martedì
17 Giugno 2025
caos tra i dem

Il Pd verso l’ora X, Fiammenghi con Errani L’assessore Corsini: «Fanno un errore»  

Anche il partito ravennate è diviso ma molti lo vogliono cambiare «dall'interno». Gatta: «Spero in una nuova generazione di dirigenti»

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L’ora X per il Pd ravennate e non solo ormai è diventata quella di sabato 25 febbraio quando si svolgerà l’assemblea autoconvocata da alcuni iscritti nella storica sede del circolo D’Attorre, meglio nota come la Strocchi. Qui infatti si riuniranno anche i “big” del partito locale che intendono seguire le orme dell’ex segretario Pier Luigi Bersani che ha annunciato l’intenzione di uscire dal partito e dar vita a un nuovo soggetto politico. Tra questi il carico da novanta dovrebbe metterlo Vasco Errani, l’ex presidente della Regione ora commissario per il terremoto del Centro Italia, il cosiddetto dominus della politica ravennate e non solo. La Strocchi è il suo circolo e da quanto ha annunciato alla stampa nazionale è proprio qui che spiegherà le ragioni per cui intende seguire il sodale e compagno di tante battaglie, Bersani. La stessa cosa dovrebbe fare un altro componente di quello che la stampa nazionale battezzò come il “tortello magico”, ossia Miro Fiammenghi, ex segretario provinciale, ex consigliere regionale. Molto vicino a Bersani, si era già schierato per il no al refendum e da tempo chiedeva un luogo per ridiscutere politiche e scelte del partito: sabato potrebbe arrivare anche il suo annuncio. Insieme a quelli di altri nomi storici del partito ravennate come l’ex direttore generale del Comune di Ravenna Carlo Boattini. E chissà che non possano arrivare altre sorprese da altri “big”. Per le dichiarazioni ufficiali c’è ancora da aspettare, ma la sensazione è che anche a Ravenna sia in atto una divaricazione sofferta che, almeno nel gruppo dirigente, pare avere al momento anche una connotazione generazionale. Nonostante infatti l’annuncio di Vasco Errani e nonostante i trascorsi bersaniani, tra i più giovani sono più numerose le voci contrarie alla scissione e che invocano invece un cambiamento del partito dall’interno. Per esempio il deputato Alberto Pagani, pur essendo molto critico verso Renzi, non aderirà al nuovo gruppo parlamentare di Speranza, Rossi, Bersani & Co. E l’assessore regionale al Turismo Andrea Corsini, cervese come Miro Fiammenghi ed ex Ds, dichiara: «Io sto nel Pd per dare il mio contributo a cambiare questo partito che deve ricostruire un profilo programmatico partendo dai temi dello sviluppo economico – ci scrive –, lavoro (è sicuramente necessario correggere la norma sui voucher), scuola, welfare, investimenti pubblici. È necessario rafforzare il Pd e non indebolirlo per non fare un favore alle destre populiste e ai 5 Stelle. Bisogna ricostruire un partito progressista e riformista di sinistra, perno di un’alleanza e di un campo largo di centrosinistra». Ma quindi, gli chiediamo, Vasco Errani e Pierluigi Bersani stanno sbagliando? «Rispetto la loro scelta – dice Corsini – ma uscire dal Pd per me è un errore».

Ancora più duro e netto, se possibile, il commento del consigliere comunale Rudy Gatta, anche lui ex Ds, anche lui ex bersaniano, eletto lo scorso giugno con quasi 700 preferenze, il più votato della sinistra del Pd. «Sono stato bersaniano finché Bersani è stato Bersani – ci dice –: ora davvero non credo più che possiamo pensare di affidarci a un gruppo dirigente che è lì da quarant’anni». Questo non significa tuttavia che Gatta sia diventato renziano. «Renzi ha sbagliato tante cose, non mi piace quando è troppo “patàca”, tuttavia sono convinto che il Pd vada cambiato da dentro. E che da dentro dobbiamo lavorare per far riscoprire il sentimento di cosa significhi essere di sinistra, che in questi anni si è appannato». Il governatore della Puglia Michele Emiliano che ha annunciato di restare nel partito (a differenza per esempio di Enrico Rossi, presidente della Toscana) e candidarsi contro Renzi potrebbe incarnare questo spirito? «Emiliano non è credibile. Spero sinceramente che possa emergere nel partito una nuova generazione di dirigenti capaci e preparati, qualcuno che ancora non abbia un risalto nazionale. Intanto dobbiamo continuare a lavorare, a cominciare dai territori, per dare al partito una nuova identità socialdemocratica ed europeista». Ma nel 2017 cosa significa essere di sinistra per Gatta? «Parafrasando il grande Giorgio Gaber: qualcuno era di sinistra perchè non poteva essere felice se non lo erano anche gli altri».

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