giovedì
12 Giugno 2025
il caso

Smontata la gru in Darsena, il direttore artistico del RavennaFestival: «Vergogna»

Franco Masotti critica su Facebook l'operazione. E Ancisi (LpRa)avverte: «Il Comune si è impegnato a rimetterla: vigileremo...»

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Sta facendo discutere la decisione del Comune, di concerto con l’Autorità portuale, di rimuovere la storica, ultima, gru rimasta lungo la banchina del Candiano, nella darsena di città, inserita per il suo valore documentario e testimoniale negli strumenti urbanistici vigenti, tra cui il Poc Darsena, nei piani di salvaguardia di archeologia industriale, che ne prevedono la messa in sicurezza e il recupero.

Come sottolinea Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna, che ne invia una copia ai giornali, una perizia tecnica dell’ingegner Stefano Salvotti ha certificato che la struttura è “da ritenersi pericolante” e a rischio “di crollo a seguito di eventi eccezionali quali un forte vento oppure altri urti accidentali da parte di autoveicoli che sotto vi transitano”, a seguito di alcuni fattori: “il forte degrado della struttura portante”, “la labenza di alcune lamiere uso camminatoio poste a lato dei nastri”, “gli urti accidentali in parti sensibili della struttura portante che hanno provocato la rottura di almeno due nodi tra gli elementi verticali e quelli orizzontali”, “l’importante fenomeno di ossidazione che interessa praticamente l’intera struttura”, “la mancanza di alcuni profili originariamente presenti”, il tutto corredato da 16 foto dimostrative.

La perizia – sottolinea Ancisi – è stata redatta e immediatamente consegnata il 1° luglio scorso. «Con lodevole, quanto insolita, celerità, l’amministrazione comunale e l’Autorità portuale sono riuscite in un solo giorno a scambiarsi il documento; ad autorizzare la “somma urgenza” dell’opera di messa in sicurezza della struttura tramite sua rimozione; a redigere e sottoscrivere un protocollo d’intenti per lo smontaggio del manufatto a carico dell’Autorità portuale e trasporto, recupero e infine ricollocazione nel medesimo sito a carico del Comune; ad ottenere dalla Capitaneria di Porto il divieto di transito nella banchina di via d’Alaggio; a dare il via al lavoro di smontaggio, ormai pressoché concluso».

«Nulla da osservare al riguardo – continua Ancisi –, fermo restando che, affinché sia mantenuto l’impegno a ricollocare il trasbordatore nella sua originaria posizione, Lista per Ravenna vigilerà affinché ciò avvenga nei tempi tecnici obiettivamente necessari, senza i soliti rimandi a tempo indeterminato per cause politiche o volontà di disimpegno. A tal fine, siccome nel protocollo è scritto che il Comune “si impegna a reperire le risorse necessarie al recupero e al riposizionamento del manufatto”», Ancisi chiede in un’interrogazione al sindaco «se il finanziamento della spesa è stato reperito all’interno degli strumenti di programmazione di bilancio del 2015, ed esattamente dove e come; oppure se si intende provvedere attraverso urgente modifica».

Nella perizia, fa infine notare Ancisi, si dichiara che essa è stata compiuta a seguito di due visite d’ispezione rispettivamente avvenute il 21 marzo e il 1° luglio stesso. «Sembra però altamente improbabile che le cause di pericolo esposte, essendo verosimilmente presenti da lungo tempo, se non croniche, siano emerse solo successivamente al 21 marzo; ragion per cui l’intervento riparatore e ancora di più il divieto di transito in prossimità della struttura avrebbero dovuto essere disposti già da allora, salvo non attivare scongiuri». Il decano dell’opposizione ravennate chiede pertanto, in maniera ironica e provocatoria, «di conoscere quali delle cinque cause di pericolo esposte nella perizia si siano improvvisamente manifestate solo tra il 22 marzo e il 1° luglio 2015, e per quali eccezionali e imprevedibili contingenze».

Intanto sui social network sono in tanti a lamentarsi per questo vero e proprio blitz compiuto dagli enti istituzionali. Tra chi grida allo scandalo, anche un nome autorevole del mondo della cultura locale, Franco Masotti, direttore artistico del Ravenna Festival. «Quando non si comprendono più i simboli o l’unicità di uno skyline – commenta su Facebook, naturalmente a titolo personale, postando una foto della gru –… Quando toccherà alle 2 grandi torri di raffreddamento? Giorno dopo giorno si smantella il paesaggio di Deserto Rosso. Fine dell’Etica e dell’Estetica (sia pure industriale), tolleranza zero per la memoria. Deprimente…». E ancora, pubblicando un video che mostra la gru, sottolinea come sia stata «smantellata in men che non si dica tra l’indifferenza dei più (o approfittando dell’intontimento da canicola). Altro che festa della Darsena (il riferimento è alla festa del 18 luglio per celebrare il titolo di Capitale Italiana della Cultura, ndr): hanno fatto la festa alla gru! Vergogna!».

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