Rontini, sfumata la candidatura a sindaco: «Mi ripresento con entusiasmo in Regione»

La consigliera uscente del Pd aveva dato la disponibilità a raccogliere il testimone di Malpezzi, ma ci spiega: «Dai circoli mi è stato chiesto di proseguire il buon lavoro a Bologna»

Rontini

La consigliera Manuela Rontini nell’aula dell’Asemblea regionale

Manuela Rontini sta concludendo il primo mandato da consigliera regionale e il suo nome è circolato a lungo come possibile candidata sindaco a Faenza nella corsa del 2020. In realtà, come ci spiega nell’intervista, sembra che correrà invece per la conferma in regione il 26 gennaio mentre voci di corridoio parlano di una conferma praticamente certa del suo collega Gianni Bessi, di una rinuncia di Mirko Bagnari (anche lui al termine del primo mandato) e di una discesa in campo dell’attuale assessore regionale Andrea Corsini. In attesa di conferme ufficiali, abbiamo fatto qualche domanda alla consigliera che più è stata sulle pagine dei giornali nelle ultime settimane.

Consigliera, se ne parla ormai da tempo, ci dica: sarà lei la candidata del centrosinistra a sindaco di Faenza? O tenterà di tornare in Regione per il secondo mandato?
«Come ho sempre detto, non si decide da soli se e a cosa candidarsi. Ho dato la mia disponibilità sia per le regionali che per le amministrative del 2020, ma ho chiesto alla comunità del Partito democratico di decidere insieme cosa fare. Martedì sera si è svolta la riunione dei direttivi dei circoli Pd della Romagna Faentina: le tante persone intervenute, a partire dal coordinatore Anconelli, che ringrazio, mi hanno chiesto di ricandidarmi in Regione per il lavoro fatto in questi 5 anni per il nostro territorio e per la complessità della sfida che abbiamo davanti. E io, anche stavolta, metterò il mio entusiasmo e le mie energie a disposizione di questa sfida».

La lista Insieme per Cambiare si è detta contraria alla sua candidatura a sindaco. La cosa la preoccupa? E che coalizione immagina eventualmente per il centrosinistra?
«Sono certamente dispiaciuta, non tanto per una questione personale: ritengo infatti che la buona politica non si costruisca con i veti, ma provando a scrivere insieme progetti possibili e soluzioni concrete per dare risposte alle esigenze delle nostre comunità. Bisogna ripartire da un ragionamento diverso: come immaginiamo Faenza nel 2030? Come vogliamo che sia la nostra città? E, da lì, coinvolgendo le tante espressioni di associazionismo, politico e civico, che sono da sempre il valore aggiunto di Faenza, costruire una coalizione plurale e inclusiva, capace di coinvolgere tutti coloro che non si rassegnano alla rabbia e al rancore, ma si vogliono impegnare per lasciare ai più giovani un territorio più bello in cui crescere e vivere».

Qual è il risultato più importante che pensa di aver ottenuto in questi cinque anni?
«Innanzitutto mi lasci dire che c’è una cosa di cui vado molto orgogliosa: dall’inizio della Legislatura non ho mai mancato di essere presente a ciascuna delle 269 sedute dell’Aula del Consiglio regionale, dove ho il 100% di presenze. So che questo non è sufficiente per essere un buon rappresentante delle Istituzioni, ma mi hanno insegnato che in politica bisogna “essere, esserci, per fare”. Mi vengono subito in mente due cose, tra le tante. Sono stata relatrice del provvedimento che ha tagliato i vitalizi agli ex Consiglieri e Assessori regionali (gli attuali non ne hanno diritto, ndr): una norma che sicuramente non mi ha attirato simpatie tra gli addetti ai lavori, ma che abbiamo inteso come un gesto di buon senso, per provare a rimettere in sintonia la classe politica con il resto del Paese, affaticato dalla crisi economica. Poi la nuova legge urbanistica, costruita a seguito di un lungo percorso di confronto e partecipazione con i professionisti, le associazioni e gli Enti locali, che mette al centro la rigenerazione urbana per frenare la cementificazione. Il primo bando ha contribuito a finanziare la riqualificazione dell’ex Caserma Alighieri a Ravenna, il Borgo Marina a Cervia, la passeggiata delle Arti a Conselice, il progetto dell’area stazione a Faenza, la realizzazione di alloggi di edilizia sociale a Bagnacavallo e la nuova “cittadella scolastica” a Fusignano. Questo per dire che dà soddisfazione veder cambiare le nostre città, anche a seguito di un lavoro di sinergia e collaborazione con la Regione Emilia-Romagna».

Renziana della prima ora, è rimasta nel Pd. Può rassicurare gli elettori che potrebbero temere che lei abbia intenzione di passare a Italia Viva dopo un’eventuale elezione, come è accaduto con alcuni eletti in Regione Umbria?
«Sabato scorso, l’Assemblea regionale del Partito democratico, all’unanimità, mi ha eletta vicepresidente: se non fossi convinta che il Pd possa ancora essere quella grande forza popolare intorno a cui raccogliere le migliori tradizioni culturali e politiche del Paese, per rimettere l’Italia in cammino, non avrei accettato. Ho scelto di restare nel Partito democratico per questo motivo, lo stesso per cui nacque il Pd 12 anni fa, seppur sia legata, come tutti sanno, da un rapporto di stima e amicizia con Matteo Renzi».

Quanto le fa paura la Lega? In Regione e a Faenza, dove storicamente è sempre stata molto forte? E secondo lei, come la si può battere?
«Tenendo insieme l’orgoglio di essere emiliano romagnoli, di abitare in una regione in cui la disoccupazione è scesa al 5% e in cui le persone scelgono di venire a curarsi per la qualità dei servizi, con le sfide che abbiamo davanti. A partire dalla necessità di una svolta verde, capace di coniugare la salvaguardia dell’ambiente e lo sviluppo economico, e dall’impegno che prenderemo sugli asili nido: meno cari e accessibili a tutte le famiglie. Perché anche in questi anni non abbiamo mai smesso di innovare e ripensarci. Bonaccini ha dimostrato di essere un bravo governatore, ma ancor di più un buon sindaco dell’Emilia-Romagna: qui possiamo vincere e ce la metteremo tutta per riuscirci».

E i 5 Stelle? Possono essere alleati del centrosinistra a Faenza? Cosa ne pensa del fatto che potrebbero non presentare il simbolo alle regionali?
«Non credo ad alleanze fittizie, fatte con l’unico obiettivo di battere gli avversari: sarebbero una presa in giro nei confronti dei cittadini. Penso invece che sui programmi si possa verificare la possibilità di un’intesa. Vale per Faenza e vale per la regione Emilia-Romagna dove, anche in questi anni, ci sono stati alcuni provvedimenti che abbiamo votato insieme: il taglio dei costi della politica, il contrasto alle discriminazioni e alle violenze determinate dall’orientamento sessuale, ma anche la legge sulla mobilità ciclabile e le norme per bloccare la diffusione delle slot-machine».

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