Come ti finanzio la cultura a Ravenna: finisce l’era delle convenzioni?

Continua la nostra rubrica in vista delle Amministrative di giugno:
ecco le risposte alla quarta domanda degli aspiranti sindaci

Quarto appuntamento (tra gli articoli correlati le puntate precedenti) con la rubrica che abbiamo inaugurato in vista delle amministrative di giugno, quando i ravennati saranno chiamati a scegliere il sindaco che succederà a Fabrizio Matteucci. Ogni settimana chiediamo a chi si è finora candidato a diventare Primo cittadino la disponibilità a rispondere a una domanda che riguarda le sorti della città in un breve spazio uguale per tutti. Un esercizio di sintesi e un tentativo di mettere a confronto idee e progetti concreti per la città (per i lettori che vogliano proporre domande: redazione@ravennaedintorni.it). Continuiamo così con le voci delle quattro persone di cui a oggi è nota la disponibilità alla candidatura supportata da liste, partiti o gruppi di persone, in attesa che il quadro si completi. In particolare appare ancora non definitiva la situazione nel Movimento 5 Stelle dove due sono le liste che hanno chiesto la certificazione allo staff centrale. Abbiamo chiesto a entrambe di partecipare, ma solo una di queste, quella emersa dal meetup ravennate e che ha indicato Michela Guerra come la propria candidata ha accettato di rispondere a patto che fosse appunto precisato come non possa essere ufficialmente considerata la candidata del Movimento 5 Stelle a Ravenna, mentre la lista che ha come portavoce Francesca Santarella ha preferito attendere decisioni definitive. Tra le voci che non vediamo l’ora di aggiungere c’è naturalmente quella del candidato di Lista per Ravenna e Lega Nord che dovrebbe arrivare verso fine febbraio.

Dopo centro storico, Darsena e forese, ecco una domanda solo apparentemente tecnica, ma da cui passa in realtà fattivamente la politica culturale cittadina in una città in cui solo poche forze politiche ritengono la spesa per la cultura eccessiva ed eventualmente da ridurre (tra cui il Pri, alleato al Pd, che in passato aveva fatto dichiarazioni che chiedevano una riduzione della spesa su questo fronte, una posizione che in passato è stata anche di Forza Italia, di cui ancora però non si conosce il candidato sindaco e la collocazione). In particolare abbiamo chiesto come (e quanto) intendano spendere su questo capitolo e se manterranno il sistema delle convenzioni, meccanismi per cui associazioni culturali ricevono ogni anno per cinque anni un contributo su cui possono contare per realizzare festival, eventi, produzioni. Le convenzioni in atto sono state deliberate nel 2012 per una cifra intorno ai 3milioni. La convenzione più onerosa è senza dubbio quella con Ravenna Manifestazioni (che gestisce l’Alighieri, organizza la stagione di opera e danza e il Ravenna Festival) che da Palazzo Merlato riceve poco meno di 2milioni di euro l’anno, a seguire ci sono i 477mila che vanno a Ravenna Teatro (per la produzione e la gestione del teatro Rasi e l’organizzazione della prosa all’Alighieri) e a seguire una serie di altri finanziamenti che nella stragrande maggioranza dei casi sono tra i 20mila e i 5mila euro annui per ogni soggetto coinvolto (decine le realtà convenzionate operanti tra danza, musica, teatro, libri, fotografia, cinema, grafica, fotografia) e contributi fuori dalle convenzioni erogati per eventi e rassegne ideate e sorte negli anni successivi per altri 150mila euro (tra questi lo ScrittuRa festival; va infatti detto che l’ultima amministrazione grazie anche alla candidatura di Ravenna 2019 ha investito anche in quei settori storicamente meno coperti a Ravenna, come i libri, la fotografia e il cinema). Al budget per le convenzioni si somma un altro milione di euro per biblioteche e musei. Infine, va segnalato come alcune attività di stampo prettamente culturale sono finanziate anche da altri capitoli di spesa come Politiche giovanili, Decentramento o Immigrazione.

Maurizio Bucci (53 anni, è il candidato della lista civica da lui fondata La Pigna e di Fratelli d’Italia)
«Il sistema di finanziamento comunale fondato sulle convenzioni pluriennali ha portato a una sostanziale conservazione dello status quo, che spesso risponde a esigenze clientelari piuttosto che mirare alla realizzazione di iniziative di eccellenza che possano essere da traino per il turismo culturale. Se pensiamo che Forlì organizza per esempio mostre di interesse nazionale, che calamitano migliaia di visitatori pur non essendo una città d’arte, e Ravenna invece si limita a eventi di minore interesse e mal comunicati, è chiaro che la politica culturale del Comune vada del tutto rivista.
Innanzitutto occorre valutare i risultati in termini di costi/benefici degli eventi che sono promossi e realizzati con il determinante contributo comunale erogato anche tramite convenzioni pluriennali. Laddove si riscontrassero evidenti negatività, il Comune dovrebbe non confermare il sostegno e dirottarlo verso nuovi soggetti. Poi bisogna dare vigore a quelle risorse immateriali della fantasia, della creatività, dell’ingegno, del senso estetico presenti sul territorio e che solo una società evoluta è in grado di cogliere e valorizzare come elementi distintivi del luogo. Una risorsa non solo per Ravenna ma anche per la Romagna. Pensiamo al mondo dello spettacolo in tutte le sue espressioni, al proliferare di gruppi, compagnie, singoli artisti che, al di fuori dell’ambito istituzionale, contribuiscono con proprie iniziative a diversificare un’offerta d’intrattenimento tra le più ricche d’Italia, dando vita a un sistema di scuole, laboratori e centri di sperimentazione».

Michele de Pascale (31 anni, candidato di una coalizione che comprende Pd, Pri e liste civiche in via di formazione)
«Crediamo fermamente nel ruolo dei finanziamenti pubblici alla cultura e pensiamo che Ravenna su questo fronte sia virtuosa ed abbia dimostrato come la cultura sia stata una priorità in questi anni; Ravenna investe importanti risorse sulla cultura e ne sono prova la variegata programmazione, la produzione musicale e teatrale. Non a caso Ravenna ha eccellenze a livello europeo riconosciute e premiate continuamente; se sono sufficienti? No, dobbiamo promuovere un sistema integrato di finanziamenti che ne possa aumentare l’efficacia. Chiederemo l’estensione dell’art bonus sul versante della programmazione di festival e stagioni così da poter incentivare i privati e poter liberare risorse pubbliche da reinvestire. Sosterremo le realtà culturali emergenti ripensando le modalità di erogazione di contributi comunali continuando ad investire sulla ricerca artistica nelle sue forme contemporanee. Dovremo intercettare nuove risorse europee e ministeriali e lavorare con la Regione Emilia Romagna che ha deciso di triplicare i fondi. Altra priorità deve essere la messa in rete e la promozione dell’offerta museale ed espositiva ravennate: il nuovo Museo di Classe aprirà nel 2017, dobbiamo intercettare nuovi flussi di visitatori; così faremo sulle grandi mostre di Ravenna sulle quali dobbiamo investire risorse aggiuntive e far rete con le altre grandi esposizioni del territorio regionale e nazionale. Altro tema è l’accessibilità all’offerta culturale dei cittadini, per i quali la cultura deve essere un diritto esigibile e concorrere a migliorare la qualità della vita: incentivare la programmazione culturale anche nel nostro forese, dove abbiamo spazi e realtà attive, e istituire agevolazioni per le famiglie con difficoltà di reddito, per accedere all’offerta culturale della città».

Michela Guerra (43 anni, è stata votata dal meetup di Ravenna come candidata sindaca ed è quindi portavoce del programma lì elaborato. È in attesa di certificazione ufficiale da parte dello staff del Movimento 5 Stelle)
«La Cultura, con le sue varie espressioni artistiche e sociali, rappresenta l’infrastruttura principale della nostra collettività. Non si tratta di una spesa, o ancor peggio di un costo, ma di un investimento continuo e necessario che, come l’ossigeno, alimenta la città, ne forma il carattere e la coscienza, ne determina la crescita etica e morale, stabilendo la sua vocazione. Le convenzioni, che scadranno nel 2017, impegnano il Comune di Ravenna per circa 3 milioni di euro. Sarebbe opportuno che le scadenze coincidessero con la fine del mandato, per poi essere riformulate con scadenza quinquennale. Ritengo sia parziale e poco utile dire se i soldi attualmente impegnati siano troppi o troppo pochi, perché il tutto deve essere contestualizzato, ma certamente, se io fossi sindaco, il fulcro attorno al quale ruoterebbe tutta la programmazione amministrativa sarebbe costituito da Cultura, Turismo e Welfare. Perché una realtà viene convenzionata e un’altra no? Quali sono i requisiti richiesti? Entro quali scadenze bisogna inoltrare le domande? Queste sono solo alcune domane alle quali è fondamentale dare risposta attraverso modalità chiare, trasparenti e ben definite. Tutti i soggetti interessati devono essere messi nelle pari condizioni di informazione circa la possibilità di accesso a tali finanziamenti, pur non trascurando una piccola componente discrezionale, basata sia sull’attenzione a particolari forme di espressione artistica non facilmente classificabili per la loro specifica originalità, sia sulle scelte di politica culturale che l’Amministrazione intende perseguire. Tra  i criteri di valutazione delle proposte occorre focalizzare l’attenzione sull’esperienza, l’affidabilità economica, l’affluenza di pubblico, i riconoscimenti regionali, nazionali o internazionali, l’interazione con il territorio, con gli altri soggetti culturali, con la scuola, la fattibilità e sostenibilità del progetto. Tutto può essere fatto attraverso bandi specifici sottoposti alla valutazione della commissione consiliare competente».

Raffaella Sutter (60 anni, candidata di Ravenna in Comune, nuovo soggetto politico che include vari partiti di sinistra alternativi al Pd, singoli e associazioni)
«Il Comune non spende a sufficienza per la cultura: con la cultura si mangia ed è un elemento costitutivo dell’offerta turistica. Si spende poco per convenzioni con soggetti culturali del territorio, per istituzioni come le biblioteche, per ristrutturare spazi per la cultura; non si è fatto abbastanza per creare sinergie, reperire finanziamenti pubblici e privati italiani o europei. Rivedrei le priorità delle convenzioni: Ravenna non deve essere solo una città di spettatori ma una città produttrice di cultura diffusa; priorità ai soggetti culturali che producono qui e affiancano alla fruizione la partecipazione, i laboratori per le scuole e fanno da incubatori per nuovi soggetti. Il sistema delle convenzioni che non prevede gare d’appalto è funzionale ma troppo parcellizzato e spesso le somme previste, anche se pluriennali, sono insufficienti per garantire chi della cultura vive. Le convenzioni devono essere inserite in un quadro programmatorio pubblico trasparente, perchè il Comune non è un mecenate che eroga contributi, ma lo spazio comune dei cittadini; devono prevedere un monitoraggio nel merito, sul pubblico previsto, la ricerca, la disseminazione. Non devono privilegiare un’elite di fruitori, ma favorire la democrazia culturale, rivolgersi anche a fasce giovanili e a basso reddito. Inoltre è necessario incentivare nuovi soggetti, discipline artistiche e proposte culturali».

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