Fagnani, il renziano ai vertici del Pd: «Con Liverani si cambia politica»

Parla il nuovo dirigente per eccellenza dentro il partito ravennate: «Una lista civica di giovani? Possibile… E anche di moderati» 

Roberto FagnaniSi tratta per eccellenza dell’uomo nuovo dentro il Pd, il vero renziano nella stanza dei bottoni, quello che ha fatto peraltro la carriera più rapida. Roberto Fagnani, assieme a Livia Molducci, sarà il coordinatore della campagna elettorale per Liverani sindaco. Classe 1974, ex Ds, è infatti passato dai comitati pro Renzi di due anni fa quando qui tutto il quartier generale del Pd (compreso l’attuale segretario) era schierato per Bersani, all’assemblea nazionale del partito dopo la vittoria di Renzi ed è poi diventato coordinatore della segreteria provinciale (ossia, in pratica il vice del segretario), quando ha sostituito Manuela Rontini, renzianissima doc di Faenza, che Fagnani stesso ha contribuito a far eleggere in Regione solo pochi mesi fa. Oggi Fagnani, maturità artistica, è anche diventato presidente  di Azimut, la società pubblico privata che gestisce vari servizi tra cui i parcheggi, e continua il suo lavoro come capocantiere per un’azienda edile, dopo un passato in Acmar. Lo incontriamo all’indomani del voto unanime dell’assemblea comunale che ha ufficialmente incoronato Enrico Liverani come candidato sindaco unico del partito per le amministrative del 2016.

Fagnani, soddisfatto di questo voto all’unanimità? È vero che sì, il voto è stato unanime, ma c’era qualche assenza diciamo non casuale?
«In realtà le assenze sono state davvero pochissime ed è stata invece un’assemblea partecipata e dove si sentiva molto entusiasmo. Mi ha in particolare colpito un militante, un ex Pci, dire che per la prima volta votava qualcuno che non conosceva. A riprova che il nome di Enrico è frutto del lavoro di una nuova squadra, di un nuovo gruppo dirigente del partito».

Tra i primi a dirsi entusiasti di lui c’è stata la minoranza di Sel felice per la scelta di un sindacalista, percepito quindi come molto lontano da Renzi. Come la vede un renziano come lei?
«In realtà nel Pd Enrico è emerso schierandosi in Regione con Stefano Bonaccini, una persona molto vicina al Premier, e non ricordo una sua sola presa di posizione contro Renzi. Inoltre, ricordo che all’ultima Leopolda dichiarai che c’era qualcuno nel Pd lontano politicamente da me sul piano nazionale ma con cui a livello locale avevo un rapporto collaborativo e costruttivo, e parlavo precisamente di Enrico, di cui intanto abbiamo tutti potuto apprezzare le sue capacità come amministratore in questi mesi».

Possiamo dire guardando proprio agli ultimi due anni che nomi come Ranalli a Lugo, Coffari a Cervia, Proni a Bagnacavallo e adesso Liverani a Ravenna, certo sono giovani, ma sarebbero potuti essere stati candidati anche senza che Renzi vincesse le primarie…
«Renzi ha indicato un metodo e ha chiesto un cambiamento che credo ci sia stato. Questa candidatura è l’inizio di una nuova stagione politica…»

Senza primarie…
«Sì, senza primarie, tema su cui al momento c’è un dibattito anche a livello nazionale. Personalmente credo possano restare uno strumento importante, ma per scegliere tra due idee diverse in campo, che in questo caso non c’erano e non sono emerse».

Matteo Casadio, una persona peraltro a lei molto vicina politicamente, le riteneva essenziali, per esempio…
«Matteo ha espresso un’opinione legittima con il garbo che gli conosciamo, ma non sono d’accordo con lui. Ebbene no, nemmeno i renziani sono sempre d’accordo tra loro».

Ma lei è d’accordo con tutto ciò che sta facendo il premier?
«Sì, Renzi sta facendo quello che mi aspettavo da lui».

Una delle parole chiave di Renzi era la meritrocrazia. Dobbiamo aspettarcela anche a Ravenna se il Pd vince le elezioni?
«Per me è una questione fondamentale e credo debba essere al centro di tutte le scelte che si faranno anche sul territorio».

Tornando al territorio, lei sarà il coordinatore della campagna elettorale di Liverani insieme a Livia Molducci. L’impressione è quella un po’ di una triade a rappresentare tre anime diverse del partito: renziani e cattolici che accompagnano un candidato ritenuto molto di sinistra…
«Questo può essere vero solo per chi davvero non capisce il percorso e il lavoro di unità e sintesi del partito che è stato fatto a livello locale. Qui il Pd sta facendo il Pd. Due anni fa c’è stato un congresso dove qualcuno ha vinto e qualcun altro ha perso (Fagnani peraltro sosteneva il candidato uscito sconfitto Danilo Manfredi, ndr), ma dal giorno dopo si è cominciato a lavorare tutti insieme per il bene del territorio ed è emersa appunto una nuova classe dirigente».

In questa nuova classe dirigente di trenta-quarantenni però non si vedono le donne… perlomeno non in prima fila. È un problema questo per voi?
«In realtà sono molte le donne che si sono avvicinate al Pd in questo ultimo anno, anche grazie ai 21 forum tematici (coordinati proprio da Fagnani, ndr) e “Immagina Ravenna“. Poi non tutti vogliono essere sotto le luci della ribalta, ma sapremo sorprendervi. Il futuro di Ravenna passa anche nella valorizzazione dei talenti femminili che abbiamo nel territorio».

La squadra della possibile giunta sarà resa nota prima? Questa sarebbe una novità…
«Credo che questo dipenderà anche dal rapporto con gli alleati».

Quali alleati? Il Pri per esempio sembra molto inquieto…
«Con i repubblicani c’è un discorso aperto in corso e per noi la componente laica resta molto importante. Così come le nostre porte sono aperte a esperienze civiche nuove che già si stanno proponendo…»

La lista civica di Daniele Perini? Perini però proprio nuovo non è e forse nemmeno tanto civico, essendo da tempo consigliere comunale proprio del Pd. Non si rischia un semplice travaso di voti?
«Perini è una personalità importante del partito, non importa che sia nuovo o meno e credo sarà in grado di attrarre anche nuovi voti. Ma credo che la sua non sarà l’unica lista civica…»

Possiamo immaginare una specie di Ravenna 2030? Come quella di Lugo fatta da giovani?
«Non è da escludere».

E magari una lista di moderati, magari cattolica?
«Non lo so, ma è possibile. Ancora è prematuro».

E una lista a sinistra del Pd magari dove possa confluire la minoranza di Sel che vuole il dialogo con il Pd?
«In quel caso bisognerà capire dove andrà Sel e cosa farà anche a livello nazionale».

Sappiamo che per il programma bisognerà aspettare il 24 ottobre quando si conclude  “Immagina Ravenna“, ma ci può anticipare almeno qualche tema della campagna elettorale che coordinerà?
«Sicuramente non mancherà il tema delle infrastrutture, il tratto di E 55 da Cesena a Ferrara e il porto, l’escavo dei fondali resta fondamentale. Sicuramente al centro del programma ci saranno i giovani, le imprese, l’innovazione e lo sviluppo economico».

Tra gli avversari, chi teme di più?
«Massimo rispetto per tutti, ma credo davvero che potremo vincere e al primo turno».

Ma nel caso di un ballottaggio chi vorrebbe come sfidante?
«Il ballottaggio è sempre un rischio, in effetti. Ma ripeto: sono convinto che vinceremo al primo turno».

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