domenica
21 Settembre 2025

Un cane o un gatto per aiutare anziani e disabili: la Regione investe 200mila euro

Al via un progetto sperimentale di pet therapy

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La Regione Emilia-Romagna stanzia 200 mila euro per un progetto sperimentale di pet therapy destinato agli anziani over 70 e per la popolazione con disabilità. Da ottobre chi lo desidera potrà adottare un cane o un gatto attualmente ospitati dalle strutture di tutta la regione, con il sostegno di Viale Aldo Moro.

«La presenza di un animale domestico fa molto bene alla salute dei cittadini, in particolare alle persone anziane e con disabilità», ha spiegato l’assessore regionale alla Salute, Raffaele Donini, che ha illustrato il progetto nel corso di un incontro in Regione, spiegando che la presa in carico di un animale domestico può aiutare anche sul fronte della “prevenzione”.

A beneficiarne saranno un migliaio di anziani e persone affette da disabilità che potranno prendersi cura di altrettanti cani o gatti. «Noi ci faremo carico con la nostra rete di veterinari di tutta una serie di prestazioni di tipo sanitario – spiega Donini – che possano aiutare concretamente» i nuovi proprietari a curare i loro amici a quattro zampe. «Non dimentichiamo che in Emilia-Romagna abbiamo oltre 800mila anziani over 70 e molti di questi vivono anche da soli e tanti sono magari alla soglia di disturbi cognitivi che attraverso questo progetto di prevenzione, grazie appunto all’adozione di animali di affezione, potrebbero essere alleviati o se non addirittura allontanati».

A vigilare sul progetto pilota saranno le Asl di tutta la regione. Da ottobre le persone, le famiglie e i care giver interessati potranno «recarsi nei canili e gattili autorizzati e avranno ovviamente una rete di veterinari convenzionati con le Asl che erogheranno prestazioni sanitarie agli animali, come vaccinazioni come cure mediche necessarie» e la Regione sarà presente anche «come organizzazione nell’ambito della gestione degli animali domestici». (Ansa.it)

Ravennati al Mongol Rally: «A Baku in attesa di un traghetto che parte quando vuole»

Tre trentenni e un’utilitaria del 2003 ribattezzata “la Fogna” fermi al porto della capitale dell’Azerbaigian in attesa del collegamento verso il Turkmenistan per completare i 14mila km fino al Kazakistan nella corsa che raccoglie fondi per beneficenza

I tre ravennati nel villaggio fantasma di Burj al BabasI traghetti che attraversano il mar Caspio dall’Azerbaigian al Turkmenistan non hanno orari prestabiliti, si va al porto di Baku e si aspetta che ne parta uno. Tra i veicoli in attesa nel piazzale oggi, 29 luglio, c’è anche “la Fogna”, il soprannome dato da tre trentenni ravennati alla Toyota Yaris con cui stanno partecipando al Mongol Rally, la corsa non competitiva ideata da una società inglese per raccogliere fondi a scopo benefico. Il trio, che ha scelto di ribattezzarsi “Topi di fogna” prendendo spunto dal film Rat Race, ha lasciato Ravenna il 12 luglio a bordo dell’utilitaria da mille centimetri cubici di cilindrata (limite massimo concesso dal regolamento) e in due settimane e mezzo ha macinato circa un terzo dei 14mila km previsti per raggiungere la regione di Oksemen in Kazakistan (il traguardo ufficiale non è più in Mongolia per evitare il passaggio nel territorio russo). Non vince chi arriva primo, ma vince chiunque riesce ad arrivare.

Un solo imprevisto meccanico finora: «Nello spostamento da Istanbul alla Cappadocia – ci racconta Massimiliano Farina con un vocale inviato via Telegram sfruttando la benevolenza di una pessima connessione internet – all’altezza di Ankara ci siamo trovati ad affrontare una salita con 37 gradi di temperatura e il liquido del radiatore è andato in ebollizione». Rifiutata l’offerta di un meccanico turco che proponeva di smontare tutto il motore, Farina & Co (Luca Senni e Antonio Capone gli altri membri dell’equipaggio) hanno sfruttato la consulenza telefonica dell’officina Contessi di Ravenna e hanno proseguito.

La curiosità: a Istanbul in vendita souvenir con mosaici di Ravenna

A parte il tentativo truffaldino del meccanico asiatico, finora l’italianità è stata un pass molto efficace: «Quando diciamo che siamo italiani la gente si illumina e di solito cominciano a parlarci di calcio. Ma in generale è una bella sensazione essere accolti così». E, a proposito di patriottismo, un aneddoto arriva dai negozi di souvenir di Istanbul: «Abbiamo trovato dei portachiavi con mosaici che non sono in Turchia ma sono a Ravenna».

Per la vettura l’ultimo tratto di percorso prima di Baku è stato meno faticoso perché fatto a bordo di un camion: «Non è possibile attraversare la frontiera tra Georgia e Azerbaigian in autonomia. Il motivo? Non lo sa nessuno. Ufficialmente è per Covid, ma ormai non è più credibile. E quindi si può solo spedire l’auto via camion e noi abbiamo preso un aereo da Tblisi». La Yaris è arrivata più leggera: i controlli alla frontiera non hanno risparmiato nessun angolo del veicolo e rispetto alla partenza mancavano un po’ di provviste di cibo, dei medicinali e un rotolo di nastro adesivo americano.

«Finora abbiamo fatto la parte più facile del viaggio – riconosce Farina –. Quando riusciremo a partire con il traghetto comincerà la parte più difficile». Le voci al porto ipotizzano che alle 5 di domani, 30 luglio, potrebbe salpare la nave per Aktau (Kazakistan). In atteso di imbarco anche altri quattro degli oltre duecento equipaggi iscritti all’avventura. Anche sull’attraversamento sembrano esserci numeri incerti per la durata: «Qualcuno dice 8 ore, qualcuno dice 12, qualcuno 30». Una volta tornati al volante, rotta verso il Turkmenistan: «Ci vorranno cinque giorni per attraversarlo, saremo senza connessione internet e senza accesso ad alcun social network. Lo Stato è una dittatura, lo chiamano la Korea del nord dell’Asia centrale».

La Toyota Yaris nel piazzale del porto di BakuBurj al Babas, il villaggio fantasma con 500 finti castelli in abbandono totale

Dai cinquemila km già percorsi la foto scelta come cartolina da ricordare viene dalla Turchia nord-occidentale: Burj al Babas Villa, a circa tre ore di distanza da Istanbul. Nel 2014 venne annunciata la costruzione di un villaggio residenziale esclusivo extra lusso, ma dopo dieci anni è uno dei fallimenti immobiliari più ingenti e catastrofici della Turchia. Nel 2018 furono costruiti più di cinquecento edifici da 325 mq tutti uguali che copiano i castelli francesi e tedeschi (fonti di stampa dicono che 350 furono venduti a cifre tra i 370mila e i 500mila dollari). Nel 2019 il fallimento delle aziende costruttrici ha lasciato tutto in abbandono. «Oggi c’è un guardiano che impedisce l’ingresso, ma se pagato sotto banco consente di entrare e ci si trova a visitare una città completamente deserta».

Infine un aggiornamento sulla raccolta fondi online sulla piattaforma Gofundme: quasi tremila euro. Gli avventurieri ravennati – che lavorano tra Milano e Bologna nel mondo della consulenza aziendale e dell’informatica – hanno scelto di aiutare l’assistenza ai malati di Alzheimer della casa di riposo Rosa dei Venti e l’associazione che aiuta le bambine affette dalla sindrome di Rett.

Via libera al progetto esecutivo: 3,6 milioni per la Brisighellese dopo le frane

Grazie al contributo della struttura commissariale alla ricostruzione post alluvione

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La Provincia di Ravenna ha approvato il progetto esecutivo relativo all’intervento di sistemazione e messa in sicurezza del versante franoso lungo la strada provinciale 302R “Brisighellese” al km 75+500 a San Cassiano, nel comune di Brisighella. Il progetto rientra nell’ambito dell’articolato piano di interventi posti in essere dall’amministrazione provinciale per il ripristino e la messa in sicurezza delle infrastrutture stradali a seguito degli eventi alluvionali che lo scorso anno hanno colpito il territorio ravennate. Tra questi figurano anche i progetti esecutivi, recentemente approvati, relativi a lavori lungo la strada provinciale 306R “Casolana-Riolese”, a monte di Casola Valsenio, e sulla strada provinciale 63 “Valletta-Zattaglia” a Brisighella.

L’intervento in programma a San Cassiano, del valore complessivo di 3 milioni e 600mila euro, sarà finanziato attraverso il contributo concesso dall’ordinanza n.13 del 31 ottobre 2023 del commissario alla ricostruzione post-alluvione, Francesco Paolo Figliuolo.

Il tratto in questione era stato interessato da estesi movimenti franosi che ne avevano interrotto la circolazione stradale, successivamente ripresa a senso unico alternato. Il progetto approvato prevede la completa riapertura al traffico e una serie articolata di interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico e per il ripristino e miglioramento delle condizioni di sicurezza per la circolazione stradale precedenti all’evento.

Nei prossimi giorni è prevista la pubblicazione del bando di gara d’appalto, a cui farà seguito l’aggiudicazione e l’avvio del cantiere.

Da Lucio Fontana a Mimmo Paladino: la nuova grande mostra del Mar di Ravenna

Una celebrazione della rinascita dell’arte musiva in città, nel centenario della nascita della Scuola di Mosaico

Lucio Fontana, Concetto spaziale, 1952, olio su tela, vetri e buchi, 51.7x48.5, © Fondazione Lucio Fontana, Milano by SIAE 2024
Lucio Fontana, Concetto spaziale, 1952, olio su tela, vetri e buchi, 51.7×48.5, © Fondazione Lucio Fontana, Milano by SIAE 2024

La nuova grande mostra del Mar, il Museo d’Arte della città di Ravenna (in via di Roma), rientra nell’ambito del centenario della nascita della Scuola di Mosaico. L’appuntamento è dal 12 ottobre al 12 gennaio con “I’m a Mosaic! – Da Severini, Sironi, Fontana a Paladino, Plessi e Samorì”, mostra a cura di Paola Babini, Giovanna Cassese ed Emanuela Fiori, organizzata con il Mar da Comune e Accademia di Belle Arti.

«Una collaborazione – commenta Fabio Sbaraglia, assessore a Cultura e Mosaico del Comune di Ravenna – che, oltre a riconoscere il protagonismo della nostra Accademia nel panorama culturale, riannoda i fili di una storia, del novecento e del mosaico a Ravenna, che proprio sulla scorta dell’attività della scuola, ha rinsaldato e rilanciato l’identità tra il mosaico la nostra città».

Il concept narrativo della mostra è stato il risultato del lavoro corale da parte del comitato scientifico, composto da Paola Babini, Maria Rita Bentini, Roberto Cantagalli, Alberto Giorgio Cassani, Giovanna Cassese, Fabio De Chirico, Emanuela Fiori, Giovanni Gardini, Daniele Strada e Daniele Torcellini con il contributo di Chiara Pausini.

La mostra, realizzata anche grazie al contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, ripercorre quindi attraverso un viaggio nell’arte contemporanea del XX secolo, la storia della Scuola di Mosaico dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna nell’anno del suo centenario. Un percorso che porta il visitatore alle origini della rinascita del mosaico avvenuta a Ravenna negli anni Venti e poi alla fine degli anni Cinquanta del ‘900.

Il percorso della mostra, articolata in sezioni, ripercorre le tappe della rinascita del mosaico legata all’affermazione della pittura murale e alla decorazione architettonica, passando poi in rassegna gli artisti più importanti che si sono confrontati con questa antica tecnica nel corso del secolo scorso fino ad arrivare agli esiti più originali dell’oggi: dalle opere di Gino Severini, Achille Funi e Mario Sironi, protagonista della rinascita della pittura murale negli anni Venti, passando per le originali creazioni di Lucio Fontana fino ad arrivare alla Transavanguardia con Enzo Cucchi, Sandro Chia e Mimmo Paladino,  e al contemporaneo più stretto, con le installazioni di Fabrizio Plessi e diverse importanti opere di alcuni dei più noti artisti dei nostri giorni come Nicola Samorì, Ugo Marano e Aldo Mondino.

Anche  l’allestimento curato da Studio MACRO Macchine Narrative di Lucca dal taglio cronologico e in dialogo con la sezione permanente del Mar dedicata al Mosaico Contemporaneo, intende accompagnare il visitatore nello sfaccettato mondo dell’arte musiva contemporanea attraverso opere, personaggi e artisti, risorse multimediali e apparati didascalici capaci di fare il punto, a cento anni dalla nascita della Scuola di Mosaico di Ravenna, sull’importante eredità di un patrimonio che ancora oggi costituisce la ragione e il motore del lavoro di tanti artisti che continuano a reinterpretare l’idea di mosaico e la sua arte viva.

Con circa 100 opere la mostra si propone, quindi, come un affascinante percorso per tornare alle origini della rinascita del mosaico; «il titolo stesso della mostra – spiegano i curatori – vuole essere una dichiarazione dell’emancipazione storica del mosaico dall’arte pittorica, dalle limitazioni della “tecnica” e l’affermazione di una autonomia forte e di una complessità fatta di singolarità, relazioni e forza espressiva. Il punto esclamativo vuole essere programmatico per lo slancio verso il futuro della Scuola di Mosaico dell’Accademia di Ravenna come del resto anche lo stesso slancio incarnato dall’opera di Carlo Pasini Arc-en-ciel del 2012, scelta come immagine guida dell’esposizione».

Crisi Cofari, i sindacati: «Dubbi su restituzione della quota sociale ai lavoratori»

Il 30 luglio convocata l’assemblea per l’approvazione del bilancio della Cooperativa Facchini Riuniti di Ravenna che ha ceduto il ramo facchinaggio e cessato l’attività dei traslochi: «Storture del sistema e scelte discutibili dei vertici»

IMG 20180226 WA0001«I soci lavoratori di Cofari stanno pagando le conseguenze di scelte discutibili dal punto di vista organizzativo e gestionale prese dai vertici della cooperativa negli anni di crisi. Dubitiamo che la quota sociale versata dai soci verrà restituita». I sindacati Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti analizzano la delicata situazione della Cooperativa Facchini Riuniti (Cofari) di Ravenna alla vigilia dell’assemblea di approvazione del bilancio 2023 in programma il 30 luglio alle 18 nella sede di via Bacci 44/46. Come noto da qualche settimana, Cofari ha ceduto il ramo facchinaggio e cessato l’attività dei traslochi, continuerà l’attività dei depositi per terzi nella sede in zona Bassette con un solo dipendente.

I sindacati ricordano che la coop ha tenuto aperto uno stato di crisi per tredici anni: «Ciò le ha consentito di ridurre il costo del lavoro, permettendole di erogare il 30 percento delle tredicesime e delle quattordicesime, di riconoscere un minor numero di permessi annuali e di pagare gli straordinari meno di quanto il contratto nazionale prevedesse. Nel 2018 i vertici hanno deciso di trasformare il prestito sociale vincolato quinquennale, una cifra superiore agli 800mila euro, in capitale sociale. Questa operazione ha fatto in modo che diminuissero gli interessi passivi della cooperativa, ma oggi rende ancora più pesante il sacrificio che i lavoratori si trovano ad affrontare».

Analizzando i bilanci degli anni compresi tra il 2017 e il 2019, i rappresentanti dei lavoratori si concentrano su tre indicatori. Il fatturato: 12,3 milioni di euro nel 2017, poi 16,1 nel 2018 e 16,9 nel 2019 (incremento del 36,6 percento). Il costo del personale: 9,4 milioni nel 2017, poi 11,4 nel 2018 e 12,3 nel 2019 (aumentato del 30,9 percento). Il margine operativo lordo in percentuale sul fatturato: 2,66 percento nel 2017, poi 2,61 e 0,02. Il reddito operativo in percentuale sul fatturato: 1,5 percento nel 2017 poi 1,42 e -1,15.

I numeri appena ricordati, nella lettura dei sindacati, sarebbero una conferma di una stortura del sistema in che rischia di minare il tessuto economico del territorio: «Sempre più imprese e cooperative di facchinaggio e logistica devono fare i conti con una pratica che vede le aziende committenti imporre prezzi ben al di sotto delle tariffe consigliate. Molte realtà, pur di lavorare, sono costrette ad accettare condizioni che non permettono un sano esercizio delle loro attività. È palese che c’è chi lavora in perdita. Ciò va a scapito delle aziende, che vedono ridursi inevitabilmente i margini, e delle lavoratrici e dei lavoratori, che subiscono riduzioni di compensi e sono sottoposti a condizioni di lavoro peggiorative».

Oltre ai soci residui, al collegio sindacale e al presidente di Legacoop, la convocazione per l’assemblea di domani è stata spedita anche “agli invitati”, non meglio precisati. Alvaro Ancisi, consigliere comunale di opposizione con la lista civica Per Ravenna, afferma che non sarebbero compresi nell’invito i soci receduti che vantano crediti. «A questi, infatti, la cooperativa ha notificato, nel maggio scorso, di aver avviato domanda di composizione negoziata della crisi d’impresa chiedendo l’applicazione di misure protettive e cautelari del proprio patrimonio. Alcuni ex soci hanno calcolato come, negli anni preagonici, siano state messe in atto a più riprese trattenute sulle buste paga dei lavoratori quantificabili in circa 20mila euro a testa nell’arco di sette anni, non siano stati pagati i contributi relativi alle trattenute e si sia proceduto ad un corposo rifinanziamento della cooperativa (5.000 euro a testa per circa 300 soci), senza tuttavia che le falle fossero tappate».

Sta circolando un volantino firmato da un non meglio precisato “gruppo di ex soci che hanno lavorato una vita per Cofari” con la proposta di presenziare l’ingresso: «Apriamo gli occhi e troviamo il coraggio di lottare perché paghi chi ha colpe e non, come al solito, lavoratori e contribuenti. Dopo lunghi anni di crisi e di gestioni che ci hanno lasciati soli, siamo arrivati alla più amara delle conclusioni: la chiusura della nostra azienda, che ai bei tempi contava quasi 500 addetti tra soci e dipendenti». Ancisi chiede al sindaco se intende incontrare una rappresentanza dei soci ed ex soci di Cofari per sollecitare/mobilitare ogni possibile intervento delle parti in causa volto ad un equo appianamento dei crediti da lavoro insoluti.

Comici in piazza a Faenza per due serate: sul palco Max Angioni e il trio romagnolo

Giacobazzi, Cevoli e Pizzocchi protagonisti il 31 luglio

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Max Angioni

La piazza di Faenza torna a ridere: martedì 30 e mercoledì 31 luglio dopo diversi anni, piazza del Popolo torna a ospitare nomi di punta della comicità italiana con due spettacoli in successione.

Faenza Ridens 2024 presenta martedì 30 luglio Max Angioni, che in poco tempo è riuscito a conquistare migliaia di fan attraverso le partecipazioni a programmi Cult come Lol, Zelig, Le Iene e le sue clip sui social. Angioni porta a Faenza il suo nuovo e inedito show Anche Meno.

Mercoledì 31 luglio, sempre in piazza del Popolo, sarà la volta del trio più rappresentativo della comicità emiliano-romagnola: Giuseppe Giacobazzi, Paolo Cevoli e Duilio Pizzocchi.

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Biglietti in vendita su Ticket One.

Gli auguri della Regione al maestro Muti in occasione del suo 83esimo compleanno

Il messaggio della presidente Irene Priolo e dell’assessore alla Cultura Mauro Felicori al direttore d’orchestra d’adozione ravennate

RAVENNA 20/07/2023. RAVENNA FESTIVAL. RICCARDO MUTI, TAMÁS VARGA. Riccardo Muti Direttore Orchestra Giovanile Luigi Cherubini Tamás Varga Violoncello

Riceviamo e pubblichiamo gli auguri della presidente della presidente della Regione facente funzioni Irene Priolo e dell’assessore alla cultura Mauro Felicori al maestro Riccardo Muti. Il direttore d’orchestra d’adozione ravennate festeggia oggi, 28 luglio, il suo 83esimo compleanno.

«Al maestro Riccardo Muti desideriamo inviare gli auguri più vivi e sinceri per il suo compleanno, a nome nostro e della Giunta della Regione Emilia-Romagna. In questo giorno così speciale, vogliamo rinnovare tutta la nostra stima per il suo operato e la sua straordinaria carriera; ma anche per l’impegno nei confronti delle giovani generazioni e della crescita di nuovi talenti, per la sua attenzione a Ravenna, città d’adozione, e per il suo ruolo di interprete e portavoce della cultura italiana nel mondo. Buon compleanno, maestro»

Il Cestha festeggia 10 anni di attività con il lancio del suo primo libro

Il volume, che vede come protagonista il cavalluccio marino (animale simbolo del centro), vuole anticipare una collana dedicata alla scoperta della fauna marina

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Fabio Cavallari, al centro, assieme a Andrea Tozzi, amministratore delegato di Tozzi Green, e ai ragazzi del Cestha

Il Cestha, Centro Sperimentale per la Tutela degli Habitat di Marina di Ravenna, festeggia 10 anni di attività con la pubblicazione di “Cestha: primo salvataggio – Il cavalluccio marino”. Il libro, edito da Ponte Vecchio, è stato scritto dall’autore lombardo Fabio Cavallari e realizzato dall’associazione ToGether-Tozzi Green Odv

Si tratta del primo libro di una ideale collana sugli animali curati dal Cestha, ed è dedicato al cavalluccio marino, l’animale “simbolo” del Centro. «Potevamo dare parola ad un biologo marino, ad un giornalista scientifico, a un comunicatore esperto delle acque e dei suoi abitanti – racconta Cavallari -. Invece abbiamo optato per una soluzione più semplice e al contempo fantastica: a parlare è un cavalluccio marino. Abbiamo dato voce a chi voce non può avere, restituendogli l’onore della leggenda che gli antichi greci celebravano su di lui. Lo abbiamo reso moderno, in qualche maniera pop. Questa però è e rimane una narrazione sui generis, fatta di paradossi, domande inevase e aneddoti reali. Potremmo ritenerla un omaggio letterario al cavalluccio marino ma, allo stesso tempo, una modalità per raccontare l’avventura di questo gruppo di ragazzi che a Marina di Ravenna, da dieci anni, sta facendo un lavoro straordinario con gli animali marini in difficoltà, in via d’estinzione, per l’inquinamento dei mari e per gli effetti accidentali della pesca»

Il libro sarà presentato ufficialmente giovedì 29 agosto al Bagno Finisterre di Marina di Ravenna, alla presenza dell’autore.

La Basilica di San Vitale si prepara per il 63esimo Festival di Musica d’Organo

Anteprima giovedì 1 agosto con l’inaugurazione della mostra fotografica al Mercato Coperto. La kermesse musicale prevede sei incontri tra agosto e settembre

Basilica San Vitale

La Basilica di San Vitale si prepara per ospitare il 63esimo Festival Internazionale di Musica d’Organo. La rassegna quest’anno sarà accompagnata dalla mostra fotografica “Il Festival  Internazionale di San Vitale: la Storia”, un viaggio tra i ricordi dell’orchestra polifonica della città, ospitata dal Mercato Coperto, partner dell’iniziativa.

La  mostra sarà inaugurata in anteprima giovedì 1 agosto dall’assessore alla Cultura Fabio Sbaraglia, successivamente  il maestro Andrea Macinanti del Conservatorio di Bologna guiderà i visitatori  lungo  un percorso di 15 scatti  fotografici che illustrano momenti più iconici ed emozionanti della Ravenna musicale degli anni ’60 e ’70.  Alle ore 20, si prosegue con “L’Adriatico nel Piatto” : la cena curata da Mercato Coperto che devolverà parte dei proventi per sostenere le attività organizzative della storica Polifonica “Amici dell’Organo di San Vitale”.

Lunedì 5 agosto, con la performance del celebre concertista tedesco Johannes Skudlik  prenderà il via la vera e propria kermesse musicale 2024. La serata sarà interamente dedicata a Johann Sebastian Bach con la proposta di grandi classici , dal Preludio e Tripla Fuga in Mi bemolle all’amatissima Toccata e Fuga in re minore. Il concerto sarà preceduto dalla conferenza introduttiva della Professoressa Irene De Ruvo (ore 20, al 44°12° di Via San Vitale) sul tema “Misteri matematici nella musica di Bach” e seguito dalla conversazione con l’artista al termine del concerto, per la rassegna “Incontri col Maestro” , sempre negli spazi del 44°12° , alle 22.30

Si prosegue venerdì 12 Agosto con  “Tientos, Fandango y Fanfarria!”: alle ore 20 incontro con il musicologo Prof. Alberto Mammarella nella location firmata Casa Spadoni, alle 21.15 lo spettacolo in Basilica, che vedrà protagonisti l’organo di Miguel Gironés Cervera e la tromba di Guillem Torrò Senent, in un recital sulle musiche di Soler, Bruna, Casanoves, Martini e Gironés. Alle ore 22.30 seguirà l’incontro con gli artisti. Lunedì 19 agosto è la volta di “American Romantics”, la formula è quella di sempre e prevede l’incontro con la musicologa professoressa Olga Laudonia e il recital dell’organista Kimberly Mara, su musiche di Mendelssohn, Sandresky, Franck e Brahms. Seguirà il consueto incontro conviviale. L’ultimo appuntamento d’agosto, lunedì 26, vedrà protagonista l’organista Mari Mihara (vincitrice del Grand Prix d’Orgue de Chartres 2012), che si esibirà sulle musiche di Couperin, Pierne, Bach e Widor. Ad anticipare il concerto, la presentazione del libro “Fabricato alla guisa del corpo humano” del professore Andrea Macinati. Al termine della serata invece, Mihara sarà disponibile per uno scambio di chiacchiere e curiosità sul mondo della musica.

Due gli appuntamenti di settembre: lunedì 2 con “Crossing over the organ”, concerto e incontro con Pepito Ros e Simone Vebber (musiche di Vivaldi, Cimarosa, Ros Karg-Eler e Fiktin), anticipato dalla conferenza del musicologo Michele Bosio e venerdì 9, con “Hymnos”. La rassegna si chiuderà con il coro Caterina Ensemble diretto da Alessandro Kirschner e accompagnato dall’organista Andrea Albertin. Le musiche spazieranno da Monteverdi alla compositrice ravennate Calderoni, passando per Anonimo Veneto, de Palestrina e Tunioli. Prima del concerto, l’incontro “scrivere musica oggi” con la compositrice Chiara Calderoni. Al termine delle performance, seguirà l’incontro con gli artisti.

Per partecipare agli eventi della rassegna è consigliata la prenotazione al numero 339 70 27 412. L’ingresso costa 15 euro e comprende un buono valido per una consumazione (aperitivo, spritz, calice di vino o succo), il  libretto  generale  del  Festival, l’accesso alla Basilica e un posto a sedere in platea per il concerto delle 21.15, e l’accesso alle conferenze preliminari e all’incontro serale con gli artisti.

Approvato il progetto per la riqualifica degli spogliatoi del Circolo Tennis Cesarea

L’intervento da 40mila euro prevede l’installazione di servizi sanitari a disposizione degli utenti

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È stato approvato dalla giunta il piano di riqualifica per gli spogliatoi del Circolo tennis Cesarea (in via Caletti 47). Il progetto, dal valore di 40mila euro, prevede la realizzazione di due bagni, uno nello spogliatoio maschile e uno in quello femminile, composti da lavabo e wc, accessibili anche da persone con ridotte capacità motorie.

L’intervento inizierà con la demolizione del pavimento e del massetto sottostante e poi si procederà alla realizzazione delle pareti e alle dotazioni impiantistiche come l’impianto idrico-sanitario, l’impianto di riscaldamento e l’impianto elettrico, che verranno allacciati agli impianti già esistenti. Successivamente si procederà con le finiture: pavimenti, massetti e rivestimenti, porte interne scorrevoli e infine si poseranno sanitari e gli accessori. Gli scarichi, che saranno realizzati internamente ai due servizi igienici, saranno collegati alla linea di fognature esistente all’esterno del fabbricato.

Gio Ponti, il geniale architetto e designer che ha segnato la storia del Paese

Al Mic di Faenza una mostra di oltre 200 opere in ceramica (e non solo) realizzate nell’arco di più di cinquant’anni

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L’orgoglio nazionale, quello che non scatta guardando le partite alla Tv o ascoltando l’inno di Mameli, ci pervade davanti alle creazioni multiple di una persona geniale come Gio Ponti (1891-1979), architetto, designer, fondatore di riviste, direttore artistico di linee e brand nazionali che ha segnato la storia del Paese. Un maturo ritratto fotografico dello storico alfiere milanese del Made in Italy nel mondo accoglie il visitatore in apertura a Gio Ponti. Ceramiche 1922-1967, la bella mostra del Mic di Faenza dedicata alle opere ceramiche realizzate nell’arco di più di 50 anni.

L’aspetto bonario di Gio(vanni) – uscito in ritardo dal Politecnico di Milano a causa della Prima guerra mondiale e fortunatamente ritornato a casa dal fronte – non inganna perchè per ottenere e creare tutto ciò che gli viene riconosciuto non basta l’abitudine a lavorare sempre, compreso i sabati e le domeniche. I livelli raggiunti si spiegano solo con la presenza di intelligenza, di una cultura “amorosa”, come Gio la definiva, e col buonsenso, le qualità per lui necessarie a essere un buon architetto. Contro la moda dell’attimo a favore di creazioni che superano il tempo: è forse questa la massima che guida lo stile di Ponti in un lavoro di squadra con artigiani, artisti, creativi, architetti di generazioni precedenti, coeve, più giovani.Alessandro Mendini, a cui Gio passerà le redini della rivista internazionale Domus che aveva creato e ancor oggi va in stampa, lo definisce il padre di tutta l’architettura italiana, anche per coloro che ne hanno preso le distanze.

La mostra di Faenza curata da Stefania Cretella raccoglie più di 200 opere fra ceramiche, per la maggior parte, ma anche arredi e oggetti di design in altri materiali che permettono di comprendere la versatilità e i lasciti del maestro. Divisa in 15 sezioni, l’esposizione segue un andamento cronologico e affronta diversi nuclei tematici, in modo da chiarire nodi e passaggi stilistici, soggetti particolarmente amati e ripresi nel tempo ma anche collaborazioni con ditte e città, con artisti e artigiani, fino a comprendere gli omaggi e le citazioni del suo lavoro da parte delle generazioni contemporanee. In questo senso la consistente presenza di opere provenienti dal Museo Ginori della manifattura di Doccia a Sesto Fiorentino, attualmente chiuso, ha concesso prestiti eccezionali per illustrare la prima fase di attività di Ponti, quando fu il direttore artistico della ditta dal 1923 al 1930, proseguendo successivamente la collaborazione in modo saltuario.

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Il Busto di donna (1923) progettato da Ponti e realizzato dallo scultore Gigi Supino apre la mostra chiarendo come questo soggetto tradizionale sia tradotto in un linguaggio raffinato, elegante e asciutto. Dall’amore verso la classicità Ponti deriva ritmi, proporzioni, temi e decorazioni per uno stile potente e tanto apprezzato da creare quella che è denita la linea “neoclassica” del Decò italiano. Ciste, otri, coppe in produzione per Richard-Ginori derivano forme e soggetti dall’artigianato e dalla cultura visiva di etruschi e romani: imperdibile anche per Claudia Casali, direttrice del Mic, è La casa degli efebi (1924-25), un vaso impressionante per il volume e per la decorazione di impossibili prospettive architettoniche classiche abitate da figure maschili che sembrano derivare dall’immaginario sinuoso di Beardsley, l’illustratore scomparso giovanissimo quasi tre decenni prima. La scelta di lavorare su pochi colori di contrasto – oro su nero, oro su bianco, sabbia su un brillante blu notte – si avvia da scelte classiche e dall’intercettazione di precedenti esperienze moderniste: la passione per il nero dei buccheri etruschi si accompagna al bianco puro preferito nelle creazioni di Charles Rennie Mackintosh. Ma ad animare i motivi c’è anche lo studio dei grandi portali di Sebastiano Serlio e le inquietanti muse metasiche di De Chirico, che negli stessi anni adescavano l’immaginario dei Surrealisti parigini.

 

Come Raffaello è stato in grado di cogliere le novità di stile e soggetto dal passato e da artisti contemporanei inserendo e amalgamando tutto in un nuovo stile innovativo, personale, autonomo, Gio Ponti è una sorta di spugna in grado di assorbire le novità che vengono rimesse in gioco nel proprio inconfondibile stile. Le mani possono essere quelle di vari scultori – Libero Andreotti, Italo Griselli o Salvatore Saponaro – ma le idee trasformate in animali, figure allegoriche classiche o incredibili servizi da tavola, fra cui quello inviato a tutte le ambasciate italiane (1926- 27), provengono dalla sua fervida fantasia.

Amante di una progettazione globale degli spazi e dei particolari di arredo, Ponti pensa anche a produzioni di massa: l’idea di una bellezza globale alla portata di tutti include sia l’attenzione al dettaglio operato dalla Wiener Werkstätte e da vari autori Art Nouveau che la progettualità lantropica di William Morris. Dal 1927 Gio diventa una delle anime della Biennale di Monza e poi di Milano, crea con altri il gruppo di Labirinto per la progettazione di mobili di lusso, progetta con Emilio Lancia la linea Domus Nova per la Rinascente, fonda la rivista Domus e traccia nuovi soggetti come le Dame bianche di Doccia della ne degli anni ‘40, omaggi silenziosi ai personaggi di Savinio e ai manichini surrealisti. Alcune sezioni raccontano le multiple collaborazioni con artisti e artigiani che stima e di cui ammira conoscenze tecniche e operosità delle mani: è quanto accade anche a Faenza dove torna più volte stringendo legami con Pietro Melandri e Riccardo Gatti. Se si pensa alle collaborazioni nazionali – fra cui Antonia Campi, Guido Gambone, Piero Fornasetti –, alle mostre organizzate e gli articoli su Domus e Stile per altri architetti, designer, artisti e artigiani, o alla stima per le generazioni successive – vedi Alessandro Mendini, Ettore Sottsass – allora il genio e la generosità di Gio Ponti meritano veramente quel sentimento orgoglioso di appartenere alla stessa cultura.

“Gio Ponti. Ceramiche 1922-1967”; MIC Faenza; 
fino al 13 ottobre 2024; orari: ma-do e festivi 10-19;
biglietto 14/11 euro

Il ristoratore che vola in Estonia per giocare la Conference League

Aron Giacomoni dell’osteria Piazza Nova è un giocatore della sammarinese Virtus, impegnata contro i professionisti del Flora Tallinn nei preliminari della competizione Uefa

Virtus Tallinn
La formazione della Virtus scesa in campo contro il Flora Tallinn (Giacomoni è il capitano, secondo da sinistra in alto)

Un ristoratore di Bagnacavallo ai preliminari di Conference League. Capita grazie al campionato sammarinese, dove le squadre sono composte da giocatori dilettanti ma – come è giusto che sia – partecipano comunque alle competizioni europee della Uefa. E così può capitare che tra un turno e l’altro di lavoro a PiazzaNova, l’osteria di piazza Nuova, di cui è tra i titolari, Aron Giacomoni – calciatore dilettante con un passato anche tra i prof (e un campionato di serie D vinto con il Ravenna…) – si appresti a volare in Estonia, per affrontare con la sua Virtus Acquaviva la gara di ritorno del secondo turno preliminare di Conference League contro il Flora Tallinn. Sfida ancora apertissima, tra l’altro, dopo lo 0-0 dell’andata. «Loro sono già alla ventesima di campionato e hanno il privilegio di poter pensare solo al calcio – ci racconta Giacomoni, che all’andata era il capitano – noi invece abbiamo tutti un altro lavoro e riusciamo a dedicare agli allenamenti solo pochi giorni alla settimana. Diciamo che dal punto di vista atletico non c’è paragone, ma all’andata siamo riusciti a buttare il cuore oltre l’ostacolo e quasi quasi potevamo anche vincerla: ci proveremo anche al ritorno».

Aron Giacomoni Virtus Tallinn

Giacomoni – quasi 37enne – la scorsa stagione ha vinto il campionato con la Virtus (primo storico successo per la società sammarinese con sede nel castello di Acquaviva) guadagnandosi l’accesso addirittura alla prestigiosa Champions League, da cui la squadra neroverde è stata però nettamente eliminata al primo turno preliminare dalla FCSB, l’ex Steaua Bucarest. «Io non ero in lista perché in Romania non potevo proprio andare, con i turni al ristorante per me non è stato possibile stare in trasferta quattro giorni con i miei compagni. Per Tallinn invece la società è riuscita a organizzare un volo charter che ci permette di partire la mattina di lunedì e rientrare già il martedì notte dopo la partita, così sono riuscito a farmi coprire al lavoro».

In Champions, Giacomoni aveva però già giocato. «Con il Tre Penne, nel 2019, al mio primo campionato a San Marino. Abbiamo perso contro il Santa Coloma (squadra di Andorra, ndr)…». La decisione di giocare a San Marino arriva anche per la pandemia. «Il loro campionato non era stato inizialmente interrotto dal Covid e quindi ne ho approfittato per continuare a giocare, vicino a casa. In questo modo ho potuto portare avanti anche il mio lavoro nel mondo della ristorazione, prima come responsabile di sala e poi da titolare, investendo insieme ad altri due soci nel rilancio dell’osteria di Piazza Nuova. Dopo il calcio, la mia passione è sempre stata quelle del cibo e del vino».

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