«Finalmente con Renzi il Pd ha una posizione di stampo blairiano che lo distingue dalla vecchia ditta…»
Io, da giovine bravo comunista fedele alla linea e legalitario, pensai: «Che schifo d’uomo, non voglio averci più nulla a che fare». E così fu. Fatto sta che quell’industrialotto andreottiano, transitato poi attraverso la Margherita, adesso è diventato uno dei più alti dirigenti del Pd di quel borgo emiliano. E suo figlio, che incontro spesso a Roma, è un astro nascente del Pd nazionale. Mi chiedo, ma avrà cambiato idea nel frattempo? Penserà ancora (lui che è cattolico, tra l’altro) che i marocchini fanno schifo e che le tasse è più furbo non pagarle? Io credo di sì. Ma uno così non è di sinistra. Punto.
Perché uno così, ecco, quando c’è da votare un provvedimento a favore degli immigrati sarà contro, e magari, visto che è cattolico, sarà contrario alle unioni civili degli omosessuali, sarà ostile alle tasse ai ricchi, ecco, tutte cose di sinistra. Fatto sta che lui è nel Pd, e io no. Come mai? E chi ce l’ha voluto? Cioè, di sicuro quell’industriale così potente portava al partito tutti i voti dei cementificatori, dei muratori, dei guidatori di bulldozer suoi dipendenti e di molti industriali suoi amici. Che magari volevano qualcosa in cambio, un appaltino lì, una variante al piano regolatore là…
Ma il Pd, nel frattempo, cosa è diventato? Ecco, il tracagnotto andreottiano m’è venuto in mente quando ho letto l’intervista a Fabrizio Cicchitto, ex-socialista, ex-piduista, ex craxiano, ex-forzitaliota, ora Ncd, un ex-tutto. Dice Cicchitto: «Mi chiede di Renzi? È riuscito dove Craxi e Berlusconi non riuscirono: ha ucciso i comunisti. Per questo va costruito un nuovo centro alleato con lui». «Anche lei pensa che è una legge di stabilità che avrebbe potuto scrivere Berlusconi?», gli chiede il giornalista. E lui: «Beh, io non voglio dire che la legge di stabilità è fatta con lo stampino del Berlusconi del ’94, ma insomma… Questo governo sta facendo una serie di cose che a lui non sono riuscite. Gliele elenco: la responsabilità civile dei giudici, il jobs act con l’abolizione dell’articolo 18, la detrazione dell’Irap. E poi l’aumento del contante e l’abolizione della tassa sulla prima casa. Per non parlare delle riforme costituzionali e della legge elettorale». «Dunque, il destino anche del suo partito è l’alleanza con Renzi» gli chiede. «Finalmente con Renzi si afferma nel Pd una posizione di stampo blairiano che rappresenta il massimo della rottura rispetto alla Ditta. Adesso è l’ora di costruire un nuovo centro. Che deve allargarsi a tutte le forze politiche parlamentari che finora frantumate e divise hanno sostenuto Renzi. Visto che Renzi è una cosa e il Pd è un’altra, non credo che esistano le condizioni che queste forze entrino nel Pd, ma invece devono aggregarsi autonomamente».
Congratulazioni. Volevate le larghe intese? Adesso nascerà un nuovo Pd, un partito di Renzi con dentro Cicchitto e l’industrialotto ex-Dc. Sapete dove dovete infilarvelo?