Durissima la reazione dei vertici locali della Lega Nord alla scelta del consigliere comunale Paolo Guerra (e di due storici militanti, vedi articoli correlati) di abbandonare il partito del Carroccio e di conseguenza di dimettersi dal proprio incarico a Palazzo Merlato.
«Guerra – attacca la segretaria provinciale della Lega, Samantha Gardin – da mesi elemosinava un posto da candidato a sindaco per il quale non è all’altezza, gli è stato spiegato ventimila volte e ha sempre detto di aver compreso, così come ha votato a favore dell’alleanza con Ancisi tre mesi fa. Evidentemente mentiva perché aveva già in mente di tradire».
«Essendo nota a tutti la nostra posizione che non è possibile fare alcun tipo di alleanza con chi imbarca fuoriusciti e traditori, chiunque dovesse imbarcarlo – continua la Gardin – si precluderebbe qualsiasi tipo di accordo con la Lega. Il gioco al massacro di ex aderenti al movimento ci pare abbia ben poco di politico, ma solo motivazioni di asti (o peggio, di interessi di varia natura) personali – conclude la segretaria provinciale – comunque non abbastanza per fermare la coalizione che la Lega Nord ha costruito con serietà e pazienza per scalzare il Partito Democratico. I fossi della storia son pieni di “personaggini“ eletti con i voti della Lega che han pensato di esser diventati dei fenomeni o che i voti fossero i loro».
Ancor più tagliente e per certi versi pesante il deputato romagnolo della Lega, Gianluca Pini, protagonista dell’accordo con Lista per Ravenna e Alvaro Ancisi in vista delle elezioni di primvera a Ravenna. «Ognuno è libero di suicidarsi come vuole, fuori dalla Lega certa gente non vale nulla. Il nostro elettorato – prosegue – e in generale quello che mai ci ha votato ma che
a ragione questa volta vede nella Lega e nel suo alleato un contenitore politico in grado di attrarre numeri sufficienti a vincere a Ravenna vuole chiarezza, non ambiguità: per questo l’uscita di Guerra paradossalmente rafforza noi e condanna all’oblio lui e la sua lista di scappati di casa».