L’ultimatum dei repubblicani, la mano tesa del Partito democratico

Il Pri ribadisce la possibilità di andare da solo e rompere l’alleanza
ma il segretario provinciale del Pd assicura: «Siamo molto vicini…»

Tra le espressioni usate nei corridoi per descrivere la situazione del Pri è che «la situazione ormai non si tiene più». Vale a dire che stanno crescendo le fila, anche tra i dirigenti, di coloro che vorrebbero una rottura netta con i democratici accusati di non aver dimostrato alcuna attenzione alle esigenze di quelli che sono ormai gli unici alleati del Pd in vista delle prossime amministrative di Ravenna.

Ultimo casus belli è stato quello della scelta di Enrico Liverani, nome che di per sé nell’Edera non suscita entusiasmi anche per il profilo così marcatamente di sinistra. Ma più che il nome, in questo caso, pare di capire sia il metodo. Il Pri aveva chiesto di poter dire la propria e invece hanno scoperto chi sarebbe stato il candidato sindaco che secondo il Pd avrebbero dovuto sostenere dai giornali, o quasi. E certo non può bastare l’apertura della giunta ravennate, e del candidato sindaco medesimo peraltro in veste di assessore, di una riduzione della chiusura del centro storico alle auto senza nemmeno una voce a protestare, nemmeno dagli Ecodem. Un contentino, tale deve essere parso al Pri guidato da Eugenio Fusignani (nella foto), che ora in un comunicato (vedi allegati in fondo all’articolo) che segue un incontro piuttosto animato della direzione si dice pronto a correre fin da subito con il simbolo dell’Edera se il Pd non si dimostrerà pronto a trattare su più punti. Punti per la verità di ambito più regionale che locale quali la gestione dell’Ausl unica, l’Area vasta, Autorità portuale e meno vincoli ambientali per le aziende. I maligni dicono che stanno alzando il prezzo, dentro il Pri c’è chi si dice davvero stufo di essere considerato comprabile con qualche poltrona e qualche misura sul traffico fuori tempo massimo e chiede al partito uno scatto d’orgoglio. Scatto d’orgoglio che però rischia di mettere a repentaglio qualche carriera personale (oggi il Pri ha il vicesindaco e alcuni posti nelle partecipate) se non la presenza stessa del partito in consiglio comunale, perché andare da soli significa dover raccogliere molti più voti e superare al primo turno la soglia minima del 3 percento in un contesto quanto mai imprevedibile oggi a livello nazionale e locale, dove ci sono numerosi movimenti in ambito civico, anche vicino ad ambienti tradizionalmente repubblicani.

Infine, c’è chi si chiede se possa in qualche modo pronunciarsi Roberto Balzani, ex sindaco di Forlì, Pd di provenienza repubblicana, ex candidato alle primarie per le regionali che qui superò il 46 percento dei voti. Al momento, tuttavia, lo storico sembra intenzionato a restare defilato dal quadro ravegnano. E la situazione è, come si dice in questi casi, ancora molto fluida.

La reazione del Pd. «Per noi l’alleanza con il Pri è importantissima e stiamo lavorando non per rinnovare quella passata ma per costruirne una nuova». Il segretario provinciale del Pd Michele De Pascale ribadisce l’intenzione di trovare una quadra. «Il Pri in questo momento pone temi di rilievo regionale su cui siamo per la verità molto vicini. E credo che se l’accordo fosse stretto in un quadro più ampio di quello solo locale (nel 2016 vanno al voto anche Cesenatico e Rimini, ndr) sarebbe anche un punto di forza per la Romagna in Regione». Tutte ottime ragioni politiche, ma non c’è forse più concreto anche il timore del ballottaggio senza il voto repubblicano? «No, non è questo il tema, ma il fatto che la cultura di governo laica espressa dal Pri è una ricchezza per la città di cui non credo dovremmo fare a meno». Tentazioni di liste civiche di area repubblicana o accordi con le “colombe”, un po’ come sembra di capire capiterà con Sel (i vendoliani si sono spaccati con una minoranza che dice di voler allearsi con il Pd locale)? «Noi abbiamo sempre e solo parlato con esponenti del Partito repubblicano ed è con il Pri che ci interessa fare l’alleanza. Per quanto riguarda Sel, in realtà staremo a vedere cosa capita a livello nazionale a Sel stessa. Da parte nostra confermiamo la massima apertura possibile a parlare con tutto il partito per trovare punti di accordo su un programma comune».

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