Dopo l’esposto in Procura presentato dal presidente della Provincia Michele de Pascale, in linea con quanto fatto da molte altre province per segnalare: «la gravità della situazione a tutela della amministrazione e della comunità ravennate», arriva anche l’allarme dei sindacati a confermare lo stato di difficoltà in cui versa l’ente di piazza Caduti che rischia, come peraltro anticipato più volte negli anni passati, di non poter chiudere il bilancio 2017. Insomma, una situazione quella attuale ampiamente prevista e prevedibile.
E così, oltre al presidente anche Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Sulpl e la Rsu della Provincia di Ravenna sottolineano «l’esigenza che le Province siano messe in grado di assumere personale, per garantire la funzionalità e la sicurezza dei servizi ancora in essere e che si recuperino le risorse selvaggiamente tagliate in questi ultimi anni». In particolare, dicono ancora i sindacati: «Ora siamo in una situazione di grande difficoltà che presenta ripercussioni molto negative sia sulla capacità operativa delle Province sia sul destino dei tantissimi lavoratori oggi ancora alle dipendenze dell’ente. Questi lavoratori sono obbligati tutti i giorni ad assumersi responsabilità in un organigramma ormai destrutturato, vivendo condizioni di lavoro ormai insopportabili e nell’assoluta incertezza». Non solo, dicono Cgil, Cisl e Uil, «per chiudere il bilancio dell’anno 2017 mancano 12 milioni di euro; questo impedisce di mettere in sicurezza gli 800 chilometri di strada di competenza della Provincia e i 18 istituti delle scuole superiori che accolgono ogni giorno 18mila studenti».
Una denuncia che, come si diceva, non fa che confermare l’allarme già lanciato dal Presidente a proposito di «’inderogabile necessità che il Governo, in accordo con la Conferenza Stato-Regioni, provveda attraverso apposite modifiche legislative» e stila l’elenco delle necessità: «intervenire sui tagli previsti per evitare situazioni di dissesto finanziario e permettendo così l’approvazione del bilancio 2017; garantire certezza di risorse anche per gli anni successivi; ripristinare la possibilità di assunzioni di personale sia a tempo determinato che indeterminato, anche dirigenziali».