sabato
13 Settembre 2025

Andrea Raccagni, quell’entusiasmo per la natura che anticipò i grandi dell’Informale

Trovo in Marc Augé una bella riflessione sulle opere d’arte, che afferma come «le opere raccontano il loro tempo, ma non in modo esauriente. Coloro che le contemplano oggi, quale che sia la loro erudizione, non avranno mai lo sguardo di chi le vide per la prima volta. È questa mancanza, questo vuoto, questo scarto fra la percezione scomparsa e la percezione attuale che le opere originali esprimono oggi».

La percezione di questo scarto – che Augè indaga nelle opere antiche ma che si può estendere anche a lavori di qualche decennio fa – è la percezione stessa del tempo, della sua fragilità, che l’erudizione o il restauro cercano illusoriamente di cancellare. Seguendo questa interpretazione, viene suggerito che l’arte stessa, nelle sue diverse forme, è una rovina (o una promessa di rovina) che per esistere, per mantenere il proprio status e quella sorta di inviolabilità di oggetto d’arte, ha bisogno di uno sguardo abile e capace di leggerla.

Utilizzo queste riflessioni per Vortice cosmico, la mostra dedicata ad Andrea Raccagni (1921-2005), allestita alla Fondazione Sabe di Ravenna, che raccoglie diverse sculture dell’artista imolese eseguite fra gli anni ‘50 e ‘80 dello scorso secolo. Pochi decenni sono sufficienti per definirla una mostra storica. Il curatore Claudio Spadoni ha progettato assieme a questa anche l’esposizione al Museo San Domenico Imola, aperta fino al prossimo 13 luglio, che indaga l’attività di Germano Sartelli (1925-2014), scultore come Raccagni. Le due mostre andrebbero viste insieme per capire le grandi differenze e residue affinità dei due conterranei – quasi coetanei – e per avere idea delle dinamiche poetiche di quei decenni.

Lo sguardo di Spadoni è complesso: ha conosciuto personalmente i due artisti e ha assistito alla nascita di alcune loro serie, ha scritto testi critici e ha curato esposizioni dei loro lavori. Anche l’atto della scrittura viene indagato da Augé: pretende la distanza dal e la vicinanza al lavoro d’arte, richiede una distanza fra sé e sé – che significa ciò che ho visto? – e ricostruisce a distanza il ricordo dell’esperienza, tenuto conto del metodo critico e del contesto. Chi scrive e cura mostre può quasi essere considerato una sorta di guardiano delle rovine del tempo.

In questa mostra di pochi, selezionatissimi pezzi di Raccagni forse non potremo avere la percezione del tempo in cui queste opere sono nate – perduta per sempre o basata sul ricordo che per Augé è in gran parte inaffidabile – ma avremo l’attuale. Forse anche il tentativo di ricostruzione della percezione passata. Leggendo il breve e denso scritto in catalogo del curatore, comprendiamo a ritroso il senso delle parole scritte nel 1957 da Arcangeli – testimone diretto del lavoro al suo sorgere –, che vede nel lavoro di Raccagni una prova dell’ultimo naturalismo padano, da intendersi non come ritorno all’Ottocento ma come partecipazione quasi entusiastica al mondo naturale, espressa nella seconda metà degli anni ‘50 dalla variante locale dall’Informale italiano. Una declinazione che ebbe esiti addirittura in anticipo, se le date contassero nel mondo dell’arte, rispetto a quelli di colleghi ben più noti e internazionali. Ritirato, elusivo, distante dal mercato, Raccagni – come del resto Sartelli – ha pagato il suo isolamento con l’ombra. Spadoni infatti ha avuto modo di spiegare in conferenza che il mondo dell’arte non concedeva spazio a chi si presentava da solo, chi non aveva la stoffa di promuovere continuamente il proprio lavoro, chi non ha avuto la fortuna di incontrare qualcuno che poteva farlo per lui, gallerista, giornale o critico che fosse.

Nelle sculture in mostra a Ravenna si evidenziano i richiami naturalistici cui accennava Arcangeli: steli, foglie, siepi, alghe, sassi, rampicanti, rappresentano quell’azione costante di un esercizio di dialogo fra l’artista e la natura circostante, formata da studi scientifici e alimentata da una passione quotidiana. Che questi elementi siano direttamente presenti nell’opera come materiali extra-artistici, inseriti o ricoperti, o che siano in realtà, e spesso, solo citazioni virtuali – accenni nelle forme delle lamiere, liberamente fuoriusciti dal piano – poco importa.

Questo substrato di oggetti racconta di uno stile di vita prima ancora di un’arte, dedicato a esplorare con passione la natura, a interrogare la poesia degli oggetti che la compongono e che entrano a far parte di uno spazio interiore, per poi riemergere in un linguaggio artistico che oscilla le polarità opposte di regola ed eccesso.

Vortice cosmico. Andrea Raccagni – fino al 29 giugno
Ravenna, fondazione Sabe per l’arte, via Pascoli 31.
Orari: gio-do 16-19. Ingresso libero.

Dall’Arena delle balle di Paglia alla Mancha, tra poesia, musica e i sogni di Don Chisciotte

Sedute di paglia, installazioni nella natura e momenti di scambio, intrattenimento, poesia e convivialità. Torna anche per la stagione 2025 il festival “Nell’arena delle balle di paglia“, a Cotignola, organizzato da Primola. Lasciate le auto al
parcheggio del campo sportivo di via Cenacchio, si raggiunge l’arena caminando per la campagna, alla scoperta del sogno e della fantasia del “Don Chisciotte della Paglia”, dema della diciassettesima edizione della rassegna: Salta in piedi, Sancho, è tardi, non vorrai dormire ancora.

Si parte sabato 5 luglio, con il concerto all’alba e la raccolta delle balle per dare forma all’arena. A partire dalle 6 nel podere tra Via Peschiera e via Ponte Pietra, alla Fornace Radici. Dopo un concerto “tra lingue e dialetti” si procederà alla raccolta delle balle di paglia, che verranno trasportate all’arena in sella ai trattori. La mattinata si concluderà con una colazione sotto le acacie.
Mercoledì 9 luglio verrà inaugurato Il grandeGnit dei Mulini a Vento, alla scoperta della la land art dell’Arena. Ogni sera poi sarà possibile partecipare a una “visita guidata donchisciottesca” a tutte le opere. Prenotazione e partenza dal bar Parataj, alle 23.
Giovedì 10 (con ingresso a 2 euro) l’arena ospiterà dalle 19 alle 21 una serie di spettacoli per bambini, dai laboratori creativi alle storie di “Tabarin Buonafede”. Alle 20, al ponte della Primola si potrà ammirare l’installazione “Polvere”. Alle 21.15 il palco centrale ospiterà il concerto di Umberto Maria Giardini, seguito dalla Golena dei poeti, Al Caravël in P’ri mont dla Dugarì, concerto poetico in dialetto. Alle 22.30 il Concerto di Guinevere concluderà la serata.

La serata di venerdì 11 prevede un ingresso a 5 euro con apertura alle 19 di un laboratorio teatrale per bambini incentrato sul Don Chisciotte (su prenotazione), alle 19.45 in piazzetta dei Mulini a Vento i protagonisti del teatro racconteranno le storie dei “Cavalieri erranti di comunità vitali in Romagna e dintorni. Si può fare! Come si fa?” Ci sarà poi spazio per la poesia, con le letture di Sofia Zoli e il concerto di Luca Romagnoli. Alle 21.30 torna la Golena dei Poeti, con La malattia dell’ostrica di e con Claudio Morici. Alle 22.45, palco centrale la performance dei Mombao per finire alle 23, con un altro incontro dedicato alla poesia, con ascolto in cuffia dal vivo.
Sabato 12 (ingresso a 5 euro), parte con il consueto appuntamento dedicato ai più piccoli (19-21). per passare poi alla performance immersiva per “2 musicisti e una pianta” del Collettivo Sindana e la lettura delle poesie di Alda Merini. Alle 20 incontro con Stefano Tè, regista di Don Chisciotte. Alle 20 e 30 invece il concerto di Amarti. Alle 21.15 Trampoli, musica dal vivo e macchine teatrali per inseguire il sogno nel prato dell’Arena con il Don Chisciotte di Tè. Alle 22.30 Lorenzo Kruger racconta le Confessioni di un Songwriter. La serata si chiude con un altro momento di poesia e il concerto dei Frank Sinutre.

Domenica 13 il biglietto di ingresso sarà di 7 euro: dal laboratorio per bambini si passerà alla performance Ri-connessioni e alle letture poetiche di Zoli.  Alle 20, il Drum Circle comunitario a cura di Luca Torreggiani:
«Trovi tamburi, bidoni, percussioni. Ti siedi su una balla, vicino agli altri. Ne prendi uno. Poi, con una guida ti diverti a battere per ritmare i tuoi suoni insieme agli altri – spiegano dall’organizzazione -. Non sei spettatore, non sei musicista, non è una lezione, sei un Drum Circle». Alle 20.30 sarà la volta dei musicanti di Brama, seguiti dall’ironia di Pitecus, con Antonio Rezza.

L’appuntamento di lunedì 14 (5 euro) affianca ai laboratori per bambini le letture poetiche di Zoli e Fabris, poi l’incontro alle 20 con Paolo Nori e il suo Chiudo la porta e urlo (Mondadori), romanzo finalista premio Strega 2025. Alle 21.15 concerto dei Sandri: un blues acido e visionario. Alle 21.30 Dove andiamo? dialogo senza copione nella notte con Elena Bucci.

La rassegna si chiude martedì 15, con un ultimo appuntamento a 5 euro. Ai laboratori per i bambini nell’arena si affiancano le composizioni con il flauto diFabio Mina, Manuel Volpe, le letture poetiche delle 20.30, e i Cous Cous a colazione alle 21. Mezz’ora dopo la Golena dei Poeti ospiterà Rattoppè una kermesse musicale “rappezzata e imperfetta”. Alle 22 sarà la volta degli Ayom sul palco centrale. L’ultimo appuntamento del 2025 sarà l’Asta delle Balle dei Don Chisciotte, alle 23.

Hera potenzia i servizi per il decoro urbano durante la stagione: più controlli e turni di raccolta

Con l’avvio della stagione e l’aumento del flusso turistico, il Comune di Cervia e il Gruppo Hera intensificano le proprie azioni per garantire il decoro urbano e il rispetto delle norme sulla raccolta differenziata. Verrà implementata l’attività  degli Agenti Accertatori e aumenterà la frequenza di conferimento rifiuti e spazzamento strade, con particolare attenzione agli eventi.

Gli Agenti Accertatori, nominati dal Comune di Cervia e formati da Hera secondo il regolamento Atersir, svolgono durante tutto l’anno un’attività di controllo mirata a intercettare i comportamenti recidivi nelle aree più critiche, come abbandoni di rifiuti e le condotte irrispettose. Oltre all’aumento della loro attività per far fronte ai maggiori flussi turistici, anche la frequenze di raccolta porta a porta cresce da aprile a settembre, si implementa la pulizia della città con maggiori servizi di spazzamento meccanizzato (operato da spazzatrici stradali nelle ampie aree urbane), manuale (a cura degli operatori ecologici in vicoli. piazze e giardini) e misto.

Inoltre, in vista dei numerosi eventi estivi che interesseranno la cittadina, verrà attivata un’attività di pre-contatto con gli organizzatori. L’obiettivo è offrire servizi adeguati di raccolta e pulizia al termine degli eventi, garantendo che il pubblico ospitato possa godere della città senza lasciare tracce di incuria.

Per gli eventi più grandi e partecipati, Hera fornisce anche materiali di comunicazione e sensibilizzazione, supportando gli organizzatori nell’educare il pubblico a una differenziazione dei rifiuti il più precisa e accurata possibile.

Un intervento da più di 6 milioni per il ripristino del ponte della Bastia

Sarà necessario un intervento da 6,24 milioni per la manutenzione e il consolidamento del ponte della Bastia sul fiume Reno, gravemente danneggiato a seguito delle piene del 2023 e 2024. L’iter processuale di progettazione ha preso il via al seguito dell’incontro tra il sindaco di Conselice Andrea Sangiorgi e quello di Argenta, Andrea Baldini, con i referenti Anas e della struttura commissariale per la ricostruzione post-alluvione.

La struttura commissariale ha confermato l’assegnazione delle risorse e il cantiere per la manutenzione straordinaria, richiesto più volte anche dagli stessi cittadini, dovrebbe prendere il via nel tardo autunno.

«Vedremo la realizzazione di un opera importante su una infrastruttura fondamentale per il nostro territorio – sottolinea Sangiorgi -. Appena sarà terminata la progettazione e si potranno dare informazioni certe, organizzeremo un incontro pubblico per illustrare lo svolgimento di un cantiere complesso dal punto di vista della viabilità locale. Per alcuni mesi sarà necessario realizzare un senso unico alternato che permetta di svolgere i lavori in sicurezza, senza però chiudere totalmente il transito sul ponte».

Calciomercato, il Ravenna ha preso il capocannoniere dell’ultimo campionato

Il Ravenna Football Club comunica di aver raggiunto l’accordo per assicurarsi le prestazioni sportive di Matteo Motti, «il cui contratto sarà depositato nei termini previsti dalle normative federali».

Classe 1998, nato a Firenze, Motti è cresciuto nel settore giovanile dell’Empoli prima di affermarsi tra Eccellenza e Serie D toscana. La definitiva consacrazione (un po’ tardiva anche a causa di alcuni infortuni pesanti) è arrivata nell’ultima stagione con la maglia del Tau Altopascio, con cui ha conteso al Ravenna la vittoria nei playoff, chiudendo il campionato da capocannoniere del girone con 19 reti e 6 assist.

Centravanti moderno, capace di fare reparto da solo, Motti unisce forza fisica, rapidità e grande fiuto del gol: qualità che, da avversario, gli sono valse gli applausi del pubblico del Benelli.

Motti con tutta probabilità si metterà alla prova in Serie C, dove il Ravenna tra pochi giorni dovrebbe essere ufficialmente ripescato.

Storie di vita e di seconde chance nella “Cittadella della carità”

Per l’Opera di Santa Teresa del Bambino Gesù “accoglienza” è più di una semplice parola. È una missione, un impegno concreto che si rinnova ogni giorno da quasi cento anni. Da quando, nel 1928, venne fondata dal sacerdote ravennate don Angelo Lolli. Oggi l’Opera di Santa Teresa è una vera e propria “cittadella della carità” nel cuore di Ravenna.

Non si tratta solo di offrire alle persone in difficoltà un pasto caldo o un tetto sotto cui dormire, ma di restituire loro una dignità, fatta di sguardi che si incrociano, sorrisi condivisi e legami umani. «Come in una famiglia» racconta Ousmane, 36 anni. Non aveva niente quando, circa due anni fa, è arrivato in Italia dal Senegal via mare, dopo un lungo viaggio di cui ancora fa fatica a parlare. L’incontro con le suore del dormitorio San Rocco prima e con l’Opera di Santa Teresa poi, hanno cambiato la sua vita. Dopo lo sbarco a Bari e lo status di rifugiato, Ousmane sceglie di spostarsi a Ravenna per raggiungere alcune persone che conosce.

Qui le suore del dormitorio San Rocco lo aiutano a ottenere il permesso di soggiorno. Nel frattempo inizia a lavorare in uno stabilimento balneare. Sempre al dormitorio, dove per un po’ Ousmane trova accoglienza, incontra gli operatori di Santa Teresa, che percepiscono subito la sua voglia di riscatto, il suo desiderio di impegnarsi e lottare per garantire a se stesso e alla sua famiglia un futuro migliore. «Mi hanno accolto alla Casa della carità, mi hanno aiutato a iniziare un percorso di studi, prima di tutto per imparare l’italiano». Oggi Ousmane ha due lavori: «Come operaio in un’azienda durante la settimana, in uno stabilimento balneare nel weekend». Lo fa per poter mandare soldi alla sua famiglia: «In Senegal sono rimasti i miei fratelli e i miei genitori: sono anziani e senza il mio sostegno non hanno nemmeno i soldi per mangiare. Sono venuto in Italia per loro».

Nel tempo che gli resta quando non lavora, Ousmane si dedica allo studio: «Spero di riuscire presto a prendere la licenza media. Poi vorrei proseguire con il diploma di scuola superiore». In Senegal Ousmane aveva una laurea, ma in Italia quel titolo non gli è stato riconosciuto. «Voglio studiare ancora, imparare tanto, fare esperienza qui in Italia e un domani tornare nel mio Paese e aprire una grande azienda che possa dare lavoro a tanti giovani. Così non dovranno affrontare quello che ho vissuto io». Nonostante le difficoltà che ogni giorno incontra nel suo cammino, Ousmane non perde il sorriso. Anche grazie alle persone che ha intorno: «Qui alla Casa della carità condividiamo tutto insieme. Se qualcuno ha un momento difficile, non è mai da solo. Ci aiutiamo a vicenda. Io dico sempre: “Siamo fratelli. Se tu hai un problema, ora è anche un mio problema”». Come in una famiglia c’è chi gli lascia la cena in caldo quando rientra dal lavoro, chi gli fa trovare un po’ di frutta in cucina, chi controlla che la mattina si alzi in orario.

«Quando faccio il turno che inizia più tardi, Antonio mi chiama pensando che io non abbia sentito la sveglia. “No, babbo – gli rispondo – oggi inizio un’ora dopo”. Sì, lo chiamo babbo, perché per me lui è questo. Stiamo anche cercando un appartamento in affitto insieme. Purtroppo non è facile, ma gli operatori di Santa Teresa mi stanno aiutando e mi supportano in ogni passo».

Anche per Daniele, 46 anni, come per Ousmane, l’incontro con l’Opera di Santa Teresa ha segnato una svolta. Qui ha trovato molto più che un aiuto materiale: uno spazio dove sentirsi accolto, ascoltato, guardato negli occhi senza pregiudizi. Daniele ha fatto il camionista per tanti anni. Poi, nel 2021, un piccolo infarto lo costringe a fermarsi per un po’. Gli impiantano un defibrillatore, ma i problemi al cuore non si risolvono del tutto e viene messo in lista per un trapianto. «Lo scorso anno la commissione medica ha ritenuto che non fossi più idoneo al mio lavoro e mi ha ritirato le patenti». Daniele è originario di Como, ma conosce bene Ravenna perché, per oltre dieci anni, era da qui che partiva con le merci per i suoi spostamenti. «Non avevo più né un lavoro né una casa. I primi tempi ho trovato ospitalità al dormitorio, ma ero spesso ricoverato in ospedale per i miei problemi al cuore». Da lì lo spostamento alla Casa della carità, dove può ricevere un’accoglienza adeguata alle sue condizioni di salute. Daniele vorrebbe trovare un lavoro, tornare a essere autonomo, ma i problemi al cuore sono un ostacolo. «Mi adatterei a qualsiasi cosa. Ho fatto anche un corso di cucina, ora ne sto facendo uno di informatica. Non mi piace stare con le mani in mano».

Nel frattempo Santa Teresa gli sta comunque dando la possibilità di rimettersi in gioco e sentirsi utile: «Ho chiesto di poter fare volontariato e mi piace molto. Do una mano con le colazioni, alle docce quando c’è bisogno, durante i mercatini di solidarietà». Per Daniele «è molto appagante, mi dà soddisfazione. È il mio modo per restituire quello che ricevo. È bello vedere le persone contente di incontrarmi, che mi salutano con un sorriso, sono gentili con me, apprezzano quello che faccio per loro. Sono felice di poter dare una mano, nonostante io stesso, spesso, abbia bisogno di aiuto per via dei miei problemi di salute».  L’Opera di Santa Teresa «mi sta dando una grande opportunità». Una seconda occasione per riprovarci dopo un periodo molto buio. «L’anno scorso c’è stato un momento in cui volevo mollare». Ancora oggi Daniele fatica a rispondere quando gli viene chiesto come immagina il suo futuro. Ma ha ritrovato la speranza «che qualcosa di buono accada. Quando ti dai da fare, quando aiuti gli altri, quando fai del bene, non può che essere così». Con gli altri ospiti della casa, Daniele ha instaurato legami sinceri: «I momenti di sconforto si possono affrontare insieme. So che questa non è casa mia, ma in questo momento è come se lo fosse». Perché a volte il primo passo per rialzarsi è proprio sentirsi accolti. «Se c’è la volontà, si può sempre ricominciare. E qui ho trovato una possibilità concreta, oltre che un’accoglienza vera».

Piazzale dei Salinari si trasforma in un atelier a cielo aperto, con oltre sessanta artisti all’opera nel fine settimana

Tre giorni di musica, arte e laboratori nel cuore di Cervia: il piazzale dei Salinari torna a ospitare il Festival delle Arti, giunto alla sua 24esima edizione.

Sono circa 60 gli artisti impegnati a lavorare dal vivo da venerdì 27 a domenica 29 giugno, in un grande atelier en plein air, con la possibilità per i più piccoli di sperimentare l’arte del mosaico con Paola Maltoni e Loretta Fariselli, quella dell’Incisione con Fabrizio Pavolucci, e la creazione con le perline insieme Elena Butmalai.

Inoltre il collettivo Ossigeno Rosso porta il laboratorio “Tratti e ritratti, colori e forme alla ricerca d’identità” per esplorare tecniche di vario tipo, dalla pittura al collage. Quello del ritratto e del “Il volto dell’artista” è infatti il tema a cui si ispireranno le creazioni del festival, che quest’anno raccoglie la visione della grande mostra dedicata al ritratto dell’artista in corso Forlì, nel tentativo di indagare una visione moderna del soggetto.

Gli artisti sono stati chiamati a riconoscere nei gesti e nelle movenze fisiche i caratteri della persona ritratta per raccontare, attraverso l’espressione della mimiche di un volto, il messaggio intrinseco dell’essere umano.

Ogni sera, a partire dalle 21, un concerto accompagnerà l’evento. Si parte venerdì 27 giugno con la blues band Deep Roots. La band presenta un repertorio di classici del Chicago Blues e del Texas Blues. Anche la serata di sabato sarà dedicata al blues, con Mud Walkers e un tuffo nelle atmosfere dei locali di Chicago negli anni ’50. Chiudono il festival domenica 29 giugno il trio forlivesi degli Etilisti Noti.

Un “sì” tra i mosaici: il primo matrimonio al museo Classis

Uno scambio di promesse tra mosaici e opere d’arte antiche: pochi giorni fa, la nuova sezione del Classis Pregare a Ravenna ha fatto da cornice al primo matrimonio civile celebrato all’interno del museo.

All’interno della sala è stato ricreato lo spazio liturgico delle antiche basiliche bizantine, tra reperti archeologici inediti e pavimentazioni musive. La cerimonia, officiata dall’assessore Massimo Cameliani, ha visto protagonisti Jessica e Mattia primi sposi a suggellare il loro amore nella nuova sezione museale.

Il museo è aperto alle cerimonie in giorni feriali e festivi (in orari e date da concordare, esclusi i giorni di festa comandata). Per informazioni o per prenotare un sopralluogo è possibile telefonare allo 0544 473678 o scrivere a turchetti@ravennantica.org. La richiesta di celebrazione del matrimonio civile al Classis Ravenna deve pervenire all’Ufficio Matrimoni del Comune tel. 0544.482274 e-mailmatrimoni@comune.ravenna.it

“Non qui”, storia di un concerto leggendario mai avvenuto

Dal nostro Ravenna Festival Magazine, un approfondimento di Francesco Farabegoli sul mito del “Royal Albert Hall concert” di Bob Dylan in occasione della reinterpretazione di Cat Power del 26 giugno al Teatro Alighieri.

Il mio film preferito su Bob Dylan è Io non sono qui, diretto da Todd Haynes. È un film relativamente recente, uscito nel 2007, ma difficile da concepire nel mondo che ha decretato il successo epocale del biopic A Complete Unknown, di James Mangold. Sono due opere in totale opposizione.

A Complete Unknown vive della totale identificazione del protagonista (Timothée Chalamet) con il personaggio che interpreta, in una maniera che dia allo spettatore l’idea di stare assistendo alla vera storia del personaggio. I’m Not There lavora coi falsi, fa interpretare Dylan a più attori diversi (tra cui una donna) e cerca di usarli come specchi di un’idea di “Bob Dylan” che dialoghi con quella che lo spettatore aveva già, quasi certamente, prima di entrare in sala.

È inevitabile che le due opere siano apprezzate da due persone diverse: A Complete Unknown dice “Dylan è questo”, I’m Not There ti dice che “Dylan è qualunque cosa tu pensi che sia”. Il gioco è lo stesso che si può fare sulla sua musica, che è oggetto delle manie di un nutritissimo gruppo di filologi ma è anche aperta a infinite reinterpretazioni: forse nessuno come Dylan, tra i grandissimi della musica popolare del ventesimo secolo, ha un approccio così laico al suo repertorio. L’episodio che fa da simbolo a questa laicità è il più famoso episodio della biografia del cantautore, che tra l’altro è usato come scena finale di A Complete Unknown: la svolta “elettrica” di metà anni sessanta, quando i suoi concerti in full band fanno arrabbiare il pubblico di puristi del folk che l’aveva eletto a suo beniamino.
Culminata con un episodio che fa ormai parte della leggenda del rock. Quello in cui da un pubblico già insoddisfatto, una voce più grossa di tutte le altre grida un «Judas» abbastanza forte da arrivare fino al palco. Dylan si avvicina al microfono, risponde «I don’t believe you, you’re a liar» («non ti credo, sei un bugiardo»), poi si volta verso la sua band e urla «play it fuckin’ loud» («suonatela fortissimo»), prima di partire con una versione potentissima di “Like a Rolling Stone”. Che questa cosa sia successa è fuori di dubbio, e anzi ne esiste una testimonianza su video. Difficile, piuttosto, dire dove è successa questa cosa. Il film di James Mangold si prende una licenza poetica e la fa accadere al Newport Folk Festival del luglio 1965, in un clima di quasi-rissa in cui sembra succedere di tutto.

Ma se è vero che il concerto di Newport è l’evento-simbolo in cui la contestazione del Dylan elettrico inizia a far parlare il mondo intero, tutti sanno che l’episodio specifico è successo al concerto che vedremo reinterpretato da Cat Power il all’Alighieri. È quello che tutti, compreso Bob Dylan, chiamano “The Royal Albert Hall concert”.

Curiosamente, un concerto che non è affatto avvenuto alla Royal Albert Hall, e forse vale la pena di raccontarne la storia. Bob Dylan aveva in effetti fatto succedere un casino a Newport, nel 1965, assieme alla band (The Hawks, che più tardi si chiameranno effettivamente The Band). Nei mesi che seguirono, si era imbarcato in un tour che aveva toccato diverse parti del mondo, e in giro per le riviste la voce aveva iniziato a girare: Dylan sta suonando elettrico, la gente si sta lamentando, succedono casini su casini. Melody Maker aveva dato ampio spazio ai rumori quando il tour aveva toccato la Gran Bretagna, nel maggio del ’66, e il pubblico inglese sembrava particolarmente avverso al “tradimento” del folksinger. Quel tour si era effettivamente concluso con una serie di concerti alla Royal Albert Hall di Londra, ma non era stato in quell’occasione che s’era sentito volare il «Judas». Quell’episodio risale invece al 17 maggio del 1966, durante il concerto alla Free Trade Hall di Manchester. Ma c’è scritto “Royal Albert Hall Concert” sui bootleg del concerto, che iniziano a venire scambiati dalla fine degli anni sessanta e guadagnano un pubblico di culto, che non di rado identifica quel concerto come una delle migliori registrazioni del suo repertorio.

Quando si decide di mettere le cose in ordine sono passati quasi trent’anni, i filologi si sono spaccati la testa e hanno dato qualche risposta certa. Ma a quel punto il passaparola ha fatto sì che il concerto di Manchester sia per tutti conosciuto col nome sbagliato. Sarà, come detto, lo stesso Dylan a ufficializzare la confusione. Nel 1998, dopo diversi tentativi andati a vuoto, esce il quarto volume delle sue Bootleg Series (che già di suo in realtà è il secondo, perché le prime tre sono un’unica uscita). Contiene il concerto suonato il 17 maggio ’66 alla Free Trade Hall di Manchester, ma è chiamato The “Royal Albert Hall” Concert, con il nome della location tra virgolette. Una cosa che fa tornare tante cose, per quanto mi riguarda: se è vero che il modo più fedele di raccontare Dylan per immagini è un film che si chiama Io non sono qui, è bello sapere che il suo concerto più leggendario è intitolato col nome di un’arena in cui quel concerto non ha affatto avuto luogo. Mi sento in dovere di consigliarvi il bootleg, comunque: lo trovate in streaming ovunque, ed è un bellissimo doppio album.

Chiuso effettivamente da una “Like a Rolling Stone” così fuckin’ loud che è difficile non capire l’effetto che possa aver fatto su una punk rocker indomita come Chan Marshall, in arte Cat Power. Di cui, se volete arrivare preparati al concerto all’Alighieri, potete ascoltare già una bellissima versione discografica, pubblicata dall’artista nel 2023 e registrata, ironicamente, nel luogo dove tutto (non) ha avuto inizio: la Royal Albert Hall di Londra».

A Marina di Ravenna arriva la Goletta Verde di Legambiente, tra convegni e laboratori

Dal 28 al 30 giugno, la Goletta Verde (la barca protagonista della campagna estiva di Legambiente di informazione e sensibilizzazione sullo stato di salute del mare) approderà a Marina di Ravenna per la tappa in Emilia-Romagna.
Tre giorni di eventi, incontri, laboratori e attività dedicate alla tutela del mare e delle coste.
Programma 

Sabato 28 giugno della 10.30 alle 12.30 alla sala convegni del Ravenna Yacht Club si parlerà di  Scenari e strumenti per la transizione energetica” con il presidente di Legambiente Emilia-Romagna Davide Ferraresi e la portavoce di Goletta Verde Elisa Turiani. Tra i vari interventi, quello di Andrea Bernabini del progetto Agnes (parco eolico). Chiuderà i lavori il vicepresidente della Regione Vincenzo Colla.

Nel pomeriggio ci si trasferisce alla Duna degli Orsi per laboratori didattici (info e prenotazioni: campagne@legambiente.it) mentre la giornata terminerà dalle 18.30 ancora alla terrazza del Ravenna Yacht Club con una chiacchierata con esperti sul tema della specie aliene animali e vegetali che sono presenti nell’area del Parco del Delta, dei danni agli ecosistemi e all’economia, ma anche dei possibili sistemi di contrasto non cruenti. 

Domenica 29 giugno si riparte alla Duna degli Orsi con un workshop per approfondire il ruolo essenziale delle dune costiere come elementi chiave degli ecosistemi litoranei mentre dalle 16 alle 18 tornano i laboratori didattici.

Dalle 17 alle 19 al circolo ippico di via Trieste 356/b è in programma una passeggiata tra pineta e piallassa dei Piomboni (con tanto di concorso fotografico a cui ci si può iscrivere a questo link https://forms.office.com/e/WKgFbwbDC8).

Da segnalare infine l’evento che concluderà la tre giorni di Goletta Verde: lunedì 30 giugno dalle 17.30 sulla terrazza del Ravenna Yacht Club (via Molo Dalmazia 81) verrà presentato il libro Turismo Insostenibile – per una nuova ecologia degli spazi e del tempo libero del giornalista (anche nostro collaboratore) Alex Giuzio, un testo per riflettere sulle strategie per ridurre l’impronta ecologica del turismo, partendo da riforme legislative fino alla promozione di scelte consapevoli che ogni individuo può adottare.  

I Duostile in concerto per la Giornata Mondiale contro le Droghe e le Dipendenze

Ritorna a Ravenna l’appuntamento con il concerto per la Giornata Mondiale contro le Droghe e le Dipendenze organizzato da Emilia Romagna Concerti. Il concerto si terrà il 26 giugno alle ore 21 nel cortile esterno del Re di Girgenti (Via Mangagnina, 61), la casa di accoglienza gestita da Carla Soprani, dal Comitato Cittadino Antidroga e dal Comune di Ravenna. Il concerto di quest’anno, vedrà protagonista il Duostile con la voce di Valentina Cortesi e la chitarra di Giovanni Sandrini. I biglietti, al prezzo di 1 euro, saranno disponibili la sera del concerto.

Il nome del centro che ospita l’evento deriva dal famoso romanzo di Camilleri ambientato nel ‘700 in Sicilia sotto il regno dei Savoia, dove un contadino per sei giorni formò un regno indipendente autoproclamandosi re. «Come a significare che tutti, ma proprio tutti, sono padroni di se stessi se vogliono, e tutti devono poter avere una seconda possibilità». 

L’ex assessora Federica Del Conte sarà capo di gabinetto del sindaco Barattoni

Nella seduta del 24 giugno, la giunta comunale ha approvato una delibera che modifica il piano triennale dei fabbisogni del personale 2025-2027 del Comune di Ravenna contemplando, tra le altre cose, il completamento dello staff del nuovo sindaco Alessandro Barattoni, sulla base di quanto previsto dal Testo unico dell’ordinamento degli enti locali e conseguentemente dal Regolamento degli uffici e dei servizi del Comune di Ravenna.

Dopo la nomina della giunta e l’insediamento del consiglio comunale, si procede così nella definizione dell’assetto organizzativo per lo svolgimento del mandato amministrativo 2025–2030. Si procederà con l’assunzione a tempo determinato di quattro collaboratori esterni alle dirette dipendenze del sindaco, ai sensi dell’articolo 90 del Testo unico dell’ordinamento degli enti locali e dell’articolo 12 del Regolamento degli uffici e dei servizi del Comune di Ravenna, con decorrenza dal prossimo 1 luglio e per tutta la durata del mandato elettivo del sindaco.

In qualità di capo di gabinetto sarà assunta l’ex assessora Federica Del Conte, con responsabilità di tutte le funzioni di supporto organizzativo al sindaco per le attività politico-istituzionali e le relazioni esterne e il coordinamento delle segreterie degli assessorati.

Il ruolo di portavoce sarà affidato a Federica Ferruzzi, che supporterà il sindaco per quanto riguarda le relazioni esterne, l’attività giornalistica e di comunicazione e la gestione dei rapporti di carattere politico istituzionale con gli organi di informazione.

Elena Rambelli ed Ettore Zuffa si occuperanno rispettivamente del coordinamento e della gestione delle iniziative afferenti direttamente al sindaco e alla giunta nell’ambito socio-sanitario e di compiti operativi a supporto dell’attività del gabinetto e della segreteria particolare del sindaco.

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