«Una riforma orientata alla logica del comando»

Il deputato Giovanni Paglia di Sinistra Italiana: «Imbarazzato a votare come la Lega? Lo sarei se avessi scritto la riforma con Berlusconi»

ddddGiovanni Paglia è un deputato ravennate eletto nelle file di Sel quando era in coalizione con il Pd e che ora si trova all’opposizione di Matteo Renzi, in prima fila nella costruzione di un nuovo soggetto alternativo al Pd: Sinistra Italiana. E in prima linea ora nella battaglia per il No al referendum del 4 dicembre.
Dica la verità, quanto conta nel suo no la speranza di mandare a casa Renzi e quanto il merito della riforma?
«Questa domanda andrebbe rovesciata. Nessuno è in grado di difendere il merito della riforma, che appare oggettivamente mal scritta e pericolosa. Vedo invece molti che propendono per il sì per salvaguardare il governo. Spero capiscano che la Costituzione vale più di Renzi».
Cosa proprio non le piace della riforma Boschi? Il bicameralismo non è da superare?
«Tutta la Riforma è orientata a superare la logica della partecipazione democratica, per favorire quella del comando. Il Senato diventa non elettivo, così come le Province, e Regioni ed Enti Locali esautorati. Così saranno in pochi a prendere le decisioni lontani da qualsiasi disturbo. Il bicameralismo poteva essere superato nella fiducia al Governo, ma è assurdo pensare che una legge che decida ad esempio della libertà delle persone possa essere pensata e approvata in tre giorni, come accadrebbe con la riforma».
 Se ora passa il no, il rischio non è che per altri trent’anni almeno tutto resterà bloccato?
«Questa domanda non ha alcun senso. Cosa sarebbe stato bloccato in questi ultimi 30 anni? O in quelli precedenti? L’Italia ha vissuto una straordinaria stagione di progresso negli anni dei grandi movimenti sociali, grazie a una Costituzione che rendeva le istituzioni permeabili alle richieste che provenivano dal basso. Allo stesso modo ha avuto poi una lunga fase di cambiamento inverso, in cui abbiamo perso diritti e libertà prima conquistate. Certamente non si può dire che ci sia stato immobilismo».
La imbarazza votare come Grillo e la Lega Nord?
«Mi imbarazzerebbe aver scritto con Berlusconi la riforma costituzionale, per poi approvarla con Verdini, rifiutando a priori qualsiasi ipotesi di dialogo con le altre forze dell’opposizione. Questo è infatti ciò che è accaduto».
C’è anche chi vota sì per il timore di ciò che potrebbe accadere dopo se vincesse il no, sia dal punto di vista politico sia economico…
«Se vince il No succede che ci teniamo una Costituzione che ha dato in quasi 70 anni ottima prova di sè, permettendo alle nostre istituzioni di affrontare sfide molto difficili. Non credo che Renzi dovrebbe dimettersi per questo. Si aprirà certamente una fase di confronto fra le forze politiche per scrivere una legge elettorale finalmente condivisa e poi si voterà. Che questo accada a marzo 2018 o sei mesi prima non mi sembra molto rilevante. Certo è che se il premier dimostrerà senso di responsabilità non ci saranno conseguenze negative sulla nostra economia».

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