Al quarto aperitivo di R&D il candidato sindaco del centrodestra (Lpr-Lega-Fi-Fdi) lascia i modi da commercialista compassato e si fa più politico con battute e frecciate.
Sullo sviluppo urbanistico della città sono due i punti toccati. Piazza Kennedy? «Vedremo, c’è da valutare, prima di tutto bisogna però pensare alle ricchezze già emerse come le mura cittadine e lasciate andare in rovina». La Darsena? «Bisogna prima rendere la città più attrattiva per i turisti, poi sarà il mercato a crearne lo sviluppo. Noi appoggeremo gli imprenditori e semplificheremo la burocrazia. La immagino comunque con una vocazione turistica, prolungamento del centro. La stazione? Spostarla sarebbe un sogno, anzi è un sogno. Quindi realisticamente bisogna pensare a trasformarla perché non sia più una barriera ma un passaggio. La polizia municipale nell’ex dogana? Per ora va bene lì, poi si vedrà».
Impossibile non parlare di immondizia, in questi giorni, a proposito della quale ha ribadito come fosse evidente che l’azienda che si è aggiudicata l’appalto non avesse i requisiti necessari e come anche questo episodio evidenzi la necessità di un assessorato alla “legalità e anticorruzione” che renda il Comune trasparente e vigili su ogni appalto per evitare situazioni come queste davvero, dice, «imbarazzante» (un termine che userà spesso per descrivere la situazione in città). «Strano sentirmi parlare in difesa delle cooperative? – ha anche detto – Non lo è affatto. Io credo che le vere cooperative che creano lavoro vadano aiutate, e combattute invece quelle finte che danno vita a forme di capolarato. Qui dobbiamo fare il bene di Ravenna».
Eppure questo disastro che Alberghini denuncia da parte di un partito, il Pd, che secondo lui avrebbe «distrutto Ravenna» gli elettori lo hanno scelto per anni e ancora oggi il Pd viene dato comunque come il primo partito in città. «Questo è un fatto che non mi spiego davvero», ha commentato. «Così come non saprò spiegarmi se a giugno nel forese dovessero votarli ancora, visto che tutto ciò che non funziona in città, nel forese è pure peggio. Dai servizi alla questione della sicurezza». Tema centrale della sua campagna e dunque ineludibile quello sulla sicurezza su cui Alberghini però non promette miracoli: «Sicuramente la polizia municipale è sotto organico, ma non posso promettere che si potrà subito procedere con le assunzioni, bisognerà vedere bene cosa troveremo nei cassetti del bilancio. E non si può promettere telecamere dappertutto senza porsi il problema di chi poi le guarda e fa i controlli. Per questo credo che, data la situazione straordinaria, i gruppi di cittadini, i gruppi Whatsapp possano essere, se coordinati dalla Pm, utilissimi nel presidiare il territorio. Dobbiamo evitare ghetti e accogliere i rifugiati di guerra, certo, ma non tutti gli altri immigrati».Ma su come questo possa avvenire per volontà di un sindaco che non ha sostanzialmente poteri sul tema si è limitato a un «bisogna coordinarsi con il prefetto, ma anche sbattere i pugni sui tavoli regionali dove si decide e far sentire la propria voce, per questo ci vuole un assessorato forte e autorevole».
Dagli immigrati al tema moschea, che Alberghini come noto non ha escluso di poter chiudere quando diventerà sindaco, anche in platea gli animi si sono scaldati. «Un sindaco può chiudere qualsiasi luogo per ragioni di ordine pubblico, laddove ci siano rischi e pericoli accertati». Ma la moschea in reatà non è mai stata segnalata come luogo potenzialmente pericolo, perché minacciare di chiuderla? Non si rischia solo di alimentare uno scontro e avvelenare il clima? «Personalmente non ho nulla contro i musulmani, io sono cattolico e ho amici musulmani, quello da combattere è il fanatismo. Non sono mai stato contrario alla costruzione di un luogo di preghiera, ma certo non in quel luogo e non di quelle dimensioni». Argomenti che ricordano in effetti più le posizioni di Ancisi che quella della Lega Nord.
Ma quale delle quattro sceglierà Alberghini, candidato civico senza tessere di partito e senza una sua lista civica, nell’urna? «Una delle quattro». Forse quella in cui è candidata la moglie (nella Lega Nord, ndr)? «Quale delle quattro mogli? Ne ho una per ogni lista. La Guerra mi ha accusato di avere quattro mogli, più di una imam». E così, con una battuta, evita di rispondere alla domanda e creare malumori. Ma in quale unità dell’opposizione si potrà sperare se non dovessero vincere? Trovandosi peraltro a condividere i banchi con la lista di Guerra, Sutter e Bucci? E Alberghini stesso, come si collocherà in consiglio comunale? «A questo non ho ancora pensato. Per quanto riguarda l’unità dell’opposizione credo ci sia una linea che divide centrosinistra e centrodestra. Noi siamo il centrodestra, gli altri no». E Bucci? Che peraltro l’ha attaccata più volte? «Per la verità la Pigna è un po’ come i giapponesi con la macchina fotografica, che fotografano tutto, loro attaccano ogni cosa che si muove. Non voglio attaccare Bucci, che non è sicuramente di sinistra, ma nella sua lista ci sono anche persone che provengono dal Pd stesso…».
L’attacco forse più diretto Alberghini durante la serata l’aveva riservato a una forza di maggioranza, il Pri che alle scorse elezioni ha portato i voti sufficienti a vincere al primo turno il Pd ma che, secondo Alberghini (e gran parte della platea) avrebbe tradito tutti i propri valori originari alleandosi con le forze di sinistra. Un messaggio molto chiaro a quella parte di repubblicani che non hanno forse condiviso la scelta della segreteria di una nuova alleanza con i democratici.