Dopo il no dei repubblicani, attualmente coalizzati con il Pd e in trattativa per il 2016, e le critiche da Lista per Ravenna e dal consigliere comunale Maurizio Bucci, anche le Acli, associazioni di dichiarata ispirazione cristiana che si occupano prevalentemente di terzo settore e turismo, intervengono con durezza rispetto alle posizioni espresse dal candidato sindaco del Pd Enrico Liverani in merito alla trascrizione delle nozze gay. Liverani infatti, firmatario egli stesso di una petizione che chiede appunto la trascrizione al sindaco di Ravenna, si è detto pronto, se fosse eletto, ad agire coerentemente con la petizione sottoscritta. Una posizione che, c’era da aspettarselo, non poteva che provocare dissensi anche all’interno del mondo cattolico. «Le Acli dell’Emilia Romagna apprendono con sconcerto la provocazione del candidato Sindaco al Comune di Ravenna, Enrico Livearni» afferma dunque Walter Raspa, Presidente regionale dell’Associazione e ravennate in una nota inviata alla stampa. «Le Acli sono, statutariamente, apartitiche e apolitiche. Questo non significa» dice Raspa «che non dobbiamo valutare le idee portate avanti dai candidati, specie laddove contrastino con i nostri principi e valori. Riteniamo grave che un candidato sindaco, dunque candidato a rappresentare una pubblica istituzione, si contrapponga alle indicazioni giunte dai Prefetti in materia, in assenza di una legge nazionale» prosegue Raspa. «Le battaglie ideologiche al di fuori della legalità non giovano a nessuno. «Il vero atto di civiltà, da portare avanti in campagna elettorale, non per raccogliere voti, ma per fornire un supporto concreto ai cittadini è tutelare le famiglie, cellula della società e, oggi, in sempre crescente difficoltà di fronte alla crisi. Peraltro, i registri delle unioni civili si sono già rivelati uno strumento inadeguato al problema e un grande flop in tutte le Città in cui sono stati attuati». «A questo punto», conclude Raspa con una sorta di minaccia nemmeno troppo velata «faremo le nostre valutazioni prima di andare alle urne, ripeto, mai sulla persona, ma necessariamente sulle idee e i principi di cui ogni candidato intende farsi portatore».
Nella foto la cerimonia del finto matrimonio simbolico tra Barbara e Carla, in Municipio a Ravenna. Le due donne sono poi volate in Portogallo per sposarsi davvero e sono tra coloro che oggi chiedono di poter vedere trascitta dal Primo cittadino la propria unione.