Bagni in piazza, già raccolte 200 firme per una petizione che chiede di rimuoverli

L’iniziativa di Forza Italia punta a portare il tema in commissione
Critiche dall’opposizione. La Pigna chiede le dimissioni del sindaco

Dalla richiesta di dimissioni del sindaco per manifesta incapacità di gestire la cosa pubblica alla petizione per la rimozione, tutto condito con qualche punta di sarcasmo. L’installazione dei bagni pubblici nella nuova piazza Kennedy ha attirato critiche da tutte le parti dell’opposizione.

Sono già duecento le firme raccolte dalla petizione lanciata da Alberto Ancarani, consigliere comunale di Forza Italia, per chiedere la rimozione dei bagni con eventuale collocazione altrove e la sostituzione con strutture valutate più consone con la piazza. Servono in tutto 350 firme per portare la petizione a essere discussa in commissione consigliare. Il consigliere forzista ha proseguito nel solco avviato durante la campagna elettorale con le dirette via Facebook dedicate ai temi in agenda e così ha fatto anche per i bagni.

La responsabilità dei manufatti è il tema su cui si concentra l’intervento di Massimiliano Alberghini, il commercialista entrato in consiglio comunale dopo aver portato De Pascale al ballottaggio: «Non è ammissibile che un’amministrazione pubblica si nasconda dietro a un “non sapevamo nulla”. Ma se è vero che sindaco e giunta nulla sapevano, qualcuno qualche firma di autorizzazione l’avrà pur messa. Vogliamo fare chiarezza?». Alberghini aggiunge il sarcasmo: «Gli scatoloni sono spuntati per caso forse provenienti da Marte con quella bella scritta pubblicitaria a caratteri cubitali “Toilettes”». Il consigliere conclude allargando il raggio della sua riflessione: «Come può un’amministrazione che non è in grado di gestire la banalità di bagni pubblici vedendosi istallare a sua insaputa scatolonicontainer di fianco a Palazzo Rasponi, gestire un problema di più ampia portata come la gestione dei profughi?».

«Il manufatto installato nottetempo, ci piace pensare per pudore, è evidentemente privo di una benchè minima qualità estetica», è la sentenza di Ravenna in Comune (Ric). Una posizione espressa sulla base di una riflessione: «È inconcepibile, dal punto di vista architettonico, l’elevazione o l’installazione di barriere visive lungo la via Massimo D’Azeglio. Barriere che nascondono la profondità della piazza, svilendo la maestosità e la qualità dei prospetti sia della Casa del Mutilato che del palazzo Rasponi Dalle Teste». E pure quelle grandi scritte in verticale non passano inosservate all’analisi di Ric: «L’uso delle grandi scritte sui muri del manufatto, inoltre, indica la volontà di dover sottolineare le funzioni dell’oggetto o delle sue parti, necessità che invece, nella buona architettura, deve essere demandata alla diversificazione delle forme, dei volumi e del materiale, elementi attraverso i quali l’utente ed il cittadino può percepirne la funzione». Ravenna in Comune è certa che si sarebbe potuto fare e si possa ancora fare altro: «Si deve migliorare il progetto, ma prima di dare prospettiva alla piazza occorre dare prospettiva politica alla città, una visione d’insieme che questa giunta, già dalla campagna elettorale, pare ignorare completamente».

Gianfranco Spadoni, consigliere provinciale Civici, confida nell’apertura del sindaco disposto a rivedere la questione: «Design discutibile con le toilettes dal forte impatto per la loro ubicazione e per le caratteristiche tecniche molto pesanti rispetto al contesto». Ma oltre agli arredi, Spadoni teme il flop della trasformazione in uno spazio deserto: «Non sarà in grado di ristabilire nella zona gli stessi flussi precedenti di persone dirette al centro perché i nuovi spazi difficilmente saranno utilizzati nel periodo invernale ma ancora peggio in quello estivo se si considera l’ammasso di cemento destinato a trasformarsi in una sorta di braciere».

La lista civica la Pigna, attraverso le parole della coordinatrice Veronica Verlicchi, fa una previsione sul futuro: «Andrà a finire che De Pascale alza le mani dicendo di avere ereditato il progetto e i bagni di piazza Kennedy saranno riempiti di scritte e graffiti che l’assessore Morigi si affretterà a definire opere d’arte. E questo obbrobrio architettonico resterà a deturpare la meravigliosa piazza». Per la lista c’è il danno dopo la beffa: «Un sindaco che sta dimostrando di non sapere gestire un bagno pubblico, come potrà avere le capacità necessarie per risolvere le gravi problematiche che affliggono la città? Risulta evidente come De Pascale sia il clone politico del suo predecessore, in perfetta ed aggravata continuità con l’amministrazione precedente. Di una sola cosa é stato capace per quanto rapido: nell’assumere dipendenti del Pd provinciale nel proprio staff, con stipendi pagati dai cittadini e alleggerendo così le casse del Pd provinciale». Il quadro delineato dalla Pigna è così avvilente da portare Verlicchi a una richiesta forte: «Chiediamo che il sindaco compia un gesto di rispetto nei confronti dei cittadini presentando le proprie dimissioni».

Il movimento civico Cambierà parla per bocca del consigliere comunale Marco Maiolini che giudica i bagni della piazza più adatti per un’area camper, un campeggio o un cantiere: «Ragionare in termini estetici, oltre che di utilità pubblica, avrebbe potuto portare tali servizi direttamente all’interno dello stesso palazzo Rasponi, oppure, poco lontano, si poteva individuare un locale nel nuovo mercato coperto, conciliando discrezione, estetica e rispetto del decoro urbano con il servizio. Ribadiamo di nuovo e fortemente che continua a mancare buongusto e lungimiranza artistica tra gli amministratori della città, i quali stanno già provvedendo a rimediare al danno fatto promettendo migliorie estetiche posticce e postume. Non ha più senso. Attendiamo con ansia le “sorprese” che ci riserverà la ristrutturazione della prossima piazza».

La questione finisce anche nel mirino di “A riveder le stelle”, il meetup fondato dalla grillina Francesca Santarella, ex consigliere comunale. E proprio riferendosi all’attività in municipio, il meetup ricorda che : «In ogni occasione, fino a fine consiliatura, sono stati domandati i rendering che avrebbero potuto permettere la visione del progetto finito: nulla, in una mancanza di programmazione e trasparenza ingiustificabili e sconcertanti. Con mestizia, salutiamo i resti del ciborio di Sant’Agnese, sepolti dai teli bianchi, mentre la città dei vivi, quelli che pagano lo stipendio a politici e progettisti, e poi vanno anche al vespasiano, continua».

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