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    Categoria: politica

In mille firmano la petizione che chiede al sindaco di trascrivere le nozze gay

A Matteucci viene chiesto «coraggio» e di esporsi pubblicamente

Il gruppo diritti civili e cittadinanza europea della Casa delle donne di Ravenna ha consegnato al sindaco la petizione in cui si chiede la trascrizione nei registri di stato civile dei matrimoni celebrati all’estero tra persone dello stesso sesso. In pochi mesi sono state raccolte mille firme di cittadine e cittadini residenti nel comune di Ravenna e non solo.

«Anche la recente sentenza del Consiglio di Stato, che ha sancito l’intrascrivibilità dei matrimoni celebrati all’estero tra persone dello stesso sesso – commentano i promotori in una nota –, non fa altro che confermare il problema del pesante vuoto legislativo del nostro paese e della conseguente necessità di trovare una soluzione ormai non più rinviabile».

Già nel 2012 – ricordano sempre i promotori della petizione – la Corte di Cassazione ha emesso una sentenza secondo cui è possibile riconosce l’esistenza e la validità dei matrimoni celebrati all’estero tra persone dello stesso sesso alla luce di due carte sovranazionali, la Carta di Nizza e la Cedu, che fanno pienamente parte del nostro ordinamento giuridico, secondo cui la nozione di matrimonio si è modificata fino a comprendere anche quello tra persone dello stesso sesso.
E ancora solo pochi mesi fa la Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato il nostro paese ritenendo che “la tutela legale attualmente disponibile per le coppie omosessuali, non solo fallisce nel provvedere ai bisogni chiave di due persone impegnate in una relazione stabile, ma non è nemmeno sufficientemente affidabile”.

«Delle sei nazioni fondatrici l’Unione Europea – si legge nel comunicato del gruppo della Casa delle Donne – l’Italia è l’unica a non riconoscere né le unioni civili né i matrimoni tra persone dello stesso sesso, compresi quelli celebrati all’estero. Dei 28 Stati membri dell’Unione Europea la metà ha legiferato per riconoscere i matrimoni egualitari mentre Svizzera, Austria, Ungheria e Croazia riconoscono le unioni civili. La Germania sta lavorando all’approvazione di una legge che consenta di passare dalle unioni civili al matrimonio egualitario». Nove Paesi non hanno invece ancora alcun tipo di tutela per le coppie omosessuali (oltre all’Italia, Grecia, Cipro, Lituania, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Bulgaria e Romania).

«In una situazione di tale arretratezza – commentano i promotori della petizione –, in tante città d’Italia cittadine e cittadini, associazioni, gruppi, politici e Sindaci hanno agito mettendo in atto azioni politiche che testimoniano un importante cambio di mentalità e un desiderio di avanzamento in materia di diritti. I matrimoni celebrati all’estero tra persone dello stesso sesso sono stati trascritti, se pur come azione simbolica-civile, a Milano, Bologna, Napoli, Roma, Palermo, Fano, Empoli, Reggio Emilia, Udine, Piombino, Siracusa, La Spezia». Viene chiesto quindi al sindaco Matteucci di «accogliere con coraggio e determinazione» la richiesta della petizione, «di esprimersi pubblicamente e di assumere un atteggiamento di responsabilità politica in risposta alle cittadine e ai cittadini che hanno firmato la petizione».

Al gruppo diritti civili e cittadinanza europea della Casa delle donne partecipano Udi, Femminile Maschile Plurale, Arci, Arcigay Frida Byron, Uaar, Comitato in difesa della Costituzione, Comitato per la legalità e la democrazia.

Nella foto in alto alcune delle promotrici della petizione, tra cui Carla Baroncelli e Barbara Domenichini, sposatesi in Portogallo dopo la finta cerimonia in Comune a Ravenna di cui si parla tra gli articoli correlati.