Mondiali e Europei under, ora per Sara Panetoni c’è l’A1: «Sacrifici? Inevitabili»

Svolta nella carriera della 18enne di Bagnacavallo: dopo le vittorie con la nazionale giovanile, il passaggio dalla Teodora a Milano con il Club Italia che riunisce i migliori talenti azzurri nella massima serie. «A volte bisogna rinunciare alla vita extra pallavolistica di una ragazza della mia età ma è ciò che mi piace fare e lo faccio più che volentieri»

“Dietro i sogni ci sono sacrifici, che la gente non vede”. È la frase che Sara Panetoni tiene nel suo profilo Whatsapp: «Mi piace molto perché spesso la gente nota solo i risultati che fanno sembrare tutto facile, quando invece dietro c’è tanto lavoro, impegno e sacrificio». Nata a Lugo e residente a Bagnacavallo, 18 anni compiuti quattro mesi fa, su Instagram quasi duemila follower ma profilo privato ché «a me non piace mostrarmi molto sui social, a volte pubblico foto che riguardano la pallavolo»: dopo sei anni tra C e A2 a Ravenna con Teodora e Olimpia, Sara alla fine di ottobre comincerà il suo primo campionato di pallavolo nella massima serie italiana con il Club Italia, la squadra federale che riunisce i migliori giovani talenti azzurri. La preparazione del gruppo è cominciata il 4 settembre ma Sara si è aggregata solo l’11 perché prima aveva altri impegni come vincere l’Europeo Under 19 con la Nazionale dove è stata premiata come miglior libero del torneo.

La squadra fa base a Milano, come è cominciata la nuova esperienza?
«È la prima volta che vivo fuori casa, sicuramente vivere a Milano non sarà uguale a vivere a Bagnacavallo o a Ravenna. Alloggiamo al Centro Pavesi della federazione e mi sto trovando bene».

Ogni quanto i ritorni a casa?
«Sarà in base ad allenamenti e partite, adesso non saprei quantificare».

Cosa c’era in valigia da Ravenna?
«Tanto. Sono arrivata alla Teodora a 12 anni. Mi porterò dietro tutto ciò che ha fatto parte di quell’esperienza, le persone che ho conosciuto e che hanno creduto in me, chi mi ha fatta crescere e migliorare, le amicizie che sono nate e tutto il lavoro che è stato fatto».

C’era mai stata finora l’occasione di andare via da casa?
«Sì, ci sono state varie possibilità di andare a giocare fuori Ravenna ma ho sempre preferito rimanere».

Parliamo della scuola…
«Ho iniziato il quinto anno al liceo linguistico, lo stesso che facevo a Lugo. Sono sempre riuscita ad organizzarmi e avere una media del sette, sette e mezzo. Per certe trasferte dovremo andare via un giorno prima della partita quindi capiterà che salterò scuola».

Dopo le superiori, l’università?
«Vorrei continuare ma non ho ancora le idee chiare sull’università».

Com’è la giornata tipo con i vari impegni?
«Mi sveglio alle 7, colazione, scuola fino alle 14, pranzo, mi riposo quando ne ho la possibilità, studio, tutti i giorni allenamento, cena e ancora studio».

Oro al Mondiale Under 18 e all’Europeo Under 19: si rischia di montarsi la testa e sentirsi già campionesse?
«Sono grandi risultati e a parer mio meritati per tutto il lavoro che abbiamo fatto. Per quanto riguarda me come persona non mi monto la testa e non mi sento già una campionessa perché credo e spero siano solamente i primi di tanti altri risultati e per raggiungerli bisogna continuare a lavorare e guardare avanti al prossimo obbiettivo. Di lavoro ce n’è ancora tanto, non si smette mai di imparare e di migliorare, quindi perché limitarsi a questo?».

Quali sono gli esempi concreti di sacrifici fatti per arrivare a questi risultati? Quelli che la gente non vede dietro ai sogni…
«Ad esempio non poter uscire con il gruppo di amici perché si ha allenamento o partita, avere poco tempo per studiare e quindi a volte rinunciare a determinate cose, comunque in parte rinunciare alla vita extra pallavolistica di una ragazza di 18 anni. Però essendo la mia passione e ciò che mi piace fare, lo faccio più che volentieri».

In che cosa la vita di una 18enne che fa sporto a livello agonistico è meglio o peggio di quella di una coetanea che non lo fa?
«Non credo ci sia meglio o peggio, perché ognuno fa le proprie scelte e deve portarle avanti. Io ho scelto questa vita perché è quella che piace a me, non per volontà di qualcun altro ma semplicemente perché sono io a volerlo».

Per raggiungere i livelli più alti dello sport, bisogna rinunciare a qualcosa nella propria vita personale? C’è spazio per amicizie e relazioni fuori dalla palestra?
«Spazio per amicizie e relazioni c’è sempre, sicuramente tutto è più difficile ma con qualche sacrificio in più ci si riesce».

Lo sport sarà sempre presente nella vita in qualche modo oppure potrebbe essere solo una fase?
«Sicuramente lo sarà, spero che diventerà un lavoro per me, anche se arriverà un momento in cui dovrò dedicarmi alla mia vita personale».

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