De Angelis di Fanny&Alexander: «Nel teatro si rischia lo stallo»

Il regista e fondatore della compagnia ravennate: «Ravenna
è come una famiglia che non vuol far crescere i propri figli»

Luigi de Angelis, 42 anni, ravennate,  è uno dei fondatori, insieme a Chiara Lagani, della compagnia teatrale Fanny & Alexander da quasi venticinque anni sulle scene internazionali del cosiddetto teatro di ricerca. Oggi De Angelis è impegnato su vari fronti e in particolare sta lavorando nel teatro musicale con esperienze come la regia del Flauto Magico nel 2015 al Comunale di Bologna o due progetti ad Anversa: il primo per il Teatro d’opera, una sorta di campus con giovani talenti che ha dato poi origine a una serie di nuove collaborazioni, il secondo sul compositore Giacinto Scelsi, assieme a Sergio Policicchio (portato quest’anno a Siena e che andrà a Buenos Aires  nel 2017). Tra i debutti più recenti c’è Lumen con Emanuele Wiltsch Barbero che ha debuttato al Festival di Santarcangelo. Tutti spettacoli e progetti che a Ra­venna non abbiamo ancora visto.

De Angelis, cosa sta facendo in questo periodo?
«Ho in corso vari progetti. Il più vicino  è il debutto di uno studio sull’Amleto con Fanny&Alexander per il festival Teatri di Vetro a Roma a ottobre: To be or not to be Roger Benat, drammaturgia di Chiara Lagani, protagonista Marco Calvalcoli. Ci piacerebbe in futuro produrre un Amleto con una compagine di attori numerosa come quella di uno spettacolo di “teatro di prosa”, almeno una decina. Questo è il primo assaggio. E poi portiamo a Ravenna We need Money, che ha debuttato a giugno a Milano, all’Almagià in una data autoorganizzata. Poi a Berlino un progetto musicale su Diaghilev che debutta in Belgio e un light design assieme a Sergio Policicchio per il nuovo auditorium di Anversa».
Perché così poco arriva ormai a Ravenna del vostro lavoro?
«Personalmente è una cosa che mi dispiace molto, anche perché siamo artisticamente cresciuti qui, e questa è la nostra città. Con le nostre risorse e i contributi che riceviamo possiamo presentare qui solo gli spettacoli meno complessi, ma non la maggior parte delle nostre produzioni musicali che hanno costi maggiori. La risposta è legata a una domanda che mi pongo: la città di Ravenna ha fatto emergere nel percorso della candidatura 2019, un percorso per me straordinario, una pluralità di voci molto ampia. Ora, ci interessa che questa pluralità continui a esistere? Come poter fare perché  continui a manifestarsi artisticamente? È una domanda che vorrei rivolgere anche al nuovo Sindaco».

In questo che ruolo potrebbero avere le realtà storiche più strutturate come Ravenna Teatro o Ravenna Manifestazioni?
«Sono due realtà importanti con una loro visione artistica precisa. Io vorrei uscire dalla logica della giovane compagnia “assistita dagli adulti”, anche perché non siamo più giovani. Se queste realtà non possono o non vogliono più produrci o ospitare nel loro cartellone credo che la città e la comunità culturale dovrebbero riflettere, anche ragionando sull’offerta culturale complessiva e cercare risposte adeguate».

Però in quanto Fanny uno spazio ce l’avete in città: gestite l’Almagià, e in passato avete partecipato alla stagione teatrale Viso-in-aria…
«Vero, ma nella gestione dell’Al­magià, che al momento è uno spazio afferente alle Politiche Giovanili e non alla Cultura, con la cooperativa E offriamo principalmente un servizio alla città, cerchiamo di proporre una programmazione artistica interessante, attraverso Fèsta e percorsi come Loose, ma non ci sono le risorse  per organizzare una rassegna o eventi di teatro musicale di un certo rilievo. E per quanto riguarda Ravenna-Viso-in-aria, dopo tre anni ci eravamo resi conto che per una struttura piccola come la nostra anche la gestione di una parte della stagione teatrale per noi richiedeva troppe energie, le risorse non erano sufficienti per remunerare le compagnie adeguatamente e il nostro lavoro».

E il Ravenna Festival vi ha prodotto in passato…
«Sì, l’ultima collaborazione è stata T.E.L. del 2009. Ma ripeto non è questo il problema, non voglio dire a Ravenna Festival o a nessuno cosa dovrebbe fare. Il mio auspicio è che in futuro si possano per esempio organizzare eventi di teatro musicale paralleli al Ravenna Festival. E la stessa cosa si può dire per le produzioni teatrali. Certo, è vero che per una compagnia indipendente, cioé slegata da teatri stabili, produrre è sempre più difficile. E la riforma Franceschini non aiuta visto che impone ai teatri stabili un alto numero alto di repliche dei loro stessi spettacoli…»

Quindi vorrebbe vedere più soggetti in città grazie a una diversa redistribuzione delle risorse?
«Sì, la questione della ridistribuzione o rinnovamento delle risorse per la cultura a Ravenna va affrontata prima o poi. Se no perché si è creato questo fermento incredibile? Perché si sono alimentati così tanti percorsi di artisti senza però volere che questi poi crescano realmente? A volte percepisco Ravenna come una grande famiglia che non vuole fare crescere realmente i suoi figli, vederli autonomi. Come se fosse meglio tenerli eternamente giovani e relativamente poco “competitivi”… Perché certi spettacoli, che richiedono  risorse, posso produrli e mostrarli solo all’estero, in Belgio o a Berlino? Io chiedo se non sia il caso di porsi il tema anche senza aver ottenuto la vittoria della capitale della cultura. Soffro per questa situazione che, se non cambia, mi sembra destinata allo stallo».

State pagando lo scotto anche di aver sempre prodotto teatro d’avanguardia e piuttosto elitario?
«Lo so, è una critica che ci è stata mossa spesso. Ma per esempio a Bologna con Il Flauto Magico abbiamo fatto 8 repliche con il tutto esaurito, 8000 spettatori, tanta gente è venuta da Ravenna a vederlo e sono convinto che sarebbe stato un successo anche qui».

 

Nel dettaglio: I finanziamenti che riceve la compagnia 

La compagna Fanny&Alexander ha dato vita con le compagnie Menoventi e gruppo nanou alla cooperativa E che è beneficiaria di fondi pubblici. Nel dettaglio, dal Ministero (MiBact) riceve 66.046 euro (dato relativo al 2015 dato che il contributo 2016 non è ancora stato comunicato dal Mibact); dalla Regione Emilia-Romagna 58mila euro per  attività di produzione teatrale e multidisciplinare, 58.000 euro (anno 2016) e con il Comune di Ravenna ha una convenzione per attività culturali di 35mila euro (ma il festival Fèsta è realizzato con altre risorse proprie e con un contributo di 5mila euro dalla Fondazione del Monte) e il contributo gestione e programmazione artistica dello spazio Almagià di Ravenna per  42.619,74 euro.

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