Il negozio di dischi in vinile del deejay degli happy hour di Marina di Ravenna

La storia di Gianni Corbari e Jean Music Room: «Il fascino del supporto fisico è insostituibile»

Jean Music RoomChi, negli anni 80 e 90, ha frequentato la Marina di Ravenna degli happy hour in spiaggia o delle feste nei locali, prima o poi si sarà sicuramente imbattuto in Gianni Corbari, il dj esperto di black music, soul e funk che era l’anima di tantissimi di quegli appuntamenti. E proprio da quella lunga esperienza in consolle, Corbari ha maturato un’enorme passione per i dischi in vinile, passione infine incarnatasi in Jean Music Room, il negozio/punto di ritrovo aperto qualche anno fa in via Girolamo Rossi, in centro a Ravenna, e dedicato quasi esclusivamente ai vinili vintage. Facciamo con lui il punto della situazione.

Gianni, quando ha visto la luce il tuo progetto?
«Jean Music Room ha aperto nell’ottobre del 2018. Inizialmente non è stato facile, la gente non era più abituata al vinile, poi un po’ alla volta si è creato un piccolo gruppo di appassionati che ha ritrovato il piacere di tornare a “toccare” la musica. E comunque a Ravenna era da tantissimo tempo che non c’era un secondo negozio di dischi, oltre a Rok, e soprattutto non ce n’era uno specializzato in vinile».

Corbari Jean Music RoomCosa si può trovare ora da Jean Music Room?
«In questo momento ho circa 3.000 vinili e 1.500 cd, di quasi tutti i generi, dalla classica a tutto quello che è la storia della musica, mentre ho davvero pochissime cose attuali, che secondo me hanno poco senso qui, dove il 90 per cento dei dischi è usato. Tant’è che chiunque voglia vendere vinili usati può passare da me, le collezioni private mi interessano sempre».

Il vinile, vent’anni fa, sembrava destinato alla scomparsa totale.
«Sì, a un certo punto nessuno ci ha più creduto, soprattutto le case discografiche, che non ci investivano più. Certo, l’avvento del cd prima e dello streaming poi, hanno massacrato la richiesta di vinile, ma un mercato sotterraneo c’è sempre stato. Però con numeri da nicchia le multinazionali hanno lasciato perdere, era impensabile stampare 500/1.000 esemplari di un disco in vinile solo per accontentare i fedelissimi. Poi, pian piano, s’è visto che sempre più appassionati, davanti alla musica in streaming, si rendevano conto che il fascino di un disco fisico è insostituibile».

Non hai mai la tentazione di tenere da parte pezzi rari per te stesso?
«Continuamente! Questo è il mio grande problema, soprattutto ora che le stampe originali e le prime edizioni sono sempre più difficili da trovare. Ora metto da parte qualcosa in più per me».

Jean Music Room è ben più di un negozio, con incontri e iniziative di vario genere.
«Tutto è nato dall’incontro con un gruppo di clienti affezionati, con cui ci si incontrava regolarmente per parlare di musica. Si è poi pensato che queste conversazioni potessero interessare ad altri, e così si è arrivati ad aprire in certe sere JMR per raccontare storie musicali, per far conoscere anche musica più colta. A seguire ho preso anche l’abitudine, ogni due mesi, di istituire giornate specifiche in cui regalo ai giovani sotto i trent’anni un disco di musica classica (l’ho fatto una volta anche con il jazz), e ci sono stati concerti di classica sotto il portico fuori del negozio, organizzati in collaborazione anche il Maestro Paolo Olmi. E c’è stata la grande soddisfazione di quando l’etichetta discografica del Maestro Riccardo Muti ci ha donato 200 cd da regalare ai giovani. La vendita dei dischi è importante, ma è solo una parte di ciò che caratterizza JMR».

Qual è il futuro dei supporti musicali?
«Credo, ma ovviamente non ne ho la certezza, che si arriverà a fare un passo indietro, perché siamo andati troppo oltre. Quello che ci viene offerto ora è troppo poco, in termini puramente estetici, secondo me tornerà la voglia di prendersi cinque minuti per starsene in casa ad ascoltare un bel brano musicale registrato bene, su un supporto fisico».

Hai un disco della vita?
«Difficilissimo sceglierne solo uno, ma direi Places and spaces di Donald Byrd».

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