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    Categoria: politica

Giusto non trascrivere le nozze gay Serve una legge. Ma il Pd fa schifo

In America se sei contro i matrimoni omosessuali o l’aborto, diventi
un repubblicano. Qui invece i partiti non hanno un’identità

Il bello è che ha ragione lui, sono gli altri a essere degli ipocriti. Il Giudice del Consiglio di Stato Carlo Deodato sentenzia: «Noi abbiamo ritenuto che tecnicamente la trascrizione delle nozze gay celebrate all’estero fosse illegittima e che quindi il prefetto di Roma avesse il dovere di annullarle». Quindi le nozze tra gay celebrate all’estero in Italia non valgono.

Qualche sindaco (come Ignazio Marino a Roma e Virginio Merola a Bologna) aveva tentato di trascriverle in un Registro delle Unioni Civili. Invece no, aveva ragione il Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro: le nozze tra gay celebrate all’estero in Italia non valgono. Questa è l’ennesima pecionata all’italiana, dei nostri politici e soprattutto della sinistra. Perché si può essere i più convinti sostenitori delle nozze gay – come farebbe una sinistra seria – ma non le può introdurre con una sentenza il consiglio di stato, organo senza alcuna rappresentatività politica.

Il Consigliere di Stato Deodato (nomen omen) dice: «Volete i matrimoni? E allora fatevi la legge!». Ha ragione lui. Poi, certo, si autodefinisce «giurista cattolico» e twitta come un pazzo contro gay, trans, coppie e Famiglie Arcobaleno. Il 25 aprile, ad esempio, accanto alla foto delle “Sentinelle in piedi” (movimento ultra-cattolico) ha scritto: «La nuova #resistenza si chiama difesa della famiglia». Il 5 aprile riprende “Manif pour tous” (altro movimento ultra-cattolico) e scrive: «Non volevo due mamme, ho sempre voluto una mamma e un papà». E ad una precisa domanda ha risposto: «Le opinioni personali appartengono a ogni giudice, possono essere espresse e non incidono nell’esercizio della funzione. La nostra sentenza rispetta la legge». Ovvero: io sono un cattolico fondamentalista e faccio il mio mestiere, siete voi che vi definite progressisti che dovreste fare qualcosa, e invece…

E qui sta il busillis. Perché l’Italia, unico tra i paesi dell’Occidente Europeo, non ha una legge che riconosca il matrimonio o almeno una qualche forma di unione tra omosessuali, che siano Dico, Pacs o roba del genere? Per due motivi: perché c’abbiamo il Vaticano in casa, e perché il Pd fa schifo. Vi spiego perché. Quando abitavo negli Usa, tutti, ma proprio tutti i miei amici democrat erano a favore del matrimonio omosessuale e dell’aborto, per dire. Se eri contro ti dicevano: «Prego, se ne vada, lei è un repubblicano, lo sa?». Semplice. E i partiti là hanno una identità chiara: da una parte i progressisti, dall’altra i conservatori. Qui, non si capisce bene che identità abbiano, i partiti. Per dire: dentro al Pd c’è la senatrice Cirinnà, che ha proposto una tiepida legge a favore delle unioni gay, ma c’è anche Fioroni, cattolico, che le coppie gay non le vuole. Fino a poco tempo fa nel Pd c’erano persino Mario Adinolfi (un invasato ultracattolico) e Paola Binetti, una dell’Opus Dei, che il matrimonio gay lo aborrono, figuriamoci. Dico io: che ci fanno, nel Pd? E che identità ha, il Pd? Che brodaglia insipida è?

Ah, è poi c’è Mister Avanti Tutta Renzi, che se deve cancellare l’articolo 18 lo fa in un lampo, ma che se deve approvare la legge sulle unioni gay, ecco, il Vaticano che dirà, e poi il possente Ncd di Angelino Alfano, amico del Vaticano, potrebbe abbandonare il Governo… (Ma dico io: ma che caspita di programma politico c’ha, ‘sto Ncd, a parte dimostrare una certa alacrità ad occupare poltrone nei ministeri e a curare gli appalti a Cl?) E così non se ne fa nulla.

Quindi, se non sono d’accordo su niente dentro il Pd, figuratevi dentro il Governo. Come mettere un vegano e un carnivoro amante del maiale a decidere: «Che si mangia stasera? Prosciutto o broccolini?». Non sono larghe intese, è un piattino di tofu del cazzo.