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Boschi: «Il Pd ha perso anche per le fake news dei 5 Stelle, con loro non si tratta»

Nell’ultimo sabato della kermesse nazionale, la deputata toscana sale sul palco per un incontro sul rapporto tra democrazia e bufale. Candidata al congresso per la corrente renziana? «Prima dei nomi bisogna guardare a cosa fare il per partito»

Il Pd ha perso le elezioni del 4 marzo anche perché non è stato abbastanza sui social network in modo preparato per sbugiardare le fake news costruite dagli avversari ed è anche per questo che il Partito democratico non può avere niente a che spartire con i Cinque Stelle. Il pensiero è di Maria Elena Boschi, oggi deputata dopo essere stata sottosegretaria nel governo Gentiloni e prima ministra con Renzi. La 37enne di Laterina è salita ieri sera, 8 settembre, sul palco della festa nazionale dell’Unità a Ravenna per partecipare a un dibattito proprio dal titolo “Democrazia ai tempi delle fake news”. A completare il parterre dei relatori Tommaso Cerno (ex direttore de l’Espresso e oggi senatore Pd), Marco Canestrari (programmatore informatico che ha lasciato il mondo grillino dopo aver partecipato alla creazione del blog) e Jacopo Iacoboni (firma de La Stampa autore di diverse inchieste sull’M5s).

Doveva essere un dibattito su fake news e democrazia, è diventato un dare addosso al grillino brutto e cattivo (assente sul palco) che mette in pericolo la democrazia spacciando tonnellate di bufale. Ma prima Cerno in veste di politico e poi gli altri due ospiti più super partes hanno voluto sminuire il peso delle bufale tra le giustificazioni del ko dem cinque mesi fa. «Se pensiamo che il Pd sia passato dal 40 percento al 18 per colpa delle fake news – è stato il sarcasmo di Cerno – allora dobbiamo andare tutti a casa. Ma qua non possiamo dirlo…».

Annalisa Chirico (Il Foglio), brillante moderatrice, ha provato a punzecchiare Boschi in vista del congresso soprattutto sondando l’eventuale possibilità che possa essere il suo il nome renziano in corsa. Niente da fare, Boschi si smarca. La deputata – accolta dagli applausi di qualche centinaio di persone ma ben altra cosa rispetto alla folla per Renzi – si è limitata a dire che si augura un congresso all’inizio del 2019 prima delle elezioni europee ma che spetterà al segretario convocare l’assemblea e «prima di parlare di nomi bisogna parlare di cosa vogliamo fare per il partito per evitare congresso mosso da ansia o da voglia di rivincita». Sempre in tema politico la deputata sottolinea chiaramente che lei con i grillini non ha intenzione di trattare: «Non si dialoga con chi distrugge l’avversario, non si dialoga con chi al governo finora a fatto due soli decreti, uno che cancella posti di lavoro e uno che modifica le norme sui vaccini». A proposito della questione sanitaria, Boschi fa notare una curiosità dalla commissione parlamentare: «Tra i parlamentari dei Cinque Stelle ci sono anche dei medici che non hanno potuto tacere di fronte a queste cose. Dopo averlo fatto la prima volta poi non si sono più visti da nessuna parte, sono spariti. Non ho dubbi che stiano bene, ma questo dice molto sui loro metodi».

Sul fronte più tecnico a proposito del tema centrale della serata da Iacoboni sono arrivate alcuni dettagli interessanti. La notte successiva alla pubblicazione del video di Salvini contro i magistrati ci sono stati centinaia di migliaia di ritweet da account che per l’80 percento erano americani. «Steve Bannon era l’ideologo di estrema destra dell’amministrazione Trump che ora è in Europa e sta incontrando quelli che chiama fratelli: ha incontrato Salvini ma anche qualcuno dell’M5s. Tutto legittimo ma vorremmo che si sapesse perché significa collocare il movimento in una precisa area, in un network che diffonde certi temi. Siamo oltre le fake news, siamo all’istigazione all’odio». Un altro dettaglio: «Nel 2014 all’improvviso l’M5s diventò pro Putin e sappiamo che incontrò un emissario del presidente russo, un paese dove i giornalisti vengono ammazzati. Queste cose vorremmo saperle».

Canestrari conosce la struttura della macchina Cinque Stelle e svela qualche retroscena, già contenuto nel suo libro Supernova: «M5s ha introdotto in Italia un metodo preciso che partiva da siti contenenti notizie false per generare consenso, per generare traffico, per generare denaro che poi veniva investito nella propaganda. Se qualcuno va a cercare di individuare i bias del cervello per far passare un messaggio credo che non ci sia niente di politico in questo ma solo uno schifo».

Cerno è il più infervorato sul palco. Dopo ogni intervento è costretto ad asciugarsi il volto madido di sudore. Il senatore prova a disegnare la rotta: «Dobbiamo essere capaci di rendere il sogno democratico più forte della loro rabbia».

E quando finisce il dibattito è Maria Elena la più richiesta dai militanti e simpatizzanti sotto al palco: c’è chi chiede un selfie, chi si accontenta di baciarla. Lei si concede un po’ e poi viene accompagnata allo stand delle valli per la cena. Una telefonata rapida con la mano a conchetta “alla Cassano” per nascondere il labiale poi prende posto a tavola tra i renzianissimi di casa Manuela Rontini (consigliera regionale) e Roberto Fagnani (assessore comunale), di fronte il segretario provinciale Alessandro Barattoni.