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    Categoria: politica

Dal ritorno di Silvio alla destra scesa in piazza a Roma, unita solo dall’odio

Tricolore o Padania? La Lega Nord di Salvini insieme a Casa Pound?
Il collante ideologico è la rabbia per i barconi di Lampedusa e i rom…  

Le luci s’accendono e si spengono sull’albero di Natale. «Ro-sa-mundaaaaa/ tu sei la vita per me/ Ro-sa-mundaaaaa / tutto il mio cuore per teeee/ nei tuoi baci…» canta Silvio (Berlusconi). Al piano, l’accompagna compito l’amico di sempre Fedele Confalonieri. Il pubblico – i degenti del “nucleo Alzheimer” della Casa di Riposo Sacra Famiglia di Cesano Boscone – ascolta rapito. «E adesso un’altra. Ascoltate questa!». E Silvio riattacca: «Quand il me prend dans ses bras/ Il me parle tout bas/ Je vois la vie en rooooose…». Lo scorso dicembre, sotto le feste di Natale, i due amiconi Silvio e Fedele hanno tenuto un concerto benefico per gli infermieri e i degenti della Sacra Famiglia. Un amarcord di quei concerti che, a vent’anni o poco più, tenevano sulla navi da crociera. «Sì, sì, ha cantato, il Silvio. Han persino portato dentro il loro pianoforte», ricorda chi c’era. Chi si immaginava che il potente ex Primo Ministro, il capo assoluto della destra in Italia, per evitare il carcere sarebbe finito così, a fare l’assistente sociale canterino in affidamento dentro a un ospizio? «Berlusconi era un fantasma. Ogni venerdì, arrivava e se andava con la scorta. Quando stava qua dentro, raccontava storie, barzellette, organizzava piccoli sketch. Ma venerdì, è il suo ultimo». Già, domani, venerdì 6 marzo, è l’ultimo giorno di Berlusconi, diciamo così, in carcere. A meno che il processo Ruby-ter non ce lo riporti. Se Berlusconi, che, pare, non si sa bene perché, mistero, continua a versare cifre esorbitanti a Ruby e alle altre Olgettine, viene rinviato a giudizio per corruzione di testimoni, il procuratore generale che segue il fascicolo potrebbe richiedere di valutare la sua “pericolosità”. E Berlusconi rischia.

Ma da venerdì, il capo del Centro Destra torna lui, il Silvio. Anche se lui sta pensando di sciogliere Forza Italia. «Alle elezioni regionali prossime perderemo, nei sondaggi siamo giù, agli occhi della gente siamo il partito delle liti, della guerra interna, dei tradimenti. Io sono affezionato a Forza Italia, è la mia storia, ma bisogna rottamarla», medita coi suoi. Non si fida più di nessuno, solo di sua figlia Marina, di Giovanni Toti, di Maria Rosaria Rossi e (forse) di Francesca Pascale. La sua intenzione è creare un nuovo partito: “Forza Silvio”. Già. “Forza Silvio”.

E oltre al malandato Forza Silvio cosa c’è, nella destra dello schieramento politico italiano? Il resto della destra politica italiana era riunita sabato scorso in Piazza del Popolo, a Roma. C’era Matteo Salvini, c’era Umberto Bossi, c’era la Lega, e c’era Casa Pound. Hanno sfilato assieme uno come Umberto Bossi che una volta urlava “Io col tricolore mi pulisco il culo” e quelli di Casa Pound che una volta gridavano “Dio Patria e Famiglia!”, ma evidentemente la patria di Casa Pound adesso non è più l’Italia, sarà la Padania o la Valcamonica, boh.

Hanno sfilato assieme Matteo Salvini che una volta berciava: “Roma ladrona!” e affiggeva i manifesti dove loro appiccavano fuoco al Colosseo, e i fascio-modernisti di Casa Pound che per loro Roma è la Caput Mundi, la culla della civiltà meglio di Atene Ninive Tebe e Babilonia messe assieme. Boh. Uno poi si chiede quale sarà il profondo collante ideologico che lega forze di destra così difformi. Ah, già, dimenticavo. E’ l’odio comune verso quelli che arrivano coi barconi a Lampedusa e verso gli zingari degli accampamenti, “la feccia dell’Italia”, come li ha elegantemente definiti l’europarlamentare leghista Gianluca Buonanno.

Nel frattempo, mentre loro pattugliavano sulle loro motovedette padane il canale di Sicilia e facevano le loro massicce ronde anti-rom attorno ai campi, l’italianissimo signor Roberto Helg, Cavaliere del Lavoro, presidente di Confcommercio Palermo, già simpatizzante di Forza Italia, chiedeva e riscuoteva una tangente di centomila euro a un pasticcere che voleva affittare uno stand all’aeroporto di Palermo. «L’ho fatto per bisogno. Mi servivano i soldi. Ho la casa pignorata», dice Roberto Helg, Cavaliere del Lavoro, evidentemente un rom.