Dalla Val di Susa alle proteste anti Salvini: «La vera sinistra è fuori dai partiti»

Parla la militante Raffaella Veridiani: «Sono pronta ad andare anche in carcere, per dare l’esempio…»

Raffaella Veridiani

Raffaella Veridiani in una manifestazione No Tav, al centro con maglietta nera e jeans

A 55 anni si può ancora essere ribelli. Parola di Raffaella Veridiani, educatrice, figura di spicco a Ravenna della sinistra cosiddetta “movimentista”, non quella delle Sardine «tutta pace e amore», ci mancherebbe, ma quella che non ha paura di finire denunciata per protestare contro i neo-fascisti, o in Val di Susa. O, tanto per fare altri esempi concreti, per coprire le svastiche sui muri della città con dei fiori.

«Ho una decina di denunce penali alle spalle e sono stata condannata a 80 giorni di carcere, con pena non sospesa. Siamo noi ora che chiediamo di riprendere il processo: se devo andarci, in galera ci vado volentieri. Anche per dare un esempio ai più giovani, come ha fatto per esempio Nicoletta Dosio (la pasionaria 73enne del movimento No Tav, ndr)».

«In tutti questi anni – continua Veridiani al telefono, rispondendo alle nostre domande – non ho mai pensato di essere troppo “grande”, credo di essere giovane nello spirito e nella voglia di lottare. Mi sono fermata solo per “colpa” delle gravidanze – sorride – ma sono felice di aver cresciuto tre figlie che a loro volta sono diventate militanti, che hanno potuto conoscere tutti i centri sociali d’Italia (ride, ndr)». E che ora sono tra i giovani che stanno portando avanti le battaglia della sinistra di lotta: «Con questa pandemia purtroppo i ragazzi si sono un po’ persi, abbiamo rubato molto alle loro vite, sembrano quasi trattenuti da tiranti invisibili. Fortunatamente in città è stato però mantenuto vivo il collettivo studentesco antifascista, con cui stiamo pensando di fare cose importanti: ci sono il G20 a Venezia, l’anniversario del G8 di Genova, la carovana Zapatista da accogliere…».

Dopo 12 anni di militanza in Rifondazione Comunista, da cui è uscita un paio d’anni fa, Veridiani rivendica l’appartenenza solo al Sindacato Generale di Base, all’Unione Inquilini, che lotta contro gli sfratti, e alla Rete Antifascista. «Sono schifata dall’opportunismo politico, dalle logiche di accorpamento per evitare il peggio. Quello che non accetto è l’incoerenza fra quello che si dice e quello che si fa, fra quelli che si dicono antifascisti e poi snobbano le battaglie antifasciste. Io mi definisco una comunista libertaria, ma non mi ritrovo più in nessuna realtà politica, dove il pensiero e l’azione non vanno di pari passo. Ecco perché credo sia più stimolante invece impegnarsi in realtà movimentiste». Quelle che rischiano però anche di far passare Salvini per un eroe a ogni contestazione? «Questo ragionamento rientra nella filosofia in voga negli ultimi anni, quella del voto utile, del lasciar correre, del restare indifferenti. Con la sinistra a teorizzare in poltrona che ci ha portato fino a questa situazione, al trionfo delle peggiori destre. Noi come Rete Antifascista invece non smettiamo di indignarci, vogliamo far sentire alla gente che va in quelle piazze che c’è anche un’altra voce. Anche perché poi sappiamo argomentare le nostre posizioni e qualcuno magari preferisce approfondire, scopre un punto di vista diverso».

Veridiani dice di seguire con attenzione, tra i personaggi politici di oggi, Marta Collot di Potere al Popolo («una coerente, una che partecipa alle manifestazioni, con cui si può parlare, che ti ascolta») mentre per trovare un suo vero riferimento politico bisogna tornare al movimento di resistenza partigiana. «Te ne dico invece uno che reputo più colpevole di tutti: Togliatti (il riferimento è all’amnistia del 1946, come ricorda anche su Facebook, ndr)».

Tornando all’oggi, in vista delle elezioni ravennati di ottobre, Veridiani guarda con favore al ritorno della lista Ravenna in Comune (nonostante le varie “scissioni”). «Per una realtà come quella, sempre coerente – Veridiani è nel consiglio direttivo della lista – sono disposta a metterci la faccia, a candidarmi di nuovo, anche se non a sindaca, perché credo ci siano persone più adatte, più diplomatiche. D’altronde ho anche già rifiutato la proposta di candidarmi alla poltrona di sindaco arrivata da più partiti comunisti in questi mesi».

E il Pd – chiediamo quasi come una provocazione – perché non votare il centrosinistra del Pd, per battere le destre? «Perché il Pd è esso stesso un partito di destra: sta mettendo in campo le peggiori politiche liberiste, io anche con tutta la buona volontà non riesco più a riconoscere niente di sinistra lì dentro, solo operazioni di facciata e farlocche, a partire da quelle sull’ambiente. Vedo solo persone impreparate che fanno tutto alla ricerca di un interesse economico, per il mantenimento dello status quo, per consolidare magari – tanto per fare un esempio ravennate – i rapporti con Eni, le poltrone nelle società partecipate. Una politica opportunista che segue solo il capitale». E allora Ravenna Coraggiosa? «Mah, è solo un sistema di vasi comunicanti per non disperdere le energie fuoriuscite dal Pd. Sono quelli delle Sardine, emanazione di Prodi, quelli che vanno a protestare contro Salvini a chilometri di distanza, mano nella mano, cantando. Noi, invece, eravamo proprio dove c’era Salvini, a protestare: la differenza è notevole».

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