La consigliera comunale di opposizione Verlicchi critica la gestione delle convenzioni: «Documentazione mancante, carte senza numero di protocollo, autocertificazioni con date in ritardo». E torna a criticare la concessione di contributi alle associazioni in cui compaiono compagni di alcuni membri della giunta
Pressapochismo e incompetenza: queste le parole usate da Veronica Verlicchi, consigliera comunale di opposizione a Ravenna con la lista civica La Pigna, per definire il sistema di controllo e rendicontazione sui progetti culturali finanziati dal Comune. Le cosiddette convenzioni quinquennali che sono andate a bando a fine 2017 e valgono circa 600mila euro all’anno distribuiti fra una trentina di soggetti.
In una conferenza stampa convocata ieri, 2 agosto, Verlicchi ha presentato l’esito del suo lavoro degli ultimi quattro mesi per ricostruire l’effettiva rete di controlli sulle spese sostenute dalle associazioni beneficiarie e parla di documentazione incompleta, scarse verifiche e carte senza protocolli.
La vicenda prende le mosse a marzo 2018 quand Verlicchi presenta una istanza di accesso agli atti e chiede al dirigente della Cultura, Maurizio Tarantino, la rendicontazione dei progetti culturali finanziati dal Comune negli ultimi anni: «In prima battuta mi è stato consegnato un bilancio consuntivo che non è certo una rendicontazione, prevista dalla legge nonché dal regolamento comunale per le contribuzioni». La nuova risposta arriva solo dopo tre mesi: «La documentazione spesso risulta incompleta di dati fondamentali. Ci sono ricevute emesse da ristoranti senza l’intestazione dell’associazione cliente, ricevute di cene con decine di persone senza specificare chi fossero gli ospiti e senza l’attestazione che fossero coinvolti nel progetto finanziato. Poi risultavano mancanti anche delle prove dei pagamenti: numerose fattura non riportano l’indicazione “pagato” accompagnata dal timbro di chi l’ha rilasciata ma sono state comunque ammesse al rimborso del Comune. Tarantino ha fornito le autocertificazioni degli amministratori dei soggetti benificiari ma tali documenti non hanno il numero di Protocollo generale del Comune di Ravenna; protocollo obbligatorio per legge». Verlicchi ipotizza quindi che le autocertificazioni possano essere arrivate agli ufficio del municipio solo dopo la richiesta.
Vicenda ulteriormente aggravata, a giudizio della forza di opposizione dal fatto che al voto hanno partecipato tre consiglieri comunali del Pd direttamente coinvolti in associazioni che beneficiano di contributi comunale: «Stiamo parlando di Fabio Sbaraglia, Idio Baldrati che è anche intervenuto nella discussione e Raoul Minzoni. Il regolamento sul funzionamento del consiglio comunale vieta a qualunque consigliere direttamente o indirettamente coinvolto nell’oggetto della discussione di parteciparvi e di votare».
E a proposito dei beneficiari con presunti conflitti di interesse, Verlicchi coglie l’occasione per tornare a sollevare una polemica già cavalcata nella campagna elettorale del 2016: «All’interno delle realtà che beneficiano dei contributi figurano consiglieri di maggioranza o compagni di vita di assessore della giunta De Pascale». Le associazioni cultuali nel mirino sono Strativari, Start, Ravenna Cinema, cooperativa E: «Nell’associazione Strativari, sorta nel 2010 e fin da subito premiata con contributi comunali, figura tra gli esponenti, Emilio Macchia, compagno dell’assessora Ouidad Bakkali. E tra i suoi soci fondatori troviamo anche Fabio Sbaraglia, capogruppo Pd in consiglio comunale e presidente della commissione consiliare Cultura. Come si evince dal suo curriculum vitae, Sbaraglia dichiara di essere stato dipendente, fino a pochi mesi fa, della cooperativa E, anch’essa beneficiaria di cospicui contributi comunali. Il rappresentante dell’associazione Ravenna Cinema Alberto Bucci, compagno dell’assessora Valentina Morigi». Queste le cifre percepite dal 2012 al 2017, secondo i calcoli de La Pigna: 37mila euro a Strativari, 340mila a Ravenna Cinema, 159mila a Start e 196mila a coop E.