domenica
29 Giugno 2025
la polemica

Nuovo direttore della Classense, «nomina politica, esclusi nomi di grande livello»

Le critiche di Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna che insieme a Cambierà annuncia anche ricorsi in arrivo per le selezioni

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Le otto nuove nomine di dirigente effettuate dal sindaco De Pascale (vedi articoli correlati) sono «quanto di peggio si possa produrre, per arbitrarietà e condizionamento politico, manipolando l’ordinamento dei Comuni italiani». Lo dichiara Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna in consiglio comunale, che conferma anche quanto dichiarato nei giorni scorsi dai colleghi di opposizione, del gruppo Cambierà (il loro comunicato integrale tra gli allegati in fondo all’articolo), sui ricorsi al Tar che sarebbero in arrivo a firma degli esclusi.

Ancisi si concentra poi sul nuovo direttore della Classense, per cui sono pervenute a Palazzo Merlato 45 candidature confluite poi in un qualificato gruppo dei 18 candidati ammessi dalla commissione al colloquio “selettivo” (vedi articoli correlati).

Il punto fondamentale – secondo Ancisi – «è come sia stata formata la terna che la commissione ha sottoposto alla scelta finale del sindaco. È pur vero che De Pascale ha messo al primo posto il candidato più dotato dei tre, Maurizio Tarantino, ex dirigente del settore bibliotecario di Perugia; ma i due candidati idonei di riserva, Davide Gnola e Claudio Leombroni, attualmente a capo dello stesso settore nei rispettivi più domestici Comuni di Cesenatico e di Lugo, dove non esiste neppure l’incarico da dirigente, non ponevano una credibile alternativa. Su tutti tre gravano poi due debolezze: essere pervenuti alle suddette posizioni non per concorso, ma per nomina politica (in amministrazioni dirette dal Pd); essere dunque dei lavoratori precari, legati alle decisioni politiche di ogni sindaco, ad ogni suo rinnovo. Lo dimostra il fatto che Tarantino non solo ha perso la poltrona, ma è stato lasciato a casa dal Comune di Perugia, quando, nel 2014, il centro-destra ha sorprendentemente mandato a casa il sindaco Pd: di qui la sgradevole sensazione, rafforzata dal modus operandi, che per l’occasione sia stato attivato il più grande poltronificio politico d’Italia, anche se nel caso abbastanza a proposito».

Infine Ancisi polemizza per i candidati esclusi dalla terna finale, tra cui figurano «nomi di grande livello in Italia, a capo di importanti settori bibliotecari a Cesena (nella Malatestiana, prima biblioteca civica d’Europa), a Ferrara (l’Ariostea), a Cremona (la Statale), nell’Università di Padova, nell’Università di Torino, nell’Università di Parma, per non dire dell’Università Alma Mater di Bologna-Ravenna: da questa hanno avuto l’idea di poter “concorrere” per il nostro Comune una funzionaria con esperienza di direzione nella Biblioteca Centralizzata di Bologna e nei servizi bibliotecari dei campus di Cesena e Forlì, un’altra nelle biblioteche del polo scientifico di Ravenna e nel coordinamento del settore Biblioteca centrale del campus di Ravenna. Ha “concorso” pure uno dei massimi archivisti in campo internazionale, già direttore della Soprintendenza archivistica dell’Emilia-Romagna, dell’Archivio di Stato di Torino e dell’Istituto centrale degli Archivi, oltretutto recentemente incaricato come docente nel corso di Scienza del libro e del documento del campus di Ravenna. Svariati di questi nomi hanno il merito di aver effettuato concorsi pubblici veri per arrivare ai rispettivi vertici professionali e/o altri di occupare ruoli di dirigente, quasi tutti di non essere stati nominati da autorità politiche, così da distinguersi in tutto o in parte dalla terna vincente. Cosa abbiano di meno si leggerà nei verbali della commissione, che a mio parere dovrebbero essere pubblicati, almeno perché, nell’immaginaria selezione a cui si sono in buonafede sottoposti, sia resa loro giustizia. Da colloqui in media di 16 minuti, con minimi di 5 e 10, non possono essere stati sufficientemente valutati, in assenza di psicanalisti, il “piano motivazionale”, “l’interesse al ruolo”, “l’insoddisfazione nell’attuale contesto”, la “consapevolezza del ruolo”, la “significativa progettualità”. Respingo la tesi che alcuni siano troppo “anziani” o scarsamente motivati a restare a lungo a Ravenna. Si sarebbe dovuto effettuare un concorso pubblico vero per un posto di ruolo, se si fosse voluto ragionare oltre la prospettiva di un incarico triennale/quinquennale legato alla scadenza di De Pascale. È sempre meno detto che il prossimo sindaco sia del Pd. Perugia insegna, non da sola».

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