Confronto allo Chalet/2: chi sogna il Guggenheim e chi una tangenziale

Le foto della serata R&D, le idee e i progetti dei candidati sindaco
C’è spazio per Tallin, reddito di cittadinanza, cessione di Sapir e altro

Tra gli obiettivi della serata allo Chalet dei giardini pubblici – ultimo confronto pubblico tra i cinque candidati a sindaco per le elezioni di giugno, organizzato dalla nostra redazione – c’era, naturalmente, quello di far emergere il più possibile le idee e i progetti dei singoli candidati. E la loro visione di futuro.

Se nel primo articolo (che trovate nei correlati) vi abbiamo raccontato le scintille e le accuse reciproche sul piano politico, qui cerchiamo per ognuno di estrapolare quelli che ci sono sembrati gli spunti più interessanti emersi soprattutto dalle domande riguardo ai progetti da importare o copiare da altre città, il segno da lasciare dopo cinque anni, i primi atti concreti che possano segnare la svolta. Ma abbiamo anche chiesto, scegliendo temi su cui il sindaco ha diretta competenza, cosa vogliono fare dell’ex Dogana in testata Darsena, cosa fare delle auto in centro, il destino della Sapir e anche cosa salverebbero e cosa manterrebbero di quanto fatto da Matteucci. Per ognuno di loro vi raccontiamo cosa più ci ha colpiti e convinti. L’ordine è quello in cui erano disposti, lo stesso in cui i loro nomi appariranno sulla scheda elettorale (dal link in fondo alla pagina potete scaricare il pdf con il profilo personale di ognuno utilizzato per la presentazione a inizio serata).

Michele de Pascale
Cosa importare da fuori Ravenna? De Pascale vola altissimo: il Guggheneim di Bilbao, che potrebbe poi essere quel segno nel nome della bellezza e guardando al futuro che si potrebbe lasciare ai posteri, fa capire. Comunque un’opera architettonica coraggiosa e figlia dei nostri tempi che possa rappresentarci anche tra duecento anni (in questo ricorda moltissimo il Matteucci di dieci anni fa che però non riuscì nell’impresa, causa anche la crisi). E poi vorrebbe importare anche il modello di promozione turistica del Trentino. Del resto si sa, ed è venuto fuori a più riprese nella serata: il turismo è una delle grandi leve economiche su cui il candidato di centrosinistra vuole puntare, senza tuttavia dimenticare gli altri settori economici come chimica, industria e anche agricoltura. Il primo atto concreto sarà togliere i servizi sociali all’Asp e riportarli all’interno del Comune, mentre la raccolta rifiuti sarà affidata tramite bando di gara europeo; Hera ha commesso un errore grave ma non va messo in discussione l’impianto generale societario che per anni ha garantito un buon servizio. Un concorso per la dirigenza della Biblioteca Classense che potrebbe in qualche modo far nascere un polo con l’Oriani, mentre Mar e RavennAntica possono collaborare sull’altro fronte, con l’idea di convincere lo Stato a cedere la gestione dei suoi beni (compresi siti come il mausoleo di Teodorico, il Battistero degli Ariani e Sant’Apollinare in Classe). Un’idea non nuovissima che non si è mai concretizzata, come non nuovissima è quella di un parcheggio nell’ex Caserma di cui si parla da tempo. E, ancora in linea con la tradizione del passato, non fa alcun nome degli assessori che saranno in giunta con lui perché dovranno unire competenza anche a rappresentanza. In termini più semplici, che lui non ha usato, si potrebbe dire che bisognerà aspettare come andranno le liste in appoggio e quanto potranno reclamare un ruolo e anche, chissà, come andranno alcune candidatura dentro la stessa lista Pd. Rispetto al passato, cerca di assicurare discontinuità oltre che sul turismo anche e soprattutto sul fronte del porto e delle infrastrutture dove dice un sindaco deve saper mostrare anche un po’ di “ignoranza romagnola” per ottenere risultati, quella che più elegantemente si potrebbe definire un esercizio di moral suasion maggiore di quanto non è stato fatto. Sapir, come del resto già nell’aria da tempo, sarà scorporata e non svenduta con l’idea di rendere la parte terminalistica privata e quella invece immobiliare dei terreni completamente pubblica. Molti l’hanno visto come il vincitore in una serata in cui ha rispettato i tempi, dato risposte precise e circostanziate e (vedi articolo correlato) anche attaccato. Certo continuano a pesare i due macigni Hera e porto su cui gli avversari hanno gioco facile.

Michela Guerra
Della sua inesperienza politica ne fa un vanto, ma certo è che rispetto alle prime uscite pubbliche quel po’ di esperienza acquisita la rende più disinvolta anche se sembra quella che più soffre i tempi ristretti del modello di confronto. Da altre città vorrebbe importare la mobilità ciclabile di Amsterdram e il modello di raccolta dei rifiuti di Parma. E su questo fronte non manca di attaccare più volte de Pascale e il Pd: «È stata tutta una guerra interna al Pd, dove alla fine hanno vinto i soliti, quelli di Ciclat…». Le aree di Sapir da vendere ad Autorità portuale, che con gli affitti sborsati in questi anni avrebbe già potuto comprarsele e Ztr (zone a traffico rallentato) per il centro e per modificare la mobilità cittadina. Di Matteucci salva la reintroduzione dei comitati cittadini ma è lei quella che ricorda un altro momento decisamente poco glorioso dell’era Matteucci: il buco del Consorzio per i servizi sociali. Trasparenza e competenza sono state come sempre parole cardine del suo discorso. Ha spiccato, nella domanda più generale sul lavoro con cui si è aperta la serata, il passaggio sulla necessità di rivedere orari e servizi per i bambini per facilitare le madri lavoratrici, un dettaglio forse, ma che rende conto dell’attenzione che Guerra ha sempre detto di voler dedicare al tema della maternità e dell’infanzia (in un’ottica però che non ha nulla a che fare con family day o simili). Infine, non poteva mancare da parte sua la sottolineatura del progetto di trasformazione della zona stazione in testata Candiano da poco presentato, in quel contesto l’ex Dogana dovrebbe diventare un punto informativo per i turisti in arrivo. In caso di elezione il primo atto concreto che segnerà la svolta sarà l’introduzione del reddito di cittadinanza comunale per cui basterebbe lo 0,5 percento del bilancio comunale.

Maurizio Bucci
Come sempre il più divertente, il più trascinante, anche ieri sera non ha perso occasione di mostrare la passione che mette nell’impresa della Pigna. Come sempre ha colto ogni singola occasione possibile per ribadire due o tre concetti chiave della campagna, a discapito talvolta della precisione e pertinenza delle risposte: la città è in ginocchio, ha mille potenzialità inespresse per una cappa e un sistema di potere che vuole solo mantenere se stesso attraverso un poltronificio e un sistema alla “compagnopoli” (in particolare sulla cultura) fatto di favori e raccomandazioni. L’esempio lampante? Naturalmente Hera e il porto dove non si è stati capaci di scavare nonostante ci fossero già le risorse a disposizioni, lasciando immobilizzati milioni di euro che avrebbero invece dato ossigeno all’economia. Ecco perché, per ridare slancio e respiro alla città, La Pigna propone la vendita di gran parte delle partecipate del comune, a cominciare da Hera e Sapir (simbolo perfetto del conflitto di interessi che secondo Bucci blocca Ravenna), lo scioglimento di Ravenna Holding per ottenere risorse da investire per rilanciare l’economia in città, a partire dalla Darsena. Cosa fare esattamente dell’ex Dogana non sembra interessargli, perché il suo progetto è appunto più ampio e articolato e prevede l’immissione di ingenti capitali pubblici. A Matteucci? Riconosce solo l’onestà. Tutto il resto è da azzerare e ricostruire. Da fuori? Non c’è bisogno di guardare altrove perché basterebbe ridare vita ai capanni da pesca in chiave turistica. Tra le prime cose a cui metterà mano anche i servizi sociali e il sostegno per chi è più in difficoltà. E per il traffico, quattro parcheggi nei quattro punti cardinali. Anche lui, tra i primi atti mette però i servizi sociali con i progetti innovativi pensati per le nuove povertà e le famiglie.

Massimiliano Alberghini
Almeno una delle uscite più brillanti della serata è stata sua. Alla domanda infatti su un progetto da copiare da un’altra città ha risposto: «Non c’è bisogno di andar lontano e non è molto originale, ma sogno per Ravenna un’opera come una tangenziale; non si capisce perché tutte le città vicine siano riuscite a realizzarla e non noi». Ha poi però aggiunto anche un modello di Darsena: quello di Valencia. Sotto attacco da più parti (oltre a De Pascale e Bucci, anche la Guerra non ha risparmiato critiche in particolare alla Lega), Alberghini ha ribadito la necessità di agevolare la vita delle imprese. Come Bucci, di Matteucci salverebbe solo l’onestà: «Passerà alla storia per la più grande moschea del nord Europa». Ha trovato lo spazio per un paio di passaggi sul tema sicurezza e immigrazione incoraggiato da una claque particolarmente attiva nel far sentire il proprio sostegno. Nel repertorio c’è stato posto anche per «Se essere razzista significa chiedere che chi viene qui rispetti i nostri usi e costumi, allora sono razzista». E mentre attende dimissioni dei responsabili del Pd da Hera, spiega che i rifiuti vanno raccolti con una società in house, per il traffico va rivista la viabilità prevedendo che alcune strade delle Ztl siano fruibili in certi orari. Alla domanda su cosa fare dell’ex dogana una volta spostati i vigili non risponde, ma incalzato da de Pascale, spiega di apprezzare il progetto di spostamento della stazione dell’architetto Daniele Vistoli (che fu peraltro presentato e proposto da Cna nel 2013) a Fornace Zarattini. La città che vorrebbe lasciare nel 2016? Più sicura, certamente. E che si occupi maggiormente della famiglia. Ma anche una città più trasparente.

Raffaella Sutter
Come sempre quella più fuori dagli schemi, l’unica a non usare la replica, lontana da polemiche, l’unica a non chiedere dimissioni di nessuno, concentrata piuttosto a spiegare i propri progetti e la propria visione che è quella di una sinistra che guarda con attenzione a cosa accade nel resto d’Europa, senza tentazioni passatiste o conservatrici. Un esempio su tutti: il progetto da importare per Sutter è quello sulla mobilità pubblica gratuita di Tallin. E il primo atto concreto e simbolico saranno le audizioni pubbliche per le nomine trasparenti dirigenziali che spettano al sindaco così come chiede il portale “saichivoti”, una grande campagna online che chiede ai candidati sindaci una serie di impegni in tema di anticorruzione. Una curiosità: Sutter è l’unica tra i candidati ravennati che ha aderito (solo a Bologna, per esempio, sono sei di ogni colore politico). Della giunta Matteucci salva le politiche di genere attuate dalla casa delle donne alle modalità del dibattito attuate, mentre la prima cosa che vorrebbe azzerare è quel binomio “sicurezza e immigrazione” che sono state le deleghe di un unico assessore. I rifiuti? In house con una struttura più ampia di quella comunale, sul modello di Romagna Acque, ma non in conseguenza del guaio con Hera, piuttosto perché vanno considerati beni comuni così come l’acqua. Nella Dogana dell’ex Darsena sogna un “Mast” ravennate sul modello di quello bolognese, dedicato alla fotografia con una particolare attenzione alla fotografia industriale. E per i ruoli apice della cultura cittadina vuole concorsi internazionali che riescano a “sprovincializzare” il sistema. È quella che pone di più l’accento sul tema del precariato come condizione da combattere da parte del Comune, in primis nel ruolo di datore di lavoro.

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