
L’opposizione va alla carica sui numeri dei visitatori delle mostre dantesche organizzate nei mesi scorsi a Ravenna, condizionate ovviamente però dalla pandemia
Prima è stata La Pigna ad attaccare il Comune per il risultato definito «fallimentare» dell’esposizione organizzata alla chiesa di San Romualdo, “Le arti al tempo dell’esilio”.
«In 65 giorni di apertura appena 2.867 spettatori paganti, di cui solo 521 a prezzo intero, per l’incasso irrisorio di 22,000 euro», si leggeva in un comunicato di fine luglio della Pigna e della candidata a sindaco Veronica Verlicchi, in cui si ricordava invece il successo della mostra dantesca di Forlì (neppure paragonabile però con quella di Ravenna, a partire dalle dimensioni), con 40mila visitatori in 70 giorni di apertura.
Ora è Ancisi a completare il quadro, fornendo i dati dei visitatori della grande mostra dedicata a Paolo Roversi, fotografo di moda tra i più affermati a livello internazionale.
«Nei 79 giorni di apertura (a intermittenza, a causa delle norme anti Covid, da ottobre 2020 fino allo scorso giugno, ndr) gli spettatori sono stati 5.526, cioè in media 70 al giorno, di cui solo 1.461 a prezzo intero, 19 al giorno. Dimodoché, l’incasso totale è stato appena di 39.800 euro, a fronte di 120.000 euro spesi solamente per i curatori esterni (di cui 100.000 per Roversi stesso), i quali, sommati agli elevati costi del personale, di gestione e di organizzazione, dimostrano la defaillance finanziaria dell’iniziativa. Dispiace molto perché questa mostra, apprezzata da critica, osservatori e spettatori, avrebbe meritato un successo pieno».