domenica
03 Agosto 2025

Abusi sessuali su una 91enne in ascensore, condannato 23enne

Due anni, due mesi e venti giorni di pena per un giovane per un episodio nell’ascensore condominiale

Pexels Kelly 3861787Un giovane di 23 anni è stato condannato in tribunale a Ravenna a due anni, due mesi e venti giorni per violenza sessuale su una donna di 91 anni. Alla vittima è stata riconosciuta una provvisionale di diecimila euro. La sentenza è arrivata ieri, 30 maggio, al termine del rito abbreviato, ma i fatti risalgono all’agosto 2022. Il giudice ha considerato le attenuanti e riclassificato il reato come violenza sessuale di lieve entità. La procura aveva chiesto 4 anni. La notizia è riportata dai quotidiani locali, Resto del Carlino e Corriere Romagna.

Un pomeriggio di due anni fa (i ricordi dell’anziani non sono precisi e collocano i fatti tra il 4 e il 18 agosto) i due si sarebbero trovati insieme in ascensore. Quando si sono chiuse le porte il giovane l’avrebbe aggredita minacciandola di non urlare e poi l’avrebbe palpeggiata e si sarebbe toccato per la durata del tragitto dal piano terra a salire fino al terzo piano, arrivando pure a bloccare l’ascensore. Una relazione dei carabinieri ha misurato in 36 secondi il tempo impiegato dall’ascensore. La vicenda è poi arrivata all’autorità giudiziaria quando l’anziana si è rivolta ai carabinieri per lo smarrimento di un bancomat e ha aggiunto il racconto di questa dolorosa aggressione.

Una perizia psichiatrica disposta dal giudice, pur riscontrando particolari problematiche, ha escluso che queste potessero inficiare la capacità di intendere e volere del giovane.

La “partigiana” Zannoni: «Il piano urbanistico è vitale, investiremo sul Palio»

Elena Zannoni è la candidata sindaca del centrosinistra a Lugo: è stata eletta per la prima volta in consiglio comunale nel 1994 con il Pds, «ma l’unica tessera a cui non ho mai rinunciato è quella dell’Anpi». Considera il cambiamento climatico come «un’emergenza pressante». L’errore di Ranalli? «Le dimissioni dall’Unione». Nella coalizione anche il Terzo Polo che ha fatto dietrofront

Elena ZannoniLugo va al voto dopo il decennio di Davide Ranalli (nel 2014 vittoria al ballottaggio contro il civico Silvano Verlicchi, nel 2019 conferma al primo turno contro Davide Solaroli appoggiato dalla lista civica La Buona Politica, che aveva sostenuto Verlicchi cinque anni prima, e da tutto il centrodestra).

Elena Zannoni, volto noto del mondo della cooperazione (Ad di Federcoop) è la grande favorita alla vittoria. La 49enne si candida sostenuta da un’ampia coalizione di centrosinistra. Sono infatti sette le liste.

Oltre al Partito democratico – che ha imposto il nome di Zannoni – Europa Verde, Sinistra civica ecologista e Insieme per Lugo c’è la novità rispetto a cinque anni fa Lugo in Movimento, espressione dei Cinque stelle che invece nel 2019 da soli arrivarono all’8 percento con Mauro Marchiani. La coalizione conta anche renziani e calendiani per effetto di un inversione a U fatta in campagna elettorale. Il Terzo Polo, infatti, insieme alla Buona Politica aveva già presentato la candidata Roberta Bravi. Quest’ultima si è ritirata e Zannoni ha riaccolto il Terzo Polo: Italia Viva ha una sua lista, Azione è insieme al Pri nella lista Patto per Lugo.

La lista del Pd è in ordine alfabetico alternando donna-uomo. Tra i 24 nomi figurano la geometra Veronica Valmori, assessora uscente, e l’impiegato metalmeccanico Gianmarco Rossato, segretario Pd comunale. In totale sono 9 i consiglieri comunali Pd uscenti in cerca di conferma. La lista grillina invece mette in cima Marchiani. Per Italia Viva il capolista è Fabrizio Lolli, referente dei renziani nella Bassa Romagna. Nella lista Insieme per Lugo, in semplice ordine alfabetico, figurano l’assessora uscente Anna Giulia Galegati e il vicesindaco Luigi Pezzi.

In vista delle elezioni amministrative dell’8 e 9 giugno che chiameranno al voto 122mila cittadini in provincia di Ravenna per rinnovare sindaci e consiglieri in 14 comuni su 18, abbiamo intervistato i nove candidati sindaci dei tre comuni sopra i 15mila abitanti (Lugo, Cervia, Bagnacavallo). Le domande sono uguali per tutti e i vari candidati hanno preferito rispondere per iscritto. Cominciamo con la pubblicazione dei lughesi. Di seguito potete trovare l’intervista a Zannoni (a questi link invece quelle già pubblicate: Enrico Randi e Secondo Valgimigli, a breve pubblicheremo Francesco Barone).

Nome e cognome: «Elena Zannoni».
Luogo e data di nascita «Sono nata nell’ospedale di Faenza il 29 dicembre 1974, residente a Lugo».
Titolo di studio: «Maturità classica».
Lavoro: «Amministratrice delegata di un’azienda di servizi alle imprese».
Reddito dichiarato nel 2023: «62mila euro circa».
Auto: «Ho un’auto aziendale, ma a Lugo mi muovo per lo più in bicicletta».
Hobby: «Running, pallavolo, trekking».
Orientamento religioso: «Agnostica».

Da quanto si occupa di politica, quali tessere ha avuto e ha attualmente? Quali incarichi ha ricoperto in passato e per quali partiti?
«Dalle scuole superiori, in associazioni studentesche. Sono stata eletta consigliera comunale nelle file del Pds ma senza tessera, dal 1994, Assessore dal 2000, presidente del consiglio comunale dal 2009. Sono sempre stata nell’area Pd, tesserata o meno. L’unica tessera a cui non ho mai rinunciato è quella dell’Anpi».

Se viene eletta, tra cinque anni cosa ci sarà a Lugo che non c’è ora?
«Ci sarà quantomeno un cantiere per la nuova piscina, una sala studio per gli studenti universitari, un nuovo piano urbanistico generale, le casse di espansione necessarie, fognature potenziate nei punti più in sofferenza».

Alluvione: ci sono state responsabilità degli amministratori locali? Da sindaca come favorirà la ricostruzione e come cercherà di evitare che possa succedere di nuovo?
«Sono stati anni difficilissimi per chi ha amministrato. I sindaci, di centrosinistra e di centrodestra, hanno fatto del loro meglio in una situazione inedita. Sono esondati quasi contemporaneamente 23 fiumi diversi, una delle prime 10 catastrofi ambientali al mondo per il 2023. Ora dobbiamo concentrarci sulle cose da fare. Chiedere alla Regione il completamento delle grandi opere a monte, realizzare nuove casse di espansione, adattare il sistema fognario – e qui il Governo deve farsi carico di supportare tutti gli enti -, aggiornare i piani di emergenza, mappare i fragili che risiedono nelle nostre comunità».

Post-alluvione a parte, qual è la prima emergenza di cui crede ci si debba occupare?
«Non ci sono emergenze più pressanti di quelle legate al come affronteremo il cambiamento climatico e le sue conseguenze. Poi ci sono le priorità: vorrei avere subito una mappatura degli spazi pubblici disponibili o da riqualificare per cominciare a ragionare di luoghi per i giovani e per le associazioni. Inoltre le consulte e l’ufficio decentramento devono essere messi nelle condizioni di poter lavorare al meglio per fare da unione tra cittadini e amministrazione: dobbiamo innovare la loro organizzazione, magari con una sufficiente autonomia di spesa. Vitale è anche il Piano urbanistico generale: da lì passa la programmazione della città futura, il tema dell’abitare e la transizione energetica».

Qual è l’eccellenza che ancora non è stata abbastanza valorizzata a Lugo?
«Dobbiamo investire con ancora più entusiasmo nel Palio. Il Palio può essere un elemento di grande attrazione turistica e dobbiamo sviluppare manifestazioni anche tra i più giovani».
Il peggior errore del sindaco uscente Ranalli e il maggior merito che gli riconosce?
«Le dimissioni dalla Presidenza dell’Unione dei Comuni credo siano state una scelta affrettata, e ho letto che anche Davide (Ranalli, ndr) ha maturato questa consapevolezza. L’Unione è il punto di snodo delle politiche territoriali ed esserne alla guida è un fatto di grande importanza per tutti i Comuni. Però Davide e la sua giunta hanno fatto moltissime cose eccellenti per la città. Mi vengono subito in mente i grandi appuntamenti, gli eventi e la rigenerazione urbana che ha caratterizzato scelte davvero importanti: piazza Savonarola, l’auditorium e l’area dell’ex acetificio Venturi dove, oltre a una serie di nuovi servizi già presenti, sorgerà anche la nuova Casa della Comunità, mentre prima era una zona degradata».

La data più importante da festeggiare del calendario civile italiano?
«Per me è, e sarà sempre, il 25 aprile. Il giorno della Liberazione, il giorno delle libertà e dei diritti. Il giorno in cui stare insieme nelle nostre piazza e sugli argini dei fiumi per dirsi che non accadrà mai più, che non lo permetteremo. Chi non c’è, chi non c’è stato anche quest’anno, si chiama fuori da questo fronte ideale di Resistenza».

Toponomastica: quale via o piazza manca a Lugo? A chi vorrebbe dedicarne una?
«Mi viene in mente Antonio Folicaldi, Cecè, che abbiamo appena ricordato con una mostra ed eventi in sua memoria, un simbolo di libertà e creatività della nostra città. E poi vorrei dedicare strade e piazze a molte donne: donne della Resistenza, donne che possano essere di esempio per le nostre bambine e i nostri bambini come, ad esempio, Ida Cavallini, non appena sarà possibile».

Cosa voterà alle Europee? E chi ha votato alle ultime Politiche?
«Ho votato Pd, voterò Pd. Mi pare davvero importante che si possa cambiare l’Europa, rendendola più giusta e progressista e non farla cadere nelle mani delle destre nazionaliste».

In 32mila finora per la “Romagna in fiore”: nel weekend a Conselice e Sarsina

Continua la rassegna di concerti gratuiti nelle zone alluvionate. In 8mila per Silvestri alla Torraccia

Foto Gerardo Lamattina Torraccia
Una foto aerea di Gerardo Lamattina alla Torraccia in occasione del concerto di Daniele Silvestri

Al 30 maggio erano oltre 32mila le iscrizioni registrate complessivamente dal Ravenna Festival per partecipare a “Romagna in fiore”, la novità forse più originale dell’edizione di quest’anno, una sorta di rassegna nella rassegna che porta la musica nei luoghi alluvionati con concerti gratuiti e “green” in orario pomeridiano.

In particolare, sono stati 8mila i biglietti staccati (dal valore di 1 euro, pagati però dagli sponsor) alla Torraccia per Daniele Silvestri.

I prossimi appuntamenti sono in programma domani (1 giugno) nell’area agricola della Cab Massari di Conselice con il concerto (dalle 16, ma con i cancelli già aperti dalle 12 con un punto ristoro, attivo anche in serata) di Manuel Agnelli (qui la nostra intervista), e domenica 2 giugno con Dardust, produttore fra i principali della musica italiana di questi anni, nonché pianista e compositore, con il Sunset String Quintet, Dardust nella radura circostante l’Abbazia di San Salvatore in Summano, che si raggiunge da Sarsina.

Info 0544 249244 e iscrizione obbligatoria fino a esaurimento capienza su www.ravennafestival.org

Il Comune investe su palestre a cielo aperto: inaugurata la prima a Milano Marittima

È costata 75mila euro. Entro il prossimo anno ne verranno installate altre tre

Palestra Lungomare Mi.Ma

È stata inaugurata una nuova palestra all’aperto sul lungomare di Milano Marittima, in fondo a via Paganini. Si tratta della prima struttura sportiva per allenamento funzionale all’aria aperta e ogni attrezzo è dotato di Qrcode, che consente a chi lo utilizza di conoscere le varie tipologie di applicazioni e per quali esercizi l’attrezzo è stato progettato.

Il costo complessivo dell’intervento, finanziato dal Comune di Cervia, è di 75 mila euro e comprende la realizzazione di apposita platea, fornitura e posa delle attrezzature, con macchine Technogym di alta tecnologia e elevata affidabilità.

«La struttura – spiegano dal Comune – si inserice nel contesto complessivo degli interventi di riqualificazione del waterfront di Milano Marittima che vedono lo sport e il benessere al primo posto, grazie al percorso ciclopedonale, spazi per la sosta e aree verdi».

Si tratta della prima di quattro strutture che verranno istallate entro il 2025. Il progetto, in prospettiva, è allestire i lungomari da Milano Marittima a Tagliata con strutture che consentano l’allenamento libero e all’aria aperta.

I “Me contro Te” presentano il loro ultimo film al Cinedream di Faenza

“Luì” e “Sofì” incontreranno i piccoli fan sabato 8 giugno

Me Contro Te

I “Me contro Te” arrivano a Faenza. I due youtuber siciliani (Sofia Scalia e Luigi Calogna) diventati un fenomeno nazionale grazie ai loro video per giovanissimi, dai social hanno ottenuto grande successo anche per le loro canzoni, i libri, il loro marchio di abbigliamento e giocattoli, fino al grande schermo.

Il loro canale Youtube conta oltre 6,4 milioni di iscritti, mentre il loro account Instagram è seguito da 1 milione e mezzo di follower, senza contare i fan su TikTok che sono oltre 2,7 milioni.

Il loro ultimo film, dal titolo Me contro Te: operazione spie, uscirà al cinema sabato 1 giugno. “Sofì” e “Luì” – una coppia dentro e fuori dal web – farà un tour nei cinema per vedere e salutare i loro piccoli fan e tra le varie tappe ci sarà anche il Cinedream di Faenza, sabato 8 giugno dalle ore 10. Sono già 1.500 i biglietti venduti e altri si possono acquistare online su www.cinedream.it, sull’app di Cinedream oppure in biglietteria durante gli orari di apertura del cinema.

Manuel Agnelli dal vivo a Conselice: «La musica può essere salvifica»

Parla lo storico leader degli Afterhours, in concerto per “Romagna in fiore”

Manuel Agnelli 1

Tra i protagonisti di “Romagna in fiore”, la rassegna solidale di Ravenna Festival, sabato 1 giugno (ore 16) arriva alla Cab Massari di Conselice Manuel Agnelli, storico leader degli Afterhours, tra i nomi che hanno fatto la storia del rock cantato in italiano.

«L’alluvione in Romagna – ci dice al telefono – mi ha sinceramente colpito, anche perché ha toccato luoghi che avevo recentemente visitato in lungo e in largo in occasione del mio progetto su David Bowie (“Lazarus”, spettacolo prodotto da Ert/Teatro Nazionale che ha debuttato a Cesena nel marzo del 2023, ndr). Ho quindi accettato volentieri di suonare a Conselice, avendo anche voglia di riportare in giro il mio progetto solista (in scaletta ci saranno anche pezzi degli Afterhours, che sono comunque sempre miei) perché avevo percepito un sacco di calore e di amore dalle vostre parti».

Si tratta di un concerto per forza di cose anche “politico”, per la sua attenzione verso i cambiamenti climatici. Quanto deve esporsi su certi temi non musicali un artista?
«Deve essere consapevole che è un cittadino con un megafono, non tutti hanno questa possibilità. Io lo sento, il dovere di prendere posizione. Ultimamente, per esempio, ho partecipato al concerto all’Angelo Mai per chiedere il “cessate il fuoco” in Palestina, un tema su cui invece ho notato troppi silenzi. Forse perché c’è molta confusione sulla questione israelo-palestinese. Ma la vita e i diritti umani dovrebbero arrivare prima della geopolitica e non ci sono dubbi che quelli vadano salvaguardati. Forse è anche una questione generazionale: i giovani oggi sono più pronti a schierarsi giustamente per il cambiamento climatico, perché li riguarda in maniera diretta, ma è anche più facile. Sono invece un po’ deluso dalla nuova generazione di artisti, in questo senso, che mi sembra persegua un materialismo spinto, frutto di un individualismo estremo, che si nota anche dal fatto che ci sono sempre meno band e sempre più solisti, che hanno come obiettivo solo quello di diventare, banalmente, ricchi e famosi»·

Ti senti ancora parte di una scena italiana?
«Nella mia storia sono sempre stato più fuori che dentro la “scena”. Ho avuto la fortuna, e anche il merito, di portare avanti un progetto davvero indipendente, dalla scena mainstream così come da quella alternativa, con tutti i suoi codicilli e regole asfittiche, spesso più “fascisti” che altrove. Insieme a pochi altri credo di poter dire che ho rappresentato un’eccezione».

Anche dal punto di vista creativo, mi pare si possa notare un certo appiattimento oggi, senza più steccati tra i generi, con le piattaforme di streaming a farla da padrone.
«Sono d’accordo, non è molto stimolante. Non mi piace il processo creativo che si è sviluppato oggi, quello con i featuring, cinque produttori e cinque autori spesso dello stesso team, che rendono le canzoni inevitabilmente tutte uguali. Non sta creando niente di veramente emozionante, su questo credo che Morgan abbia ragione. I tempi cambiano, ma questo periodo sta durando un po’ troppo dal punto di vista musicale, diciamo che è portato avanti senza “rischi d’impresa”».

C’è qualcosa che ti fa sperare in un cambiamento?
«Vado ancora in giro tanto e c’è una base che sta reagendo, persone che suonano per inseguire una visione, non per fare successo. Lo sto vedendo in tanti ragazzini: l’abbattimento delle varie scene ha portato anche a molta libertà, a una commistione di stili interessanti. Sta tornando per esempio l’hardcore degli anni ottanta, il rock in tantissime declinazioni, suoni abrasivi, molto liberi. Non ho nulla ovviamente contro il rap e la trap, la musica deve essere anche l’espressione della società e di quello che vuole la gente. Ma in questi anni hanno fatto passare il rap come un fenomeno di riscatto sociale. E potrebbe anche essere così, se non fosse che molti non vengono realmente dai bassifondi. Ma va anche detto che se cinque ce la fanno, altri milioni no. E non è per “farcela” che bisognerebbe fare musica».

Su cosa stai lavorando al momento?
«Sto scrivendo materiale nuovo, sempre per la mia carriera solista. E mi sto organizzando per tornare in tv…».

A proposito di tv, pentito di X Factor (l’intervista è stata realizzate prima della notizia del ritorno di Manuel Agnelli tra i giudici di X Factor, ndr)?
«No, è stato per me un’occasione di grande comunicazione. Sono riuscito a raccontare la musica (e anche la vita, ma chissenefrega) a un pubblico, a gente che non parlava il mio linguaggio. Ho voluto soprattutto dire che c’è un modo diverso dal “fare successo”, che la musica può essere anche una questione un po’ più profonda, nobile e salvifica. E poi ho fatto suonare in televisione dei pezzi che si sentono raramente. Le mie aspettative erano tante: avevo l’arroganza di voler cambiare un po’ il mondo televisivo, devo ammetterlo, ma in fondo se non ce l’hai questa arroganza, poi in tv non ci vai. La realtà è che il sistema è sempre più forte di te. Ma comunque ho portato avanti alcuni progetti, i Little Pieces of Marmelade sono ragazzi di talento che da X Factor sono diventati praticamente la mia band live (saranno anche a Conselice, ndr). E ce ne sono altri».

E i Maneskin? Pentito per i Maneskin?
«Comunque la si pensi, sono la cosa più grossa che è uscita dall’Italia. Qualche pezzo buono credo lo abbiano anche fatto, ma indipendentemente da quello, erano un’occasione per sprovincializzare l’Italia musicale. Siamo stati capaci di rovinare anche questo. Loro se la stanno spassando, giustamente, ma l’Italia non ne ha approfittato».

Gli Afterhours torneranno?
«Al momento sono ancora congelati. Sono troppo grandi, troppo impegnativi, mi porterebbero via l’anima. Preferisco fare musica con più libertà ora, senza essere vincolato da progetti e organizzazioni».

Guardandoti indietro, rinneghi qualcosa? Qualche canzone di cui sei particolarmente orgoglioso, invece?
«Non rinnego niente. Qualcosa è invecchiato male, come inevitabile, ma le canzoni rimangono, spesso quelle più semplici, che sono quelle che hanno un contenuto che difficilmente invecchia. “Quello che non c’è”, per esempio, è applicabile anche all’oggi e la ripropongo sempre volentieri. Delle nuove da solista, invece, “Milano con la peste” e “Ama il prossimo tuo come te stesso” per me sono una sintesi raggiunta, un punto di arrivo, quello di riuscire a raccontare cose molto chiare senza perdere di carattere. Come “Musa di nessuno”, forse, tornando indietro. Non so, è difficile scegliere, prova a suggerire tu…».

“Strategie”?
«Sì, potrebbe tornare in scaletta. Magari proprio a Conselice, chissà..».

Il ravennate Antonio Patuelli verso la conferma a presidente dell’Abi

Il comitato esecutivo lo ha proposto all’unanimità al consiglio dell’associazione bancaria italiana

Antonio Patuelli

Il comitato esecutivo dell’Associazione bancaria italiana (Abi) ha tenuto una riunione straordinaria giovedì 30 maggio, durante la quale sono state prese decisioni per il futuro della governance. Il comitato ha avanzato all’unanimità al consiglio dell’Abi, la proposta di nomina di Marco Elio Rottigni come nuovo direttore generale dell’Associazione.

Inoltre, in conformità con lo statuto, il comitato esecutivo ha proposto all’unanimità al consiglio dell’Abi – che sarà eletto dall’Assemblea del 9 luglio 2024 – la conferma del ravennate Antonio Patuelli nel ruolo di presidente dell’associazione. La scelta di confermare Patuelli, già alla guida dell’Abi, è stata motivata «dalla sua comprovata competenza e dalla sua leadership nell’affrontare le sfide del settore bancario italiano».

Patuelli è presidente dell’associazione bancaria dal 2013.

Randi: «Una statua per Terence Hill e Bud Spencer e valorizzare l’agro-alimentare»

Enrico Randi è uno dei due outsider tra i candidati sindaci di Lugo: l’agente immobiliare e imprenditore agricolo, con un passato in Fratelli d’Italia, si presenta da civico con una campagna elettorale fuori dagli schemi e proposte provocatorie

Schermata 2024 05 30 Alle 13.04.15Si è presentato con un video pubblicato su Facebook il 31 dicembre a cavallo di una moto da cross tra le vigne delle campagne lughesi e un messaggio pronunciato guardando in camera: «Per vincere ci vuole ignorantezza». Da lì si intuiva già che la campagna di Enrico Randi sarebbe stata fuori dagli schemi.

Il 37enne ingegnere delle telecomunicazioni gestisce un’agenzia immobiliare ed è stato il primo ad annunciare la volontà di correre per la poltrona di sindaco di Lugo. Randi ha un passato con Fratelli d’Italia ma ora si presenta con la sua lista “Noi con Enrico Randi”. La campagna elettorale è stata segnata da un uso massiccio dei social network con contenuti video sopra le righe in cerca di viralità.

Un paio di uscite gli sono valse critiche e polemiche. Non è piaciuta l’idea di tappezzare la vetrina del comitato elettorale con foto di donne seminude: Luciana Littizzetto l’ha punzecchiato in un suo monologo in tv. Altrettanto audace l’idea di voler realizzare a Lugo il primo festival OnlyFans, la piattaforma di condivisione di contenuti hard a pagamento. Suggestiva l’idea di un’altalena alta 21 metri nel centro di Lugo utilizzando la meridiana dei popoli, il discusso e poco amato monumento alle porte della città. Sul fronte più politico, il messaggio di Randi è sostanzialmente quello di una proposta che vuole essere contro il governo locale per una rottura rispetto a prassi consolidate.

L’intervista a Randi che potete leggere di seguito fa parte delle interviste ai nove candidati sindaci dei tre comuni sopra i 15mila abitanti (Lugo, Cervia, Bagnacavallo) al voto a giugno in provincia di Ravenna. Le domande sono uguali per tutti e i vari candidati hanno preferito rispondere per iscritto.

Nome e cognome: «Enrico Randi»
Data e luogo di nascita: «18/10/1986, Lugo»
Titolo di studio: «Laura Magistrale in Ingegneria delle Telecomunicazioni»
Lavoro: «Imprenditore agricolo e socio di un’agenzia immobiliare»
Reddito dichiarato nel 2023: «Preferisco non rispondere».
Auto: «Ho una Dacia Duster e un Nissan Qashqai, entrambe intestate a mia moglie».
Hobby:
 «Politica, lettura di libri censurati dalla cancel culture e fumetti italiani anni ’70, cucina creativa dei primi piatti, scoutismo, pesca, ex ballerino di break dance»
Orientamento religioso: «Cristiano cattolico»

Da quanto si occupa di politica? Quali incarichi ha ricoperto in passato e per quali partiti? Quali tessere di partito ha avuto in passato e quale ha oggi?
«Mi occupo di politica da sempre, ma non ho mai percepito reddito facendo politica e non ho nessuna tessera di partito».

Se viene eletto, tra cinque anni cosa ci sarà nella sua città che non c’è ora?
«Ci saranno più attività commerciali, più negozi, più ristoranti, più gente che frequenta il centro città, nuove imprese, più eventi e possibilità di intrattenimento per i ragazzi».

Alluvione: ci sono state responsabilità degli amministratori locali?
«È come se mi chiedeste se un fumatore incallito con un cancro ai polmoni è responsabile della sua condizione di salute. Una cosa è certa: non ha fatto tutto ciò che era in suo potere per evitarlo. Ci fossero stati tombini e fognature puliti, fiumi ben manutenuti, vasche di laminazioni, comunicazioni chiare e per tempo alla cittadinanza… e nonostante tutto ciò ci fossimo trovati nella medesima condizione allora potrei dire “è stato fatto tutto il possibile per evitarlo” ma questo non è il nostro caso».

Da sindaco come favorirà la ricostruzione e come cercherà di evitare che possa succedere di nuovo?
«Facendo esattamente quello che ho appena detto: “tutto ciò che è in mio potere per evitarlo”. Grandi investimenti in prevenzione, anche a costo di un deficit di bilancio nel primo anno».

Post-alluvione a parte, qual è la prima emergenza di cui crede ci si debba occupare?
«Il rilancio economico della nostra città dove sempre più negozi e attività chiudono, dove sempre meno giovani restano per lavorare e metter su famiglia».

Qual è l’eccellenza che ancora non è stata abbastanza valorizzata?
«Le eccellenze agro-alimentari del nostro territorio».

Il peggior errore di chi l’ha preceduta e il maggior merito che gli riconosce?
«Sicuramente il peggior errore è stata tutta la gestione dell’alluvione soprattutto in riferimento alle comunicazioni fuorvianti ed erronee di quei terribili giorni; sappiamo, invece, che per quanto riguarda la prevenzione idrogeologica è un problema che si trascina da più legislature e non può essere attribuita tutta la colpa al sindaco uscente. Riconosco sicuramente al sindaco uscente di essere un ragazzo simpatico e alla mano».

La data più importante da festeggiare del calendario civile italiano?
«Mi auguro che il 9 giugno, negli anni a venire, possa diventare festività della liberazione lughese, “giorno in cui fu messa una pietra tombale sul sistema di potere del Pd lughese”».

Toponomastica: quale via o piazza manca nella sua città? A chi vorrebbe dedicarne una?
«Piazza Trinità, ove al centro sorgerà una statua dedicata ad Italo Zingarelli assieme a Bud Spencer e Terence Hill».

Cosa voterà alle Europee?
«Conosco personalmente tre candidati per le elezioni europee circoscrizione NordEst: uno nel Pd, uno nella Lega e un amico imprenditore lughese nella lista Libertà; sto valutando attentamente le loro proposte e loro capacità comunicativa; l’8 giugno avrò sicuramente le idee chiare».

E chi ha votato alle ultime Politiche?
«Sud chiama Nord».

Con “redrum” gruppo nanou consolida uno stile unico

I vent’anni della compagnia celebrati con il primo capitolo del progetto Overlook Hotel

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ph. Zani-Casadio

Redrum, andata in scena dal 17 al 26 maggio al Ravenna Festival, è la performance coreografica con cui il gruppo nanou di Rhuena Bracci e Marco Valerio Amico ha celebrato i suoi primi vent’anni di vita, nonché primo capitolo del nuovo progetto pluriennale Overlook Hotel. E se i nomi vi suonano famigliari è perché provengono da quell’universo ultra-iconico che è Shining – redrum, murder al contrario, scritto dal piccolo Danny sulla porta della sua stanza, Overlook l’albergo dove Jack Nicholson sbrocca –, sia nel libro di Stephen King che nel film di Kubrick. Ma in redrum non compaiono bagni di sangue, gemelline inquietanti (e defunte) o scrittori deragliati armati di ascia, perché a nanou quello che interessa è la potenza dell’immaginario cinematografico, il suo infinito bagaglio simbolico, l’aspetto onirico e sfuggente.

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ph. Zani-Casadio

La sala Corelli del teatro Alighieri diventa così un luogo sospeso nel tempo e intra-dimensionale (il fatto che lo spettatore possa aggirarsi a suo piacimento nello spazio abitato dall’installazione ed entrare e uscire quando e come vuole lungo le tre ore dello svolgimento dà veramente la sensazione di aver vissuto in un sogno), dove le cose sembrano accadere in quel modo da sempre, con il pubblico che si immerge in un’atmosfera rarefatta e intima in cui i danzatori in movimento diventano fantasmi, presenze allo stesso tempo impalpabili e fortissime. I loro corpi si muovono in uno spazio scuro e scarlatto occupato da pochi elementi, qualche poltroncina, luci cangianti e mobili. In generale, la struttura visiva, musicale (enorme, ancora una volta, il lavoro di Bruno Dorella) e coreografica dello spettacolo sembra proporre allo spettatore la possibilità di affacciarsi su un universo contraddittorio, in cui libertà e fluidità dominano ma sottese a un rigore stilistico impressionante, dove il confine tra personaggio e persona fisica risulta sfumato.

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ph. Zani-Casadio

E proprio questa fusione tra naturalezza e tecnica – si potrebbe quasi dire tra estetica ed etica – è il marchio di fabbrica di gruppo nanou e continua a caratterizzarne il corpus coreografico. Nelle opere della compagnia ravennate, in questi vent’anni, forse non ci sono ancora elementi attraverso cui controllarne le modalità di trasmissione nel tempo, ma sicuramente si sono generati dei protocolli di lavoro e istituiti dei savoir-faire specifici tali da permettere la formazione di nuovi tipi di repertorio. In redrum l’estetica coreutica di nanou – i protagonisti Carolina Amoretti, Marina Bertoni, Rhuena Bracci, Andrea Dionisi, Agnese Gabrielli e Marco Maretti sono semplicemente perfetti – pone l’accento sul dialogo tra inerzia ed energia, tra cinetica e stasi, con variazioni continue dei livelli di movimento utilizzati, ovvero repentine e continue negoziazioni della distanza e del rapporto tra corpo e pavimento, tra verticalità e orizzontalità. La tendenza poi a ripetere la stessa azione ne trasforma il senso e porta a un’astrazione che ci fa leggere quei movimenti – e le relazioni che producono – come portatori di significati apparentemente incongruenti ma forse proprio per questo così capaci di toccare in noi le corde più diverse. La danza dei nanou illustra con mirabile forza – tramite ripetizione, desincronizzazione e allegoria – le oscillazioni del tempo mentale e la plasticità dei ricordi, lo sguardo si apre e improvvisamente si vedono cose che si credeva di conoscere, in modo del tutto nuovo, come se fosse la prima volta.

Punte Alberete, messo in sicurezza il percorso pedonale

Investimento da quasi 200mila euro del Comune di Ravenna

24 05 30 Punte Alberete Ponticello

Sono terminati i lavori per la messa in sicurezza del percorso pedonale all’interno di Punte Alberete; il tratto più affascinante del sentiero di visita ad anello dell’area naturale protetta, in tutto di circa tre chilometri, sarà nuovamente e quasi completamente accessibile a partire da questo fine settimana.

I lavori hanno riguardato principalmente la rimozione e ricostruzione di sette passerelle in legno lungo il “sentiero delle fate”, che presentavano un forte stato di degrado delle parti strutturali per deterioramento naturale. Sono stati inoltre eseguiti lavori di sistemazione del percorso nei tratti di accesso ai ponticelli, riportando il terreno alla quota originaria mediante opere di contenimento laterale.

Questo intervento, finanziato dal Comune di Ravenna per un importo di 175.000 euro, rientra in una serie di progetti che hanno come obiettivo la valorizzazione e il miglioramento della fruibilità dell’area.

Già nel 2019 e nel 2022, grazie a finanziamenti Gal, erano stati eseguiti interventi per la riqualificazione. È inoltre in corso la progettazione di un importante intervento finanziato dal ministero della Cultura finalizzato a completare la fruizione e potenziare l’attrattività turistica delle aree del Parco del Delta.

Un omaggio all’inventore della tenica musiva Ravennate nel centenario della Scuola

Fino a domenica 2 giugno al pian terreno del Mar la mostra sulla donazione della famiglia Signorini

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Restano ancora pochi giorni per visitare Disegnare il mosaico, la mostra che espone negli spazi del Museo della Città numerosi cartoni per il mosaico realizzati da Renato Signorini e dalla sua bottega. I cartoni sono stati donati dagli eredi dell’artista all’Accademia di Belle Arti di Ravenna. In questa recensione, Serena Simoni racconta l’esposizione che fa da apripista a una serie di iniziative dedicate al Centenario della Scuola del Mosaico dell’Accademia statale di Belle Arti di Ravenna, di cui Renato Signorini è stato allievo, docente e infine direttore.

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Poco più di una decina di anni fa, il mosaicista Carlo Signorini (1941-2019) lasciava nella prefazione di un libro dedicato alla famiglia e alla storia del mosaico moderno ravennate alcune righe importanti: «Mi sono reso conto che il trascorrere così veloce del tempo ha infranto le ultime barriere che resistevano fra la mia stessa vita privata e quella della città a cui semplicemente sento di appartenere comunque». Trasferito da decenni in Lussemburgo dove aveva impiantato un avviato studio di mosaico assieme al padre Renato, il rapporto di entrambi con Ravenna non era stato mai reciso. Appartenere implica familiarità, sentirsi a casa, intrattenere un rapporto sentimentale con un luogo e le persone che lo abitano: nel testo curato da Nino Carnoli e pubblicato nel 2010 per le edizioni niArt di Felice Nittolo, Carlo ringraziava il curatore e Marcello Landi per averlo aiutato a ricostruire e pubblicare la carriera del padre Renato Signorini (1908-1999) – prima allievo, poi docente e inne direttore della Scuola del Mosaico di Ravenna – e quella di altri importanti antenati della famiglia, come il bisnonno restauratore Alessandro Azzaroni e il nonno fotografo Ulderico David. Pochi cenni purtroppo sono stati dedicati alla madre e mosaicista Ines David ma è certo che lei e tutti gli altri furono protagonisti di una saga familiare intimamente intrecciata alla storia del patrimonio artistico della città.

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Grazie quindi all’amicizia di persone che hanno manifestato stima, affetto e interesse verso questa famiglia e l’attività dello studio Signorini, la città e in particolare l’Accademia di Belle Arti a pochi anni di distanza dalla morte di Carlo Signorini hanno ricevuto in dono dai suoi eredi un’importante collezione di cartoni e calchi relativi ai mosaici dei monumenti ravennati. Eseguiti da Renato e dalla bottega in un arco cronologico compreso fra il 1940 circa e l’ultimo decennio del ‘900, rappresentano un nucleo fondamentale della storia ravennate e della Scuola locale di Mosaico, di cui quest’anno ricorre il primo centenario della fondazione. Inserita alla nascita all’interno della locale Accademia, la Scuola era stata posta sotto la guida di Giuseppe Zampiga, un esperto mosaicista e restauratore che insegnava il processo di riproduzione fedele degli antichi mosaici o della realizzazione di composizioni originali. Fra i suoi migliori allievi si erano subito distinti Ines David e Renato Signorini, che da compagni sui banchi diventarono marito e moglie condividendo da qui in poi anche il lavoro.

Fra i primi incarichi ricevuti dalla coppia si segnala il restauro dell’abside della Cattedrale di San Giusto a Trieste a cui seguiranno numerosi altri lavori in tutta Italia. Alla morte di Zampiga, alla direzione della Scuola viene nominato Renato Signorini che prosegue l’alto apprendistato didattico mettendo a punto e insegnando un metodo di restauro inedito. Questa tecnica, indicata poi genericamente come “ravennate”, consiste nell’applicazione diretta delle tessere sull’intonaco fresco in modo da ottenere una superficie irregolare in cui ogni singolo apporto di smalto o pietra presenta un’inclinazione diversa con una rifrazione della luce continuamente variabile e unica.

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Per quanto riguarda le copie, Signorini definisce inoltre un metodo che, tramite carta semitrasparente e calchi, rileva meticolosamente la posizione esatta delle tessere antiche evitando interventi soggettivi o sostitutivi dell’antico. Proprio per queste ragioni artistiche e didattiche, dal secondo dopoguerra fino agli anni ‘60 Signorini seguirà tutti i restauri dei monumenti Unesco di Ravenna imponendosi come una delle figure chiave della storia del mosaico ravennate. Una selezione tratta dalla settantina di cartoni donati – con l’esclusione dei calchi attualmente sottoposti a restauro – è attualmente visibile al pian terreno del Mar nella mostra Disegnare il mosaico, a cura di Giovanni Gardini.

Suddivisi fra particolari di volti e di piante o fiori, i cartoni evidenziano la straordinaria pazienza del metodo storico messo a punto da Signorini tramite il ricalco di ogni singola tessera dei particolari musivi delle antiche basiliche ravennati. Si tratta di esemplari che riportano l’andamento delle tessere e le annotazioni autografe di Signorini e dei suoi collaboratori sul colore esatto dei mosaici o le lacune presenti prima dei restauri. La donazione – che costituisce un bene storico artistico importante per la storia musiva della città – va ad arricchire il cospicuo patrimonio conservato in Accademia che – come segnala la direttrice Paola Babini – è costituito da cartoni di altri mosaicisti ravennati, dall’antica gipsoteca e da un’importante collezione di manifesti pubblicitari realizzati fra la fine dell’Otto e l’inizio del Novecento.

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La mostra della collezione Signorini sarà visibile al Mar fino al 2 giugno, mentre dal 7 verrà trasferita temporaneamente a Venezia in un allestimento più ampio presso la Sala del Camino dei santi Cosma e Damiano alla Giudecca, una delle sedi decentrate della Fondazione Bevilacqua La Masa.

 

Disegnare il mosaico. La donazione della famiglia Signorini
Mar Ravenna – fino al 2 giugno compreso
orari: ma-sa 9-18; dom 10-19

Gli alunni della Don Minzoni inaugurano un “Giardino dei Giusti”

Nel cortile della scuola sono stati piantati 16 alberi, con targhetta commemorativa e Qr Code per ricordare le vite altrettante persone che si sono battute per la libertà, l’uguaglianza e la giustizia

Foto Inaugurazione

Nel cortile della scuola media Don Minzoni sono stati piantati 16 alberi «in memoria di chi si è opposto alle ingiustizie, di chi ha messo a rischio la propria vita per aiutare gli altri. […] Per mantenere vivo il ricordo di chi non è stato vinto dall’indifferenza».

I ragazzi delle classi terza F e terza H , coordinati dalla professoressa Rossana Valla, hanno lavorato alla creazione del “Giardino dei Giusti” di Ravenna, prendendo spunto dal “Giardino Dei Giusti” dello Yad Vashem e dopo aver visitato quello di Milano, approfondendo le biografie di alcuni personaggi scelti da loro. A ognuno di loro è stato dedicato un albero, alla cui base una targa ne ricorda il nome proponendo, attraverso la scansione di un Qr Code, una descrizione delle azioni svolte a beneficio di noi tutti, lottando per i diritti e i valori fondamentali del vivere civile, come libertà, uguaglianza, giustizia.

Ad introdurre l’inaugurazione del giardino, i canti del Coro Don Minzoni, diretto dai docenti Guido Lorenzetti e Barbara Mazzolani.
«Ringrazio i ragazzi e i docenti per la passione con cui si sono dedicati a questo lavoro di approfondimento sui temi della giustizia e della legalità, rendendo anche il cortile scolastico della scuola “custode” di messaggi di cui fare memoria» commenta la dirigente scolastica Marilisa Ficara.

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