensabile il periodo di interruzione del servizio pubblico. Due lotti: il primo prevede la realizzazione di una nuova vasca da 25 metri, con il secondo si demolirà la struttura esistente per creare la vasca da 50 metri. Ci vorrebbero meno dei 30 mesi previsti se nell’estate 2025 si potesse chiudere completamente l’impianto al pubblico.

Alla vigili dell’apertura dei lavori, le 14 società del nuoto ravennate che usufruiscono della piscina comunale “Gambi”, riunite in un coordinamento unitario, non gradiscono «l’esclusione del nuoto ravennate dalla gestione della piscina».

Una lettera aperta delle società (qui il testo integrale) lamenta il cambio dei piani: «Doveva essere realizzata una prima vasca da 50 metri nella nuova area acquisita dal Comune proprio per rendere attuabile il progetto senza comportare discontinuità all’attività del nuoto. Solo a giugno di quest’anno si è appreso che il progetto era stato rivoluzionato completamente, dando priorità alla vasca da 25 metri anziché quella da 50 metri, così disattendendo quanto più volte ribadito dall’amministrazione comunale come già stabilito negli incontri precedenti con le società. A tali condizioni l’attività del nuoto viene mutilata di oltre due terzi dell’attività per almeno 15 mesi, sia per quanto riguarda il “nuoto libero” a favore della cittadinanza sia per i corsi di nuoto sia per l’attività agonistica, la pallanuoto, il sincronizzato, il pinnato, le attività di riabilitazione».

Critiche alla scelta di Coopernuoto: «Avrà condizioni di “monopolio” sull’attività corsistica ed agonistica, non permettendo più alle attuali società ed agli enti di promozione locali di continuare la propria attività cinquantennale. Ricordiamo fra l’altro che la Coopernuoto è una delle società antagoniste sia del nuoto agonistico che della pallanuoto ravennati: nei fatti Ravenna sparirà dal contesto natatorio nazionale, essendo di Reggio Emilia le squadre agonistiche di nuoto e di pallanuoto».

I nuovi uffici comunali fanno acqua: guasto agli impianti, postazioni allagate

Segnalazione con foto dalla palazzina di viale Berlinguer costata 12 milioni e in funzione solo da due anni

La palazzina è costata 12 milioni di euro e per realizzarla ci sono voluti diciotto anni tra progettazione e cantiere, ma i nuovi uffici del Comune di Ravenna in viale Berlinguer sono in crisi a soli due anni dall’inaugurazione. Nei giorni scorsi si è rotta una conduttura degli impianti e diverse postazioni di lavoro dello portello unico per l’edilizia sono state sommerse dall’acqua. La segnalazione arriva dalla lista civica di opposizione La Pigna, che produce anche due immagini esplicite, ed è confermato da alcuni lavoratori.

Della situazione infelice di quell’edificio, progettato da un prestigioso studio architettonico di Stoccarda, Ravenna&Dintorni se ne occupò un mese fa mettendo in fila le principali problematiche: umidità, muffe, assenza di tende parasole alle vetrate, zone con temperature di 28-29 gradi sia in estate sia in inverno, distacchi improvvisi e crolli di soffitti e plafoniere, guasti all’impianto idraulico, erbacce alte e insetti nell’area verde circostante. Tutto ricostruito in questo articolo.

La consigliere comunale della Pigna, Veronica Verlicchi, chiede «un’immediata ricognizione dello stato dell’edificio, al fine di accertare tutte le problematiche ed i vizi presenti e prevenire problemi futuri; il sindaco e la giunta devono provvedere a una situazione che mostra ancora una volta la totale incuria che questa amministrazione ha per ravennati e per il nostro territorio».

Finiti i lavori per rifare il ponte, via Pugliese riapre al traffico dopo 17 mesi

Completato il cantiere in via Pugliese per rifare il ponte sul canale Fossone dopo i danni dell’alluvione di maggio 2023. I lavori erano iniziati un anno dopo e si sono conclusi con un mese di ritardo

Ponte Via PuglieseNella giornata di oggi, 31 ottobre, è stata appena riaperta al transito via Pugliese a Roncalceci dopo il completamento dei lavori di rifacimento del ponte sul canale Fossone.

L’intervento, la cui spesa complessiva è stata di circa 250mila euro, ha riguardato la sostituzione del manufatto con un nuovo ponte costituito da elementi scatolari poggianti su una platea in cemento armato e completati da muri d’ala sempre in cemento armato; è stata inoltre ripristinata la pavimentazione stradale.

La strada torna transitabile dopo un anno e mezzo. La chiusura al traffico, infatti, avvenne a seguito dell’alluvione di maggio 2023. Il cantiere per rifare il ponte cominciò solo un anno dopo (giugno 2024) con la previsione di concludersi a settembre. C’è voluto un mese in più.

«Raduni under 10, più tornei, formazione decentrata: così è fiorito il tennis»

L’ex giocatore Omar Urbinati, per anni tecnico della Federazione tennis nel comitato dell’Emilia-Romagna e ora alla guida della scuola del circolo Zavaglia a Ravenna, spiega il percorso che ha portato ad avere 9 italiani nei primi cento del ranking Atp

Omar Urbinati, direttore tecnico della scuola tennis del circolo Zavaglia a Ravenna«Le doti innate sono una condizione necessaria per diventare un tennista di livello, ma non sono sufficienti: l’aiuto di un maestro è fondamentale. La conferma viene guardando un grande campione come Djokovic: anche in età matura ha un coach che lo segue». Omar Urbinati fa il maestro di tennis da tanti anni, attualmente è direttore tecnico al circolo Zavaglia di Ravenna dove già era stato fino al 2016 prima di una parentesi come tecnico federale, e conosce bene il bilanciamento tra talento e formazione. Per rendere meglio l’idea cita un esempio attuale di un giocatore che conosce di persona: «Musetti ha una tecnica straordinaria, forse anche superiore a Sinner che invece ha più attitudine mentale, ma credo che senza il supporto del maestro Simone Tartarini non sarebbe arrivato ai livelli in cui è».

Montecarlo, 23 ottobre 2024: a sinistra Omar Urbinati, a destra Francesco Rametta (preparatore atletico del circolo Zavaglia), al centro Jannik SinnerIl tennis italiano vive un’era d’oro: Sinner chiuderà il 2024 con due Slam e il primo posto del ranking Atp (prima il massimo era stato con Adriano Panatta numero 4 nel 1976). Nei primi cento della graduatoria Atp ci sono altri otto connazionali. Momento fortunato o frutto di un lavoro pianificato? «Entrambe le cose – spiega Urbinati –. Vale il discorso fatto all’inizio: gente come Sinner e Musetti sono nati in questo momento e non prima, così come Panatta e Bertolucci ebbero il loro periodo. Però si vedono anche i risultati di un lavoro strutturale avviato dalla Federazione con il dirigente Michelangelo Dell’Edera una decina di anni fa che oggi viene davvero invidiato in tutto il mondo».

È quello che prende il nome di Sistema Italia. Urbinati descrive le principali tre caratteristiche. La prima: «In ogni provincia si fanno raduni con un monitoraggio che parte dagli under 10 che praticano tennis. I più abili vengono convocati nella Coppa delle province per tesserati non agonisti. Poi ci sono raduni regionali di tre giorni con un tecnico federale per le categorie under 12, under 14 e under 16. Diciamo che i migliori non ti scappano». La seconda: «Per curare la crescita dei giovani più promettenti una volta c’erano solo i centri di Tirrenia e Formia ma questo richiedeva lo spostamento degli atleti. Adesso invece la Federazione sostiene i maestri dei circoli permettendo di farli diventare coach per seguire sul posto gli allievi e coprendo anche le spese per un maestro sostitutivo nel circolo quando bisogna seguire un atleta». La terza: «Sono aumentati i tornei in Italia con due conseguenze: si può giocare di più con meno spostamenti all’estero e quindi meno spese per le famiglie dei giocatori e la Federazione ha più wild card da distribuire per i meritevoli che non avrebbero punteggio per entrare nei tornei».

E poi c’è il progetto “Racchette in classe”: finanziamenti dalla federazioni ai circoli per entrare nelle scuole e avvicinare più giovani al gioco: «Come circolo Zavaglia abbiamo incontrato tremila alunni dalle elementari alle superiori e questo allarga la platea di chi potrebbe essere attratto dal tennis».

Uno dei grandi temi dello sport giovanile è la difficoltà nel trascurare i risultati nel breve periodo in favore di un percorso di formazione e crescita con un orizzonte più lontano. Per il tennis la difficoltà in quest atteggiamento è forse anche maggiore: «Ottenere risultati è un passaggio necessario per conquistare spazio in contesti più prestigiosi e più importanti. E le pressioni sono tante soprattutto perché il percorso di crescita richiede sforzi economici importanti da parte delle famiglie. Anche per questo è importante l’aspetto mentale della formazione».

Salvo qualche raro caso, l’immagine più comune del tennista è quella di una persona compassata e controllata di cui raramente si sentono gesta oltre le righe fuori dal campo. Solo un mito? «Il gioco richiede una concentrazione tale che non puoi accenderla e spegnerla fra dentro e fuori dal campo. Certo, sono ragazzi e anche loro hanno momenti di svago, ma se spegni completamente la concentrazione poi è difficile ritrovarla per giocare».

FognL’aspetto economico è un dettaglio importante nei sogni di carriera per un tennista. I ricchi montepremi dei tornei sono allettanti, ma prima di arrivarci servono investimenti. Urbinati fa un calcolo rapido: «Dall’età di 13-15 anni comincia un periodo in cui fare tennis puntando ai vertici può costare anche 40-50mila euro all’anno». Il budget è presto fatto: «Se vuoi uno staff completo fatto di maestro, preparatore atletico e mental coach servono almeno circa 1.500-1.600 euro al mese. Poi ci sono le ore di affitto del campo. E poi ci sono i viaggi per i tornei in Europa, di solito 20-25 trasferte all’anno. Se arrivi in finale sei contento per il risultato, ma vuol dire che stai via una settimana: aereo, albergo e ristorante per atleta e maestro accompagnatore».

Aiuti e sovvenzioni sono pochi. Qualcosa si riesce ad avere per gli alloggi e i campioncini più promettenti possono ottenere supporto dalla Federazione. Poi ci sono gli sponsor: «Quelli se li deve trovare il giocatore o la famiglia, ma il periodo storico non aiuta e li trovi più facilmente se vinci».

Urbinati ricorda le parole di Fulvio Fognini, padre di Fabio, 37enne e oggi al numero 77 del ranking Atp (nel 2019 raggiunse il nono posto). Il genitore raccontò alla stampa gli investimenti sostenuti: «Sicuramente più di 200mila euro. E noi siamo stati fortunati perché a 18 anni Fabio era già intorno al numero 300 della classifica Atp, quindi qualcosa incassava dai tornei, dagli sponsor, dalla Federazione. Il grosso l’abbiamo speso prima, dai 14 ai 17 anni. Già a 15 anni, se un giovane gioca i tornei in giro per l’Europa, i costi dell’attività sono simili a quelli di un professionista, ma senza introiti. Le spese sono tantissime e l’attività può arrivare a costare anche 60-70 mila euro all’anno. Ma se non si intensifica il percorso nel periodo che va da 13 ai 17 anni, poi diventa impossibile raggiungere certi traguardi».

L’Itf, la federazione internazionale del tennis, afferma che «circa il 96 percento dei tennisti che hanno disputato almeno un torneo internazionale – si legge in un comunicato emesso al termine di una recente indagine – è in passivo. Il break-even, il pareggio di bilancio tra uscite ed entrate, si raggiunge quando si arriva intorno alla 350esima posizione del ranking mondiale».

ZavagLe squadre del circolo tennis Zavaglia di Ravenna

Il circolo tennis Zavaglia di Ravenna si trova nei pressi dell’ex ippodromo Darsena. È stato fondato nel 1931. L’attività giovanile conta una 50ina di tesserati per la scuola tennis di età 5-16 anni. Poi ci sono 9 tesserati nella sezione pre-agonistica (9-12 anni) e 18 tesserati a numero chiuso per l’attività agonistica (11-16 anni). Il numero massimo è fissato a 18 in base alla disponibilità di campi per garantire un massimo di tre alunni a maestro per ogni lezione. Lo Zavaglia è l’unico circolo della città di Ravenna che partecipa ai campionati federali a squadre.

Questi i componenti delle squadre.

A2 maschile: Duje Ajdukovic, Nerman Fatic, Goncalo Oliveira, Eduard Esteve Lobato, Luca Tomasetto, Daniel Bagnoli, Carlo Alberto Caniato, Michele Vianello, Gianmaria Migliardi, Niccolò Satta, Luigi Valletta.

C maschile: Matteo Mucciarella, Mattia Benedetti, Ronnj Capra, Leone Spadoni, Alessandro Vallicelli, Gianfilippo Falconi, Paolo Duranti.

U12 maschile: Leonardo Satta, Lorenzo Orselli, Nicolò Maldini.

U12 femminile: Diamante Campana, Anna Foschini.

U14 maschile: Dante Terzi, Giacomo Guerrini, Federico Sparagi.

0.55 Regionale: Riccardo Montanari, Gian Matteo Zanzi, Ivan Gardini, Loris Tovagliari.

D3 maschile: Mattia Zannoni, Loris Tovagliari, Carlo Bega, Remigio Tovagliari.

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