I fanghi del porto saranno usati per il ripascimento? Ecco la legge

L’annuncio del sottosegretario: «Meno lungaggini, norme più chiare
e garanzie per l’ambiente». Spedizionieri: «Fondali chiave di volta»

Entro il mese di maggio la nuova normativa in materia di dragaggi portuali sarà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale. Una notizia che interessa particolarmente anche il porto di Ravenna, annunciata al convegno organizzato nei giorni scorsi alla Camera di Commercio dall’associazione degli spedizionieri ravennati direttaemnte dall’onorevole Silvia Velo, sottosegretario al ministero dell’Ambiente.

«Sui dragaggi – ha spiegato il sottosegretario – abbiamo fatto un lavoro lungo e complesso che ha portato a una semplificazione normativa senza precedenti, salvaguardando i princìpi di cautela necessari per la tutela ambientale. Grazie al coinvolgimento di tutti i soggetti interessati e, in particolar modo, al contributo della comunità scientifica abbiamo reso più efficienti le procedure per il riuso dei sedimenti dragati. Seguendo i principi che arrivano dall’economia circolare, da oggi i sedimenti ‘puliti’ dovranno essere utilizzati come prima opzione per il ripascimento delle nostre coste. Anche sulla classificazione della qualità dei sedimenti vi è stata una vera e propria rivoluzione: siamo passati dal metodo di analisi tabellare al metodo ponderale, che permette una classificazione più conforme alla reale pericolosità o non pericolosità degli elementi. Per far questo, ci siamo basati su dati scientifici consolidati sia in campo nazionale che internazionale e sul contributo dei maggiori esperti della comunità scientifica».

«È stato un lavoro difficile, ma allo stesso tempo entusiasmante, perché abbiamo dimostrato che una maggior chiarezza delle norme garantisce una loro corretta attuazione e che la tutela dell’ambiente non è assolutamente in contrasto con la semplificazione», ha concluso il sottosegretario Velo.

Inoltre, la nuova normativa elimina alcune lungaggini come, ad esempio, i continui passaggi attraverso la Conferenza Stato/Regioni.

In apertura di convegno, il presidente dell’associazione degli spedizionieri ravennati, Marco Migliorelli, ha spiegato che «l’argomento dragaggio è così connesso al rilancio della logistica che l’abbiamo definito chiave di volta, un termine architettonico che dà l’idea del sostegno senza il quale la struttura rischia di collassare. Questo vale per Ravenna e per gli altri principali porti italiani, che si confrontano con realtà che nel Nord Europa che hanno una profondità di almeno 16 metri. I porti – ha continuato Migliorelli – sono degli indiscutibili asset strategici per il recupero di produttività economica del paese e la loro centralità nel sistema logistico consente di diffondere a tutto il sistema i benefici derivanti dal loro potenziamento, permettendo alla logistica di essere considerata non un mero servizio qual è ora, ma una vera e propria industria trainante. Come accade nel Nord Europa dove, ad esempio, il porto di Rotterdam genera da solo il 2,1 per cento del pil dei Paesi Bassi; mentre in Italia tutto il cluster portuale genera il 2,5 per cento del pil nazionale».

Per quanto riguarda Ravenna, i relatori intervenuti dopo i saluti delle autorità, hanno sottolineato il valore strategico dell’approfondimento dei fondali. «Preso a paragone un fondale più basso di un metro – si legge nella nota degli organizzatori –, significa che ogni nave che entra nello scalo ravennate trasporta circa 6/7 mila tonnellate in più di merce che, tradotto in valore economico a favore delle varie realtà portuali, è pari a un importo tra i 150 e i 200 mila euro».

È stata data, inoltre, evidenza alla situazione dei pescaggi ai porti di origine, con riferimento alle maggiori tipologie di merci in arrivo a Ravenna, sia rinfuse che container, per rappresentare le difficoltà degli importatori e degli operatori che non possono sfruttare appieno le potenzialità dell’imbarco. «Infatti – spiegano i spedizionieri – la quasi totalità delle merci sbarcate a Ravenna arriva da porti con pescaggi superiori a quelli del nostro porto e questo fatto impedisce di valorizzare al meglio quella componente del prezzo finale del prodotto rappresentata dai “costi di trasformazione” che tanto rilevano in termini di risultato aziendale e che si ricollegano a scelte operative discrezionali di ciascun operatore. Oggi il porto di Ravenna impedisce queste scelte discrezionali proprio perché gli operatori sono costretti a fare i conti con pescaggi molto più modesti di quelli dei porti di partenza e devono mettere in conto anche onerose operazioni di allibo presso porti concorrenti». Da qui l’auspicio che si possa procedere con celerità all’approfondimento dei fondali del Candiano.

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