La Soprintendenza sui reperti di piazza Kennedy: «Perché valorizzare un buco?»

Proseguono gli scavi, interessanti finora solo dal punto di vista
storico. Sarà pronta in giugno, ma con il cantiere su Sant’Agnese

«Ravenna è una città dove per fortuna ci sono chiese bizantine visitabili e si continua a discutere della valorizzazione di un buco?». Il buco sarebbero gli scavi di piazza Kennedy e la dichiarazione, in risposta ai giornalisti, è di Valentina Manzelli, archeologa della Soprintendenza che sta seguendo i lavori nell’ormai ex parcheggio più frequentato del centro storico. Una sintesi brutale (poi spiegata con toni meno tranchant) ma efficace del pensiero degli addetti ai lavori, seppur molto abbottonati, che hanno incontrato la stampa in municipio per fare il punto sullo stato del cantiere. Partito lo scorso giugno, dopo poche settimane ci furono i primi ritrovamenti e i lavori degli archeologi sono proseguiti parallelamente a quelli degli operai in due scavi separati. Quello più a ridosso di via D’Azeglio – nei cosiddetti Orti Rasponi – è stato definitivamente chiuso nelle ultime settimane dopo essere arrivati a toccare con mano resti risalenti addirittura all’età imperiale – a circa sei metri di profondità – quando l’area era di fatto allagata con tanto di segni evidenti di un crollo o un incendio nella parte edificata. L’altro scavo, quello ancora aperto e visibile ai passanti, mostra attualmente alcuni muri perimetrali risalenti al medioevo (XII secolo) di Sant’Agnese, chiesa bizantina costruita alla fine del V secolo che la tradizione vuole che sorgesse sopra il tempio di Ercole e che oggi si ritrova tristemente attraversata dalle condotte realizzate senza troppa attenzione a fine anni Ottanta per ospitare i cavi della Telecom. Se non sono stati rinvenuti resti pavimentali e quelli murari versano in condizioni labili, è invece degno di nota il ritrovamento dell’altare, con il ciborio praticamente conservato in maniera integrale, mentre ha destato sorpresa tra gli archeologi anche l’individuazione dell’abside paleocristiano, cercato ma non trovato nel corso dei sondaggi effettauti all’inizio del novecento.

Ora l’ultima fase sarà quella dell’ulteriore approfondimento, solo nella zona appunto del ciborio e dell’abside, alla ricerca dei resti della chiesa del VI secolo, anche se gli archeologi non si aspettano di trovare, come successo finora, reperti di reale valore, se non dal punto di vista dei dati storici e della stratigrafia, in grado di raccontare l’evoluzione della città nei secoli ed evitare in futuro, magari, alcuni interventi nel sottosuolo. Ma nulla, al momento, che valga davvero la pena conservare in loco e mostrare al pubblico a fine scientifico. A meno che il futuro sindaco non decida di voler valorizzare la piazza – altrimenti pressoché vuota – sfruttando questi ritrovamenti. Ma sarà un costo a carico del Comune, di cui la Soprintendenza pare non voler sentirne neppure parlare. «Già adesso non riusciamo a effettuare la manutenzione necessaria dei siti archeologici presenti in Emilia-Romagna – commenta il soprintendente regionale per l’archeologia, Luigi Malnati –: i costi per una valorizzazione e la gestione degli scavi di piazza Kennedy non possono essere sostenuti dalla Soprintendenza. Senza contare che ci sono vari esempi di scavi archeologici abbandonati a se stessi che si sono trasformati in immondezzai e un progetto di copertura non è sempre sostenibile…». Al margine della conferenza stampa Malnati propone piuttosto l’idea di lasciare il segno di quanto scoperto nel sottosuolo in maniera simbolica sulla superficie, sfruttando anche le colonne di Sant’Agnese conservate a palazzo Rasponi che già è previsto possano tornare nella piazza nel progetto di riqualificazione.

«Al termine degli scavi – si limita a dire anche il soprintendente per i Beni architettonici e paesaggistici di Ravenna, Giorgio Cozzolino – sarà l’amministrazione a decidere il da farsi per la valorizzazione». Amministrazione che nel caso dovrà quindi accollarsi le spese, ancora difficilmente quantificabili, anche perché molto dipende dal tipo di progetto che si vorrà mettere in campo. Qualche idea ce l’ha, l’assessore ai Lavori pubblici del Comune, Roberto Fagnani, presente in municipio ma per forza di cose poco propenso a parlare. Perché naturalmente il suo mandato è in scadenza, come quello di tutta la giunta, in attesa delle elezioni di giugno. Ma anche perché deve comunque fare i conti con le dichiarazioni del sindaco uscente (stranamente assente in conferenza stampa), Fabrizio Matteucci, che a più riprese nei mesi scorsi ha assicurato che piazza Kennedy diventerà «una piazza archeologica», o comunque potrà contare in futuro sui reperti in mostra per cittadini e turisti. Non proprio quello che pensano gli archeologi. Il tutto in uno scenario che vede le Soprintendenze in via di scioglimento nell’ambito della riforma statale che porterà a Ravenna la nascita di un ufficio unico che si dovrà occupare di beni architettonici e archeologi allo stesso tempo, alla cui guida non è ancora certo che ci sarà nuovamente Cozzolino. Quello che è certo è che dopo le elezioni il nuovo sindaco e il nuovo soprintendente dovranno trovare una soluzione definitiva, mentre già il prossimo giugno il resto della piazza verrà inaugurata – assicura nuovamente l’assessore Fagnani –, come da programmi, seguendo il progetto definitivo, con la nuova pavimentazione, i chioschi e i bagni pubblici. Per la nuova piazza pedonale di Ravenna, che nascerà con il cantiere di Sant’Agnese ancora aperto nella sua porzione più a ridosso dell’ex Casa del Mutilato.

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