Chiusa via Cesarea per i fan di Salvini «Alberghini moderato? Lo diseduchiamo»

Il leader del Carroccio: «A Ravenna si lavora con la tessera di partito»
I contestatori tenuti a distanza dalle forze dell’ordine

Uno striscione («Salvini fuori dai coglioni. Stop razzismo»), qualche coro, alcune urla durante il breve comizio: la contestazione è tutta qui. Dopo i disordini di Rimini, a Ravenna situazione sotto controllo, grazie anche al dispiegamento di forze dell’ordine, per l’arrivo del leader della Lega Nord, Matteo Salvini che ha inaugurato poco dopo le 19 il comitato elettorale di Massimiliano Alberghini, ripristinato in tempo dopo gli atti vandalici della notte (vedi articoli correlati).

Una ventina i manifestanti che hanno aspettato Salvini con tanto di striscione di fronte al Conad (ex Standa), tenuti a debita distanza da un cordone di forze dell’ordine che hanno addirittura chiuso alle auto per quasi un’ora la trafficata via Cesarea, dove ha sede il comitato del candidato sostenuto, oltre che dalla Lega, anche da Lista per Ravenna (il decano dell’opposizione Alvaro Ancisi era in prima fila e durante il suo breve discorso ha invitato Alberghini a tirar fuori anche le unghie, per non passare per quello troppo moderato ed educato, tanto che Salvini, tra le risate generali, ha promesso: «Lo diseducheremo noi…») e Forza Italia (tra i presenti naturalmente anche il capogruppo in consiglio comunale Alberto Ancarani).

Una piccola folla (100-150 persone, tra cui madre e figlia alla finestra proprio sopra il comitato elettorale) ha invece atteso e poi applaudito con un tifo quasi da stadio Matteo Salvini, che alla fine del suo breve comizio ha pure chiesto ai fan di mettersi ordinatamente in fila per i selfie di rito.

Il primo pensiero del leader della Lega, di fronte all’ingresso del comitato elettorale, è andato ai vandali della notte precedente, che «non ci fanno paura», ma al massimo «pena e tenerezza». Poi ha cercato di caricare Alberghini, «il nostro candidato, anzi, vorrei dire, il nostro sindaco», il nome “civico” della Lega in una città dove ci sono «finestre da aprire, cassetti da svuotare», una città dove comanderebbero «parenti, amici e raccomandazioni», dove si lavora solo se si ha «una tessera di partito o di sindacato».

«Noi vogliamo invece una Ravenna dove sia riconosciuto il merito, un po’ più sicura, per quanto possa fare un sindaco sul tema, che accoglie e porta rispetto a chi ci porta rispetto», urla Salvini – rigorosamente con felpa con la scritta Ravenna – sottolineando come secondo i suoi dati siano meno del 10 percento i richiedenti asilo che arrivano in Italia scappando da una guerra. «Per loro braccia aperte, per tutti gli altri un biglietto aereo di sola andata per casa loro. Oppure li prendano a casa quelli là (indicando i manifestanti che lo contestano ad alcune centinaia di metri, ndr), che sono buoni solo con i soldi degli altri…». E giù risate e applausi, che salgono di tono quando Salvini rincara la dose, chiedendo di utilizzare le poche risorse per servizi e case popolari «prima per Ravenna, prima per i ravennati».

Dopo alcuni accenni ai programmi nazionali della Lega («votando qui a Ravenna per noi mi darete più forza anche a livello nazionale») Salvini passa poi la parola ad Alberghini, invitandolo a passare casa per casa, negozio per negozio, a caccia di voti. «Perché vogliamo la Romagna verde, non rossa», urlano dal pubblico. Non riesce a urlare, invece, Alberghini, che dopo Salvini pare quasi parlare sotto voce. Ma poi gli applausi gli danno forza e coraggio. «Non è vero che l’opposizione non esiste, come dice qualcuno. Qui abbiamo due partiti nazionali e una realtà locale radicata alle spalle, siamo forti, concreti e decisi a mandare a casa questo regime. Basta con questa iporicisia dei ravennati che si lamentano ma che poi votano sempre per lo stesso partito. Dobbiamo essere contagiosi – conclude Alberghini – contagiare il numero maggiore di cittadini e farli votare per noi».

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