«Fatturato e utile in crescita nel 2015» Ravenna Farmacie scarta le critiche

In procura un fascicolo di indagine sui bilanci dell’azienda comunale
che presenta il preconsuntivo: «La missione è dare un buon servizio»

Il fatturato arriva a 74,5 milioni con un utile netto di 339mila euro, rispettivamente il 12 percento e il 13,6 percento in più rispetto all’anno precedente: sono i due indicatori principali del preconsuntivo 2015 approvato il 23 dicembre dall’assemblea dei soci di Ravenna Farmacie, società a controllo pubblico (controllata al 92,47 percento da Ravenna Holding a sua volta posseduta dal Comune di Ravenna per l’83,48 percento) che gestisce un magazzino farmaceutico e sedici farmacie comunali sparse sul territorio provinciale. A snocciolare i numeri sono i massimi dirigenti – il presidente Paolo Pirazzini, la direttrice generale Barbara Pesci e il direttore amministrativo della holding Marco Calpista – in una conferenza stampa che arriva a pochi giorni dalla diffusione della notizia dell’apertura di un’inchiesta giudiziaria, al momento ancora senza indagati, sui conti della società e sul riaccendersi di vecchie dubbi sollevati dalle forze politiche di opposizione proprio sulla regolarità di quei bilanci.

Il messaggio è chiaro: Ravenna Farmacie sta bene perché stanno arrivando i frutti di un business plan impostato dall’attuale cda entrato nel suo secondo mandato triennale e non teme attacchi politici o accertamenti della magistratura. Del resto nei giorni precedenti Pirazzini aveva garantito la totale collaborazione con gli inquirenti che già hanno acquisito documentazione dagli uffici (vedi tra i correlati).

Le cifre fornite, trattandosi di un preconsuntivo, sono solo stime fatte sulla base dei conti alla fine di novembre: per il 31 marzo è attesa l’approvazione del definitivo. Le stime dicono che alla crescita del fatturato «contribuiscono in maniera determinante sia il magazzino (+18 percento), sia le farmacie (+2.5) nonostante il trend di mercato sia ancora in calo». Il 2015, anno della piena maturazione delle strategie delineate, si caratterizza per «il miglioramento dei servizi offerti ai cittadini senza intaccare il livello occupazionale». La stima del costo annuale del personale è di 8,6 milioni di euro, calcolando il massimo dei premi produzione potenziali: se così non dovesse essere vorrebbe dire un utile maggiore.

La direttrice Pesci mette in fila sinteticamente alcuni fattori che avrebbero portato ai risultati celebrati dall’azienda pubblica: il cambiamento del sistema informatico «che ha consentito sia una migliore gestione commerciale che uno sviluppo del controllo di gestione»; la riorganizzazione dei turni e degli orari «che ha permesso «un più ampio ed esteso servizio sul territorio»; il nuovo contratto integrativo aziendale «che ha consentito di non aumentare il costo del lavoro e di legare i premi di produzione agli effettivi risultati aziendali»; la riduzione dei canoni di gestione con i comuni soci; investimenti immobiliari; sinergia con Ravenna Holding su alcune funzioni aziendali trasversali.

Lo scenario dipinto dai dirigenti è quindi quello del secondo anno consecutivo in utile (300mila euro nel 2014) dopo tempi difficili ben testimoniati dal disavanzo di mezzo milione nel 2012. Ma proprio l’inversione di tendenza è stata oggetto di discussione in consiglio comunale e poi argomento di alcuni esposti presentati alla procura fino all’apertura di un fascicolo. Voce critica quella di Alvaro Ancisi, capogruppo di Lpr e decano dell’opposizione: «Il bilancio è drogato da una posta attiva, quali sono le rimanenze di magazzino. Il suo valore è cresciuto dai 9,85 milioni del 2011 ai 13 del 2014. L’azienda da dopo il 2012 si rifiuta di procedere all’inventario fisico delle rimanenze di magazzino, come sempre aveva fatto in precedenza e come fanno tutte le aziende di questa dimensione e condizione, limitandosi invece ad effettuare inventari a campione. Vengono così iscritte nei rendiconti delle poste attive che incidono pesantemente sul risultato d’esercizio senza nessuna possibilità di verifica della loro congruità, tanto più che l’azienda si rifiuta di far conoscere i dati completi dei movimenti di magazzino».

Pare insomma ruotare attorno al magazzino la regolarità dei conti societari. La direttrice Pesci replica così: «Con la supervisione di un revisore dei conti viene fatto un inventario scegliendo ogni anno un campione come è consuetudine nel mercato per aziende di queste dimensioni dove il conteggio fisico di tutti i pezzi di oltre 25mila referenze comporterebbe tempi lunghissimi e costi enormi senza garantire l’assenza di errori». Per la compilazione del preconsuntivo si è convenzionalmente scelto di prendere un valore di magazzino pari a quello di partenza che verrà poi eventualmente aggiornato con gli ultimi movimenti dell’ultimo mese 2015. Ma quell’aumento del 18 percento di fatturato di cosa è merito? «Diversi fattori. Abbiamo saputo soddisfare meglio le esigenze dei clienti garantendo maggiore disponibilità di prodotti, una gamma più vasta. Ma abbiamo anche trovato nuovi clienti e una migliore organizzazione interna». E infine alla critica di un rapporto troppo basso tra utile e fatturato (meno dell’1 percento), Pesci risponde così: «Sento parlare di percentuali del 10 percento che riguarderebbero le prestazioni dei farmacisti privati ma non so come siano verificabili. In ogni caso Ravenna Farmacie deve chiedersi se il suo obiettivo sia perseguire la massimizzazione degli utili tout-court oppure debba puntare a fornire un ottimo servizio ai cittadini restando in attivo».

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