Buonguerrieri (Fdi): «No aste spiagge, prevenzione aborto, sostegni a famiglie»

A tu per tu con la candidata all’uninominale alla Camera del centrodestra: «Con questa campagna ho avuto il piacere di conoscere meglio il territorio ravennate»

Alice Buonguerrieri FdIAlice Buonguerrieri è l’unica romagnola candidata alla Camera dei Deputati per Fratelli d’Italia, corre nell’unimonale a Ravenna e nel collegio plurinominale. Avvocata, 44 anni, nata a Bagno di Romagna e residente a Cesena, una storia politica che parte ai tempi di Azione Giovani, cinque anni fa si candidò a sindaco del paese natale ed è la coordinatrice provinciale di Fratelli d’Italia a Forlì-Cesena.

Lei è l’unica candidata all’uninominale alla Camera, un seggio che comprende la sola provincia di Ravenna, non di Ravenna. Non è strano? Non crede che possa rappresentare un handicap? Che tipo di rapporto dovranno i parlamentari avere con il territorio che li ha eletti?
«La nuova legge elettorale ha ridisegnato i collegi, la riduzione del numero di parlamentari ha ristretto gli spazi per i candidati prettamente territoriali. I paracadutati non mancano, ma io non lo sono: sono una romagnola doc e sono orgogliosa e onorata di poter rappresentare tutta la Romagna, Ravenna inclusa, in Parlamento. Ringrazio Giorgia Meloni e tutta la coalizione per la fiducia, consapevole che mi batterò in un territorio dove il vecchio sistema esercita ancora tanta influenza. Mi rivolgo a tutti i cittadini che vogliono finalmente un cambiamento e il superamento di vecchie logiche. Non giudico affatto la mia candidatura strana: certo, il mio nome a Ravenna non è conosciuto come a Forlì e Cesena, questo è innegabile, ma la mia storia politica è sempre stata all’insegna del contatto e del rapporto diretto con il territorio. Con questa sfida ho avuto il piacere di conoscere ancora meglio il ravennate e di stringere nuove relazioni. Ecco, le relazioni, la conoscenza dei problemi e delle eccellenze del territorio, una visione chiara e coerente di futuro: su questi binari si deve sviluppare il rapporto tra un parlamentare e il territorio dove è stato eletto».

Ci dica tre priorità nazionali e tre del territorio.
«A livello nazionale la politica deve anzitutto difendere le imprese creando condizioni di sviluppo favorevoli e dando dignità al lavoro, difendere la famiglia e contrastare il calo demografico e infine rivendicare il ruolo dell’Italia nell’Europa e nel mondo, tenendo saldi i valori occidentali della nostra Nazione e difendendo e valorizzando le nostre eccellenze, il nostro Made in Italy. A livello territoriale, infrastrutture, rilancio economico e sicurezza».

FdI al referendum sulle trivelle invitò a votare per il blocco delle estrazioni. Oggi siete favorevoli. Fu una scelta miope?
«Non c’è stata nessuna giravolta sulle trivelle, tantomeno una scelta miope, anzi ragionata e coerente oltre che ancorata ai diversi momenti storici, non dimentichiamo che oggi viviamo una vera e propria emergenza energetica. I quesiti referendari erano volti a dare più tutela all’ambiente, soprattutto per gli impianti più vicino alla costa. Oltre che alla durata delle concessioni, che pareva fosse un aiuto ad alcune gran- di lobby vicine al governo Renzi. La nostra posizione è chiara: riprendere immediatamente le estrazioni del gas dal nostro Mare Adriatico, co- sa che Fratelli d’Italia chiede da oltre un anno. La Croazia estrae dal nostro mare il nostro gas e noi siamo praticamente fermi a causa dei no ideologici della sinistra. Siamo per il rilancio del comparto dell’oil&gas eccellenza nazionale e internazionale, sappiamo che l’Italia ha tutte le risorse per farcela da sola».

Voi siete favorevoli al rigassificatore, ma tra i residenti comincia a serpeggiare una certa preoccupazione per l’impianto previsto a Punta Marina. Cosa ne pensa?
«Nel 2009 era stato proposto un rigassificatore a 20 km dalla costa, il Pd ha detto no, il centrodestra era a favore: se a quel tempo si fosse fatto, ora ci troveremmo sicuramente in condizioni migliori. Oggi si prevede l’installazione di una nave rigassificatrice a circa otto chilometri dalla costa, che forse entrerà in funzione nel 2024. Il centrodestra e Fratelli d’Italia si sono dichiarati a favore: è la sinistra che non lo vuole. Diciamo basta ai no ideologici della sinistra che bloccano lo sviluppo dell’Italia, sono certa che i ravennati capiranno l’importanza strategica di questo intervento e le positive ricadute che ci saranno sul territorio. Andranno valutate delle compensazioni, ma questa tecnologia è sicura e importante per dare risposte in situazione emergenziale».

Qual è la vostra ricetta per fronteggiare l’emergenza del caro bollette?
«La crisi energetica va affrontata mettendo un tetto europeo al prezzo del gas, e poi separare, anche a livello nazionale, il prezzo del gas da quello dell’elettricità. Questo porterebbe subito un abbattimento significativo delle bollette. Nel frattempo serve una misura straordinaria per ammortizzare l’impatto del fenomeno, scongiurare la chiusura delle imprese ed evitare di mandare sul lastrico le famiglie».

Avete promesso di bloccare l’asta delle spiagge, un provvedimento che però è legato ai fondi del Pnrr. Come sarà possibile e che futuro avete in mente per le coste?
«La Bolkestein è una direttiva europea che non doveva essere applicata alle concessioni demaniali balneari e per più di un motivo. Lo stesso Bolkestein ha affermato che la direttiva si applica alla gestione dei servizi e non alla concessione di beni. Con Fratelli d’Italia al governo ci impegniamo ad impugnare come Parlamento le note sentenze del Consiglio di Stato, che ha travalicato le sue competenze, e nei fatti ha promosso un esproprio di Stato, e sospendere le aste. Sarà il prossimo governo a verificare tutte le possibilità per difendere un settore fondamentale del turismo italiano e salvaguardare le imprese balneari. Questa operazione avvallata dal Governo Draghi con il benestare della sinistra serve solo ad aprire il nostro turismo ai grandi gruppi stranieri che così potranno comprare le eccellenze italiane e cambiare volto a un pilastro del sistema turistico tricolore».

In generale, avete detto di voler rimettere mano al Pnrr. Cosa non vi convince?
«Il Pnrr è un’occasione storica per il Paese. È l’occasione, per fare uno tra i tanti esempi, di mettere finalmente mano alla rete infrastrutturale del Paese: a quella viaria, così come alle autostrade del web. I progetti devono essere coerenti con il nuovo scenario che sta emergendo, tra guerra in Ucraina e crisi energetica. Chiediamo di aggiornare il Pnrr alla luce di queste crisi per destinare più risorse all’approvvigionamento e alla sicurezza energetica».

Sono sempre più frequenti le denunce di donne che lamentano difficoltà e ritardi nel poter abortire in cliniche pubbliche a causa dell’alto numero di medici obiettori. Lo ritiene un problema urgente?
«Noi rivendichiamo una piena applicazione della Legge 194 del 1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza, a partire dalla prevenzione. Per questo nel nostro programma c’è l’istituzione di un fondo per aiutare le donne sole e in difficoltà economica a portare a termine la gravidanza. Sostegno alla natalità e alla famiglia per noi non è uno slogan, ma un grande impegno che intendiamo mantenere, lasciando così alle donne la piena libertà di decidere e non di prendere una decisione perché costrette, offrendo quindi alternative, informazione, sostegno psicologico ed economico».

Dopo le parole di Giorgia Meloni c’è il timore di una regressione dei già ridotti diritti delle persone omosessuali e trans in caso di una vostra vittoria. Cosa dobbiamo aspettarci su questo versante?
«I diritti civili non li tocca nessuno, non strumentalizziamo le parole della Meloni. Per noi la famiglia è l’elemento fondante della società e di questo non ce ne dobbiamo certo vergognare. Crediamo vada riaffermato il ruolo centrale della famiglia, a livello educativo e sociale. Cosa dobbiamo aspettarci? Con Fratelli d’Italia sicuramente nuove forme di sostegno alla famiglia, alle giovani coppie e alla natalità. E questo con la paventata regressione dei diritti delle persone omosessuali non c’entra nulla. Siamo alla solita mistificazione di sinistra».

A Ravenna ogni anno scoppiano polemiche per le celebrazioni di Ettore Muti. Cosa ne pensa? Andrebbero vietate in quan- to apologia del fascismo?
«Penso che il nostro Paese dovrebbe fare i conti col passato una volta per tutte. I divieti a prescindere, quelli ideologici, non mi convincono: se un gruppo di persone vuole commemorare una persona che ha ricevuto la medaglia d’oro al valore militare in un cimitero credo debba poterlo fare in un Paese libero, non c’è nessuna apologia in questo. L’esaltazione di una dittatura è un’altra faccenda e come tale va condannata e vietata. Noi lo facciamo, è la sinistra che mostra ancora molte ambiguità quando si parla di dittatura comunista».

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