I sindacati del petrolchimico contro Renzi «Violata anche la libertà di espressione»

I rappresentanti dei lavoratori hanno poi incontrato il premier
per il caso Versalis: «Ma è stata una delusione: prendiamo atto…»

Una «pesante, inutile e provocatoria violazione del diritto di espressione di liberi cittadini». Così i sindacati condannano – in una nota congiunta firmata da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil – la decisione (delle forze dell’ordine) di impedire a un gruppo di lavoratori del petrolchimico l’accesso a piazza del Popolo, a Ravenna, per il comizio del premier Matteo Renzi, contestato così da via Diaz con fischi e urla. I sindacati rivelano che non è stato possibile entrare con nessun tipo di striscione, «a partire da quello storico della Rsu del petrolchimico icona dell’identità unitaria dei lavoratori dello stabilimento e non certo un pericoloso stendardo eversivo», si legge nella nota dei sindacati che assicurano anche che i lavoratori «non hanno mai avuto nessuna intenzione di causare disordini o interferire con il comizio in atto ma solamente presenziarvi, affidando a semplici striscioni da deporre a lato piazza, la loro delicata situazione e la loro provenienza, dichiarando sin da subito la disponibilità a concordarne con le forze dell’ordine modalità e contenuti».

Nella serata di venerdì, comunque, sindacalisti e lavoratori di Versalis Ravenna sono riusciti a parlare con il premier per un incontro (al quale hanno partecipato anche il presidente della Regione Bonaccini, il consigliere regionale del Pd Bessi, gli assessori uscenti del Comune di Ravenna Cameliani e Fagnani e il candidato sindaco De Pascale) però che definiscono «deludente», non essendo emerse «sostanziali novità riguardo alla vertenza per la vendita di Versalis».

Renzi – si legge ancora nella nota dei sindacati – ha ribadito che «il piano industriale viene sviluppato in autonomia da Eni e il governo non interferirà»; che «la chimica ha prospettive a lungo termine ma necessita di cospicui investimenti», che «gli investimenti se non fatti dal pubblico, in questo caso Eni, in qualità di espressione di un azionariato di riferimento pubblico, li dovrà fare un privato» e che «il privato individuato dovrà avere tutte le caratteristiche di idoneità ad assicurare un futuro alla chimica». L’opzione auspicata anche da parte dei sindacati di una Cassa Depositi e Prestiti (CdP) «non è in campo – avrebbe detto Renzi – in quanto risulterebbe un “doppio intervento statale”, visto che è già detentrice di quote Eni e che “non c’è nessuna intenzione di ricostituire l’Iri”».

La delegazione sindacale ha, «ancora una volta», sottolineato come «sia per Saipem che per Snam la CdP sia intervenuta rilevando quote delle stesse» e ribadito «la propria contrarietà alla cessione della maggioranza di Versalis a SK Capital, un fondo con limitate capacità finanziarie e con sede alle Cayman».

Nei prossimi giorni Renzi farà una verifica con Descalzi di Eni, «pur non essendo comunque in condizione di assumere alcun impegno se non la condivisione passo passo dell’evolversi della vicenda con le istituzioni locali», scrivono i sindacati.

Le organizzazioni sindacali territoriali – termina la nota – «prendono atto che il presidente del Consiglio ha lasciato comunque le responsabilità delle decisioni ad altri. L’avere raggiunto senza grandi esiti l’interlocutore più alto possibile in questa vertenza non fermerà certo il percorso di difesa della chimica italiana e dei suoi lavoratori e vedrà Filctem, Femca e Uiltec, comunque, ancora più determinate nella ricerca di soluzioni e garanzie, forti dal sostegno,come accaduto anche ieri, di tutti i lavoratori del petrolchimico».

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